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giovedì 10 luglio 2014

Primo ok Camera, cade l’obbligo del cognome del padre ai figli

Non conosco il testo del documento, ma i virgolettati riportati nella sembrano indicare, con il riferimento all'ordine alfabetico, una forma razionale e paritaria.

Da Internazionale

Roma, 10 lug. (TMNews) – Cade l’obbligo del cognome paterno, arriva la libertà di scelta per i genitori. La commissione Giustizia alla Camera ha approvato il testo sul doppio cognome, lunedì sarà in aula per la discussione generale. L’obiettivo è chiudere entro la prossima settimana.
“E’ un altro passo in avanti – commenta Donatella Ferranti – verso la parità dei sessi e la piena responsabilità genitoriale. Il figlio ora potrà avere o il cognome paterno o quello materno o entrambi, secondo quando decidono insieme i due genitori. Ma se l’accordo non c’è, il figlio avrà il cognome di tutti e due i genitori in ordine alfabetico “.
Peraltro, ha aggiunto la presidente della commissione Giustizia, “l’obbligo del cognome paterno, simbolo di un retaggio patriarcale fuori del tempo e assurdamente discriminatorio, è stato severamente censurato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, e dunque il testo che ora andrà in aula è un atto dovuto, che ci pone finalmente in linea con gli altri paesi europei”.
Questa è una notizia dell’agenzia TMNews.

venerdì 4 luglio 2014

Il millantato istinto materno

Da Intersezioni

L’istinto materno non esiste

Essere donna non implica essere madre, ciononostante le donne subiscono ancora una forte pressione sociale rispetto alla maternità, un’idea che si perpetua attraverso il celebre “istinto materno”. Tuttavia, il desiderio di essere madre (o no) non ha alcuna causa fisiologica provata.
«No, non avrò figli», risponde Alicia Menéndez alle impertinenti domande delle vicine, delle zie, e anche delle amiche. Queste, sorprese, contrattaccano con un  «Ma è perché non ti piacciono i bambini?» o «fra qualche anno cambierai opinione e sentirai la chiamata». Alicia, che ha appena compiuto trent’anni e lavora come assistente amministrativa, assicura che “non voglio avere figli” è il nuovo “non voglio sposarmi”, anche se sostiene che la seconda affermazione non produce lo stesso ‘disordine pubblico’ della prima.
«Ho avuto un compagno per quattro anni ma da poco più di un anno abbiamo deciso di rompere. Lui sapeva di volere dei figli, io sapevo di non volerne. Rispetto, ma a volte mi sorprende – e mi spaventa – la capacità di alcune persone di provare più amore per qualcosa che in ogni caso è un progetto a lungo termine nella propria vita, che per qualcosa che già hanno, qualcosa di reale». Alicia ricorda che giunse un momento in cui l’arrivo di un bambino avrebbe rappresentato una catarsi, il sollievo dopo mesi di discussione. «Capirei se non potessi avere figli, se fossi sterile, ma non accetto che tu non voglia averne potendoli avere», le ripeteva lui.

sabato 31 maggio 2014

Trans e maternità

Da Intersezioni
Maternità e identità Trans

di Frieda Frida Freddy, transfemminista (e lesboterrorista) in cammino. Traduzione e revisione di Serbilla, Elena Zucchini e feminoska.
Il giorno in cui mi dichiarai Trans fu il giorno nel quale vidi e compresi chiaramente che non mi era necessario, né vitale, essere donna o uomo per esistere. Ancora di più, capii perfettamente che non desideravo in alcun modo esserlo per ancorarmi in una delle due categorie sociali, poiché mai mi ero sentit@ felice o a posto in nessuna delle due. Mi rinominai Frieda perché sono più femminile che mascolina, e perché comprendo che mascolinità e femminilità sono solo due poli di indottrinamento che non determinano nulla, e tanto meno definiscono questo “essere uomo” o “donna” che si conoscono nel nostro mondo sociale. Inventai pertanto questo nome, per il potente dittongo che per me rappresenta il ponte sulla dicotomia dei generi, il mio transitare tra Frida e/o Freddy che sono il passato al quale sono stat@condannat@: ragazzo o ragazza. E dal quale sono fuggit@…
E dunque ora sono liber@, sono Trans. Non transgenere né transessuale. Vedete: c’è una percezione diffusa secondo la quale essere trans significhi, diciamo, nascere A e trasformarsi in B, o nascere B e desiderare di essere A. Come dire, nascere biologicamente “uomo” (per via del pene, che definisce il sesso) e desiderare di essere percepit@ socialmente come una donna. O viceversa. Nascere biologicamente “donna” (per via della vulva che definisce il sesso) e desiderare di essere percepit@ socialmente come un uomo. Senza dubbio questo avviene spesso, ma non rappresenta tutte le esperienze.

giovedì 22 novembre 2012

'C'è chi dice no, dalla leva all'aborto' a Bologna

Giovedì 29 novembre 2012 ore 18.30  

Questo libro parla di libertà. Libertà desiderata, ottenuta al prezzo della sua stessa negazione. Libertà violate nell’intimo delle nostre vite. Questo libro parla di coscienza. E di obiezione di coscienza. Parla di coloro che disobbedendo alla guerra hanno ottenuto il servizio civile. Parla di coloro che, invece, dell’obiezione di coscienza ne fanno un uso ipocrita e ingiusto, rendendola strumento per vietare le altrui libertà. Parla dei medici che si rifiutano di eseguire le interruzioni volontarie di gr
avidanza, non garantendo un servizio che per legge, la 194, dovrebbe essere sempre alla portata di ogni donna.
Questo libro parla di donne e uomini, e delle storie dei loro corpi. Per ricordare che dietro l’obiezione di coscienza ci sono cose ben più importanti, come i nostri diritti alla salute e all’autodeterminazione.

In Italia, complici il movimento per la vita e la morale cattolica dominante, le percentuali di ginecologi obiettori negli ospedali pubblici sono in pericoloso aumento. In alcune regioni, Puglia Campania Lazio Veneto, sfiorano punte dell’80\90%.
Eppure il punto della legge 194 non è diffondere la cultura della vita, ma garantire a noi tutte salute e libera a scelta a fronte di una decisione impegnativa, ma sempre personale, come la riproduzione.
Oggi le nostre libertà vanno difese dall’arroganza di chi crede di avere una morale valida per tutt@. Per questo vogliamo il movimento per la vita fuori dai consultori e gli obiettori fuori dagli ospedali pubblici.

Sarà presente l’autrice Chiara Lalli.

Chiara Lalli è autrice di “Libertà procreativa”, “Dilemmi della bioetica” , “Buoni genitori. Storie di mamme e di papà gay” e “C’è chi dice no. Dalla leva all’aborto. Come cambia l’obiezione di coscienza”.
Fonte: facebook

martedì 13 novembre 2012

Liberare le donne, per liberare gli uomini

Racconti di paternità. Sono sempre più frequenti, alcuni sereni, altri meno sereni. Se le esperienze non possono essere tutte uguali, una cosa accomuna spesso questi racconti e cioè la dimensione della scoperta. La scoperta di poter instaurare con figlie e figli relazioni di intimità, complicità e amore che con i propri padri o non ci sono state o sono state lacunose, la voglia di esprimere una maschilità diversa, che vuole viversi appieno l'esperienza della genitorialità, senza l'esclusione del materno, ma nella parità.

Per me è un mondo sconosciuto, che ascolto volentieri, perché sono convinta, come dice il titolo di questo post, il quale riprende la chiusa di uno scritto che più giù andrò a linkare, che liberare le donne dai ruoli imposti significhi liberare anche gli uomini dai loro, e che tutt* ci guadagneremo.

Tra ieri e oggi ho incrociato tre racconti  di paternità, oltre ad altri letti in passato, che hanno quello stupore della scoperta che tanto mi incuriosisce, forse non sono perfetti, forse c'è tanto da fare, soprattutto a livello culturale e sociale, ma sono molto interessanti.
Sono interessanti alla luce, soprattutto, di alcune immaginette che mi sono saltate sotto al naso in occasione delle elezioni americane, dove le donne hanno avuto un ruolo determinante. Sono quelle che vedete nel post, dal meme: Suffragette Madonna, prodotte dal movimento anti-suffragette. Si tratta di cartoline ad alta diffusione dal doppio messaggio: se le donne avranno il diritto di voto, uomini, vi dovrete occupare di cose che non vi competono e che sono inferiori, e donne lascete i vostri lavori per occuparvi di cose che non vi riguardano. Particolarmente esplicativa, in questo senso, è quella che dice: tutti lavorano ma la mamma, lei è una suffragetta, e il marito disperato, per questo mondo che si sta mettendo all'incontrario, aggiunge: io voglio votare, ma mia moglie non me lo lascia fare.
Servivano a spaventare gli uomini e a scoraggiare le donne che chiedevano il diritto al voto (una fondamentale conquista di parità, anche quando per scelta politica decidiamo di non votare), mostrando gli uomini come delle vittime di queste signore che mollavano figli e casa, i lavori di cura, intesi ovviamente come naturalmente femminili, per fare politica.
Rivendicare oggi quei ruoli, rivendicarli appoggiandosi alle conquiste e richieste di parità e libertà del movimento femminista, è un passo in avanti enorme, dal mio punto di vista. Laddove quei messaggi ieri servivano a demotivarci, oggi servono anche a sostenerci.

I racconti di paternità sorprese qui:

Essere padre, o la scoperta del sistema maschilista;

Ai padri, alle madri;
Appunti sparsi sulla (mia) paternità.




martedì 10 gennaio 2012

Sono come gli zombie: hanno un unico pensiero

Immagine tratta da The walking dead | fonte google

Rileggevo le storie che Loredana Lipperini sta postanto sul suo blog, poi ne leggevo altre trovate in rete, da giornali, blog, e riflettevo sulle mie personali esperienze, sia di vita che di confronto con alcuni esponenti del "movimento per la vita". Allora, sovrastata da questo dolore che sanno provocare, che sanno infliggerti queste persone, nel disprezzo della tua umanità, non ho potuto fare a meno di pensare che sono come gli zombie.
Se il vampiro rappresenta la seduzione - e molte altre cose -, lo zombie rappresenta solo la morte che infligge altra morte, divorandoti vivo, nient'altro. Lo sguardo assente, nessuna emozione. Nello zombie c'è un unico movimento, che è quello verso la morte, nessuna sensibilità, nessuna capacità di ragionare, nessuna compassione, nessun rispetto, niente di niente. Avete mai visto Dead SetThe walking dead? - per citare solo gli ultimi due prodotti sul tema. Certi "avvocati della vita senza condizioni", come amano definirsi, certi "protettori di angeli", certi "feti-cisti", questi "movimenti per la vita", hanno la stessa sensibilità degli zombie, mossi da un unico istinto, mangiare il prossimo, non guardano in faccia a niente e nessuno, le donne e le loro famiglie non esistono, devono morderti e ti infettano col loro senso di morte, perchè lo zombie è infetto, ha un morbo che tiene attiva una sola parte del cervello, quella che spinge una donna o un uomo o un gruppo su un'altra donna, che sia madre, figlia, sorella o sconosciuta, e gliela fa mordere coi giudizi assoluti, le condanne, con i mille ostacoli frapposti tra lei ed il possesso della propria salute e della propria vita - non importa che vita sia, non importa lei chi sia e quale sia la sua storia personale. 
Sono zombie quelli che credono di difendere la vita facendo tutto questo alle donne.

Storie di vita e di amore, per se e per gli altri:
STORIA DI VIOLA;
STORIA DI ROBERTA;
STORIA DI MANUELA;
STORIE DI VITA E DI MORTE ;
STORIA DI SILVANA;
STORIA DI VALENTINA;
LA STORIA DI MARIA;
IL DIRITTO ALL’INGENUITA’: TESTIMONIANZA;
PICCOLE STORIE IGNOBILI

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