mercoledì 22 giugno 2011

Stupro Pineta Sacchetti: «Ridevano e abusavano di me, credevo di morire»

Il racconto choc della diciasettenne violentata da un gruppo di filippini. Sei identificati, cinque gli arresti

ROMA - «Ho pensato che mi avrebbero uccisa». Laura, 17 anni (il nome è di fantasia), parla come una sopravvissuta, lei è la ragazza violentata il 30 aprile scorso nel parco a Pineta Sacchetti da sei filippini, e quella notte ha sentito la morte che le passava accanto. Racconta e rivive l’incubo: «Ero andata con i miei amici alla cupola per bere una bottiglia di prosecco, non era la prima volta che lo facevamo. Sarà stata l’una e mezza quando sono arrivati i filippini, erano come delle furie, battevano le mazze sul pavimento e ci minacciavano. Poi uno di loro mi ha presa per un braccio e mi ha trascinata via dicendomi che ero troppo bella per stare in un posto così brutto con quelli, i miei amici». Il filippino che la trascina è Roger, conosciuto su Facebook, il ragazzo la costringe a camminare fino ad arrivare al tronco tagliato a metà. «Gli altri ci hanno raggiunto, mi hanno spinta nella cavità dicevano frasi oscene, credevo di morire, non so per quanto ho urlato. Ho chiuso gli occhi e ho pregato perché tutto finisse presto». Immobilizzata nel tronco Laura stringe le mani senza più fiato, tutto quello che aveva l’ha tirato fuori, nessuno può aiutarla: «Non sapevo che cosa era successo ai miei amici, e comunque contro quelle furie armate non potevano fare nulla. Dopo ho saputo che avevano chiamato la polizia e denunciato il mio sequestro».

Laura ricorda e le manca il respiro: «Uno di loro a un certo punto è andato via, dopo un po’ gli altri hanno telefonato, ridevano, lo prendevano in giro e si vantavano perché loro mi stavano violentando ancora. E’ tornato anche il sesto ragazzo, e mi ha stuprata di nuovo. Ricordo i miei pensieri, erano di morte, non credevo di sopravvivere, e non so nemmeno quando ho smesso di pregare, perché tanto nessuno poteva aiutarmi. All’alba tutto è finito, mi hanno detto che mi avrebbero accompagnata a casa, sono salita sulla loro macchina, durante il tragitto non facevano altro che ripetermi che se parlavo per me era la fine. Quando mi hanno fatto scendere ho pianto, a casa ho abbracciato mia madre e le ho detto tutto. Ero al sicuro».

La polizia ha identificato tutti e arrestato per ora cinque di loro, il sesto è all’estero. Cinquanta giorni di indagini complesse per gli agenti della Mobile guidata da Vittorio Rizzi, le vittime conoscevano solo di vista qualcuno del branco, vivono tutti nella stessa zona, ma la pista di Facebook ha aiutato gli agenti, Roger è stato il primo ad essere arrestato, il test del Dna sulla saliva lo ha inchiodato. Scattano le prime manette e per il resto del branco è la fine. I filippini, hanno tra i 19 e i 25 anni, sono nati a Roma, passano per strada le loro giornate da bulli e hanno tutti storie difficili. I giovani vengono interrogati, qualcuno confessa, racconta la notte di violenza cominciata quasi per caso, quando vedono Laura entrare con gli amici nella cupola: è così che i giovani che frequentano il parco chiamano questa costruzione abbandonata, che doveva diventare un auditorium e ospitare la cultura.

«Andiamo a rapinare i ragazzi che stanno nella cupola», dice il capo. Il branco si muove e si dirige verso la costruzione abbandonata. Entrano armati di bastoni aggrediscono i 4 minorenni, due ragazzi e due ragazze, poi scappano con Laura e la violentano nel parco. I filippini sono tutti ubriachi, hanno anche fumato marijuana qualcuno ha il volto coperto e i cappucci delle felpe in testa. «Avevamo visto quei quattro arrivare, e dopo un po’ che erano entrati nella cupola ci è venuta l’idea di rapinarli. Siamo entrati li abbiamo minacciati e fatti distendere a terra, non eravamo andati con l’intenzione di violentare la ragazza, ma una volta lì è venuto il pensiero».

I ragazzi del branco, filippini nati a Roma, che vivono in famiglie difficili, non si chiamano con i loro nomi veri, usano alias e sono Roger, Ranger, Brian, Labrador, Patrik e Christian. Roger ha conosciuto Laura su Facebook, ed è Roger a trascinare la ragazza fuori dalla cupola: «Ci siamo inoltrati nel parco, e siamo arrivati fino al tronco d’albero tagliato, è un tronco cavo, lì l’abbiamo violentata, a turno, per tutta la notte. Uno di noi è voluto andare a casa, ma dopo un’ora gli abbiamo telefonato, ha detto che stava dormendo, lo abbiamo preso in giro, gli abbiamo detto che mentre dormiva noi ci stavamo ancora divertendo a violentare la ragazza, dopo un po’ è tornato anche lui».

All’alba il branco fa rivestire Laura e la fa salire in macchina. «L’abbiamo accompagnata a casa, prima di farla andare via e le abbiamo detto che se parlava erano guai». I sei filippini sono accusati di violenza sessuale e sequestro di persona.

Mercoledì 22 Giugno 2011 - 10:15 Ultimo aggiornamento: 13:25
Fonte: http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=153527&sez=ITALIA

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