giovedì 30 giugno 2011

Manifestazione per il rispetto della 194

L'interruzione di gravidanza è un normale intervento per la salute della donna, impedire con qualsiasi mezzo, diretto o indiretto, lo svoglimento di questa pratica medica, significa andare contro  il rispetto della salute della donna, contro l'etica medica e contro una legge dello stato, la legge 194.

Domani Manifestazione per il rispetto della 194

Ingresso principale Ospedale San Donato, Arezzo

Nessuna interruzione volontaria di gravidanza sarà possibile ad Arezzo. Da domani 1 luglio l'ospedale cittadino sarà senza ginecologi non obiettori. Per questa ragione, è stato organizzato un sit-in per domani mattina 1 luglio davanti all’ospedale di Arezzo alle 10.30.

Sono arrivate già le adesioni formali da parte di Mina Welby, e del direttivo dei radicali. La manifestazione è patrocinata dalla associazione Liberaperta.

Per informazioni, contattare su facebook:
Sofia Riccaboni - organizzatrice dell'evento
Paola Miraglia - sostenitrice

Fonte: facebook

Inzago, donne in sciopero, e gli uomini?


Alla Ma-Vib licenziano solo le donne, e le donne scioperano fuori dalla fabbrica. Dove sono gli uomini? Dove sono i colleghi che con queste donne lavorano gomito a gomito? Quando sono gli uomini a scioperare le donne sono solidali, perchè qui c'è un solo uomo?


Non aprirmi la portiera dell'auto, lo so fare da sola; non portarmi le rose, le coltivo nel mio giardino: ma uomo sciopera con me!

Guarda il video del Corriere qui.

Anche i maschi piangono





Gli stereotipi non sono un'esculsiva delle donne, per quanto gli stereotipi femminili siano meglio amalgamati nella società, maggiormente introiettati dalle donne stesse, ce ne sono di alcuni maschili piuttosto forti. Ad esempio il pianto negato. Ora, un bimbo è un bimbo, come si vede dalla foto che oggi pubblica Repubblica.it, e i bimbi piangono quando sono nervosi, hanno male da qualche parte o fanno solo i giusti capricci dell'età. Ma questo bimbo è stato preso per mano e portato comunque in passerella, le scarpe senza calzini, quello stile tipicamente italiano maschio charmant, il vestito da uomo e la manina sul viso. Avrà provato vergogna ad uscire lì fuori piangendo? Chissà. Se le bimbe devono essere subito donne seduttive, ai maschietti non è concesso lo spazio della timidezza o della tenerezza. Repubblica fa sapere che "Il bambino si è calmato solo quando nel momento finale della sfilata Cunha [suppongo il modello che lo tiene per mano] lo ha rassicurato prendendolo tra le braccia", cioè quando un adulto ha finalmente capito che quello non è un uomo in miniatura, ma un bambino.

Foto: repubblica.it

Alla Ma-Vib licenziano solo le donne?

Questo qui è l'articolo su diritto di critica .
Vita da Streghe qui.
Donnepensanti qui.
Femminismo a sud qui.
Lipperatura qui.


Scriviamo TUTT* all'amministratore per ricordargli dell'ART. 37

La nota di Francesca Sanzo

Leggiamo oggi su Repubblica.it:

Dieci fa mesi, in 14 erano finiti comunque in cassa integrazione ordinaria, tutte donne, tranne uno. "Un'anticipazione di quello che stava per accadere", dice ora il sindacalista rileggendo i fatti. Ieri pomeriggio, nella sede di Api (Associazione piccole medie imprese), al tavolo delle trattative ci sono tutti: sindacati, associazioni di categoria e proprietà. È qui che l'amministratore delegato della società comunica la decisione. "Dopo la cassa integrazione - fa sapere la Fiom Cgil - hanno annunciato il licenziamento di 13 lavoratori scegliendoli rigorosamente di sesso femminile", precisando che "quello portato a casa dalle donne è comunque il secondo stipendio".


L'azienda è la MA-VIB e questa è la sua mail: info@mavib.com


Se vuoi scrivergli anche tu per sostenere la MOBILITAZIONE dei lavoratori e ricordare all'azienda che esiste un preciso articolo della Costituzione che promuove, sul lavoro, la parità di trattamento, puoi usare il testo sotto.


Più saremo a scrivere, più capiranno quanto l'hanno fatta grossa.



IL TESTO DELLA MAIL:


Egregio Amministratore Ma- Vib,

Le scriviamo per segnalarle l'esistenza di questo articolo della Costituzione Italiana (1948)


Articolo 37

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione.

La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.
La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.


Come cittadina, persona e donna ritengo alquanto svilente che Lei si sia permesso di fare le affermazioni che leggiamo in questo articolo: http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/06/30/news/c_la_crisi_licenziate_solo_le_donne_cos_stanno_a_casa_a_curare_i_figli-18421119/ e darò sostegno e eco in rete - grazie al passaparola e all'invito a scriverle - alle lavoratrici e ai lavoratori che manifestano contro un'iniziativa vile e discriminatoria.



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FATE GIRARE QUESTA NOTA IL PIU' POSSIBILE

Trans pestati: 50 aggressioni in un mese

[Ci tengo a sottolineare che il titolo al maschile è del corriere del mezzogiorno]

Le bande sugli scooter e in auto picchiano e scappano via Ogni notte raid tra piazza Garibaldi, Vasto e Poggioreale
NAPOLI - Ingiurie, botte e pestaggi contro le trans. Cinquanta aggressioni soltanto nell’ultimo mese, un numero che non può più essere una casualità. Il tutto nel triangolo della prostituzione tra piazza Garibaldi, il Vasto e Poggioreale. Una vera e propria caccia all’uomo che avviene nelle ore notturne nell’indifferenza generale. Persone a bordo di scooter o auto, avvicinano, si fermano, picchiano e scappano via. A pochi giorni dal Gay Pride la denuncia arriva dall’associazione TransNapoli che raccoglie le testimonianze e i racconti delle prostitute. L’allarme scatta dopo le 23.

IL RACCONTO - L’episodio più grave due settimane fa nei pressi della stazione: «Mi trovavo tra corso Lucci e piazza Garibaldi - dichiara Luciana F., detta Loredana, transex - quando quattro ragazzi in una golf nera mi hanno investito e fatto cadere a terra. Ho battuto la testa e ho iniziato a sanguinare. Chiedevo aiuto ma la gente non si fermava. Ho provato a prendere il numero di targa, ma hanno fatto retromarcia per investirmi: stavano per uccidermi». Luciana, dopo la corsa in ospedale, è stata medicata per un trauma cranico e varie escoriazioni. «Nessuno dà lavoro a un trans e io mi prostituisco per pagare le bollette, l’affitto, per mangiare - aggiunge - e, beffa del destino, devo essere massacrata in strada».

LA DENUNCIA - Poi è arrivata la decisione di rivolgersi all’associazione e di denunciare l’accaduto alle forze dell’ordine. «Molte trans non hanno frequentato la scuola - afferma Loredana Rossi, presidente di TransNapoli - e non hanno gli strumenti per poter denunciare. Poi preferiscono non avere guai. Le aggressioni in un mese sono state più di cinquanta, ma una sola è stata denunciata. Grazie all’associazione in tante trovano il coraggio di uscire allo scoperto, ma non basta. Per questo ci rivolgiamo al sindaco de Magistris, che abbiamo votato: le trans vogliono lavoro e politiche sociali». Durante la partecipazione al Pride napoletano di sabato scorso, il sindaco e l’assessore comunale alla Sicurezza Pino Narducci avevano dichiarato il loro obiettivo: «Napoli è di tutti - avevano detto - e assicurando i diritti delle persone a vivere le strade anche di notte, si può avere sicurezza. In questo senso possiamo rappresentare un esperimento in tutto il Paese».

I NUMERI - I dati forniti dall’Unità di strada della coop Dedalus offrono uno sguardo sul fenomeno. Le transessuali prostitute sono 268, nella quasi totalità (234) italiane. La prostituzione è in costante crescita e non è un caso che il boom si registri tra Poggioreale e la stazione, interessando, in particolare, via Gianturco e piazza Nolana. È la porta della città, ormai un suk ingovernabile tra degrado umano e violenza. Forse, per la nuova giunta potrebbero essere preziose le parole di Ermanno Rea in Napoli Ferrovia: «Mi dico che forse dovrei tornare a vivere qui in pianta stabile. Qui alla Ferrovia».

Giuseppe Manzo
29 giugno 2011

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/29-giugno-2011/trans-bloccati-aggrediti-50-un-mese-190977386160.shtml

Pretty baby 2

Da un sito di gossip si possono imparare delle cose, per esempio su come ci si serve del pettegolezzo per orientare il pubblico, di come si costruisce un personaggio dal nulla. Cose risapute, tutto sommato. Di certo non manca il materiale sulla rappresentazione di genere, se gli uomini si dividono in "stalloni" e "checche", alle donne si riservano impietosi post sulla cellulite, il viso struccato, il peso che sale e scende, la faccia rifatta, la classifica dei culi, il paragone tra due che indossano lo stesso vestito. Scopabili e non scopabili. Ci sono anche i bei servizi fotografici, realizzati da importanti riviste di moda. Per esempio questa nelle foto qui sotto è  Elle Fanning in un bel servizio in stile anni '70. Non sono foto vecchie, no, sono foto di adesso, di pochi giorni fa e lei non è del '70, nemmeno dell' '80 Elle Fanning non ha nemmeno 20 anni, che dico, nemmeno 15, no, lei ha tredici anni.

E' la sorella minore della più famosa Dakota Fanning attrice diciassettenne. Quella che ha piantata tra le gambe, come se fosse un puntatore rosa e fiorato, è una bottiglia di profumo che dice "annusa qui". 

Bella la foto col profumo tra le gambe vero? Io me lo chiedo ancora se sia giusto trattare una bambina da donna adulta. Un altro genere di comunicazione commenta giustamente con sollievo la fine della serie Little miss America, e pure quella è solo una piccola parte, probabilmente la fase preparatoria,  di un sistema molto più vasto, di vero e proprio sfruttamento sessuale dell'immagine di bambine e adolescenti.
Perchè poi si può arrivare ad una illustre sconosciuta che diventata famosa perchè a 16 anni sposa un attore cinquantunenne.
Il suo video “musicale”, tranne che per la fotografia, potrebbe essere stato realizzato tranquillamente in una qualsiasi provincia del mondo trash che ci circonda. Dove ci si maschera da adulte per soddisfare le aspettative degli adulti.
Se a 5 anni devi sembrare una bambola senza età, a tredici una ragazza di venti anni, a sedici e diciassette una donna di trenta, è ovvio che a trenta ti sentirai vecchia e ti trasformerai in una donna di silicone e botulino, gonfia e inespressiva.Ogni società ha i suoi riti, in ogni società si modifica il corpo per rappresentare un ideale, ma questo che ideale è?

huffingtonpost.com

Foto da gossipblog.

mercoledì 29 giugno 2011

Un musicista è in morte cerebrale

La riporto così la notizia del pestaggio di un ragazzo omosessuale a Roma, forse se non avessero bocciato l'aggravante per omofobia, adesso, forse, le cose sarebbero diverse. Ed è inutile quel "non strumentalizziamo" perchè di fatto l'omofobia è uno degli strumenti di governo. D'altra parte solo l'altro giorno Buttiglione continuava con le sue esternazioni omofobe. Esisto delle responsabilità indirette per i fatti di violenza, e sono di tutti quelli che omofobi, fascisti e maschilisti invece di condannare ogni atto di violenza e discriminazione, li usano per creare un clima di tensione e conflitto.

Violenza a Roma, esplode la polemica
Ragazzo rincorso fuori dal Gay Village

Il Pd: "Alemanno patetico". Consigliera dei Verdi: "Situazione allarmante, qui terra di nessuno". Vicesindaco di Roma: "Non si strumentalizzi episodio". Nella notte aggressioni omofobe, intervengono i carabinieri

A te che hai girato un filmino porno e ti hanno (gentilmente) lapidata

Cara amica che hai girato un film porno e ti sei divertita (probabilmente) a farlo, ti stringo la mano, ti mando un abbraccio. Ho saputo, leggendo in rete di te, che nel filmino hai sul viso una maschera, ma ti hanno ugualmente riconosciuta in molti, molti che quindi si sono masturbati guardandoti con grande attenzione. Di tutte queste persone che, essendo delle/gli ipocriti sessuofobi, ti hanno moralmente lapidata da dietro le loro mutande asciutte e patte richiuse, forse digitando sulla tastiera con le mani ancora sporche, ti voglio dire: fottitene. Se ti fossi venduta per fare carriera con dei vecchiacci forse saresti piaciuta di più, perchè ti avrebbero potuta incasellare meglio, invece ti sei presa la libertà di fare una cosa diversa: godertela, e questo non è piaciuto. Ti vogliono aiutare, dicono, a fare chiarezza, farti riflettere non si sa su cosa, forse ti vogliono aiutare come volevano fare con Rosa scompiglio, con un'isterectomia, in questo caso politica, per liberare il mondo dalla tua sessualità. Cos'altro rappresenterebbero altrimenti le tue dimissioni, se non il terrore di chi ti sta intorno della tua libertà? Ti hanno cacciata perchè non sei capace? No. Ti hanno lapidata perchè sei una donna che esprime liberamente la propria sessualità e loro invece sono dei repressi.
A questi moralisti di partito, di paese e di chiesa ridigli in faccia!

Cosenza, due donne muoiono di parto a distanza di poche ore: aperte inchieste

COSENZA - Due donne sono morte a distanza di poche ore dopo avere partorito nell’ospedale di Cosenza. I familiari sono adesso intenzionati a rivolgersi alla magistratura per sapere cosa è successo e se vi siano responsabilità da parte dei medici.

Il primo caso risale a lunedì scorso. Una donna di 37 anni, Rosita Presta, di San Marco Argentano, che era in cura da un ginecologo di Castrovillari, ha accusato un’emorragia al settimo mese di gravidanza. Portata in eliambulanza nell’ospedale cosentino, i medici sono riusciti a salvare la vita del neonato, ma non quella della partoriente che, stando alle prime indicazioni, sarebbe morta per l’emorragia provocata da una anomalia della placenta.

A distanza di poche ore, una donna di 27 anni, Caterina Loria, è morta nell’ospedale di San Giovanni in Fiore dopo avere partorito con il cesareo, il 21 giugno scorso, in quello di Cosenza quando era all’ottavo mese di gravidanza. Dimessa venerdì scorso dal nosocomio cosentino, la donna è tornata a casa ma ha accusato forti dolori alle gambe. Nella notte tra lunedì e martedì è stata portata nell’ospedale di San Giovanni in Fiore dove è deceduta.

In quest’ultimo caso, i familiari hanno già presentato denuncia alla Procura di Cosenza. Il magistrato di turno ha disposto l’autopsia che sarà effettuata domani.
Mercoledì 29 Giugno 2011 - 12:17    Ultimo aggiornamento: 15:45
 
http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=154386&sez=ITALIA

martedì 28 giugno 2011

Violenta e picchia ex-moglie, arrestato

28/06/2011 16:38

I carabinieri di Genova hanno arrestato un manovale ecuadoriano di trent'anni che ha sequestrato, picchiato e violentato l'ex moglie che lo aveva lasciato. Con una scusa l'ha attirata nella sua abitazione di Sampierdarena e qui ha abusato di lei. A dare l'allarme è stata una vicina di casa che ha sentito la donna urlare dall'appartamento accanto. La donna, una impiegata genovese di 41 anni, è stata portata in ospedale, medicata e giudicata guaribile in 15 giorni. Il sudamericano adesso è in carcere.

http://www.primocanale.it/news.php?id=91301

Tre ragazzi, accusati di aver stuprato due donne

Cosenza, tre minorenni arrestati per violenza sessuale di gruppo
ultimo aggiornamento: 25 giugno, ore 12:05

Cosenza – (Adnkronos) – Nella notte tra venerdì e sabato, i tre, di età tra i 16 e i 17 anni, si sono introdotti in un appartamento a Rende, dove si trovavano due prostitute, e le hanno violentate. Poi hanno preso soldi, computer, orologi altri oggetti che hanno trovato nell’appartamento

Fonte: http://www.adnkronos.com/IGN/Regioni/Calabria/Cosenza-tre-minorenni-arrestati-per-violenza-sessuale-di-gruppo_312172184614.html

[Al link dell'articolo che segue si può anche vedere il video con l'intervista ai carabinieri.
Bisognerebbe fare però attenzione al linguaggio, perchè sì, va bene tutto, ma quelli sono stupratori, forse "anima inquieta" è pochino per descrivere gli stupratori e quelle sono prima di tutto donne, poi dopo che praticano la prostituzione. Sì li hanno presi, grazie. Adesso vidiamo di non farli andare a casa subito però.]

Rende (Cosenza), tre minori arrestati per violenza sessuale e rapina
I carabinieri del comando provinciale di Cosenza - su disposizione del tribunale per i minori di Catanzaro - hanno tratto in arresto tre minorenni con l'accusa di violenza sessuale di gruppo e rapina. Secondo gli inquirenti, nella notte tra venerdì e sabato scorso, i tre giovani si sarebbero introdotti nell'appartamento di due prostitute di Rende, nel cosentino, abusando sessualmente delle due donne e rapinandole dei soldi che avevano in casa, computer, orologi e altri oggetti. I carabinieri sono risaliti alla loro identità e li hanno arrestati: si tratta di giovani tra i 16 e i 17 anni, appartenenti a famiglie definite dagli investigatori "normali".
I particolari degli arresti saranno resi noti alle 10:30 durante una conferenza stampa.
Aggiornamento h 11:43
Sono state le stesse prostitute che hanno subito violenza a denunciare lo stupro e la rapina, come specificato durante la conferenza stampa che si e' tenuta presso il comando provinciale dei carabinieri di Cosenza. Dalle descrizioni rilasciate dalle donne i militari sono riusciti a identificare i tre minori. Del gruppo farebbero parte pero' anche due maggiorenni, che adesso sono ricercati dai carabinieri.
Video inserito h 12:33
http://www.cn24.tv/news/27694/rende-cosenza-tre-minori-arrestati-per-violenza-sessuale-e-rapina.html

Settanta / 71:L'Omm e Merd (L'uomo spregevole)

Vorrei poter parlare degli anni Settanta.
Vorrei poter parlare di chi ha Settant'anni.
Vorrei fare un bell'articolo sulla moda degli anni Settanta.
Vorrei scrivere che una pizza, antipasto e dolce, con una bibita e del vino, per quattro persone nel centro di Napoli non costerà mai Settanta euro.
Vorrei raccontare dei Settanta nei che ho, forse.
Ma l'unica cosa che posso dire oggi è che con l'omicio di Fatima Chabani a Padova siamo a 70, cioè: Settanta vittime.
Pensate a dieci donne e moltiplicatele per sette->10x7 donne morte.
Pensate a dieci donne uccise al giorno per sette giorni: 10+10+10+10+10+10+10=70
Settanta donne, donne morte dall'inizio dell'anno, ammazzate da mariti, fidanzati, ex amanti, ex amori, ex tutto, ma non abbastanza finiti nell'oblio per dimenticarsi di loro e lasciarle vivere in pace la loro vita.
Però state tranquilli, questa non è un'emergenza.

Edit delle 15.03
Ho detto 70? Eh ho fatto i conti senza l'oste!

71:L'Omm e Merd

VERONA, MATRIMONIO FINITO: UCCIDE LA MOGLIE E SI SPARA

VERONA – Non ce l’avrebbe fatta a vederla partire e lasciare quella casa che abitavano da sei anni, dal giorno del loro matrimonio da cui non erano nati figli. Un addio che la donna voleva concretizzare, da quanto si è appreso, proprio oggi. Sembra essere esplosa per questo motivo la rabbia di Simone Galazzini (43) che la scorsa notte ha ucciso la moglie Elena Martelli (27) con la quale da tempo, secondo quanto si è appreso, vivevano da separati in casa.
Un particolare che rende concreta questa ipotesi sono le stanze in cui sono stati ritrovati i corpi: lei in salotto su un divano, colpita alla tempia, lui in camera da letto. A ritrovarli sono stati il padre di lui, Adelino Galazzini e la madre di lei. Quest’ultima aveva chiamato il consuocero preoccupata perchè il telefono della coppia suonava libero senza che qualcuno rispondesse. Assieme hanno risalito le scale sino al secondo piano e l’uomo, che si era a sua volta preoccupato perchè il negozio era ancora chiuso, ha aperto la porta con la copia delle chiavi in suo possesso.
http://www.leggo.it/articolo.php?id=129512&sez=ITALIA

Geloso della moglie troppo indipendente: marito la accoltella e la uccide in casa

Nell'appartamento c'era anche la figlia di 6 anni, che però non avrebbe assistito al delitto. Il 36enne arrestato per omicidio

PADOVA - Lui, geloso, temeva di essere lasciato e nel corso dell'ennesima lite per motivi sentimentali ha preso un coltello da cucina e l'ha uccisa nella loro casa di Padova, in via Maroncelli 7, con numerosi fendenti. Vittima una magrebina, Fatima Chabani di 33 anni, uccisa dal marito Zrhaida Hammadi, di 36 anni, che ha fatto alcune ammissioni ed è stato arrestato per omicidioin flagranza di reato.

I due avevano una bambina di sei anni, in casa al momento del delitto, che però non avrebbe assistito al fatto. La vicenda è stata presto risolta dalla polizia di Padova e dal pubblico ministero Emma Ferrero. L'uomo - che è stato interrogato a lungo dal magistrato nell'abitazione dove si è consumato il delitto - era giunto in Italia una decina d'anni fa e solo da qualche tempo era stato raggiunto dalla moglie e dalla figlia. La convivenza, in breve, era diventata difficile, con lui estremamente geloso e probabilmente infastidito dalla ricerca di maggiore indipendenza da parte della moglie.

Numerose le liti, testimoniate dai vicini della loro abitazione su due piani, che li sentivano spesso litigare anche in modo violento. Secondo inquirenti ed investigatori, nella serata di oggi l'uomo, nel corso dell'ennesima discussione, ha impugnato un coltello preso in cucina e ora posto sotto sequestro, e in preda alla rabbia ha colpito la moglie - sarà l'autopsia a stabilire il numero esatto dei fendenti - lasciandola esanime a terra.

Nel frattempo la figlia della coppia è stata allontanata e quindi consegnata a un parente che l'ha presa in temporaneo affidamento.

http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=154114&sez=NORDEST

lunedì 27 giugno 2011

Congo: 170 donne stuprate da miliziani

Denuncia dell'Unhcr, bande armate in azione nell'est

(ANSA) - KINSHASA, 25 GIU - E' di oltre 170, secondo i riscontri dell'Unhcr (Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati), il numero delle donne violentate durante i recenti devastanti attacchi compiuti da bande di uomini armati contro villaggi del Sud-Kivu, regione mai pacificata della Repubblica democratica del Congo (Rdc, ex Zaire). L'ennesimo stupro di massa pianificato per terrorizzare la popolazione civile e' avvenuto intorno al 10 giugno a Nyakiele e Abala, nell'est della Rdc.

http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_mondo/06/24/visualizza_new.html_813627219.html

Egitto: generale ammette test verginita'

Su giovani manifestanti arrestate a piazza Tahrir

(ANSA) - IL CAIRO, 26 GIU - Un alto responsabile dell'esercito egiziano ha giustificato i "test di verginità" eseguiti sulle giovani manifestanti arrestate dai militari in piazza Tahrir al Cairo con la necessità di evitare denunce di stupro, secondo quanto riferisce Amnesty international in un comunicato. Secondo il generale Abdel Fattah al-Sisi, ''Test di verginità sono stati eseguiti per proteggere l'esercito da possibili denunce di stupro", ha ammesso - secondo il comunicato di Amnesty - il generale egiziano.

http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_topnews/06/26/visualizza_new.html_812762593.html

Stupra minorenne dopo averla ubriacata

E' accaduto in spiaggia a Villasimius, arrestato 24/enne
27 giugno, 18:24

(ANSA) - CAGLIARI, 27 GIU - L'accusa e' pesante: avrebbe fatto ubriacare una ragazza minorenne, offertole uno spinello e poi abusato di lei, all'alba in spiaggia a Villasimius, una delle localita' turistiche piu' note in Sardegna. Con l'accusa di violenza sessuale e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, un giovane cagliaritano, 24 anni, e' stato arrestato dai Carabinieri della Stazione di Villasimius in collaborazione con i colleghi del Nucleo Operativo della Compagnia di San Vito.


Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/06/27/visualizza_new.html_812022412.html

Stupri di gruppo vicino a Napoli Arrestati due minorenni

Due ragazzine di 12 e 14 anni vittime per quattro mesi delle continue violenze dei due. Il più piccolo dei ragazzi coinvolti è figlio di un affliliato al clan Ferrara Cacciapuoti

Violenza sessuale di gruppo, ripetuta per quattro mesi, su due ragazzine di 12 e 14 anni. Con quest'accusa sono stati arrestati due minorenni, un 17enne ed un 16enne. E' successo a Villaricca, località in provincia di Napoli. Il più piccolo, il sedicenne, è figlio di un personaggio affiliato al clan Ferrara Cacciapuoti e un suo zio materno è il reggente del sodalizio criminale, attualmente latitante.

Nel corso di indagini avviate dopo alcune confidenze delle 2 ragazzine alle loro insegnanti, i militari hanno accertato che dall'ottobre 2010 al febbraio 2011, in più occasioni, insieme o separatamente, i due hanno costretto le due adolescenti con la violenza e con le minacce a compiere atti sessuali e ad assistere ad atti sessuali in luogo pubblico.

Dopo un'articolata attività d'indagine, i carabinieri della locale stazione hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa il 24 giugno dal gip del Tribunale per i minorenni di Napoli che, concordando con risultanze investigative dell'Arma, ha disposto la custodia dei due minori in comunità per violenza sessuale di gruppo, corruzione di minori e atti osceni. Gli arrestati sono stati portati nel Centro di prima accoglienza di Napoli di viale Colli Aminei.

Fonte: http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/06/27/news/stupri_di_gruppo_vicino_a_napoli_arrestati_due_minorenni-18274229/

domenica 26 giugno 2011

Fano, 15enne stuprata da tre coetanei durante lo svolgimento della notte bianca

ROMA - Una 15enne ha subito violenza sessuale da parte di un gruppo di coetanei sulla spiaggia dell'Arzilla, nella zona del Lido di Fano (Pesaro Urbino), nel pieno dello svolgimento della notte bianca.

La quindicenne, in compagnia di alcune amiche, aveva appena conosciuto altri tre ragazzi, anche loro minorenni, italiani. I tre sarebbero stati alticci, mentre la quindicenne era sobria. Dopo avere fatto conoscenza il gruppo avrebbe cominciato a camminare sul lungomare e la ragazzina, anche lei italiana, sarebbe rimasta indietro con i maschi, che ad un certo punto l'hanno trascinata in spiaggia, dietro ad alcune cabine, dove si è consumata la violenza.

Le altre amiche non si sono accorte subito di quanto stava avvenendo e probabilmente hanno pensato che si trattasse solo di uno scherzo. L'aggressione, avvenuta poco prima di mezzanotte, è durata meno di mezz'ora, in un momento di grande confusione, mentre i festeggiamenti erano al culmine e c'era molta gente nella zona. A sporgere denuncia per violenza sessuale è stata la madre della minorenne. In ospedale i medici hanno riscontrato lesioni e segni di violenza sessuale.

I carabinieri stanno raccogliendo testimonianze per identificare i tre responsabili, che potrebbero essere dei minorenni in villeggiatura, venuti forse dall'Umbria.
Domenica 26 Giugno 2011 - 12:23 Ultimo aggiornamento: 14:46

http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=154027&sez=ITALIA

FANO, STUPRATA ALLA NOTTE BIANCA: CACCIA A TRE MINORI
PESARO URBINO - Violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazzina di 15 anni a Fano (Pesaro Urbino). È successo la scorsa notte, nel pieno dello svolgimento della notte bianca nella zona del Lido. La quindicenne era in compagnia di alcune amiche: hanno conosciuto in modo del tutto occasionale altri tre ragazzi, probabilmente anche loro minorenni, italiani. Ad un certo punto i tre l'hanno trascinata per un braccio in spiaggia, nonostante il tentativo di reazione delle altre ragazze. Poi l'hanno violentata a turno. La ragazzina è quindi tornata dalle amiche in stato di choc. Accompagnata in ospedale, i medici hanno riscontrato lesioni e segni di violenza sessuale. Sull'episodio indagano i carabinieri, che stanno raccogliendo testimonianze ed elementi per identificare i tre responsabili. Secondo i primi elementi emersi, i tre ragazzi sarebbero stati alticci, mentre la quindicenne era sobria. Dopo avere fatto conoscenza il gruppo avrebbe cominciato a camminare sul lungomare e la ragazzina, anche lei italiana, sarebbe rimasta indietro con i maschi, che ad un certo punto l'hanno trascinata sulla spiaggia, dietro ad alcune cabine, dove si è consumata la violenza. Le altre amiche non si sono accorte subito di quanto stava avvenendo e probabilmente hanno pensato che si trattasse solo di uno scherzo un pò pesante. L'aggressione, avvenuta poco prima di mezzanotte, è durata meno di mezz'ora, in un momento di grande confusione, mentre i festeggiamenti per la Notte Bianca erano al culmine e c'era molta gente nella zona. A sporgere denuncia per violenza sessuale è stata la madre della minorenne. Per la Notte Bianca fanese erano state mobilitate tutte le forze di polizia: oltre 100 operatori tra polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani, personale dell'ufficio circondariale marittimo di Fano volontari della protezione civile e unità cinofile della polizia di Stato. In dieci casi le forze di polizia sono intervenute per sedare delle liti prima che sfociassero in risse. Controllate 163 persone e 160 autovetture. Undici le patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza. Ad un giovane con tasso alcolico di 1,58 g/l è stata sequestrata l'auto
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COMUNE FANO: "VICINI ALLA VITTIMA" «Questi fatti sono da condannare, non c'è bisogno di aggiungere altro» dicono in coro il sindaco di Fano Stefano Aguzzi e l'assessore al turismo eventi e manifestazioni Alberto Santorelli a proposito dell'episodio di violenza sessuale di gruppo denunciato da una quindicenne. In una nota diffusa da Officina Nuova, che ha organizzato la Notte Bianca fanese, gli amministratori esprimono vicinanza «alla ragazza vittima della violenza e a tutta la sua famiglia». L'amministrazione comunale insieme al Prefetto e a tutte le forze dell'ordine aveva messo a punto un piano per l'ordine pubblico e la sicurezza attraverso una serie di incontri organizzati proprio per la Notte Bianca. «Un grande dispiegamento di polizia stradale, personale del commissariato, carabinieri, vigili urbani e guardia di finanza, per tutta la notte hanno svolto controlli di ogni genere - si legge nella nota - sia in centro sia nella zona mare perchè sapevamo che in città sarebbero circolate decine di migliaia di persone». Il Comune intende fare «di tutto per dare il nostro contributo alla forze dell'ordine, che ringraziamo anche per tutto il lavoro svolto nella notte ieri, per riuscire ad assicurare alla giustizia gli autori di un gesto così vile». Domani ci dovrebbe essere un incontro dei partiti di maggioranza e minoranza.
http://www.leggo.it/articolo.php?id=129196

giovedì 23 giugno 2011

La vergogna di Intimissimi - io boicotto

Boxer Bunga Bunga Dance fronte  Boxer Bunga Bunga Dance retro
Di solito partecipo alle azioni di protesta/mail bombing senza  farci su dei post, perchè se ne occupano già molto bene altri blog,  e perchè sono tante e starei continuamente a fare pubblicità ad aziende che non la meritano, questa volta però ho deciso di copincollare qui il testo della mail da inviare, scritta dalla semiologa Giovanna Cosenza sul suo blog, e le foto dell'ultima vergognosa trovata del gruppo italiano Calzedonia, di cui Intimissimi fa parte, queste mutande da uomo in cui gli uomini i taliani e le donne immigrate e italiane vengono presi in giro e offesi. Gli scandali sessuali che vessano il nostro paese rappresentano un problema di politica interna ed estera, oltre che di cultura e di società intera, pensare che se ne possa fare una mutanda, come quelle che richiamano alle banane o ai passeri, non è solo stupido è da ignoranti, cioè da persone che ignorano (volutamente?) la gravità dei fatti.

La mail da inviare a    info chiocciola intimissimi.it 

Spettabile azienda Intimissimi, ritengo che le mutande “Bunga Bunga Dance”, che avete da poco proposto, offendano:
    1. le giovani donne in generale e in particolarequelle di colore (rappresentandole come ben felici di farsi inseguire da vecchiacci bavosi),
    2. gli uomini italiani (rappresentandoli come vecchiacci brutti e ridicoli),
    3. le relazioni fra i generi sessuali (riducendole a un caricaturale inseguimento fra cacciatori e prede).
Ritengo inoltre che le mutande “Bunga Bunga Dance” danneggino l’immagine dell’Italia, visto che – seppure non commercializzate all’estero e nemmeno in tutta Italia – ricordano in modo macchiettistico ai turisti che in questo periodo visitano le nostre città una vicenda su cui non c’è nulla dascherzare.Vi chiedo quindi di ritirare immediatamente dal commercio l’articolo, pubblicando una lettera di scuse ai consumatori e alle consumatrici italiane. Finché non lo farete, cesserò di acquistare prodotti del gruppo Calzedonia e userò tutti i mezzi che ho in rete (blog, Facebook, Twitter,  Friendfeed, mailing list) e fuori dalla rete (amici, parenti e conoscenti) per persuadere il maggior numero di persone possibile a fare come me.
Cordialmente,
Nome Cognome

Non compererò più prodotti del gruppo Calzedonia (di cui fanno parte Intimissimi e Tezenis), fino a quando non adotteranno una diversa politica e pubblicheranno una lettera di scuse indirizzata a tutte le italiane e gli italiani.

Le immagini sono tratte dallo stesso post su D I S . A M B . I G U A N D O.

mercoledì 22 giugno 2011

‘Io sò Carmela’ di Alfonso Frassanito

di Maria Rosaria De Simone
fotocarmela Io sò Carmela di Alfonso FrassanitoIl 15 Aprile 2007, una ragazza di appena tredici anni, a Taranto, perse la vita gettandosi da un balcone del settimo piano di una casa. Il suo nome era Carmela. Suo padre, Alfonso Frassanito, ancora oggi chiede giustizia per quella tragica morte perché, dietro al suicido di sua figlia, si celano precise responsabilità che sono state ben sotterrate e nascoste. E così, Alfio  ha fondato l’Associazione ‘Io sò Carmela’, per difendere la memoria di sua figlia e per dare voce ai tanti bambini che vivono tragedie simili.
Ma ha anche scritto un libro intitolato, appunto, “Io sò Carmela”. Alfio non è uno scrittore, non usa le parole per tessere storie e per rifinirle con l’estro e la fantasia ma, per fare luce sulla terribile vicenda, ha raccontato tutta la storia della sua famiglia ed in particolare dei fatti che riguardano la figlia.
Il 18 giugno scorso, a Latina, presso la sala del Circolo Cittadino di Piazza del Popolo, all’imbrunire, l’Associazione antiviolenza  ‘Valore Donna’, la cui responsabile è Valentina Pappacena, ha    invitato  Alfonso a dare la sua testimonianza.
Alla serata, che ho presentato ben volentieri, sono intervenuti la dott.ssa Roberta Bruzzone ed il Senatore Stefano Pedica.
Alfonso Frassanito ha spiegato che ha voluto raccontare quanto è accaduto alla figlia per rispondere alle tante menzogne contro di lei, perché è stato infangato il suo nome e non è mai stata fatta lue sulla sua morte. Perché ci sono precise responsabilità e nel libro vengono fatti nomi e cognomi.
Alfonso ha comunque tenuto a precisare che il suo libro lo ha scritto tra le lacrime, perché, prima di formulare delle accuse precise e circostanziate, ha messo a nudo il suo atteggiamento, quello dei suoi familiari, per cercare di capire le sue responsabilità. Il cruccio più grande di Alfonso, infatti, è quello di non essere riuscito a salvare Carmela, di non essere riuscito a comprendere che coloro che credeva volessero aiutarli, stavano invece conducendo la figlia verso la morte.
Parole drammatiche queste, che chiedono giustizia.
Ma ecco in breve la storia di Carmela.
A dodici anni, nel 2005, Carmela viene molestata da un marinaio di Taranto. Dopo espressa querela del padre, purtroppo il caso è stato archiviato. Il fatto, però, lascia delle terribili cicatrici sulla bambina che, in seguito, dopo aver ricevuto un rimprovero dai genitori, scappa di casa, si ritrova in balia di alcuni uomini e viene violentata in fasi successive. Dopo quattro giorni di ricerche viene ritrovata in condizioni pietose. I servizi sociali intervengono, hanno dei colloqui preliminari con Carmela, parlano anche con Alfonso e sua moglie e li tranquillizzano dicendo che avrebbero aiutato la figlia con un percorso appropriato. Questo percorso ha condotto la bambina nel Centro ‘Aurora’ di Lecce, un Istituto che si occupa di minori che hanno subito abusi e violenze in famiglia.
Alfio e sua moglie non possono incontrare liberamente Carmela, ma solo una volta al mese, con incontri videoregistrati. Carmela appare loro sempre più distrutta perché non ha al suo fianco le persone che più la amano e perché le vengono somministrate dosi massicce di psicofarmaci che la intontiscono e la sformano. Viene poi trasferita in un’altra comunità, dove gli operatori cercano di rendere sempre più numerosi gli incontri  di Carmela con la sua famiglia. Perché si rendono conto che la ragazza, per guarire, ha bisogno delle persone che sono i suoi punti di riferimento dal punto di vista affettivo. In una delle uscite con i genitori, quando sembrava che le cose potessero solo migliorare, mentre si trovavano in casa di alcuni amici, Carmela si getta dal settimo piano.
Il 18 giugno, a Latina, viene reso ufficiale il fatto che la dott.ssa Roberta Bruzzone si occuperà del caso come CTP.
La dottoressa ha raccontato di avere sentito parlare del caso di Carmela da un amico e di aver trovato la storia talmente assurda che ha voluto verificare di persona.  Ed ha scoperto che ci sono precise responsabilità dietro la vicenda su cui va fatta finalmente luce. Responsabilità che hanno dei nomi e dei cognomi ben precisi e che interessano istituzioni come i Servizi Sociali, il Tribunale dei Minori e le Forze dell’Ordine.
Chiedo alla dott.ssa Bruzzone se sia possibile, dopo circa quattro anni, giungere alla conclusione del caso.
La dottoressa risponde che è possibile, perché non si parla di chiacchiere. Ci sono prove ben precise, esiste tutta una documentazione dettagliata che mostra come le cose siano state mal condotte. Esiste anche il diario di Carmela. Il suicido di Carmela è, alla luce dei dati di cui si parla,  un suicidio indotto perché Carmela era sottoposta ad una terapia di psicofarmaci che le hanno prodotto danni collaterali gravissimi. E in questo caso c’è una profonda relazione tra l’assunzione di psicofarmaci, prescritti in maniera scriteriata e il suicidio.
Chiedo alla dott.ssa se gli stupratori sono in carcere.
Assolutamente no. Sono in regime di libertà in attesa che il processo faccia il suo corso. Eppure è bene precisare che chi ha stuprato Carmela è reo confesso. E sicuramente la giustizia dovrà finalmente fare il suo corso.”
Il senatore Stefano Pedica, che ha recentemente presentato una interpellanza parlamentare sul caso, ha preso atto che, grazie al lavoro della dott.ssa Bruzzone e dell’avvocato di parte Flaviano Boccassini, c’è la seria possibilità di giungere alla verità dei fatti.
Alfonso Frassanito ha anche presentato al Senatore  proposta di legge in cui si chiede che lo stupro sui minori venga considerato alla stessa stregua dell’omicidio, ma anche un’altra proposta di legge per la riforma dei Servizi Sociali e del Tribunale dei Minori affinché, in vicende drammatiche come quella di Carmela, chi ha commesso degli errori si prenda le sue responsabilità.
Prossimamente, in autunno avremo  le prime informazioni sull’iter dei processi penali.
Chiunque fosse interessato ad acquistare il libro, potrà cercare informazioni sul web presso l’Associazione per la tutela dei diritti  delle famiglie e dei minori ‘Io so Carmela‘.

Fonte: http://www.italiamagazineonline.it/archives/14716/io-so-carmela-alfonso-frassanito

Cassazione: stupro, trauma dello spirito

Specie se di gruppo, si' a danni morali anche per reputazione

(ANSA) - ROMA, 21 GIU - Lo stupro non e' solo una violenza al corpo, ma anche un 'degrado inferto alla dimensione spirituale', perche' la vittima 'si porta dentro, per sempre, un frammento di vita spezzata'. Per questo chi subisce violenza ha diritto anche ad un risarcimento morale, pur se esiste 'un'ovvia difficolta'' a quantificare il dolore provato'. E' la Cassazione a chiedere maggiori tutele per le vittime, ancor piu' quando si tratta di azioni compiute da un gruppo, o di minori lesi nel loro diritto all'innocenza.

http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_cronaca/06/21/visualizza_new.html_814729609.html

Stupro Pineta Sacchetti: «Ridevano e abusavano di me, credevo di morire»

Il racconto choc della diciasettenne violentata da un gruppo di filippini. Sei identificati, cinque gli arresti

ROMA - «Ho pensato che mi avrebbero uccisa». Laura, 17 anni (il nome è di fantasia), parla come una sopravvissuta, lei è la ragazza violentata il 30 aprile scorso nel parco a Pineta Sacchetti da sei filippini, e quella notte ha sentito la morte che le passava accanto. Racconta e rivive l’incubo: «Ero andata con i miei amici alla cupola per bere una bottiglia di prosecco, non era la prima volta che lo facevamo. Sarà stata l’una e mezza quando sono arrivati i filippini, erano come delle furie, battevano le mazze sul pavimento e ci minacciavano. Poi uno di loro mi ha presa per un braccio e mi ha trascinata via dicendomi che ero troppo bella per stare in un posto così brutto con quelli, i miei amici». Il filippino che la trascina è Roger, conosciuto su Facebook, il ragazzo la costringe a camminare fino ad arrivare al tronco tagliato a metà. «Gli altri ci hanno raggiunto, mi hanno spinta nella cavità dicevano frasi oscene, credevo di morire, non so per quanto ho urlato. Ho chiuso gli occhi e ho pregato perché tutto finisse presto». Immobilizzata nel tronco Laura stringe le mani senza più fiato, tutto quello che aveva l’ha tirato fuori, nessuno può aiutarla: «Non sapevo che cosa era successo ai miei amici, e comunque contro quelle furie armate non potevano fare nulla. Dopo ho saputo che avevano chiamato la polizia e denunciato il mio sequestro».

Laura ricorda e le manca il respiro: «Uno di loro a un certo punto è andato via, dopo un po’ gli altri hanno telefonato, ridevano, lo prendevano in giro e si vantavano perché loro mi stavano violentando ancora. E’ tornato anche il sesto ragazzo, e mi ha stuprata di nuovo. Ricordo i miei pensieri, erano di morte, non credevo di sopravvivere, e non so nemmeno quando ho smesso di pregare, perché tanto nessuno poteva aiutarmi. All’alba tutto è finito, mi hanno detto che mi avrebbero accompagnata a casa, sono salita sulla loro macchina, durante il tragitto non facevano altro che ripetermi che se parlavo per me era la fine. Quando mi hanno fatto scendere ho pianto, a casa ho abbracciato mia madre e le ho detto tutto. Ero al sicuro».

La polizia ha identificato tutti e arrestato per ora cinque di loro, il sesto è all’estero. Cinquanta giorni di indagini complesse per gli agenti della Mobile guidata da Vittorio Rizzi, le vittime conoscevano solo di vista qualcuno del branco, vivono tutti nella stessa zona, ma la pista di Facebook ha aiutato gli agenti, Roger è stato il primo ad essere arrestato, il test del Dna sulla saliva lo ha inchiodato. Scattano le prime manette e per il resto del branco è la fine. I filippini, hanno tra i 19 e i 25 anni, sono nati a Roma, passano per strada le loro giornate da bulli e hanno tutti storie difficili. I giovani vengono interrogati, qualcuno confessa, racconta la notte di violenza cominciata quasi per caso, quando vedono Laura entrare con gli amici nella cupola: è così che i giovani che frequentano il parco chiamano questa costruzione abbandonata, che doveva diventare un auditorium e ospitare la cultura.

«Andiamo a rapinare i ragazzi che stanno nella cupola», dice il capo. Il branco si muove e si dirige verso la costruzione abbandonata. Entrano armati di bastoni aggrediscono i 4 minorenni, due ragazzi e due ragazze, poi scappano con Laura e la violentano nel parco. I filippini sono tutti ubriachi, hanno anche fumato marijuana qualcuno ha il volto coperto e i cappucci delle felpe in testa. «Avevamo visto quei quattro arrivare, e dopo un po’ che erano entrati nella cupola ci è venuta l’idea di rapinarli. Siamo entrati li abbiamo minacciati e fatti distendere a terra, non eravamo andati con l’intenzione di violentare la ragazza, ma una volta lì è venuto il pensiero».

I ragazzi del branco, filippini nati a Roma, che vivono in famiglie difficili, non si chiamano con i loro nomi veri, usano alias e sono Roger, Ranger, Brian, Labrador, Patrik e Christian. Roger ha conosciuto Laura su Facebook, ed è Roger a trascinare la ragazza fuori dalla cupola: «Ci siamo inoltrati nel parco, e siamo arrivati fino al tronco d’albero tagliato, è un tronco cavo, lì l’abbiamo violentata, a turno, per tutta la notte. Uno di noi è voluto andare a casa, ma dopo un’ora gli abbiamo telefonato, ha detto che stava dormendo, lo abbiamo preso in giro, gli abbiamo detto che mentre dormiva noi ci stavamo ancora divertendo a violentare la ragazza, dopo un po’ è tornato anche lui».

All’alba il branco fa rivestire Laura e la fa salire in macchina. «L’abbiamo accompagnata a casa, prima di farla andare via e le abbiamo detto che se parlava erano guai». I sei filippini sono accusati di violenza sessuale e sequestro di persona.

Mercoledì 22 Giugno 2011 - 10:15 Ultimo aggiornamento: 13:25
Fonte: http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=153527&sez=ITALIA

sabato 18 giugno 2011

Sette secoli di emancipazione femminile nella storia e nella stampa

Verrà inaugurata il 27 giugno e resterà aperta fino al 27 luglio 2011, nella sede dell’Emeroteca-Biblioteca Tucci di Napoli la mostra “Sette secoli di emancipazione femminile nella storia e nella stampa” dal sottosegretario ai beni culturali Riccardo Villari. Quaranta bacheche e cinque grandi pannelli con libri, periodici italiani, francesi e inglesi, manifesti e stampe attraverso i quali sarà possibile ripercorrere l’impegno pubblico delle donne. Giovanna d’Arco, Lucrezia Cornaro (prima donna laureata nel 600), Mary Wollstonecraft, Elizabeth Mallet (fondatrice del primo quotidiano inglese), Clara Zetkin, Rosa Luxemburg, Cristina Belgioioso, Anna Kuliscioff, Gualberta Alaide Beccari, Maria Montessori e molte altre donne che hanno segnato la storia della cultura, della medicia e della politica.
Non mancano documenti di uomini illuminati che hanno sostenuto, con i loro scritti, la lotta per l’emancipazione femminile.

Emeroteca-Biblioteca Tucci di Napoli
link
al sito dell’emeroteca
info@emerotecatucci.it
Piazza Matteotti (Palazzo delle Poste)
80133 Napoli

giovedì 16 giugno 2011

Sul matriarcato

22 giugno ’11 ore 19 – Sala Conferenze della Libreria EVALUNA – Piazza Bellini – Napoli Con Francesca Rosati Freeman BENVENUTI NEL PAESE DELLE DONNE
Matriarcato è un’organizzazione sociale: un modo di stare insieme e di provvedere gli uni agli altri.
È anche una parola che nella cultura degli stati “moderni” evoca un passato di cui si sa poco e si vuole saper poco. È una parola controversa, alla quale viene spesso dato un alone minaccioso, sgradevole. Parola controversa anche nell’interpretazione accademica, e soprattutto è così nella vulgata, come succede in qualsiasi materia ridotta a stereotipo.
Gruppi di studio e studiose singole offrono approfondimenti e una rappresentazione organica dei saperi intorno al matriarcato, che permettono di farne materia viva ed elemento di sollecitazione nell’orizzonte politico in divenire.
 “ ancora oggi nel mondo esistono popolazioni indigene in Asia, Africa, nelle Americhe e in Oceania che adottano culture tradizionali con schemi matriarcali. Nessuna di queste società è una mera inversione del patriarcato in cui le donne governano: sono invece società in cui tutti i generi sono uguali e la maggioranza di esse sono completamente egualitarie” (Heide Goettner-Abendroth)
 Alcune di noi,  avvicinando le popolazioni ad organizzazione matriarcale, diventano le reporter   dell’economia non violenta del dono e l’autorità orizzontale fondata sul rispetto, ma più immediatamente con la loro divulgazione ci donano a loro volta un infinito patrimonio di spunti per un’elaborazione dell’autostima “collettiva”. Di questo oggi c’è un enorme bisogno: proprio nel momento in cui il femminismo si ridiscute nel resto del movimento.
  Ritrovarsi e confrontarsi intorno al matriarcato è prendersi un momento per saperne di più anche su noi donne e uomini immersi in una realtà culturale che confonde sempre l’alternativa col “contrario”, chiusa al sapere dolce.
L’UDI di Napoli, la Libreria delle donne EVALUNA, col patrocinio del Comune di Napoli, aprono un ciclo di eventi sul Matriarcato dall’incontro con Francesca Rosati Freeman l’autrice del libro “Benvenuti nel paese delle donne” incentrato sul popolo di Moso, la meno sconosciuta realtà contemporanea ad organizzazione matriarcale.

Fini, il Fatto Quotidiano e il sadismo vendicativo contro le donne

Da femminismo a sud

L'immagine è un pezzo - il Vol. 3 - della collezione "When an Old Man" di Enrica Beccalli. Il primo fu Oliviero Toscani, il secondo Gue Pequeno]
L’epopea di Massimo Fini non ha eguali. Onore a lui e a Il Fatto Quotidiano che continua a offrire spazio a questo eroe dei diritti del maschio virile che per colpa delle donne cattive non trova nessuna che fondamentalmente gliela dà.
Soffre molto quest’uomo, lo si vede dalla sua espressione un po’ cadente. Le donne gli hanno fatto venire i tic nervosi perchè lui è un autentico paladino dei diritti umani, degli umani che lottano per rivendicare il diritto alla fica gratis passata dalla mutua, e per incoraggiare i suoi prodi e mostrare quanto vive bene con se stesso sul suo sito mostra una foto di vent’anni fa.
Oh le donne, questa razza nemica, come ebbe il “coraggio” di definirle in una antica circostanza, tutte figlie peccaminose di Eva (concetto laicissimo e soprattutto moderno!), che per educarle bisognerebbe mandarle in afghanistan, come consigliò in un’altra occasione.
E siccome il signor Fini (Massimo) non lascia mai le cose a metà allora eccolo pronto a intervenire in difesa dell’ultimo povero diavolo vittima di queste megere. Eccolo ad unirsi al coro di proteste di altri uomini di pari intelligenza, come quel Buttafuoco che ha precisato che queste inservienti, queste cameriere, per di più “immolestabili” non avrebbero dovuto neppure aprire bocca. Perchè si sa che il buon Dio ha inventato la bocca delle donne per un paio di motivi e solo per quelli. Dire sempre di si e fare quell’altra cosa che non citiamo perchè siamo troppo timorate per dirlo ad alta voce.
La vicenda è quella di Strauss-Khan, ancora lui, questo poverissimo individuo che resta ai domiciliari in una villa che costa 50mila dollari al mese. Un uomo bisognoso, senza dubbio, che nel suo approccio con quella cameriera aveva inteso certamente uno scambio tra pari, tra soggetti di eguale estrazione, senza far pesare la sua posizione, il suo denaro e il suo potere. Un uomo che non può aver scambiato una donna per un posacenere, uno stuoino, un accessorio qualunque.
Massimo Fini comprende perfettamente l’anima degli uomini, perciò decide di esporsi ancora una volta. Chiama a raccolta gli “stupratori di tutto il mondo” e finisce la frase esortandoli a stare insieme. “Unitevi” – dice, dimenticando certo che lo hanno sempre fatto e che hanno eletto a difesa del branco l’omertà, il negazionismo, l’invocazione dell’impunità, la demonizzazione delle donne (bottanissime!), la provocazione “intelligente”, la solidarietà di corpo, il buon giornalismo di cordata (maschilista) che segna una linea comune tra Il Fatto Quotidiano, Il Foglio, Il Giornale, Libero, Repubblica, e molti altri quotidiani, in una trasversalità di intenti che vede una inscindibile unione in nome della difesa degli stupratori, specie se ricchi, o bianchi, di razza superiore, orgogliosamente etero anche se hanno un pistolino piccolo e sottile quanto uno spaghetto.
Detto tra noi l’aspetto di questi uomini lascia immaginare che siano arrabbiati con le donne per altri motivi che non siano quelli che hanno dichiarato. Brutti. Grassi. Cadenti. Finiti. Pensate alle facce degli uomini che vediamo in televisione. Riuscite a immaginarli a letto con una donna? Prestazioni precocemente eiaculatorie con rapidissimi movimenti a stantuffo, saliva al sapor di vecchiaia, la naftalina dentro i corpi di donne splendide. Forse si sentono rifiutati, forse avrebbero bisogno di una buona sessione di terapia di gruppo, così da mostrare vittimismo e piagnucolare tutti assieme, per assegnarsi degli esercizi di sadismo pratico, teorico o scritto mirato al loro benessere.
Perchè in fondo cosa può essere di diverso ciò che scrive questo povero uomo se non una prova collettiva di sadismo vendicativo di un genere sull’altro, quello maschile su quello femminile, per riequilibrare i conti, per fargliela vedere, per metterle al proprio posto, per ricacciare in gola a queste sfrontate tutta la loro boria. Come si permettono costoro di fare sentire questi ometti piccoli piccoli, invisibili, inadeguati, brutti. Al tre tutti quanti a urlare che le donne sono ignobili streghe e via al rogo. Così impareranno ad essere compiacenti, a non denunciare gli stupri, a non divulgare segreti delle violenze maschili, a non intaccare il prestigio di questi maschi im-potenti che contavano sul silenzio di donne che per legge devono essere predisposte al martirio.
E’ la natura, che diamine. Non si può andare contronatura. Le donne sotto e gli uomini sopra. E siccome le donne sono state educate per secoli a non dire di NO in modo chiaro, e gli uomini sono stati educati a prendere per un SI qualunque NO gli venga rivolto, allora tutto torna. Dritto e rovescio. Le donne devono tacere. Stupratori di tutto il mondo, unitevi!
Per dirlo meglio, Massimo Fini, tira fuori quel pizzico di anima noglobbbbal misogina e terzoposizionista che è tanto cara a Movimento Zero e ai “movimenti” come quello. Poi dimentica di  non aver mai scritto neppure una parola quando abbiamo visto nelle nostre televisioni le facce dei rumeni arrestati per stupri che non avevano commesso, mentre gli amministratori romani istigavano al linciaggio e la stampa di destra parlava di castrazione.
Infine arriva al punto: “La decapitazione di una carriera prestigiosa, il braccialetto al piede come per una scimmia, una guardia all’uscio e sei milioni di dollari mi sembrano un prezzo un po’ alto per un pompino, sia pure estorto.
Ed è qui che emerge integra la stazza dell’uomo vero, uomo tra gli uomini, paladino dei deboli, di queste fragili creature che violentano le donne perchè non riescono a trattenersi di fronte a quella incredibile esposizione di corpi femminili che insistono in quella enorme vetrina che è il mondo.
Per Massimo Fini un pompino (gliel’ha detto Strauss Khan?), sia pure “estorto” (dunque uno stupro!) non valgono una condanna pubblica, una ribellione, non lo considera un abuso. Un pompino oggi e uno domani, per questo intellettuale così imponente, non valgono una condanna. Sono cose da uomini che in questo mondo di uomini, in cui le donne devono solo essere decorative e pronte a soddisfare il piacere maschile, sono ammissibili.
E già che c’è l’affascinante maschio, che va d’accordo con quelli che restano a farsi le seghe nei parchi dietro una siepe, butta qualche parola di difesa per il ministro francese dimesso per molestie e per il premier italico che ovviamente, secondo il suo parere, sarebbe stato vittima di diciassettenni chiamate “mine vaganti” per le quali l’illustre Fini invoca l’abbassamento dell’età minorile per i reati sessuali.
Insomma il nostro Massimo Fini, assieme al Fatto Quotidiano, anche in questo caso si distinguono per aver fatto una coraggiosa scelta di campo. Gli stupratori invece che le stuprate.
I negazionismi, i banalizzatori, i falsabusisti invece che le abusate.
Massimo Fini, questo “intellettuale” che dice di essere schierato con i proletari, trova corretto schierarsi con i potenti quando abusano di cameriere, povere criste, dipendenti, precarie ricattabili, adolescenti o quando a ottantanni si mettono a fare i giochini con le diciottenni.
Ci pare in fondo che la sua sia una richiesta d’aiuto. Guardatelo, effettivamente ha bisogno. Oh ricchi, potenti che ne avete una a sera e se non ce l’avete ve la prendete, regalatene una pure a lui, gli scarti, i resti, fatelo almeno guardare. In fondo per renderlo felice ci vuole così poco…
Ps: ovviamente è tutta una ironica provocazione intellettuale!

By cybergrrlz 

giovedì 9 giugno 2011

«Gheddafi ha ordinato violenze sessuali in serie e distribuito stimolanti ai soldati»

Lo sappiamo che lo stupro è un'arma di guerra.
Quindi, adesso, ci si aspetterebbe una dissociazione in massa, da parte di tutti i nostri politici e rappresentanti, da tutto ciò che viene e rappresenta Muammar Gheddafi. Giusto?


Articolo

«Ci sono le prove. Anche delle scomparse forzate»
ha detto all'Onu il procuratore Moreno-Ocampo



MILANO - Ci sono le prove che il leader libico, Muammar Gheddafi, ha ordinato «violenze sessuali in serie» dopo aver fatto distribuire stimolanti sessuali tipo Viagra ai soldati Lo ha sostenuto il procuratore Luis Moreno-Ocampo, l'alto magistrato che ha inoltre dichiarato all' Afp di essere in possesso delle prove di «rapimenti, torture e scomparse forzate». Gheddafi potrebbe dunque essere la prima persona ad essere accusata dalla Corte penale internazionale (Cpi) di «scomparse forzate». LA RELAZIONE ALL'ONU - «È uno strumento del terrore», ha detto Moreno Ocampo alla sede delle Nazioni unite a New York, dove mercoledì è venuto presentare il suo dossier contro il regime libico Gheddafi è la prima persona ad essere accusata dal Cpi di scomparse forzate, una tecnica di repressione resa tristemente celebre dalle giunte cilena e argentina negli anni 70 e 80. Anche il figlio del leader libico, Saif al Islam, e il capo dell'Intelligence libica, Abdullah Senoussi, sono accusati dal procuratore di essere «responsabili di omicidi, arresti, detenzioni e scomparse contro i manifestanti non armati e presunti dissidenti».
CRIMINI CONRO L'UMANITÀ - Il Cpi deve annunciare fra breve se incrimina Gheddafi di crimini contro l'umanità. L'accusa di «scomparse forzate »è utilizzata per la prima volta ma è importante chi si stabilisca che si tratta di crimini contro l'umanità«, ha sottolineato Luis Moreno-Ocampo.
Redazione online
08 giugno 2011(ultima modifica: 09 giugno 2011)

Fonte: http://www.corriere.it/esteri/11_giugno_08/gheddafi-violenze-sessuali_88b4dca8-9205-11e0-9b49-77b721022eeb.shtml

Stupra 15enne al McDonald's condannato a 5 anni di carcere

Un 47enne parmigiano ha aggredito una ragazzina nel bagno del fast food di via Emilia Ovest. Non era la prima volta che importunava delle minorenni. Arrestato nel febbraio 2010, dovrà scontare la pena in carcere e pagare 80mila euro di risarcimento danni alla vittima e 15mila alla medre di lei
di MARIA CHIARA PERRI
Non si è fatto scrupoli. Ha aspettato l'occasione giusta e si è preso quello che da tempo desiderava, quello che era diventato un'ossessione. N. P., parmigiano di 47 anni, nel gennaio 2010 si è reso responsabile di una brutale e vigliacca violenza sessuale ai danni di una ragazzina di appena quindici anni. L'uomo l'ha chiusa nel bagno di un McDonald's e ha abusato di lei, dopo aver già cercato insistentemente un approccio. Non era nuovo a questo tipo di comportamenti: spesso aveva avvicinato ragazzine visibilmente minorenni per strada, importunandole e chiedendo loro il numero di cellulare. In carcere dallo scorso febbraio con l'accusa di stupro di minore, l'uomo è stato condannato oggi dal gup Paola Artusi a cinque anni di reclusione e al risarcimento di 80mila euro alla vittima, più 15mila euro per la madre di lei.

Una condanna e il riconoscimento di un danno che fanno giustizia, ma non possono cancellare i risvolti di quel terribile abuso nella vita dell'adolescente. La ragazzina, quella mattina del 9 gennaio 2010, decide di marinare la scuola con due amiche. Non può pensare che una giornata spensierata possa volgere in incubo. Le tre studentesse si recano al McDonald's di via Emilia Ovest per passare un po' di tempo insieme. Quando la 15enne va in bagno, un uomo la segue. Lei non ci fa caso, anche se l'ha già visto. Una volta l'ha importunata, avvicinandola per strada e chiedendole con insistenza il numero di cellulare. Lei ha rifiutato, pensa che la faccenda sia chiusa.

Invece, lui le ha messo gli occhi addosso. Vedendola sola, la aggredisce. La chiude in bagno, la sopraffà con la sua forza, compie un abuso sessuale completo a cui la ragazzina non riesce a opporsi. Lei rimane traumatizzata. Per la vergogna e il dolore, per un mese si chiude nel silenzio. Non racconta ai genitori che cosa è successo, ma il suo disagio affiora a poco a poco. Anche le insegnanti e le amiche se ne accorgono. Dopo un mese, lei crolla: "Mamma, ti devo dire una cosa". E racconta di quello stupro, di quel giorno che le ha cambiato la vita.

La denuncia alla polizia è immediata, subito scattano le indagini della Squadra mobile per risalire all'identità dell'aggressore. La ragazzina lo ricorda bene, lo descrive come un uomo alto e muscoloso, indica anche l'abbigliamento che aveva quel giorno. Ed è proprio il vestiario ad incastrarlo: un giorno, la vittima lo vede per strada, lui indossa gli stessi scarponcini che aveva quando l'ha stuprata. La polizia lo arresta mentre si sta recando al lavoro.

Lui nega ogni accusa. E' incensurato, scapolo, si occupa degli anziani genitori. Ma le parole della 15enne e dei testimoni lasciano pochi dubbi. E neppure il suo comportamento: già da tempo la polizia ha ricevuto segnalazioni e denunce di ragazzine dai 14 ai 16 anni fermate per strada e importunate con avances da quello che viene definito un "maniaco". La descrizione collima. Lui è un soggetto che come screensaver del cellulare ha messo una foto del proprio pene in erezione. Viene arrestato con l'accusa di violenza sessuale su minorenne e rinchiuso nel carcere di via Burla, nella sezione protetti. Oggi la condanna, che dovrà scontare dietro le sbarre.
(07 giugno 2011)

Fonte: http://parma.repubblica.it/cronaca/2011/06/07/news/stupra_15enne_al_mcdonald_s_condannato_a_5_anni_di_carcere-17336684/

domenica 5 giugno 2011

Le 30 mila lavandaie-schiave d'Irlanda E nessuno che almeno chieda loro scusa

Le donne "perdute" in custodia di quattro ordini religiosi, dal 1922 al 1996, chiuse a lavare panni gratis agli ordini delle suore cattoliche, a subire violenze psicologiche, fisiche, spesso sessuali. Il Comitato contro le torture delle Nazioni Unite chiede ora un'inchiesta, cosa che dovrebbe obbligare la Chiesa a rendere conto dell'accaduto di ALESSANDRA BADUEL
 
GINEVRA - Per le donne perdute d'Irlanda non c'è giustizia, né identità. Niente scuse, né indennizzi. Non ancora, dopo 18 anni. In 30mila, secondo le stime, sono passate per le lavanderie gestite da quattro ordini religiosi, fra il 1922 e il 1996. Scelte perché, appunto, Maddalene "perdute" alla causa di una famiglia cattolica osservante: categoria che tutto includeva, dalla madre nubile alla piccola ladra, passando per il carattere ribelle e quella troppo bella e corteggiata, arrivando fino a chi aveva l'unica "colpa" di essere stata violentata, come è accaduto a Mary-Jo McDonagh, una delle poche che poi hanno avuto la forza di testimoniare sui successivi abusi nella lavanderia che doveva "salvarla". Espulse spesso adolescenti da famiglie e comunità che non le volevano, quelle ragazze finivano chiuse a lavare panni gratis agli ordini delle suore cattoliche, a subire - anche - regolari violenze psicologiche, fisiche, spesso sessuali.

Non sono bastate le molte denunce. Ma non è bastata la prima scoperta di alcuni casi nel 1993, non è bastato il film di denuncia The Magdalene Sisters di Peter Mullan nel 2002, condannato senza incertezze dal Vaticano, né sono bastati libri, opere teatrali, canzoni di autori come Joni Mitchell (in Turbolent Indigo, album del '94, poi di nuovo in Tears of stone 1 nel '99) e ancora poesie, poemi, racconti susseguitisi dagli anni 90 a oggi. Non è servito il documentario The Forgotten Maggies di Steven O'Riordan, che nel 2009 ha raccolto molte delle loro storie vere. Non è servito neppure l'esempio dello scandalo della pedofilia degli ultimi anni, davanti al quale la Chiesa è invece arrivata a scusarsi. Sulle Maddalene, gli ordini religiosi e lo Stato irlandese non ci sentono.

Nessuno chiede almeno scusa.
In questi giorni a Ginevra il Comitato contro le torture dell'Onu 2 ha chiesto all'Irlanda di aprire un'inchiesta sulla vicenda, gesto che peraltro dovrebbe obbligare anche la Chiesa e in particolare gli ordini religiosi coinvolti a rendere conto dell'accaduto. A denunciare la situazione al Comitato, che sta compiendo l'esame periodico delle condizioni dei diritti umani all'interno di ogni Stato membro, è stato il gruppo irlandese Justice for Magdalenes 3 (Jfm), appoggiato dal parere favorevole della Irish Human Rights Commission 4. "Il governo - spiega Claire McGettrick del Jfm - continua a non scusarsi, a non ordinare un'inchiesta, a non risarcire le donne, perlomeno con una pensione, per quello che noi definiamo un sistema di tortura durato settant'anni, del quale a sua volta l'Irlanda dovrebbe chiedere conto ai quattro ordini religiosi che gestivano le lavanderie.

Alcune di loro sono ancora nei conventi. Non saprebbero dove andare. Altre non hanno mai denunciato nulla. E ci sono i parenti, che non sanno niente del loro destino. Sono morte, spesso, ma senza un nome sulla tomba, come si scoprì nel '93". Fu la prima conferma di quello che l'arte aveva cercato di denunciare fin da Eclipsed, una commedia scritta all'inizio degli anni 90 da Patricia Burke-Brogan sulla sua esperienza di Maddalena trent'anni prima. I quattro ordini religiosi coinvolti hanno nomi serafici. The Sisters of Mercy, The Sisters of Charity, The Good Shepherd Sisters, The Sisters of Our Lady of Charity. All'inizio, quasi un secolo fa, le Maddalene erano davvero prostitute, come quella dei Vangeli, inviate dalle suore perché le spingessero verso la purificazione e la trasformazione in Sorelle di Santa Margherita.

Da prostituta a "donna perduta". Presto però il concetto di "prostituta" si allargò a molte altre: le "donne perdute". Incluse quelle che la stessa polizia irlandese, o le assistenti sociali dello Stato, portavano a scontare in quei conventi-laboratorio una pena sospesa per qualche piccolo reato lavando camicie. Le lavanderie intanto diventarono un affare sempre più lucrativo, con di nuovo lo Stato irlandese coinvolto come committente per le lenzuola e i panni di esercito e ospedali, commesse per le quali le suore ricevevano buoni compensi, soprattutto a fronte di una mano d'opera che non costava nulla oltre al vitto, naturalmente scarso.

La Chiesa declina ogni responsabilità. Gli ordini religiosi non parlano. Nel 2010 il cardinale Sean Brady, allora primate della Chiesa d'Irlanda 5, oltre a tentare di scusarsi per le vittime della pedofilia - scandalo per il quale fu poi costretto a dimettersi, ricevette una delegazione di Justice for Magdalenes. Davanti alle loro richieste, replicò che l'esposizione dei fatti gli pareva onesta ed equilibrata, poi aggiunse: "Per gli standard di oggi, molto di quel che accadde all'epoca è difficile da comprendere". E li invitò a capire che il problema non riguardava la Chiesa ma gli ordini religiosi che gestivano le lavanderie. La richiesta d'incontro rivolta da Justice for Magdalenes alla Conference of Religious of Ireland 6 è stata respinta lo scorso ottobre.

Lo Stato nega il coinvolgimento. Ma anche i tentativi, in corso da anni, di coinvolgere lo Stato irlandese perché promuova un'inchiesta e assicuri un compenso alle sopravvissute, oltre a sostenere la loro causa verso la Chiesa, non hanno avuto risultati. Lo scorso 24 maggio, interrogato a Ginevra dal Comitato contro le torture delle Nazioni Unite in rappresentanza del governo irlandese, Sean Aylward, segretario generale del dipartimento della Giustizia 7 e capo della delegazione convocata dall'Onu, ha replicato negando tutto. Secondo lo Stato irlandese, gli abusi sono avvenuti "tanto tempo fa e in istituzioni private", il dipartimento non ha mai ricevuto denunce in materia, la maggior parte delle donne è entrata volontariamente nelle lavanderie o, se minorenne, con il consenso dei parenti o di chi ne aveva la tutela. Inoltre, una sola lavanderia, a Dublino, sarebbe stata usata dallo Stato come centro di carcerazione preventiva, solo per pochi giorni alla volta e inoltre con ispezioni che non riscontrarono abusi. Il governo, ha concluso Aylward, sta comunque considerando la maniera in cui affrontare il problema. Come l'Irlanda ripete da tempo, ma senza risolversi ad agire, perlomeno fino alla convocazione da parte del Comitato contro le torture Onu.

Si aspetta giustizia.
Ora, come negli ultimi 18 anni, attendono giustizia sia quelle poche che hanno saputo denunciare, sia tutte le altre di cui nessuno sa quante siano: le molte rimaste in silenzio per paura e quelle, prive di mezzi, costrette a vivere ancora nelle congregazioni. Ci sono i corpi di quante morirono, ma non hanno una lapide. E ci sono i figli di quelle Maddalene imprigionate perché gravide o già mamme da nubili. Un altro numero imprecisato: quello dei bambini che grazie alle lavanderie della redenzione non hanno mai conosciuto le loro madri.
(04 giugno 2011)

Fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2011/06/04/news/le_30_mila_lavandaie_irlandesi_schiavizzate_e_nessuno_che_chiede_almeno_scusa-17220017/?ref=HREC2-7 

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