Nel video l'intervista a Cecilia Mangini che realizzò nel 1965 un documentario, della durata di 28 minuti, sulle donne al lavoro negli anni 60.
Per vedere il documentario che "non piace ai pornovampirologi"basta andare su rassegna.it
Il documentario si apre con le immagini patinate di donne in copertina, usate per vendere un'idea di benesse consumistico, poi si sposta sulle operaie, le impiegate e le braccianti agricole, sullo scollamento tra quella rappresentazione del femminile e la realtà delle italiane, un'analisi che, seppure con le dovute distanze storiche, in fatto di legislazioni, appare attualissima.
Di seguito la trascrizione del testo narrato.
Ci guardano dalle riviste e dai manifesti ci invitano ad essere come loro, sempre più felici e fiduciosi nel rpesente e nell'avvenire. Sono leimmagine pilota del mito del benessere, dietro di esse la nostra società cerca di nascondere contraddizioni e violenze. Sono anche immagini premonitrici, segnali, avvisi. Chi può riconoscersi in queste immagini? non i sei milioni di donne che in Italia lavorano nella produzione, non i milioni di donne che restano a casa, legate alla fatica domestica, non queste ragazze di quattordici e quindici anni che lavorano in un pastificio pugliese.
"Ho quindici anni e non ti possodire il mio nome, lavoro in questo pastificio e prendo ottocentocinquanta lire al giorno. L'anno scorso prendevo cinquecento lire al giorno".
"Lavoriamo dieci ore di lavoro al giorno, c'è la caporale che ci grida sempre".
Milano tempi stretti per chi lavora alla catena di montaggio, vista, nervi, tensione continua.
"Qui alla catena per ogni cestello abbiamo un minuto di tempo, sul minuto faccio diciotto saldature, sono più di mille saldature all'ora, sono ottomila settecento saldature al giorno in otto ore. Ma quando arriva il tempista ci prende la paura che ci taglino ancora i tempi, o che ci vogliono licenziare. Siamo al limite, non c'è più margine, sono sempre gli stessi gesti calcolati aldecimo di secondo, dopo otto ore andiamo a casa rotte, le ossa non cel e sentiamo più e non ci rendiamo conto che crepiamo vent'anni prima".
Donne e uomini, operaie e operai, impiegati e impiegate donne presenti ogni mattina per la Montecatini, per la Fiat, per la Pirelli.
Ogni giorno che si alza sui grattaceli come sulle case di contadini e braccianti del sud, inizia nel santo nome del monopolio, si avviano verso lunghe ore di zappa, la loro fatica sarà vanificata dall eleggi del profitto che i centri direzionali dei monopoli al nord impongono anche nel più lontano paese del meridione.
Così braccianti e operaie anche per questa giornata riceveranno una paga ingiusta, come gli uomini, ma sulla donna ricade anche il peso di subordinazioni antiche addizionali.
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