lunedì 25 febbraio 2013

We saw your purple-helmeted warrior of love

Ieri sera c'è stata la premiazione degli Oscar. In Italia ha avuto poca eco quest'anno perché si è svolta in coincidenza con le elezioni. Elezioni che hanno visto un'azione delle Femen contro Berlusconi. Ogni collettivo ha le proprie modalità, la modalità Femen è la protesta a seno scoperto, si scriveva delle ragioni del topless esattamente un anno fa. Quindi non è della loro modalità di protesta che mi voglio occupare, anzi do loro anche io il mio sostegno, per come sono state trattate dalla polizia, nemmeno fossero delle terroriste. E certo è che in Italia c'è anche la doppia morale come si rileva qui.
Ma le tette, i seni, la nudità delle donne, a scopo politico o no, sembra siano qualcosa di sconvolgente anche altrove. Qualcosa da usare per mettere alla berlina le persone. Concentrare tutti gli sforzi su Berlusconi, come se eliminato lui si eliminasse il maggiore agente del sessismo mondiale - o solo locale - è uno spreco di energie, e ci fa credere di poter risolvere il problema eliminando dalla scena un solo soggetto. E' uno spreco perché uno dei momenti 'divertenti' degli Oscar, ieri, è stato dedicato proprio alle tette delle attrici, citate nome e cognome e film in cui compaiono nude, alcune delle quali sedute in sala.
La canzoncina è questa:

E' scema. Meno scema è la reazione di fastidio delle attrici messe al centro dell'attenzione per il loro corpo, durante una manifestazione che dovrebbe premiare il loro lavoro. Se l'oggettificazione non colpisse nel segno, il tipo seduto accato a Naomi Watts al secondo 0.10 non si girerebbe a guardarle proprio i seni.

Facciamo la solita prova, ribaltiamo e vediamo l'effetto che fa al maschile. Ovviamente non essendo una musicista probabilmente non c'ho preso con la metrica, non mi ci sono nemmeno applicata:

We saw your purple-helmeted warrior of love

We saw your prick
We saw your quiver bone
In the movie that we saw
We saw your short arm

Michael Fassbender, we saw your dickie in Shame
Billy Crudup, in Watchmen
Christian Bale, we saw your flesh flute in Metroland
They made us feel excited and alive

Jeremy Irons, we saw your cum gun in Damage
Richard Gere, we saw him in Breathless
Robin Williams, in The Fisher King
Viggo Mortensen, in The Indian Runner but
We haven’t seen Seth Macfarlane’s Tan Bannana at all

We saw your dragon
We saw your udge sickle
In the movie that we saw
We saw your hairy hotdog

Clive Owen, we saw your joystick  in Close My Eyes
And in Demolition man and also in The Party at Kitty and Stud's, we saw Sylvester Stallone’s
Jason Segel, we saw him in Forgetting Sarah Marshall
And Colin Farrell, we saw him in action on youporn

Michael Pitt, we saw your longfellow
Peter Sarsgaard, in Kinsey
Eric Balfour, in Lie With Me
Ed Norton, in American History X

Ewan McGregor, in Trainspotting
and Velvet Goldmine and Young Adam
…and whatever you’re shooting right now

We saw your piston …



Che effetto farebbe una canzone sui peni degli attori durante la premiazione degli Oscar?
Sarebbe quanto meno un fuori luogo.
Hai visto le tette Seth e allora?

venerdì 22 febbraio 2013

Fratellanza, sorellanza e famiglia

L'altro giorno Lisa Marie è tornata da scuola un po' turbata. Lisa ha quasi 10 anni, va a scuola nel paese dove viviamo. Frequenta fin dalla materna lo stesso gruppo di amici e amichette, quel gruppo di 15 bambini circa, nati nel 2003, arrivati ormai in quarta elementare. Probabilmente Lisa continuerà a studiare ancora con loro fino a 13 anni, quando finirà le medie.
E' una nostra scelta. Vogliamo che Lisa cresca con i suoi amici di sempre e che affronti magari quel periodo della pre adolescenza, più difficile dicono, con un gruppo di persone affiatate. E' un modo per proteggerla e per sostenerla nella sua vita di scolara italo-francese che ha due mamme e anche un fratellino.
Sei mesi fa, in effetti, è nato Andrea il nostro secondo figlio. Andrea è stato partorito dalla mia compagna, mentre Lisa è stata messa al mondo da me. Sono i nostri figli e li amiamo appassionatamente e non importa se hanno o non hanno il mio corredo genetico o quello di lei. Sono la nostra gioia, i nostri due amori, i regali della nostra vita, desiderati, voluti, attesi; sono il risultato meraviglioso di un percorso lungo difficile travagliato e anche parecchio costoso.
Hanno due cognomi diversi, Lisa porta il mio e Andrea quello di Raphaelle ma noi, da 10 anni, siamo la famiglia La Delfa-Hoedts, in attesa di una legge che lo scriva nella pietra. Ogni volta che è possibile, scriviamo i loro due cognomi legati con un trattino. Trait d'union si dice in francese: trattino per unire, per fare di due uno...
Quel giorno, a metà pranzo, Lisa ci dice che vorrebbe farci una domanda perché Alessia, la sua amica, le ha detto che Andrea, anche se è come un fratello, in verità suo fratello non è. E lei vorrebbe sapere da noi come stanno le cose. Ha continuato cercando di spiegarci le parole precise di Alessia: che uno è fratello perché è la mamma e il padre, che danno ai figli qualcosa di loro e che lei e il fratello sono veri fratelli perché sono nati dalla stessa madre e dallo stesso padre e si capiva che lei non riusciva bene a spiegare ma che intuiva e che Alessia stessa non capiva bene ma qualcosa sì. Insomma un discorso un po' complesso.
Ho detto a Lisa, dopo averla ascoltata senza interrompere (tanto non è possibile: quando ha un'idea la deve dire tutta) che Alessia ha detto così perché lei e tanti altri conoscono un solo modo di essere fratelli e sorelle, quella della trasmissione genetica, la filiazione del sangue, come si dice di solito.
Perciò dal punto di vista di Alessia, Andrea non era il suo fratello perché non condividono il corredo genetico ma da altri punti di vista, è suo fratello perché si può essere fratelli in almeno due altri modi: per adozione, e dunque per legge, e anche per amore quando hai gli stessi genitori: "tu e Andrea avete due mamme e sono le stesse mamme per entrambi".
E poi le ho detto che se io e Raphaelle volevamo tanto sposarci non era tanto per noi due che abbiamo già i Pacs ma per loro due, per iscrivere loro due sullo stesso libretto di famiglia e avere finalmente lo stesso cognome in tutta la famiglia. Quando ci siamo sposate (in Francia) loro sono diventate non solo fratelli per amore (già lo sono) ma fratelli per la legge.
E la legge è l'unica sicurezza per quanto riguarda la filiazione. Non c'è figlio né genitore se non è scritto dalla legge. E nemmeno i legami di sangue riescono a essere più forti dei legami della legge per le tutele, le responsabilità, i doveri dell'uno verso l'altro.
Ho raccontato a Lisa che la nostra storia letteraria e la nostra storia tout court è piena di figli nati dalle violenze e dai soprusi degli uomini sulle donne, figli nati da uomini che non li hanno voluti. Ho raccontato delle grandi famiglie borghesi dell'ottocento in cui i padri-mariti padroni facevano figli con le cuoche o le sarte in barba alla moglie e cacciavano via madri e figli per evitare scandali. Nel migliore dei casi il figlio finiva in orfanotrofio con una pensione del padrone che mai sarebbe stato un padre. Eppure aveva trasmesso i suoi geni. E tutti lo sapevano, perfino il prete ipocrita che mangiava al suo tavolo e faceva le prediche la domenica.
Ho raccontato che il controllo delle persone e la limitazione della loro libertà si faceva attraverso il racconto ripetuto fino alla nausea delle regole di comportamento corrette e della promozione delle apparenze che sembrano dover dominare sui fatti, ho raccontato che viviamo in un paese ipocrita dove si vieta l'eterologa in nome di una sola filiazione possibile e degna mentre ogni anno nascono in Italia migliaia di figli che non hanno il patrimonio genetico dei loro padri e sempre più spesso neanche delle loro madri. Ma va bene cosi, l'importante è che non si sappia.
E di fatto le coppie eterosessuali sterili non si vantano di essere andate in Belgio o in Spagna a concepire e spesso non lo raccontano ai figli, per paura di perdere il loro amore, in nome dell'unica filiazione ammessa e nobile. Ho spiegato che il problema delle nostre famiglie, per i controllori e i limitatori delle libertà altrui, è che l'eterossesualità viene raccontata e promossa come un nuovo modo degno e bellissimo di fare figli.
Ho raccontato che viviamo in un paese strano che non soltanto riconosce culturalmente una sola filiazione nobile, quella "del sangue", ma a condizione che venga agita all'interno di un matrimonio, possibilmente sacro. Difatti ricordo che soltanto da pochi mesi, nel 2012, si sono finalmente parificati i figli naturali con quelli legittimi, dopo una battaglia parlamentare durata decenni e ostacolata come sempre dalla chiesa. La chiesa onnipresente per impedire di dare più responsabilità agli individui togliendo dignità alle loro scelte ogni volta che non rientrano nel quadro che la chiesa stessa ha stabilito essere l'unico giusto.
Ci siamo liberati dal padre padrone ma abbiamo di fronte un altro padre padrone, mille volte più potente: uno stato succube della curia vaticana che detta legge su tutto ciò che riguarda la libertà delle persone e le loro responsabilità personali. Una società di bambocci irresponsabili ai quali si dice come comportarsi in materia di famiglia, una società in cui viene sanzionata culturalmente ogni scelta che esce fuori dal tracciato.
Viviamo in un paese in cui nella guida alla dichiarazioni dei redditi, ancora oggi (2012), permangono le categorie di genitori e figli e si precisa (perché evidentemente non è ovvio per tutti) che per familiari a carico ci sono tra gli altri:
- figli (compresi i figli naturali riconosciuti, adottivi, affidati o affiliati)
- genitori (compresi i genitori naturali e quelli adottivi);
- nonni e le nonne (compresi quelli naturali).
"Compresi quelli adottivi e naturali"! Questa semplice dicitura che sembra inclusiva in verità marca una discriminazione potente: per il senso comune gli unici familiari a carico per i quali non ci sono dubbi sono i figli avuti da un matrimonio e i genitori regolarmente sposati al momento della nascita. Esiste dunque evidentemente una piramide della filiazione e della genitorialità, dove tutto ciò che non rientra nel quadro è di seconda o terza categoria, come la frutta e le verdure un po' marce.
Onestamente non capisco come i genitori adottivi e naturali non chiedano di sostituire queste diciture con un'altra semplice e davvero inclusiva: figli e genitori legali. Punto. Perché non può esistere una scaletta, per l'amministrazione dello Stato, del Genitore o del Figlio con la maiuscola.
Ho raccontato a Lisa che l'unico e incontestabile modo di essere fratelli è la fratellanza dell'amore e quella della legge. Ho detto che se una madre non accetta suo figlio alla nascita il bimbo non sarà figlio della madre che l'ha partorito e se un padre non riconosce il figlio che sua moglie ha messo al mondo non sarà suo figlio anche se ha dato i suoi geni. E anche se, a volte, la legge lo può obbligare a essere il padre legale di un bambino, se lui non lo vuole col cuore, non sarà mai un padre d'amore. E che un padre o una madre senza amore non servono a nulla. E non sono genitori.
Ho detto ciò che sa già: che i donatori di gameti che hanno aiutato a fare nascere lei e il fratello non sono i loro genitori e non lo saranno mai perché non è quello che hanno voluto e non è quello che noi abbiamo voluto e se loro sono nati, sono nati prima di tutto dal nostro amore e desiderio e anche grazie a dei geni che li hanno fatti nascere belli come il sole, ma non sono stati i geni che li hanno accolti, abbracciati, amati, consolati, nutriti, curati, accarezzati, coccolati, puniti, stretti al cuore, sgridati, controllati e sorvegliati. E non saranno i geni di questi signori così gentili da regalarci la vita, a farli diventare adulti sereni e luminosi ma questo lo potranno fare solo l'amore e la cura dei loro genitori.
Ho detto infine che la legge scrive la filiazione e dà sicurezza ma senza amore non c'è né figlio né padre né madre né figlia. Ho detto che per fare un figlio, per dare un fratello a una bambina, ci vuole l'amore prima di tutto e poi ci vuole anche la legge e quando ci sono i geni a disposizione, è tutto piu semplice, spesso, ma non sempre. E che la fratellanza di sangue è quella che da meno garanzie, in fin dei conti.
E dunque, Lisa e Andrea, figli miei, figli nostri, voi due siete fratelli. Più di tanti altri.
E adesso chi lo racconta a Alessia?

domenica 17 febbraio 2013

Una alleanza infame tra femministe, polizia e conservatori danneggia le donne in nome della difesa dei loro diritti

Riporto qui di seguito l'articolo tradotto da Fas sui danni umani e politici prodotti dalla lotta antiprostituzione.

...

Un articolo che abbiamo tradotto a più mani, io, Claudia, con la supervisione di Lafra (ricordate che il gruppo traduzione di FaS è attivo e se volete partecipare iscrivetevi alla mailing list o potete scrivere a traduzioni[@]autistiche.org). Grazie all’autrice dell’articolo, Melissa Gira Grant, che ci ha autorizzate a tradurre e pubblicare il suo pezzo e grazie a tutte per lo splendido lavoro militante e buona lettura!

>>>^^^<<<
Una alleanza infame tra femministe, polizia e conservatori danneggia le donne in nome della difesa dei loro diritti.
E’ un articolo pubblicato in inglese da Melissa Gira Grant. E tradotto in spagnolo qui (link). Nella premessa a questa versione Melissa afferma: “Nonostante si basi sulla situazione negli Stati Uniti, sono coinvolte istituzioni come l’ONU e, cosa più interessante, la situazione in Spagna non è molto diversa, sebbene la prostituzione non sia un reato. Tuttavia in alcune città di fatto lo è dato che si applicano ordinanze cittadine: le prostitute vengono multate con cifre che vanno dai 300 fino ai 3.000 euro. Dal momento che molte sono straniere la discriminazione è tremenda, si esercita una violenza istituzionale. Perseguitate dalla politica. Ciononostante sono permessi e tollerati impunemente i bordelli dove non viene riconosciuto alcun diritto al lavoro e infine la corrente femminista che sostiene l’abolizione della prostituzione, infantilizza le donne non riconoscendo loro la capacità di assumere rischi e di prendere decisioni, vittimizzandole.”
Il 30 agosto, una donna di 19 anni è stata arrestata in Ann Arbor (Michigan) dopo che un potenziale cliente aveva chiamato la polizia per denunciarla. Sosteneva che la donna avesse aumentato il prezzo dei suoi servizi rispetto al primo contatto via internet. La polizia l’ha portata via in manette.
Non c’è niente di particolarmente eccezionale in questa storia, apparsa per la prima volta sul sito AnnArbor.com. Si tratta di uno delle decine di casi tra quelli che si possono trovare ogni giorno nei rapporti di polizia e nei giornali locali di tutto il paese, spesso accompagnati da immagini delle arrestate. Non vi è alcuna organizzazione che difenda i diritti delle donne, che raccolga i dati completi di quante persone vengono arrestate, processate, condannate e incarcerate per accuse relative alla prostituzione. Ma i loro nomi e le loro foto restano perennemente nei vari motori di ricerca, a prescindere dal verdetto dei processi che le riguardano.

sabato 9 febbraio 2013

Secondo Convegno Nazionale L.A.I.G.A.

Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’Attuazione della legge 194

Roma, 8 e 9 Marzo 2013
Aula Magna Ospedale Forlanini Piazza Carlo Forlanini, 1 Roma
Sono previsti tra gli altri gli interventi di diverse associazioni:
Riccarda Triolo (AGEO), Maurizio Bologna (AGICO), Marina Toschi (AGITE), Mario Puiatti (AIED), Giovanna Scasselati (ANDRIA), Francesca Koch (Casa Internazionale delle donne), Giuseppina Adorno (Consulta dei Consultori), Filomena Gallo (Associazione Luca Coscioni), Maurizio Orlandella (SMIC), Vittoria Tola (UDI), Gabriella Pacini (Vitadidonna)
Durante la giornata dell’8 Marzo si terranno 2 corsi dal titolo:
“La contraccezione ormonale post IVG: Corso teorico pratico di impianto sottocutaneo”.
I corsi saranno tenuti dalla Dott.ssa Anna Pompili

L'associazione LAIGA nasce dall'impegno di un gruppo di ginecologi non obiettori: la dott.ssa Silvana Agatone e la dott.ssa Concetta Grande, del servizio Applicazione legge 194/78 dell'Ospedale Sandro Pertini Roma; il dott. Franco Di Iorio e il dott. Marco Sani, del servizio Legge 194/78 del Policlinico Casilino Roma. Da anni i medici di LAIGA si riuniscono insieme ad altri, pochi operatori non obiettori del Lazio.
Lo scopo di queste riunioni è contarci, conoscerci e cercare di migliorare e salvaguardare l’applicazione della legge 194. Conoscerci e contarci perché finora non vi è alcuna lista né presso la Regione Lazio né presso il Ministero della Salute sulla quale risultino i centri e gli operatori che applicano la Legge 194.

Il programma delle due giornate qui.

venerdì 8 febbraio 2013

L'opinione non cambierà il mondo, ma può appestarlo


Non c’è dibattito sul femminicidio e non ci può essere con chi lo nega , ci sono valori come essere contro il razzismo, contro la pedofilia, essere contro il nazismo e il fascismo, essere contro il femminicidio che in questa nazione sono fondamentali.
Non c’è nessuna pluralità di opinione che possa giustificare il sacrificio di tali valori, soprattutto per il giornalismo. Purtroppo in Italia i valori non vengono prima delle opinioni, questo è il Paese in cui molti giornalisti e direttori egocentrici stanno distruggendo anche l’ultima briciola di civiltà e coscienza per far posto a un cinismo che mette spavento. E’ il caso oggi di Peter Gomez e il sito de il fatto quotidiano che normalmente reclama alti valori costituzionali, purtroppo come diceva Hegel il demonio cova nei dettagli , e stavolta i dettagli sono pesanti.
Sul sito del fatto quotidiano è comparso un post sessista contro il femminicidio che a detta del blogger sarebbe un’invenzione mediatica. Lo stesso sito dove scrivono la Zanardo e altre che provano a difenderle le donne. Come si fa a considerare più opinioni sui valori? E’ come se uno mettesse un post di Messina denaro e poi di Borsellino. Non è pluralità, ma rendere opinabile la mafia. “Salga a bordo cazzo direttore!”
In Italia si paga con la vita il cinismo degli uomini . Non ha tremato il direttore davanti a quelle righe infamanti, non ha sentito neanche un rigurgito di giustizia pubblicando quel post. Ho bisogno di indignarmi ancora contro il cinismo maschilista che con leggerezza considera lecito avallare l’odio sessista , non lo si può scambiare per opinione .
Caro direttore purtroppo il mondo non lo cambia un’opinione , ma il buon esempio e lei oggi non lo ha cambiato, anzi lo ha peggiorato. Oggi con la sua azione ci ha comunicato che si può avere un dibattito sulla piaga sociale del femminicidio fino a negarlo. Deve sapere che io so , so tutto, non ho le prove ma so chi sono i mandanti morali di tutti quegli omicidi: sono i tanti misogini come lei che messi nei posti di potere dell’informazione italiana possono influire sull’informazione del Paese, formare valori e disvalori fino a rendere opinabile e leggero ammazzare una donna.
Provo vergogna per tutti voi per colpe che non potrete vedere mai a causa di una mediocrità sessista
Io però so tutto non ho le prove, ma lo so e voglio urlarlo a nome di Carmela e le altre 99 che in 10 mesi sono state già ammazzate.

Fonte: http://www.articolo21.org/2012/10/non-ce-dibattito-sul-femminicidio/

sabato 2 febbraio 2013

Activists press for decriminalisation of sex work

The UN has become a key forum for sex workers across Asia and Pacific to press for sex work reforms to ensure that sex workers get better access to health facilities and improve their lives.
UN officials say that globally sex workers are 14 times more likely to acquire HIV than other women of reproductive age yet fewer than one in five have access to HIV prevention, treatment and care.
A 2012 report released jointly by the UN Development Program (UNDP), the UN Population Fund (UNFPA) and UNAIDS pressed for the decriminalization of sex work in many countries so that HIV prevention and treatment programs reach sex workers more effectively.
The report examined 48 Asian and Pacific countries, including China, Fiji, India, Indonesia, Malaysia, Myanmar, Nepal, Papua New Guinea, the Philippines, Sri Lanka and Vietnam, where sex workers reported condom confiscation and police harassment. Only in New Zealand and the Australian state of New South Wales have laws that decriminalize sex work.
Reforms
Most sex workers in Asia and Pacific are not aware of their rights
John Godwin, an Australian human rights lawyer and author of a United Nations' report calling for decriminalization of sex work, says the debate over sex workers' role in the Asia Pacific is aimed at broadening the discussion over health and human rights issues.
"It is a capacity developing process. The organizations working for the rights of sexual workers are learning from each other," Godwin told DW.
Most representatives of sex workers' organizations in Asia and Pacific could not participate in the International AIDS Conference held in Washington last year due to the visa and immigration laws. Instead, a "shadow" conference was held in Kolkata, India where sex workers discussed the issue of decriminalization and shared lessons from individual experiences, Godwin said.
Godwin says that there is a greater chance for safer sex practices if laws related to sex work are reformed.
Advocacy
Blue Diamond, a non-government advocacy group in Nepal, has also been pressing for a review of existing laws and policies, especially for transgender sex workers.
In Thailand, where prostitution is largely illegal but accepted, non-government group SWING works with transgender and gay workers. Surang Janyom, director of SWING, says that sex workers do not seek treatment because of fear.
"Sex workers are afraid of going to health services for treatment," Surang told DW. "Some are more confident than others, but it is true that the laws are intimidating for most of them," she said.
Sex industry is thriving in Asia
In Fiji, the Survival Advocacy Network (SAN) is campaigning to gain social recognition for sex workers and to ensure equal rights for them, particularly in access to health care.
Rani Ravundi, SAN's coordinator, told the UN in a report on HIV and sex work that social stigma remained a big concern in Fiji.
"In Fiji, there are so many stigmas against us. Everybody views us as sinners," Ravundi told DW. "We face psychological and physical violence. It limits everything we can do as humans," she said.
In India, the Ashodaya Academy advocacy group based in Mysore sees its role as a "learning site" for community-led HIV interventions and community capacity building. The Academy has trained over 5,000 people in over five years and works with India's National AIDS Control Organization (NACO) and state-based AIDS control Societies and Avahan, an organization backed by the Bill & Melinda Gates Foundation to reduce the spread of HIV in India.
In Myanmar, where laws criminalize sex work, the group TOP/PSI now successfully operates 18 drop-in centres where sex workers undertake English classes and training on life skills and sexual health.
Tracey Tully, director of the Asia Pacific Network of Sex Workers, told DW that the main goal of the activists campaigning for sex worker's rights was to empower them nationally as well as regionally.

Fonte: http://www.dw.de/activists-press-for-decriminalization-of-sex-work/a-16583702

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