mercoledì 31 ottobre 2007
E lo studente del Dams non si pente
Nessuna «revisione critica del proprio operato». Nessun segno di pentimento. Anzi, un´insistenza a ripetere che quella ragazza era d´accordo, perché ora parla di stupro? Sono queste le ragioni per cui il pm Antonello Gustapane chiede oggi alla gip Rita Zaccariello che Daniele A., lo studente del Dams di 25 anni accusato di aver violentato una studentessa tedesca di 21, resti in carcere, dove è rinchiuso da venerdì, in regime di isolamento.
Gli inquirenti considerano la vittima credibilissima, per questo l´inconsapevolezza del giovane assume il significato di una mancata elaborazione delle proprie responsabilità, non un segno di innocenza. Anche l´altra sera dopo l´interrogatorio alla Mobile, Daniele non si aspettava di finire alla Dozza. Quando gliel´hanno detto è rimasto sbalordito. D´altra parte, ha raccontato la ragazza, la mattina dopo il presunto stupro, il giovane, accompagnandola a casa «mi ha salutato gentilmente. Voleva persino che gli dessi un bacio».
Ieri la giovane ha chiesto di essere nuovamente visitata dal dottor Franchina, il ginecologo perito del pm. E´ ancora sotto choc e non si sente bene. E´ stato Daniele stesso a confessarle, tra vino e spinelli, di aver scommesso con un amico comune: «Me la farò per primo». I particolari del suo racconto stanno trovando i riscontri degli investigatori. «Mi ha buttato un liquido sugli slip per costringermi a toglierli», ha detto. E in effetti è risultato che il ragazzo ha versato acqua minerale sugli indumenti intimi di lei. Altro particolare: la studentessa non è fuggita perché, sbagliando, era convinta che la porta della stanza fosse chiusa a chiave. «Le ho cercate mentre lui dormiva, ma non le ho trovate. E comunque il portone dall´interno si apriva solo col badge». Le stesse cose le ha dette all´amica poche ore dopo lo stupro. E in effetti, dal residence Terzo millennio, senza badge non si esce.
(p. c.)
(29 ottobre 2007)
"Nessuna scommessa, lei era d'accordo"
di Alessandro Cori
«Ma perché ha detto che l´ho violentata? Non capisco. Lei era d´accordo. Abbiamo anche dormito insieme, nel letto singolo. Perché non è scappata? Invece alle quattro del mattino di venerdì mi ha svegliato, voleva che l´accompagnassi a casa. Io che avevo bevuto ed ero stanchissimo, le ho detto che non ce la facevo. "O aspetti qualche ora, oppure prendi l´autobus". Lei ha aspettato».
Era sorpreso e incredulo, Daniele A., quando i poliziotti lo hanno raggiunto e arrestato con l´accusa di stupro e sequestro di persona. Davanti al pm Antonello Gustapane ha negato e negato ancora, racconta l´avvocato difensore Marco Salmon. «L´avrei fatto per una scommessa? - ha detto - Non è vero. Io non avevo scommesso proprio niente, con nessuno». Poi è tornato sui punti salienti della denuncia della ragazza. «Dice di non aver urlato perché la musica alta avrebbe coperto le sue grida, ma in quella casa nessuno può usare il volume al massimo, le pareti sono sottili, come di cartone, si sente tutto, i vicini si lamentano e poi arriva a bussare il portinaio». Altra incongruenza, secondo Daniele, la porta di casa che secondo la studentessa sarebbe stata chiusa a chiave. «Non è vero. La ragazza poteva sfilare il badge, come si fa in albergo, e andarsene. Non c´era niente che lo impedisse, nessuna chiave, nessuna serratura».
Monolocali con tutti i confort, palestra, sala video, telecamere della sicurezza sparse ovunque e una portineria attiva 24 ore su 24. Nella hall e nei corridoi regna il silenzio, l´atmosfera è davvero riservata, e nonostante la polizia negli ultimi due giorni abbia "disturbato" più volte gli inquilini del "Terzo Millennio", qui di quello che è successo nella stanza 119 (quella di Daniele) si sa poco o niente. Sembra un "bunker" il residence di via Miliani: 240 stanze occupate in gran parte da studenti che hanno accesso nella struttura e nei mini appartamenti solo grazie a un badge elettronico che registra tutti gli ingressi. Anche se le scappatoie per entrare senza essere visti ci sono. Dal garage per esempio, come hanno fatto Daniele e Inge l´altra sera. Gli ospiti infatti dovrebbero mostrare una carta d´identità, registrarsi e pagare 8 euro, «ma non sempre è così, a volte chiudiamo un occhio» si lasciano sfuggire dalla portineria.
Daniele, al terzo "Millennio" ci viveva da un paio d´anni, all´inizio in una stanza al terzo piano, poi invece, dopo l´estate, si era trasferito in un altro mini appartamento al primo. I suoi vicini lo conoscono poco, «non siamo mai andati oltre al 'ciao´, mi sembra una persona molto tranquilla e riservata», racconta l´inquilina della stanza accanto a quella del giovane barese. «Giovedì sera sono andata al cinema con il mio ragazzo - dice la ragazza - siamo rientrati verso l´1,15 e sono sicura di aver sentito una leggera musica di sottofondo e un vociare che veniva proprio dalla 119. Solo quando sono passata davanti alla porta però, poi più niente, l´ho raccontato anche alla polizia».
(28 ottobre 2007)
Fonte: repubblica.it
"L'aperitivo e poi la violenza"
Violentata per una scommessa con un amico: «Vuoi vedere che riesco a farmela prima di te? Non ci credi? Scommettiamo». Per questa ragione Daniele A., 25 anni, barese, studente del Dams vicino alla laurea, giovedì notte avrebbe stuprato nel suo residence di lusso, al primo appuntamento, una ragazza tedesca di 21 anni, studentessa Erasmus, conosciuta tre settimane fa. E´ stata lei, Inge (non è il suo vero nome, ndr.) a Bologna da un mese e mezzo per studiare lingue, a raccontarlo venerdì pomeriggio ai poliziotti della Squadra mobile, sporgendo denuncia contro il giovane che è stato immediatamente arrestato per violenza sessuale e sequestro di persona.
Lui nega tutto, cade dalle nuvole, dice che un rapporto sessuale c´è stato, ma voluto da entrambi. Intanto il pm Antonello Gustapane ha già presentato la sua richiesta di convalida del fermo. Ora gli investigatori cercano i riscontri al racconto della vittima. La considerano assolutamente credibile: «E´ molto provata. Piange, sta male»
I due si sono conosciuti a Bologna tramite amici comuni (uno è quello col quale Daniele avrebbe fatto la scommessa). Si scambiano il numero del telefonino, qualche volta si messaggiano, ma in tre settimane non si vedono mai da soli. Giovedì sera il primo appuntamento. Decidono di incontrarsi. Lui passa a prenderla con la macchina poco dopo le nove, dalle parti di piazza dell´Unità, vogliono andare in un pub di via Mascarella, ma non c´è posto. In piazza San Francesco invece sì. I due si siedono in compagnia di una bottiglia di vino e qualche stuzzichino. Ma, dice Inge, a bere è soprattutto lui. Verso mezzanotte lei chiede di essere riportata a casa. Daniele però prende un´altra strada, quella del residence "Terzo millennio", in via Miliani. «Dai, vieni da me, mangiamo qualcosa e ci guardiamo un film».
La ragazza non ne vuol sapere, ma non riesce a sottrarsi. Quando lui parcheggia e entra passando dai garage, lei lo segue, fin nel miniappartamento al primo piano. «Ha usato un badge, come in albergo, poi ha chiuso la porta a chiave». La casa è minuscola, i due si siedono sul letto per guardare un film, «un porno», secondo lei, in realtà un film di Quentin Tarantino. Nel frattempo il ragazzo fuma hascisc «e tenta di baciarmi, mi mette le mani addosso, mi spoglia». Inge vorrebbe gridare, chiedere aiuto, ma, «la musica è altissima, nessuno mi avrebbe sentito. Poi ero come bloccata, paralizzata dallo choc». Anche scappare è impossibile perché lei è convinta che il badge sia indispensabile per uscire, come è stato per entrare. Non usa neppure il cellulare: «Chi potevo chiamare, non ero in grado di dire dove mi trovavo».
Dopo la violenza, un rapporto non completo, i due si addormentano. Lo dicono entrambi. E venerdì mattina lei si fa riaccompagnare in piazza dell´Unità, perché «non volevo che sapesse esattamente dove abito». Poi va a lezione. Solo quando torna a casa racconta all´amica che vive con lei dello stupro. Vuole sporgere denuncia, ma l´altra la sconsiglia, «non ti crederanno. Non hai nessuna prova». Allora Inge telefona alla mamma che invece la spinge ad andare alla polizia facendosi accompagnare da un amico di famiglia, un maresciallo della Finanza, dal quale ora la studentessa è ospite.
Alle 17,30 è in Questura. Di lì va al pronto soccorso ginecologico, e poi dai periti del pm Del Borrello e Franchina. Non è stata picchiata, ma spinta sì, strattonata, costretta. Forse per questo forse ha vari lividi sulle gambe.
I genitori di Daniele, buona famiglia della borghesia barese, sono arrivati a Bologna ieri pomeriggio. Sono sotto choc, distrutti. Fino a poche ore prima, aspettavano di sapere l´esito dell´esame che il figlio doveva dare in mattinata.
Botte e stupro dall'ex fidanzato
Un altro stupro - il quinto in un mese - un´altra ragazza giovanissima picchiata e violentata sotto la minaccia di un coltello da una persona che conosce bene e di cui si fida. E.A., un marocchino di 23 anni, è stato arrestato dai Carabinieri poche ore dopo gli abusi. Stavolta la vittima è una diciottenne romena che vive a Sasso Marconi con la famiglia e lavora a Bologna.
Fino alla scorsa settimana aveva una relazione con il maghrebino. Poi è successo qualcosa, i due hanno rotto. Sabato pomeriggio la ragazza viene contattata dal suo ex, lui si offre di riportarla a casa, vuole vederla, è l´anniversario del loro primo incontro. Appuntamento alla stazione di Bologna. Il ragazzo arriva in auto col fratello e un cugino. Lei sale a bordo, ma subito si accorge che l´ex fidanzato ha bevuto. Anzi è ubriaco, la insulta, guida come un pazzo. A Borgonuovo si ferma e, mentre i parenti vanno a comprare delle birre, porta la ragazza in un luogo appartato. Vuole fare sesso, e di fronte al suo rifiuto, apre il portabagagli della Mercedes, e prende un coltello. Con quello in mano, la minaccia, l´aggredisce e tenta di ferirla. Lei riesce a schivare il colpo che va rompere un fanale. Il maghrebino però continua a picchiarla con calci e pugni, tentando persino di strangolarla. E non è finita. Mentre i parenti tornano, il marocchino riporta a forza la ragazza sull´auto e si dirige verso la sua abitazione. Qui, mentre il fratello e il cugino restano in cucina, costringe la sua ex a seguirlo in una stanza e la violenta per due volte. E´ quasi mezzanotte quando lei riesce a convincere il giovane che non lo denuncerà. Lui la riaccompagna a casa.
Appena arrivata invece trova la forza di dare l´allarme. I Carabinieri individuano E.A., trovando anche numerose armi da taglio nel baule del suo veicolo. La romena intanto è stata sottoposta ad accertamenti che hanno confermato la violenza. Su disposizione del pm Enrico Cieri, all´alba di ieri il marocchino è stato arrestato.
E´ l´ultimo stupro in meno di un mese: a fine settembre toccò ad una ragazza spagnola in via Rimesse; il 7 ottobre la vittima chiede una sigaretta appena fuori dall´XM24 ad un uomo che poi abusa di lei in un cespuglio; il 14 una ragazza rumena denuncia il padre: «Mi ha violentata per la seconda volta». Venerdì uno studente del Dams stupra l´amica tedesca al primo appuntamento.
(29 ottobre 2007)
domenica 28 ottobre 2007
"Assisteremo chi ha sana sessualità"
L´assistenza? Solo a chi pratica una "sana e responsabile sessualità". La Regione approva un articolo del piano del welfare lombardo ed è subito polemica. Nel mirino dell´opposizione c´è il provvedimento, discusso ieri dalla commissione regionale della Sanità, che riguarda il "Governo della rete dei servizi alla persona in ambito socio-sanitario".
Già una settimana fa questo documento aveva provocato una bufera politica. La frase incriminata era quella relativa alla "tutela della vita fin dal suo concepimento", giudicata un attacco alla 194, la legge sull´aborto. E ora, lo stesso documento, torna a scatenare un caso politico con un articolo, definito dai Verdi «di stampo medievale», in cui si precisa che «le prestazioni sanitarie e sociali sono finalizzate a sostenere la persona e la famiglia, con particolare riferimento allo sviluppo di una sana e responsabile sessualità». L´Unione al gran completo e il consigliere Alessandro Cè hanno proposto di stralciare la parte relativa alla "sana e consapevole sessualità". Ma l´emendamento è stato bocciato e la maggioranza ha votato all´unanimità la proposta, contenuta nell´articolo 5.
«Questa legge sta diventando ultrabigotta, prima attacca l´aborto e adesso chi fa scelte sessuali diverse - denuncia Carlo Monguzzi, consigliere dei Verdi - questo provvedimento lascia spazio alla discrezionalità degli operatori che potrebbero negare assistenza a chi non rientra nei parametri di una sana sessualità». Monguzzi si domanda «cosa succederà quando ai servizi socio sanitari busseranno persone che non sono eterosessuali. Verranno discriminati gli omosessuali? E le lesbiche, i voyeristi, i feticisti che fine faranno? Ci sarà la messa al bando dei sadomaso? Qualche adultero verrà lapidato? E i baci, quali saranno considerati sani e quali no? Siamo davvero alla follia».
I Verdi e tutta l´Unione sono pronti a dare battaglia in consiglio regionale, ma di fronte a questa levata di scudi non batte ciglio Margherita Peroni di Fi, relatrice del progetto. «Io non metto in discussione l´identità sessuale di nessuno - spiega - quella frase non è discriminatoria. Omosessuali che stanno bene con se stessi hanno una sana e responsabile sessualità. E lo stesso vale per le lesbiche. Ecco perché ritengo che le polemiche siano inutili». E aggiunge: «La frase tanto discussa è contenuta nella legge 44 del '76, quella che istituisce i consultori. È lì da più di 30 anni e nessuno l´ha mai contestata. E poi quando si parla di sana e responsabile sessualità, ci si riferisce non alla pura genitalità, ma a quella dimensione più ampia che comprende l´affettività e la capacità di relazione. Questo è il senso delle parole che abbiamo scelto».
«Basta polveroni - taglia corto Stefano Galli, il capogruppo della Lega - i termini sono giusti e corretti». «Quella della sinistra è una polemica con autogol - replica Giancarlo Abelli, l´assessore all´Assistenza - da quando esiste la legge sui consultori non è mai stato discriminato nessuno. Tutti i nostri interventi sono a tutela della maternità, del concepimento, della famiglia e dell´umanità che c´è in ogni uomo, al di là di qualsiasi distinzione di sesso o altro».
La maggioranza ha votato a favore del discusso provvedimento ma c´è chi, come Carlo Saffioti, consigliere di Fi, che ritiene che «quella frase sulla sana sessualità andava evitata perché si presta a equivoci. Io l´avrei tolta». Contro il provvedimento è Ardemia Oriani, consigliere regionale dei Ds. «Che cosa si intende per "sana sessualità"? Questa è una legge oscurantista che va cambiata». Dello stesso parere Susanna Camusso, il segretario generale della Cgil lombarda: «Qui si cancella chi manifesta un diverso orientamento sessuale».
(26 ottobre 2007)
Fonte: repubblica.it
mercoledì 24 ottobre 2007
Crocetta choc "Ha tentato di stuprarmi"
MASSIMO NUMA
TORINO. Aggredita, alle 18 di lunedì, in Largo Re Umberto. Sbattuta per terra da un tossico, che ha tentato di violentarla e poi l’ha rapinata, spariti soldi, documenti, borsetta. Enrica C., 39 anni, che vive in corso Duca Degli Abbruzzi, figlia di un professionista, è ancora sotto choc e ha dovuto ricorrere ai tranquillanti. «Sono uscita di casa e stavo andando all’ospedale Mauriziano a dare il cambio alla mamma che assiste mio padre, ricoverato da qualche tempo.
All’improvviso, mi s’è parato di fronte quel tossicodipendente, mi ha afferrato e io sono caduta. Sono riuscita a divincolarmi con la forza della disperazione. Mi sono messa a urlare, lui è fuggito con la borsa. E’ stata un’esperienza terribile, non riesco a riprendermi». Enrica è confortata dalla madre: «Torino è diventata una città invivibile. In ospedale ci hanno detto che episodi del genere, come quello capitato a mia figlia, sono all’ordine del giorno. Io stessa, recentemente, sono stata derubata al supermarket. Ogni volta che andiamo in ospedale, siamo circondata da questi tossicodipendenti, sempre più aggressivi e numerosi». Le due donne, adesso, hanno paura. Per compiere il breve tragitto che le separa dall’ospedale, vengono ora accompagnate e soervegliate a vista. Sull’episodio indagano gli agenti del commissariato San Secondo, dopo che il primo intervento, dopo la denuncia della donna, era stato portato a termine - senza esiti - dalle volanti del 113. Enrica C. ha descritto minuziosamente l’aggressore, che si aggirava tra i giardini in compagnia di un altro individuo, che però non sarebbe coinvolto nel tentativo di stupro. «E’ stata una sequenza da film dell’orrore - racconta la vittima - quell’uomo era deciso e violento, se sono salva è un miracolo». L’aggredita è stata poi medicata e assistita al pronto soccorso del Mauriziano, dove è stata raggiunta dai familiari.
Nella stessa zona di Largo Re Umberto, recentemente, è stato ritrovato il corpo di un marocchino di 44 anni, che era stato «adottato» dall’intero quartiere. Secondo alcune testimonianze, l’uomo sarebbe stato colpito dopo un lite «con un tossicodipendente». L’autopsia ha confermato la presenza di un trauma cranico ma non si può escludere che sia stato provocato anche da una caduta accidentale.
domenica 21 ottobre 2007
Stupro in collina i dubbi degli inquirenti
Non è stato portato via nulla e non ci sono danni nella villa in via delle Lastre dove l'altro giorno la colf, una marocchina di 25 anni, ha denunciato di essere stata violentata durante un tentativo di rapina fallito, compiuto da tre uomini. Il test al pronto soccorso è negativo. Ora gli accertamenti verranno fatti anche sugli indumenti della ragazza e sugli oggetti in camera da letto dove la giovane ha detto di essere stata stuprata. Lei ha raccontato che tre uomini, passamontagna in testa, guanti, armati di coltello, avrebbero tentato di compiere una rapina in casa: dei tre non avrebbe notato nulla, nemmeno il colore della pelle, ma avrebbe capito da come parlavano che forse erano dell'Est.
Una volta dentro avrebbero cercato con insistenza la cassaforte e avrebbero strattonato la donna per farsi dire dov'era il forziere. Poi ci sarebbe stata la violenza, il tutto in una ventina di minuti. Il fatto sarebbe avvenuto verso le 9,30, ma l'allarme è scattato alle 13,30, quando il padrone di casa è rientrato. L'uomo ha riferito che la ragazza non voleva fare denuncia perché si vergognava e forse perché temeva conseguenze perché non è perfettamente in regola col soggiorno. Sono stati gli stessi proprietari a convincerla a denunciare l'accaduto. La ragazza presenta qualche abrasione, anche se non evidente. E' stata giudicata guaribile in cinque giorni. La giovane è stata interrogata a lungo ed è caduta in qualche contraddizione, che potrebbe essere legata alla stanchezza e allo choc subito.
(19 ottobre 2007)
Fonte: repubblica.it
sabato 20 ottobre 2007
"Violentata col coltello alla gola"
I carabinieri davanti alla villa
I carabinieri davanti alla villa
Non sapeva dove fosse la cassaforte, così uno dei rapinatori l´ha picchiata e violentata minacciandola con un coltello. Un´aggressione selvaggia avvenuta ieri mattina alle nove in una villa in via delle Lastre, quasi campagna, giardini e prati curati, vicinissima alla città. La vittima è una ragazza marocchina di 25 anni che da poco tempo è in Italia e lavora come domestica fissa presso la famiglia bolognese, una coppia giovane con un figlio adolescente e un altro più piccolo. Lei, sempre velata, è molto conosciuta nelle altre ville della piccola enclave.
I tre rapinatori incappucciati e con i guanti, probabilmente sono entrati da una porta finestra che dà sul giardino appena genitori e ragazzini sono usciti chi per andare al lavoro, chi a scuola, portandosi dietro anche il cane che forse se ci fosse stato avrebbe dato l´allarme, scoraggiando i malviventi. Fanno irruzione in casa. Vogliono i soldi, vogliono che la giovane colf gli dica dove è nascosta la cassaforte. Ma lei, che tra l´altro non parla bene l´italiano, non può rispondere, perché non ne sa niente. I tre si infuriano. Uno la prende a botte, la sbatte contro il muro e minacciandola col coltello la violenta. Incredibilmente quando se ne vanno i rapinatori sono a mani vuote, non portano via nulla, neanche il televisore che tentano di staccare dal muro, ma i poliziotti la trovano ancora al suo posto.
La ragazza è sotto choc, riesce a telefonare alla padrona di casa, la donna però fatica a capire cosa sia successo. Per questo si rivolge alla vicina della villa confinante: «Per piacere vai tu, intanto io arrivo». La signora va di corsa a suonare, ma si accorge che il campanello è muto. I fili sono stati staccati, lei grida, cerca di chiamare la colf. Da dentro però la ragazza non riesce a dare il tiro. Alla fine esce e va ad aprire. E´ stravolta. Piange, ha una ferita sul braccio, la maglietta strappata. «Ho male alla faccia», dice. E infatti ha lividi e graffi.
Nel frattempo arriva il padrone di casa. Ma la richiesta d´intervento arriva al 113 soltanto alle 13,30. Perché? La famiglia fatica a convincere la vittima a sporgere denuncia. Lei esita, è spaventata, si vergogna. Poi non ha il permesso di soggiorno del tutto in regola, quindi ha paura delle conseguenze. «Qui non ci sono mai stati episodi violenti – dice la vicina – non abbiamo mai visto facce strane». La signora racconta anche che ieri mattina dalla casa dell´aggressione non sono arrivati rumori allarmanti. Lei non ha sentito nulla, ma neppure il marito, né un amico che era ospite. Anche il giardiniere che pure stava lavorando all´esterno, nè la domestica hanno avuto sospetti di alcun genere. Persino il cane, un pastore tedesco, è stato tutto il tempo perfettamente tranquillo.
Secondo la Procura il racconto della vittima è credibile. La sua ricostruzione dell´aggressione non ha lati oscuri. «Nessun dubbio», dice il pm Lorenzo Gestri, che alle dieci di sera è ancora in Questura, dove sta sentendo i testimoni della bruttissima vicenda. Compresa la ragazza che in precedenza è stata visitata e medicata al pronto soccorso ginecologico dell´ospedale Maggiore. Ha molti lividi per le botte prese e segni compatibili con una violenza sessuale.
(18 ottobre 2007
venerdì 19 ottobre 2007
Mutilata per stupro in casa Il giudice accusa i vicini
di Oriana Liso
Sette anni di carcere per una violenza brutale, andata avanti per ore, tra le grida di dolore della vittima e il volume dello stereo al massimo, per coprire proprio quelle grida. Con i vicini di casa che aspettavano due ore per chiamare i carabinieri e un'ambulanza che portasse in salvo quella ragazza. Forse, è il dubbio che si legge nella sentenza del gup Guido Salvini, se quei vicini avessero avuto un «comportamento più attivo e solidale» verso quella donna che «pur sconosciuta, si trovava all'evidenza in grave pericolo», le conseguenze per lei sarebbero state meno gravi.
È una storia di degrado e di alcol, quella che ha come vittima una ventenne romena, arrivata in Italia con la sua famiglia, finita a guardare in faccia l'orrore nelle sembianze di un suo amico, un coetaneo arrivato anche lui dalla Romania. Vasile Coman, vent'anni fra poco, vive - viveva, visto che ora è a San Vittore - con la madre e il convivente italiano di quest'ultima a Corsico. Il pomeriggio del 3 maggio scorso aveva invitato la sua amica - non erano fidanzati né avevano mai avuto una storia - a fare una passeggiata e poi a mangiare qualcosa a casa sua. Per lui, anche molto vino e molta grappa. La descrizione che la ragazza fa ai medici e ai carabinieri di quel che succede dopo il pranzo, «quando Vasile è diventato serio e mi ha spinto con forza contro il muro», è da galleria degli orrori: oltre due ore di brutalità, che i medici vedranno nelle lacerazioni evidenti ai genitali, nelle ecchimosi su tutto il corpo.
Una vicina di casa racconterà di aver sentito la musica e le urla, di aver pensato di chiamare i carabinieri preferendo poi rivolgersi alla padrona di casa, di essere uscita per rientrare dopo mezz'ora, trovando - solo allora - anche gli altri vicini preoccupati, che bussavano inutilmente alla porta del Coman. «Solo dopo le ore 19, quando ancora e nuovamente si sentivano le urla, i vicini di casa, dopo aver molto tergiversato, avevano finalmente chiamato l'ambulanza e i carabinieri», scrive il giudice Salvini. Ai soccorritori si presenta una scena raccapricciante. Vasile ubriaco sul divano, con i vestiti e le braccia sporche di sangue. La ragazza per terra, ormai semi incosciente, in una pozza di sangue. I medici la operano subito per asportare i tessuti interni ormai a brandelli, salvandole la vita, anche se gli organi riproduttivi hanno un «indebolimento permanente», come scrive il giudice. La condanna a sette anni, emessa ieri, è integrata da un risarcimento di 100mila euro, «somma che probabilmente rimarrà solo simbolica».
(17 ottobre 2007)
Fonte: repubblica
giovedì 18 ottobre 2007
Stupri, abusi e diritti negati
I piccoli sono vittime di arruolamenti forzati, detenzioni illegali e sfruttamento sessuale
ROMA - Decine di conflitti in tutto il mondo continuano a privare i bambini della loro infanzia, violando tutti i loro diritti: alla vita, alla salute e alla nutrizione, all'istruzione e alla protezione, a vivere in famiglia e nella propria comunità, a crescere sani e a sviluppare la propria personalità. E' quanto sostiene il nuovo Rapporto "Children and Conflict in a Changing World" del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'Onu per i bambini nei conflitti armati e dell'Unicef, realizzato a 10 anni dallo studio di Gracia Machel "L'impatto delle guerra sui bambini".
Il documento, presentato oggi, delinea un quadro allarmante della condizione dei bambini nei principali scenari di guerra, pur sottolineando come siano stati compiuti progressi nella loro protezione da crimini di guerra come il reclutamento illegale da parte di gruppi e forze armate e la violenza sessuale. Il documento, inoltre, esorta la comunità internazionale ad adottare misure concrete per fermare gli abusi sui più piccoli nei conflitti.
Uccisioni e mutilazioni. Almeno un terzo delle vittime di residuati bellici sono bambini. In 85 tra paesi in guerra e scenari postbellici, armi leggere e ordigni inesplosi sono all'origine dell'uccisione e menomazione permanente di milioni di bambini.
Bambini soldato. Nel 2002, l'arruolamento illegale di bambini veniva segnalato in 18 paesi in guerra; nel 2004 tale pratica veniva registrata in 43 paesi.
Attacchi a scuole e ospedale. Aumentati drammaticamente negli ultimi anni. Nel 2006, in Afghanistan sono stati oltre 100 gli attacchi con bombe e missili contro edifici scolastici e più di 105.000 bambini non hanno potuto frequentare la scuola a causa delle condizioni di insicurezza.
Stupri e abusi sessuali. Commessi in tutti gli scenari di guerra, assumono la forma di schiavitù sessuale, induzione alla prostituzione, mutilazioni genitali, violenze di genere e altre brutalità, con conseguenze mediche e psicologiche spesso permanenti.
Sequestri. Spesso finalizzato all'arruolamento, sfruttamento sessuale e lavoro forzato. Dall'inizio della guerra nel nord dell'Uganda, i bambini rapiti sono stati oltre 25.000; in Nepal più di 22.000 scolari sono stati rapiti dai Maoisti tra il 2002 e il 2006.
Sfollamento forzato. Ai bambini che muoiono per i combattimenti se ne aggiungono molti altri che perdono la vita per malattie e malnutrizione, effetto diretto delle guerre: nel 2006, 18,1 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare le proprie comunità, 5,8 milioni ridotti alla condizione di profughi e 8,8 milioni sfollati all'interno dei confini dei loro paesi.
Accesso negato all'assistenza umanitaria. Sia esso deliberato o causato dalle condizioni di insicurezza, contribuisce a mettere a rischio la sopravvivenza stessa dei bambini.
Detenzione illegale. Violazione che necessita di maggiore attenzione. Nell'aprile 2007 oltre 400 bambini palestinesi erano rinchiusi nelle carceri israeliane per reati minori, privati del diritto alle visite familiari e in alcuni casi giudicati da tribunali militari, in violazione delle norme internazionali sulla giustizia minorile.
Distruzione servizi di base. In Iraq, Darfur e Ciad le difficoltà d'accesso all'acqua e a servizi igienici di base hanno causato epidemie e aggravato lo stato nutrizionale dei bambini. Il Rapporto segnala infine come negli ultimi anni il fenomeno del terrorismo abbia accresciuto la vulnerabilità dei bambini. Una delle maggiori preoccupazioni odierne riguarda l'uso di minori per attentati suicidi, nonché il fatto che questi siano per lo più diretti contro civili.
(17 ottobre 2007)
martedì 16 ottobre 2007
Scende per buttare la spazzatura studentessa violentata a Bologna
Costretta a salire su un'auto dove è stata stuprata e poi abbandonata
Sempre a Bologna fermato romeno che ha abusato della figlia
BOLOGNA - Ennesima violenza sessuale su una giovane donna a Bologna, la quarta in dieci giorni. Una studentessa napoletana di 24 anni ha raccontato che ieri sera verso mezzanotte era scesa in strada per buttare la spazzatura, nei pressi di via Zanardi, quando è stata bloccata da due uomini, forse nordafricani, che con un coltello l'hanno minacciata e costretta a salire in macchina.
Mentre uno dei due guidava, l'altro l'ha violentata sul sedile posteriore. Poi, secondo il racconto della ragazza, l'hanno abbandonata nei pressi della stazione ferroviaria. E lì, dopo qualche ora, è stata notata da un poliziotto fuori servizio che l'ha ritrovata sotto choc e soccorsa.
Le sue condizioni, un fortissimo stress emotivo, hanno fatto sì che per ben due volte si sia sentita male mentre parlava con i poliziotti della squadra mobile. Proprio il suo stato di choc rende complicata agli inquirenti la ricostruzione del fatto. La ragazza, dopo i malori, è stata riportata all'ospedale Maggiore al pronto soccorso ginecologico, dove era stata subito medicata quando era stata ritrovata.
Gli inquirenti, coordinati dal Pm Valter Giovannini, ritengono credibile la violenza anche se la ragazza verrà riascoltata per cercare di ricostruire l'accaduto, in particolare le modalità dell'approccio e del percorso dell'auto. Su questi dettagli infatti la ragazza non è riuscita a fornire chiare indicazioni.
Sempre a Bologna si indaga anche su un altro episodio di violenza che un romeno ha compiuto sulla figlia, una infermiera di 28 anni. L'uomo, Mihai Bompa, 52 anni, una decina di giorni fa aveva chiesto ospitalità alla giovane. Mercoledì scorso tra i due c'è stata una lite perché lui non voleva che lei frequentasse un connazionale di 26 anni. A quel punto in preda a un raptus, secondo la ragazza, il genitore ha tirato fuori un coltello e, afferrandola per il collo, l'ha violentata.
L'uomo, pluri-pregiudicato appena scarcerato dalla Francia dove ha scontato una pena per clonazione di carte di credito e con precedenti anche in Italia per rapina, furto e danneggiamento, aveva già abusato di lei un anno fa, ma la giovane non aveva detto nulla a nessuno. Questa volta è stata costretta a denunciare il padre dai suoi coinquilini che si erano accorti che qualcosa non andava. Dietro qualche insistenza, lei ha raccontato tutto e l'uomo è stato fermato dalla polizia.
Il pm Valter Giovannini, dopo aver disposto il fermo, ha chiesto la convalida del provvedimento. Durante la notte il magistrato ha sentito la ragazza e, dopo che il padre era stato rintracciato in un locale dove lavora come buttafuori, l'ha interrogato. Tra vittima e stupratore c'è anche stato un confronto. L'uomo ha ammesso di aver picchiato la figlia, ma non la violenza, che invece la ragazza ha ribadito. La donna ha numerose ecchimosi e segni di percosse, ma l'uomo ha detto di non ricordarsi dove l'aveva colpita perché era ubriaco.
(13 ottobre 2007)
domenica 14 ottobre 2007
Stupri, quarta violenza in dieci giorni
Ha raccontato di essere stata minacciata con un coltello, caricata in macchina con la forza, e violentata mentre portava il sacchetto dell´immondizia nel cassonetto vicino al portone di casa, più o meno all´incrocio tra via Zanardi e via Tanari, l´altra sera verso mezzanotte. Poi l´hanno lasciata nella zona della stazione. All´alba di ieri un uomo dipendente della capitaneria di porto che passava di lì al volante della sua auto l´ha vista vagare per strada confusa e choccata. E l´ha soccorsa. Lei, una studentessa napoletana di 23 anni che vive con un´amica, si è lasciata convincere con fatica ad andare alla Polizia. La sua ricostruzione dell´ennesimo stupro in città ha ancora molti lati oscuri. Al pm Valter Giovannini che l´ha nuovamente interrogata nel pomeriggio di ieri ha detto tra le lacrime di essere stata costretta a salire su un´auto «grande e scura» da due nordafricani. Mentre uno guidava, l´altro l´ha violentata sul sedile posteriore.
Giovannini in mattinata ha rivolto un appello a chiunque abbia visto qualcosa sia nella fase del sequestro, nella zona di via Zanardi, sia nel momento finale, davanti alla stazione. «E´ possibile che ci siano testimoni - dice il pm – E se qualcuno ha notato anche un solo particolare, ce lo faccia sapere, magari in forma anonima. Per noi potrebbe essere importantissimo».
Secondo il racconto dell´uomo che l´ha soccorsa, la studentessa ieri mattina verso le quattro camminava in via Zanardi all´angolo con via Cipriani. Era confusa, agitata, per questo le si è avvicinato. La giovane gli ha detto subito che era stata violentata, e quindi lui si è offerto di accompagnarla alla Polizia. La ragazza però non voleva fare denuncia e ha chiesto di essere portata a casa, che è a breve distanza. E´ salita in auto con l´uomo, e quando sono arrivati davanti al portone, di fronte alle insistenze di lui di portarla alla Polizia, lei ha risposto: «Andiamo a fare un giro». L´uomo ha preso quindi la direzione del centro dove, insistendo ancora, alla fine è riuscito a convincerla ad andare in Questura.
La ragazza è molto confusa, non sa dare altre indicazione della macchina su cui è salita. Apparentemente non è stata picchiata, ma aveva il bordo della maglietta slabbrato, come fosse stata strattonata. Ha riferito agli inquirenti che mentre era in macchina le hanno fatto fumare qualcosa, non sa cosa però, dato che non ha mai fatto uso di sostanze. Gli inquirenti sono alla ricerca di riscontri del racconto, che potrebbe essere lacunoso forse proprio per effetto dello choc in cui versa la ragazza.
Quello della studentessa napoletana è il quarto episodio episodio di violenza a Bologna nel giro di dieci giorni. In città c'è un'emergenza stupri? Dite la vostra
(13 ottobre 2007)
Fonte: repubblica.it
Stupri: Cassazione, Non esiste “Diritto all’amplesso”
Non esiste un “diritto all’amplesso” all’interno di un rapporto “di coppia coniugale o paraconiugale”, né, di conseguenza, “il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale”.
Lo sottolinea la Cassazione, rigettando il ricorso di un 45enne di origine siciliana, condannato a 4 anni di reclusione dalla Corte d’appello di Reggio Calabria. L’imputato era stato ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia, lesioni, violazione degli obblighi di assistenza familiare, sequestro di persona, minaccia e violenza sessuale. L’uomo, infatti, aveva costretto, secondo l’accusa, la moglie a subire un rapporto sessuale, approfittando della “minorata capacità” di questa di reagire e del suo stato di prostrazione. Contro la condanna pronunciata dai giudici di merito, l’imputato aveva presentato ricorso alla Suprema Corte: gli ‘ermellini’ della terza sezione penale (sentenza n.35408) hanno però respinto il ricorso, sottolineando che “questa Corte ha affermato che in tema di reati contro la libertà sessuale, integra la violazione dell’art.609 bis del codice penale (violenza sessuale, ndr) qualsiasi forma di costringimento psico-fisico, idonea ad incidere sull’altrui volontà di autodeterminazione, a nulla rilevando l’esistenza di un rapporto di coppia coniugale o paraconiugale tra le parti, atteso che non esiste all’interno di un tale rapporto un ‘diritto all’amplesso’, né conseguentemente il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale”.
AGI
domenica 7 ottobre 2007
Stupri, ancora una vittima in città
Il presunto autore dello stupro è stato arrestato dalla Polizia poco dopo il fatto: si tratta di un napoletano di 34 anni, Riccardo Capitale, residente nel capoluogo emiliano, con precedenti contro il patrimonio e la persona e che dovrà rispondere di violenza sessuale, lesioni personali e lesioni e resistenza contro pubblico ufficiale avendo colpito con una gomitata un agente poi risultato guaribile in 5 giorni.
Ieri notte le grida della vittima, una donna di 36 anni di origine pugliese che vive da alcuni anni a Bologna con la famiglia, hanno attirato l'attenzione di un ragazzo modenese di 22 anni, che ha subito chiamato il 113. Gli agenti sono arrivati sul luogo dell'aggressione sorprendendo ed arrestando l'italiano in flagranza di reato. Quello della scorsa notte è il secondo episodio di violenza sessuale che si verifica a Bologna nel giro di pochi giorni; mercoledì scorso era stato arrestato un cittadino marocchino accusato di aver stuprato una donna cubana dopo che la stessa era scesa dall'autobus e si trovava in una zona periferica della città.
(05 ottobre 2007)
Fonte: repubblica.it
sabato 6 ottobre 2007
Stupri, arrestato il violentatore di via Rimesse
Nota a tutte le volanti: portare in Questura ogni magrebino che stia pedalando su una bici. E´ stato così che è finito nella rete l´autore dell´ultima violenza sessuale («atroce violenza», l´ha definita il nuovo capo della Mobile Fabio Bernardi) ai danni di una donna cubana di 26 anni. A commetterla secondo gli uomini della Mobile è stato un nordafricano da anni in Italia, mai veramente identificato (forse è marocchino o forse algerino), messo in stato di fermo sotto il nome fittizio di Rashid Chahir, 37 anni.
Era stato preso lunedì da un esperto investigatore della Mobile, che l´aveva incrociato su una bicicletta nuova di colore viola dalle parti di via Rimesse, dove era avvenuta la violenza sabato sera in un giardino, una zona che in questi giorni è stata battuta dalla polizia in ogni angolo. La ragazza aggredita e traumatizzata, spaventata anche per le minacce di morte del magrebino («Se vai alla polizia torno e ti uccido. Sono uno straniero, non ci penso due volte») aveva raccontato a fatica pochissimi dettagli, ma uno è stato importante.
La donna aveva ricordato che il suo violentatore aveva una bicicletta, così è finito nella rete anche se il suo aspetto fisico sembrava molto diverso da quello descritto in un identikit dalla vittima. L´uomo che risponde al nome di Chahir è stato portato in Questura come un´altra quindicina di nordafricani e alla fine è risultato quello giusto. Dopo aver espletato il rito dell´identificazione, è risultato che con le stesse impronte digitali risultavano vari alias di uno straniero che prima di venire a Bologna stava a Torino ed era stato anche arrestato per spaccio di droga. E´ stato rilasciato, ma non lasciato a se stesso. Discretamente seguito, fino a quando non è stato riportato in Questura martedì sera e messo dietro un vetro a specchio e riconosciuto dalla vittima, «senza ombra di dubbio», ha detto il capo della Mobile, che ha voluto ringraziare pubblicamente, alla presenza del questore Francesco Cirillo, la dirigente della sezione violenze sessuali, Liliana Galliani.
Dopo il fermo di cui è stato subito informato il pm Enrico Cieri, Rashid Chahir non ha battuto ciglio e ha negato tutto. Bernardi e Galliani hanno spiegato che uno dei problemi è stato che la ragazza violentata era talmente sotto choc da non avere altro che ricordi sfuocati. Il suo identikit non è stato verosimile, sembrava fosse di un pakistano, lei ricordava solo la bocca sdentata dell´uomo e i radi capelli. Sia dopo lo stupro sia quando è stato preso la prima volta, il marocchino andava verso una vicina moschea, ma che fosse diretto proprio lì a pregare è solo per ora una ipotesi. Il questore si è detto vicino alle persone che ieri sera hanno partecipato alla fiaccolata antiviolenza.
(04 ottobre 2007)