venerdì 24 febbraio 2006

FORMIGONI, DIREZIONE BUZZI HA SOSPESO PRATICA

MILANO, 7 LUG - La direzione generale dell'ospedale Buzzi di Milano ha ''immediatamente sospeso la pratica'' relativa alla pillola utilizzata nella struttura con la finalita' di agevolare l'aborto. Ad annunciarlo e' stato oggi il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di una conferenza stampa: ''sembra configurarsi - ha affermato il governatore - una procedura in violazione della legge 194''.

La notizia relativa all'uso della pillola era stata pubblicata stamani dal quotidiano la Repubblica. ''Il primario - ha dichiarato ancora Formigoni - dice di usare questa tecnica da alcuni mesi. Ma non c'e' stata alcuna informazione ne' nei confronti della direzione dell'ospedale ne' della Regione. Il direttore generale dell'ospedale ha disposto la sospensione immediata della pratica e l'acquisizione della documentazione relativa al caso''. ''Sembra configurarsi - ha aggiunto Formigoni - una procedura in violazione della 194, in quanto l'aborto e' praticato fuori da una struttura pubblica, senza informazioni all'ospedale e alla Regione''.

Fonte: Ansa/Federfarma
Fonte: cybermed.it

lunedì 20 febbraio 2006

Stupro, sentenza choc: Cassazione divisa

Lo ha sentenziato la Terza sezione penale della Cassazione
Stupro, sentenza choc: Cassazione divisa
Accolto ricorso di un uomo che violentò la figlia della convivente. Verdetto bocciato dai piani alti dell'Alta Corte: «Uno sbaglio»

ROMA - È polemica, forte, univoca, trasversale a tutti gli schieramenti politici, il mondo civile e gli esperti, contro la sentenza dei giudici della Terza Sezione penale della Cassazione per i quali lo stupro di una minorenne è meno grave se la ragazzina ha già avuto rapporti sessuali. Insomma, se non è vergine il «danno è più lieve». Un verdetto choc, che immediatamente scatena reazioni di stupore e di condanna molto dure, finchè inserata arriva anche una presa di distanza della stessa Corte di Cassazione: «E' stato uno sbaglio, questa sentenza sarà seppellita con ignominia».

LA SENTENZA - La terza sezione penale della Suprema Corte ha stabilito che lo stupro di una minorenne non è grave in sé, ma è meno grave se la vittima ha già «avuto rapporti sessuali». «È lecito ritenere» - sostiene la sentenza che ha creato le proteste - che siano più «lievi» i danni che la violenza sessuale provoca in chi ha già avuto rapporti con altri uomini prima dell'incontro con il violentatore.

LA REAZIONE - Ma il verdetto ha creato una spaccatura tra i giudici che l'hanno deliberato e il resto della Corte di Cassazione. «Questa sentenza, come avvenne per quella dello stupro e i jeans, sarà seppellita con ignominia dalla stessa Corte di Cassazione: ossia non troverà mai spazio nel Massimario e, anzi, verrà citata come esempio negativo di come una sentenza non dovrebbe mai essere scritta nè motivata» è l'assicurazione che arriva direttamente dai piani alti della Suprema Corte. «La nostra giurisprudenza è costante - sottolineano dalla Suprema Corte - nel senso di dare la massima tutela alle vittime della violenza sessuale, compreso il caso in cui a subirla siano le prostitute: questa sentenza è uno sbaglio. E potrà essere corretto dagli stessi giudici della Corte di Appello di Cagliari che hanno lo spazio - si fa notare - per ribadire il no, nel giudizio di rinvio, alla richiesta di attenuanti avanzata dal violentatore».

IL CASO - Come si è arrivati al dioscusso verdetto? La terza sezione ha accolto il ricorso di Marco T., allevatore 41enne cagliaritano, ex tossicodipendente, che violentò e minacciò la figlia di 14 anni della sua convivente e fu condannato in primo grado a Cagliari a tre anni e quattro mesi, sostenendo che la ragazza non era più vergine. La sentenza sostiene che in questo caso la personalità della vittima, «dal punto di vista sessuale, è molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età». Ma con questi argomenti chi violenta una minorenne vissuta in un ambiente socialmente degradato e difficile come quello in oggetto, e della quale abusa essendo per di più il convivente della madre, può ottenere il riconoscimento di una «attenuante». La ragazzina aveva acconsentito a un rapporto orale dopo aver rifiutato un «rapporto completo», richiestogli con la minaccia, ritenendo quello orale «meno rischioso» conoscendo i problemi dell'uomo con la droga.
LA TESTIMONIANZA DELL'UOMO - «Ero molto affezionato alla ragazza. Mi ha stupito la sua denuncia» racconta Marco T. dopo aver saputo il verdetto della Cassazione che ha accolto la sua richiesta di attenuanti. «È sciocco - dice il legale che lo ha assistito in Cassazione, Giovanni Biccheddu - scandalizzarsi per questa decisione. È la ragazza stessa ad ammettere che aveva avuto questo rapporto orale con il patrigno. Certo può colpire la differenza di età, ma questa ragazzina aveva già avuto molti altri rapporti simili con altri quarantenni. La Cassazione non ha fatto altro che applicare la legge».

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