mercoledì 9 marzo 2011

Il sacrificio delle morte ammazzate perché gli uomini odiano le donne

L'INCHIESTA
Il sacrificio delle morte ammazzate
Perché gli uomini odiano le donne
La Casa delle donne ha svolto un'indagine sul femicidio in Italia. Nel solo 2010 le vittime sono state 127. Nel 23% dei casi, a uccidere è un ex compagno. E il più delle volte la tragedia si consuma in un luogo familiare
di GIULIA CERINO

UOMINI che odiano le donne. Oppure le amano troppo e quindi le ammazzano. Francesca Bova, 34 anni, madre di un bambino di 8 mesi. Jenny Dal Vecchio, 33 anni. Filomena Rotolo, 42 anni. Giovanna Piattelli, 59 anni, dirigente dell'ufficio istruzione e sport di Montecatini uccisa da Silvano Condotti, ex autista 55enne, perché ritenuta responsabile del suo licenziamento. E poi Atif Zineb, marocchina, 20 anni appena fatti ma già sposata. Da qualche mese voleva tornare in Marocco. E' morta prima. Anzi, è stata ammazzata il 25 febbraio dal marito. Quel giorno leggevamo di lei sulle pagine della cronaca veneta. Ma in tutto il 2010 abbiamo letto di tante altre donne: tre con meno di 18 anni, nove tra i 18 e i 25, ventuno tra i 26 e i 35, ventotto tra i 36 e i 45, trentaquattro tra i 46 e i 60, sedici tra i 61 e i 75 e sedici con più di 75 anni. Centoventisette in totale. Otto in più rispetto al 2009. Ma forse molte di più ancora perché spesso accade che i casi di donne scomparse si risolvano solo dopo due, tre, dieci giorni, mesi, anni con il ritrovamento di un cadavere che sulla stampa non fa più notizia.

Non c'è mimosa che tenga. La Casa delle donne 1 ha deciso di diffondere proprio oggi, 8 marzo, i risultati dell'indagine sul femicidio in Italia nel 2010. Per raccontare la storia di Elsa Bellotto, 45 anni, Daniela Mirza, romena 28 anni, Francesca Gattuso morta in un incidente stradale rivelatosi un delitto di genere ma anche quella di Simona Melchionda, 25 anni,
Silvana Scarlata e Anna Spiridigliotti. L'indagine è un'accurata rassegna di trafiletti e articoli di cronaca nera raccolti durante tutto l'anno passato. E' un'occasione per ricordarle tutte e 127 queste donne d'Italia uccise per mano degli uomini per motivi di genere.

Nel 23% dei casi, ad agire sono ex mariti, ex amanti, ex conviventi, ex partner. Il dato in sé contiene una costante e una novità rispetto alle ricerche degli anni precedenti. L'omicidio della moglie da parte del marito è sempre stato ricorrente. Ma quest'anno è l'ex ad aver ucciso di più. Tra il 2006 e il 2010 la percentuale e salito: dall'11 al 23%. Conoscenti e colleghi hanno agito 17 volte sul totale. I figli delle donne che nel 2010 hanno eliminato con la violenza le loro madri sono 14. Solo in un caso è stato un fratello ad ammazzare la sorella. Uomini ossessivi, malati, perseguitati. Assassini. Italiani nel 79% dei casi. Tra gli esecutori del 2010 ci sono solo un pakistano, un ucraino, un croato, un filippino, un bosniaco, un marocchino, un ecuadoregno, un rom, un romeno, un albanese, un argentino e un bulgaro. Gli altri, tutti uomini di casa nostra.

Maschi che nella maggior parte dei casi hanno tra i 36 e i 60 anni e annientano per un motivo: impedire che si affermi la volontà femminile. Evitare che sia lei, una donna, a porre fine alla relazione affettiva. La separazione è infatti causa del 19% dei femicidi avvenuto in Italia. Seguono nella stessa percentuale la conflittualità e il cosiddetto 'raptus' (12 e 13%). Poi ci sono le ragioni economiche, i problemi psichici, la gelosia (10% dei casi) o il rifiuto di lei di fare l'amore (2%). L'atto di uccidere arriva sempre alla fine. Prima di impugnare l'arma, di solito, si scatenano violenze domestiche, minacce, discussioni che lasciano pensare al peggio. Subito dopo, invece, il 29% degli uomini si suicida o tenta di farlo. Il 24% confessa il delitto mentre nel 20% dei casi nascondono tutto, vergognandosi come cani, e dannandosi senza potersi redimere. Altri fuggono. Abbandonano la zona del crimine: la casa.

Gli uomini che odiano le donne non uccidono per strada. Il 70% delle regine di questo 8 marzo 2011 è stato massacrato in un luogo familiare, senza nemmeno avere il tempo per rendersene conto. Il 25% degli uomini ha agito tra le mura domestiche: nello stesso luogo dove aveva appena finito di fare l'amore, mangiare, guardare la televisione o lavarsi i denti guardandosi, l'un l'altro, allo stesso specchio. Spesso il femicidio avviene a casa di lei (36%) o nell'appartamento dei parenti (9%). In cucina magari. Usando un'arma da taglio (26%) o un'arma da fuoco (31%). Alcuni uomini le soffocano (25%). Poi, c'è anche chi sfoga la propria frustrazione ammazzandole di botte (7%), prendendole a calci, a pugni. Sbattendole per terra.

Su 127, 61 sono morte al nord, 25 al centro, 23 al sud e 12 nelle isole. Le vittime sono quasi tutte donne italiane (78%). Otto le romene, tre le albanesi, due le polacche, le brasiliane e le filippine. Tutte morte in Italia, questa terra straniera.

(08 marzo 2011)

http://www.repubblica.it/cronaca/2011/03/08/news/donne_uccise-13323727/

martedì 8 marzo 2011

8 Marzo: Giornata internazionale della Donna

È ormai tradizione che l’8 marzo si celebri la “Giornata internazionale della donna o Festa della donna“, eppure moltissime sono, ancora oggi, le donne che non si riconoscono in questa tradizione. Per alcune, infatti, questa giornata rappresenta solo una concessione straordinaria di libertà in una quotidianità repressiva, se poi si considera la concomitanza per il 2011 con il Carnevale, il parallelismo è bell’ e servito.
Quest’anno grazie alla eco della manifestazione “Se non ora quando?”, dello spezzone critico degli “Ombrellini rossi” e dei movimenti di donne, assieme al rinnovato interesse dei media per le questioni di genere, la Giornata internazionale della donna assume un significato nuovo, che però si collega perfettamente alla sua vera origine.

La storia della Giornata internazionale della donna.

La storia di questa importante giornata è alquanto complessa e dibattuta, Marisa Ombra membro dell’UDI, Unione Donne in Italia e Grande Ufficiale della Repubblica, pubblicò nel 1987 assieme a Tilde Capomazza il primo libro sulla storia dell’8 marzo intitolato appunto: ”Storie, miti e riti della giornata internazionale della donna” per la casa editrice Utopia, facendo chiarezza sull’origine della celebrazione che non va fatta risalire né all’incendio alla fabbrica Cotton del 1908 a New York, fabbrica inesistente ed evento confuso con il vero incendio della fabbrica Trianglené del 25 marzo 1911, durante il quale morirono 146 operai, tra i quali la maggior parte però erano donne ebree e italiane immigrate; né alla repressione nel sangue dello sciopero delle operaie tessili a New York l’8 marzo 1857, anch’esso evento leggendario.
In realtà a seguito di una lunga gestazione e numerosi tentativi d’istituzione di una generica “Giornata della donna”, la Seconda Conferenza Internazionale delle donne comuniste, che si tenne a Mosca nell’ambito della Terza Internazionale, adottò la data dell’ 8 marzo per la “Giornata Internazionale dell’Operaia” in ricordo della prima manifestazione delle operaie di Vyborg, in Russia, manifestazione che diede l’avvio alla rivoluzione di febbraio, avvenuta l’ 8 marzo del 1817 (23 febbraio per il calendario russo).
Ad introdurre la Giornata in Italia fu il Partito comunista nel 1922, ma la festa fu sospesa durante la Seconda Guerra mondiale, ed è proprio nel Secondo dopoguerra che comincia ad essere elaborato il mito delle operaie bruciate nella fabbrica, mito che trova ampio spazio sulla stampa e nell’immaginario collettivo.
La manifestazione con il nome di Giornata internazionale della donna fu reintrodotta grazie al neonato UDI, Unione Donne in Italia, l’8 marzo 1945 e dall’anno successivo venne associato ad essa il fiore della mimosa. A partire dagli anni ’70 con la nascita del Movimento femminista, l’8 marzo riprese vigore nelle rivendicazioni dei diritti delle donne e dal 1977 fu adottata come giornata simbolo anche dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Una storia avvincente tra falsi storici e verità, che per certi versi presenta ancora punti oscuri, riguardanti soprattutto la circolazione delle leggende ad essa collegate, come spiega ancora Marisa Ombra in un’intervista del 2009: “Ci possono essere molte ragioni, una delle più importanti risiede nel fascino, nella potenza del mito, peccato però che il mito non impegna a niente e soprattutto nasconde la verità e la sua complessità, e per noi donne sapere che prima di noi ci sono state figure straordinarie di donne, ci sono stati movimenti che hanno affrontato la derisione, rischi, vere e proprie battaglie è molto importante, lo è per tutti evidentemente, ma per noi donne molto di più perché dalla storia siamo state espulse per secoli”. Un’origine quindi di lotta per la giustizia e partecipazione civile.

L’oggi.
Pur essendo accertata l’origine della festa della manifestazione del 1917, quest’anno molti adottano la data dell’incendio del 1911 e festeggiano il centenario della manifestazione.
Quest’anno il Parlamento europeo ha celebrato la ricorrenza con un seminario di grande attualità intitolato “Ruolo delle donne nella leadership politica, tra rappresentazione e rappresentanza”, nella consapevolezza che, se pure la presenza delle donne nella vita politica ed economica dei paesi europei non è nulla, esse raramente si trovano in posizioni apicali. In Italia le donne costituiscono il 60% dei laureati, ma solo il 47% di esse trova lavoro, e solo il 23,3% di queste laureate si trova nel management delle aziende pubbliche e private. Di fatto il nostro paese si colloca al 74° posto (preceduto da Botswana, Vietnam, Ghana e Romania) del Global Gender Gap Report del World Economic Forum, il quale misura il divario di opportunità tra donne e uomini in 134 Paesi, registrando in questo modo lo scarto tra la parità normativa e la parità sostanziale tra donne e uomini.
L’UDI, Unione donne in Italia, terminerà proprio l’8 marzo la sua campagna nazionale “Immagini amiche”, campagna nata per contrastare con una azione politica puntuale, organizzata e condivisa, le immagini lesive e gli stereotipi femminili ovunque, non solo nella pubblicità.
A Roma l’Osservatorio del Mediterraneo organizza presso il Museo di Roma in Trastevere il convegno “Da Ipazia a Rita Levi-Montalcini – Donne, Scienza e Sapere nel Mediterraneo” dove interverranno Marco Scurria, Souad Sbai e Paola Fornasiero.
Anche al Quirinale la Giornata internazionale della donna verrà celebrata con una cerimonia intitolata “150 anni: donne per un’Italia migliore” durante la quale il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, conferirà le onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dedicate alla creatività delle donne, per mettere in evidenza il loro contributo nei diversi campi del sapere e della creatività nel nostro Paese. L’attrice Anna Bonaiuto leggerà dei brani tratti da scritti di donne che hanno partecipato al Risorgimento.

Mentre le donne della Resistenza verranno ricordate dall’ ANPI in numerose città italiane.

Il MiBAC, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, anche quest’anno ha previsto l’ingresso gratuito per tutte le donne nei siti culturali statali, musei, aree archeologiche, biblioteche ed archivi, attraverso il claim “Cosa sarebbe l’arte senza le donne?”, ironicamente rappresentato nella locandina con un uomo barbuto nei panni di una dama, ci ricorda il ruolo centrale di muse ispiratrici che le donne hanno rivestito nell’arte di tutti i tempi, ma non solo le donne sono state rappresentate, esse stesse sono state artiste di grande valore e genio come Artemisia Gentileschi, Isabella d’Este in Italia, Isabella Stewart Gardner negli Stati Uniti d’America, questo per citare solo i nomi delle più famose.

Risulta impossibile elencare tutte le manifestazioni organizzate da associazioni e collettivi nelle varie città italiane: dai concerti ai flash mob, dagli eventi teatrali ai cortei, da Torino a Catania sarà un 8 marzo all’insegna dell’impegno e dell’azione, per le donne tutte italiane e straniere, basterà uscire di casa e andare a vedere cosa succede per sentirsi parte della Giornata internazionale delle donne.

Per conoscere i siti culturali aperti gratuitamente alle donne l’otto marzo è possibile visitare il sito internet del MiBAC all’indirizzo www.beniculturali.it.


Fonte: http://www.universy.it/2011/03/8-marzo-giornata-internazionale-della-donna/

Giornata internazionale della donna

Per chi avesse ancora qualche dubbio l'origine della giornata internazionale della donna non è nell'incendio della fantomatica Cotton e nemmeno nel leggendario sciopero sanguinoso delle operaie newyorkesi.

L'8 marzo 1917 delle operaie di Vyborg, una città della Russia europea, fecero una manifestazione che diede l'avvio alla rivoluzione di febbraio (8 marzo è nel calendario russo il 23 febbraio), è questa la ricorrenza che si festeggia.

Un'origine vitale, di lotta e consapevolezza civile.
Vi auguro una meravigliosa Giornata internazionale della donna.

Marginalia.
La verità sull'8 marzo La Repubblica.

domenica 6 marzo 2011

LA VIOLENZA SULLE DONNE...NON è UNO SCHERZO!

Un evento aspettando l'8 marzo a Napoli da:Riprendiamoci la notte




IL 7 MARZO VIENI A "PASSEGGIO" CON NOI!
VOGLIAMO RI-SCRIVERE LA CITTA' CON LE NOSTRE PAROLE, RACCONTARCI E NON FARCI RACCONTARE, PRENDERCI UN MOMENTO DI SOCIALITA' TRA DONNE, FEMMINISTE E LESBICHE

...INCONTRIAMOCI ALLE 20:30 (A CALATA TRINITAì MAGG. FUORI ALLO SKA) ...TU PORTA CARTA, DISEGNI, COLORI, TRUCCO, VINO E ...na manat e curiandol!
NOI CI METTIAMO LA COLLA E TUTTO QUELLO CHE SERVE PER LASCIARE I NOSTRI MESSAGGI X LA CITTA'.
ATTRAVERSEREMO LE STRADE DI NAPOLI...INDECOROSE E LIBERE!!!

DIVENTIAMO NERVOSE SE NON SIAMO INDECOROSE!!!
LA LOTTA NON E' CAZZEGGIO PER QUESTO CE NE ANDIAMO A PASSEGGIO !!
SOLO I NOSTRI CORPI SENZA GUARDIANI,
CONTROLLORI,MORALIZZATORI !!
FANTASIA ,SOCIALIATA',LIBERTA' I NOSTRI DIRITTI L'UNICO SFARZO L'OTTO TUTTI I GIORNI NON SOLO A MARZO!!

Riprendiamoci la notte, la città, la socialità…e tutto quello che vorrebbero toglierci!!!!

Ogni anno...l’8 marzo. Nei locali tornano gli spogliarellisti, sulle scrivanie fioriscono le mimose, le donne si scambiano gli “auguri”, le mamme non fanno le pulizie, nei ristoranti si preparano menù speciali,… ma intanto:

-nel 2010 sono state 127, il 6,7% in più rispetto all’anno precedente, le donne uccise in Italia. La maggior parte delle vittime sono donne italiane (78%), così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise (79%). Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di mariti (22%), compagni, conviventi (9%) o ex (23%), ma anche figli (11%) e padri (2%);

- sempre in riferimento all’Italia, fra il 10 e il 13% della popolazione femminile vive in una condizione di povertà estrema, il 40% di queste donne ha un’età compresa fra i 19 e i 24 anni. La crisi spedisce le donne nel ghetto: oltre 104.000 donne sono state tagliate fuori dall’industria negli ultimi 24 mesi. Il 54% dei lavoratori subordinati sono donne: a loro sono delegate mansioni sempre più marginali nell’organizzazione del lavoro e sono le prime ad essere espulse dai processi produttivi. Stato, famiglia e società scaricano sulle donne i costi principali della crisi;

-il 59% dei ginecologi italiani attivi in strutture che effettuano l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) è obiettore di coscienza. Questo significa che ci sono medici che, con presunti “scrupoli di coscienza” (salvo poi trovarceli nelle strutture private a fare le stesse cose!), negano di fatto ad una donna il diritto di decidere liberamente del proprio corpo interrompendo, se crede, una gravidanza indesiderata, gratuitamente e nelle strutture pubbliche. Obiettori possono dichiararsi anche infermieri, anestesisti, barellieri, fino al punto di bloccare completamente un reparto ospedaliero, rischiando anche di mettere in pericolo la vita della paziente. Oggi la questione diventa ancora più preoccupante, visto che l’obiezione rischia di estendersi anche all’ordine dei farmacisti rispetto alla vendita della “pillola del giorno dopo”;

-tutte le leggi e i provvedimenti approvati di recente (accordo Marchionne, legge Gelmini, misure anti-crisi, tagli ai servizi sociali..) rappresentano per le donne un doppio attacco alla propria autonomia e libertà. Venendo a mancare tutti quei servizi di cui il pubblico dovrebbe farsi carico le donne sono costrette a svolgere il ruolo di ammortizzatore sociale, venendo di fatto richiuse in casa!

- il corpo della donna è oramai ridotto ad un vuoto contenitore. Usato nudo e provocante per riempire manifesti pubblicitari di ogni tipo di prodotto, umiliato e svilito come merce di scambio, riempito come incubatrice perché “generatore di vita”, anche se chi si spende tanto per difenderla, la vita, di quella delle donne prima di tutto non si interessa poi molto.

E intanto ci dicono che noi siamo l’altra metà del cielo, una componente fondamentale della società, il perno della famiglia, il soggetto da proteggere e tutelare. Riferendosi ad una nostra presunta debolezza, sui nostri corpi e sulle nostre scelte si costruiscono, nostro malgrado, leggi speciali, pacchetti sicurezza, mostri alieni (come i migranti) da sconfiggere per rendere le strade (e quindi le nostre vite) più sicure. Riempiono le città di esercito, polizia e carabinieri, rendendo i nostri cammini ancora più impervi senza di fatto risolvere il problema. Le violenze di ogni tipo che una donna può subire passeggiando di notte in una città non saranno certo superati da più controllo e repressione! Ci vogliono spaventate, ci hanno tolto il piacere di vivere liberamente la notte senza un “valido accompagnatore” che ci protegga. Ma noi NON ABBIAMO PAURA! Rivendichiamo ancora una volta il diritto di passeggiare libere anche di notte…e lo facciamo anche quest’anno!


le donne del SE NON -SEMPRE- QUANDO???!!!

Domani alle 20.30 - martedì alle 0.00
street
calata trinità maggiore (oddò sta o SKA)
Napoli, Italy

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