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martedì 10 marzo 2015

Deconstructing Zecchi di Lorenzo Gasparrini

In questo post Lorenzo ci propone la decostruzione di un articolo apparso su “Avvenire”, scritto da Stefano Zecchi. L'articolo è tratto da Intersezioni.


Sì lo so, è facile divertirsi a decostruire “Avvenire”. In questo caso non so veramente resistere: Stefano Zecchi ha scritto cose molto belle sulle quali ho studiato – roba di Estetica, non vi state a preoccupare – e poi ha scelto un rincretinimento mainstream adatto a una carriera televisiva tutta fuffa e letteratura amena. Il suo esempio mi è molto utile: dimostra come anche un ordinario di filosofia riesca a dire delle panzane clamorose se il suo obiettivo – piacere a un vasto pubblico – è sufficientemente ipocrita. L’articolo è questo.
Zecchi: «Vigilare sui figli
Il gender è la nuova dittatura»
Si dice «d’accordissimo» che l’educazione comprenda anche il tema dell’omosessualità e che nessuna discriminazione sia accettabile, soprattutto a scuola, «ma [lo avete riconosciuto? E’ il noto “non sono razzista ma”] il trasformare questa convinzione in una battaglia politica è mistificatorio è violento nei confronti dei bambini [certo, non va fatta diventare una battaglia politica. Sono cose che ti devi tenere per te: sei favorevole alla parità dei diritti? Tienitelo per te]. Occorre reagire, là dove è possibile bisogna creare argini di confronto pacifico [notate bene, pacifico, perché di solito chi si batte per i diritti di tutti è violento. Visto quanto ci vuole poco a fare passare un’idea falsa e tendenziosa?]». Tra i genitori sconcertati dalle linee guida dell’Unar (i tre ormai famigerati volumi dedicati alle scuole elementari, medie e superiori, poi ritirati dal web) e dall’ideologia del gender imposta come indottrinamento fin dalla tenera età [ma sì, diciamolo, chissenefrega se è vero], c’è Stefano Zecchi, ordinario di Filosofia alla Statale di Milano e scrittore, ma anche [ma anche, attenzione, ciò che lo qualifica a parlare di un fantomatico “gender” è questo] padre di un bimbo di 10 anni.

martedì 9 settembre 2014

Il rispetto delle regole viene prima dell'integrità fisica e morale delle persone

Henriette Browne l'oiseau hors de la cage
Settembre è il mese in cui le bambine e i bambini tornano a scuola, dal nido al liceo. Riempiono le classi, cominciano nuovi quaderni, iniziano progetti di decorazione delle aule nuovi di zecca. Cartelloni con il ciclo delle stagioni, i mestieri, i pianeti e, di solito, anche con le regole della classe.
Quando andavo a scuola io non c'era questa abitudine, ma ho fatto caso che tutte le classi hanno questo cartellone oggi. Lo scrivono bambine e bambini assieme a maestre e maestri.
Le regole spesso coniugano insegnamenti della buona educazione con quelli del vivere civile, da non si mangia con la bocca aperta a non si prendono a calci i compagni, oppure ispirano solidarietà, bisogna condividere la merendina con chi non ce l'ha - non manca il controllo sul corpo, si va in bagno solo durante la pausa.
La funzione è quella di insegnare la democrazia, dicono, infatti ci sono le discussioni, le regole vengono votate, c'è anche l'organizzazione gerarchica, la maestra poi il/la capolcasse, il/la capofila, il/la chiudifila.
In tutto questo la maestra, da sola, fa da giudice, da poliziotta, da guardiana, da educatrice, da direttrice, da zia e mamma, da insegnante.
Soprattutto, la maestra fa in modo che le regole che la classe si è data vengano rispettate da tutte e tutti.
Non so se siete mai entrati in una classe III o V con 20 bambini/e che passano numerose ore della giornata dentro i banchetti, bambini piccoli o no, ma pieni di energia, curiosi, a volte stanchi, a volte un po' svogliati, insomma bambini. Bambini e bambine che spesso sfidano il limite, ai/lle quali viene insegnata la disciplina a colpi di divisioni e verbi da coniugare (anche per tre ore di fila).
A volte questi bambini sono davvero difficili da gestire, a volte la disciplina non riesce a entrargli nelle ossa, si alzano tutt@ contemporaneamente, si lanciano cose, dicono qualche atrocità, a volte si picchiano, a volte sputano, a volte escono dalla classe e corrono nei corridoi.
E' quello il momento in cui anche le maestre, probabilmente, sono più stanche.
La scuola ti porta via energie fisiche e morali, alcuni dicono che si tratta di una missione, ma fai il missionario in territorio di guerra.
Allora alcune, perché questi piccoli e piccole cittadin@ della scuola rispettino le leggi democratiche che si sono dati, danno uno spintone lì, l'altra trascina per un braccio qui. Si urla molto, con tono perentorio, dicendo cose come "asino", "stupido", "cretina". A volte, impaurite dall'euforia della classe, in quei momenti di confusione in cui volano quaderni e sedioline, sono costrette a dare un calcio, uno schiaffo, a tirare i capelli urlando più forte ancora.
Capita che questi momenti finiscano su un video, capita che quel video venga diffuso.
La prossima volta che uno di questi video in cui le maestre cercano solo e unicamente di far rispettare le regole della classe, regole stabilite democraticamente, verrà diffuso, mi aspetto che chi ha stostenuto l'opinione per cui è giusto che si spari su un ragazzo, Davide, che non si ferma all'alt, che chi ha sparato
stava facendo onestamente il proprio lavoro, cioé un carabiniere addestrato che dovrebbe conoscere le leggi (l'art. 192 del CdS non prevede la pena di morte), mi aspetto che, queste persone, abbiano la decenza di essere coerenti.
Evitate di scrivere status indignati, evitate di chiedere la forca per la maestra. Siate coerenti con le vostre posizioni.
Le maestre che prendono a calci i bambini fanno solo il loro lavoro.
Il rispetto delle regole viene prima dell'integrità fisica e morale delle persone.
Lo avete detto voi in questi giorni.

lunedì 23 gennaio 2012

Educazione sessuale

Si potrebbe tentare una metafora dell'atteggiamento di alcuni reazionari, dai metodi oltranzisti, paragonandoli a pietre che giacciono in mezzo al fiume degli eventi, se gli eventi e la storia potessero essere paragonati ad un fiume. Più sono grosse, queste pietre, e meno si spostano in avanti, maggiormente cercano di arrestare il flusso, il cambiamento, si accordano ad altre pietre per formare barriere che arrestino il naturale corso del fiume, dighe che determinano bacini, sacche di arretratezza, pantani. Ma l'acqua non può essere fermata a lungo e, per quanto la pietra possa sembrare resistente, col tempo si corrode e si sbriciola.
Bisogna quindi scegliere se essere pietre o acqua.

Tre miniguide alla sessualità:

Guida sulla sessualità delle donne lesbiche, etero, bisessuali – tradotta in italiano;
Opuscolo informativo sulla sessualità;
Kidz' sex page - mw4k.

lunedì 29 marzo 2010

Stupro di gruppo durante la lezione due minorenni arrestati a Brescia

In carcere un 14enne e un 15enne. Altri 12 compagni di classe si sarebbero posizionati in modo da nascondere all'insegnante quanto stava avvenendo. La verità è emersa da un compito in classe su Dante

Stupro di gruppo durante la lezione due minorenni arrestati a Brescia

Una violenza sessuale di gruppo ai danni di una dodicenne, compiuta dai suoi compagni di classe, durante l'ora di lezione e alla presenza del professore che, tuttavia, non si sarebbe accorto di niente. Per il presunto stupro un quattordicenne e un quindicenne sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Salò, nel Bresciano. Un terzo ragazzo non è stato arrestato in quanto tredicenne. E altri dodici compagni sarebbero coinvolti: si sarebbero posizionati a fare "muro", in modo da nascondere all'insegnante quanto stava avvenendo. Anche questi sono tutti d'età inferiore ai 14 anni, quindi non imputabili.

La violenza. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, mentre il professore di lingue stava interrogando senza accorgersi di nulla, tre studenti della classe hanno continuato a far cadere l'astuccio della ragazza, che dopo averlo raccolto per la terza volta si è trovata davanti un compagno con i pantaloni abbassati che l'ha costretta con la forza ad avere un rapporto orale. Circondata anche da altri compagni che coprivano la visuale al professore, inutile è stato il tentativo delle amiche della ragazza di aiutarla.

La verità nel compito. I fatti risalgono al febbraio scorso, ma se ne è avuta notizia solo oggi. Ed è stato un tema sul terzo canto dell'Inferno di Dante a far scoprire alla preside della scuola media di Salò quanto era successo in una delle sue classi. Dopo aver letto quanto raccontato nei compiti da numerosi ragazzi, ha deciso di sospendere non solo i tre ragazzi colpevoli della presunta violenza sessuale, ma anche la vittima, prima di sapere come in realtà si erano svolti i fatti. La voce di quanto accaduto si è poi sparsa nella scuola e un professore ha deciso di far commentare ai ragazzi due terzine del terzo canto dell'Inferno ("Ed elli a me, come persona accorta: 'Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta...'") in un tema dal quale è emersa la verita su quanto avvenuto.

I tre bulli. I tre principali indiziati sarebbero protagonisti anche di episodi di bullismo che spesso sfociavano in veri e propri reati: dal furto dei soldi a quello dei cellulari dei compagni di classe. Per quanto riguarda invece il professore, che dice di non essersi accorto di nulla, gli investigatori hanno informato l'autorità giudiziaria ordinaria affinché valuti l'opportunità di un provvedimento.

Il ministro Gelmini. E di provvedimenti parla anche il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che definisce l'episodio "di gravità inaudita e inaccettabile", invoca una verifica delle responsabilità e rimarca che, se i fatti dovessero essere accertati, "il ministero è pronto a prendere i dovuti provvedimenti". Gelmini ha telefonato al direttore dell'Ufficio scolastico regionale della Lombardia per acquisire "maggiori informazioni" e ha "immediatamente chiesto un rapporto dettagliato su quanto realmente accaduto".

Fonte: repubblica
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l'insegnante: non mi sono accorto di nulla. La gelmini: prenderemo provvedimenti
Stupro di gruppo in una scuola media nel Bresciano: arrestati due ragazzi
La violenza durante l'orario di lezione: coinvolti altri studenti. Il preside aveva sospeso 3 ragazzi e la vittima


MILANO - Uno stupro a scuola. Durante l'orario di lezione. Due minorenni di 14 e 15 anni sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Salò per una violenza sessuale di gruppo, avvenuta durante l'orario di lezione in una scuola media bresciana. I fatti risalgono al febbraio scorso ma se ne è avuta notizia solo adesso. Un terzo ragazzo non è stato arrestato in quanto minore di 14 anni.

COINVOLTA QUASI TUTTA LA CLASSE - Altri 12 compagni di classe sarebbero coinvolti in quanto si sarebbero posizionati in modo da nascondere all'insegnante quanto stava avvenendo, ma sono tutti d'età inferiore ai 14 anni, quindi non imputabili. L'insegnante avrebbe detto ai carabinieri di non essersi accorto di quanto stava accadendo.

LA RICOSTRUZIONE - L’episodio secondo quanto ricostruito sarebbe accaduto durante il normale orario di lezioni ad insaputa del professore che in quel momento stava interrogando. I tre ragazzi, con la complicità di altri 12 compagni di classe, si sarebbero denudati davanti alla ragazzina per costringerla a un rapporto orale. Rapporto, che stando a quanto riferito dai genitori della vittima, non sarebbe stato consumato. Dalle indagini condotte dai carabinieri i tre sarebbero protagonisti anche di episodi di bullismo che spesso sfociavano in veri e propri reati: dal furto dei soldi a quello dei cellulari dei compagni di classe. Per quanto riguarda invece il professore, che dice di non essersi accorto di nulla, gli investigatori hanno informato l’autorità giudiziaria ordinaria affinchè valuti l’opportunità di un provvedimento.

COME E' EMERSO IL FATTO - Ma la cosa più sorprendente di tutta la vicenda è come è emersa la verità. È stato infatti un tema sul terzo canto dell'Inferno a far scoprire alla preside della scuola media di Salò quanto era successo in una delle sue classi. Dopo aver letto quanto raccontato nei compiti da numerosi ragazzi, ha deciso però di sospendere non solo i tre ragazzi colpevoli della presunta violenza sessuale, ma anche la vittima, prima di sapere come in realtà si erano svolti i fatti. Solo dopo la sospensione della figlia, i genitori hanno capito che era successo qualcosa di grave in classe. E hanno presentato denuncia ai carabinieri che hanno scoperto la violenza sessuale di gruppo che ha portato agli arresti di due ragazzi sui quali si sta indagando anche per precedenti episodi di bullismo. E ora anche la posizione della preside è al vaglio della procura. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, mentre il professore di lingue stava interrogando senza accorgersi di nulla, tre studenti della classe hanno continuato a far cadere l'astuccio della ragazza che, dopo averlo raccolto per la terza volta, si è trovata davanti un compagno con i pantaloni abbassati. La voce di quanto accaduto si è poi sparsa nella scuola e un professore ha deciso di far commentare ai ragazzi due terzine del terzo canto dell'Inferno ('Ed elli a me, come persona accorta: 'Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta....') in un tema dal quale è emersa la verita su quanto avvenuto.

IL MINISTRO GELMINI - Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha definito «di una gravità inaudita e inaccettabile» l’episodio. «Bisogna verificare subito le responsabilità e andare a fondo», ha affermato la Gelmini, sottolineando che «il ministero è pronto a prendere i dovuti provvedimenti, se i fatti saranno accertati. Il ministro Gelmini ha telefonato al direttore dell’ufficio scolastico regionale della Lombardia per acquisire «maggiori informazioni sui fatti accaduti lo scorso febbraio. Il ministro ha «immediatamente chiesto al direttore regionale un rapporto dettagliato su quanto realmente accaduto»

Fonte: corriere.i

domenica 30 agosto 2009

Molestie sessuali su due alunne Insegnante in carcere a Trieste

Le indagini sono state avviate dopo la denuncia della madre di una delle ragazzine
La donna avrebbe letto sul pc della figlia conversazioni via chat a sfondo sessuale

Il docente avrebbe frequentato le due giovanissime via internet ed incontrandole personalmente

Molestie sessuali su due alunne Insegnante in carcere a Trieste
TRIESTE - Un insegnante di 37 anni, Mauro Piccinini, è stato arrestato a Trieste, accusato di violenza sessuale nei confronti di due sue ex allieve di 13 e 14 anni. L'uomo avrebbe continuato a frequentare le due ragazzine fuori della scuola, sia chattando sia incontrandole di persona.

Le indagini sull'uomo, supplente durante lo scorso anno scolastico in alcune medie di Trieste, sono state guidate dalla pm Cristina Bacer. Il gip Raffaele Morvay ha firmato l'ordine di custodia cautelare in carcere e oggi interrogherà Piccinini alla presenza del suo legale, Massimiliano Marchetti. Il difensore del professore sostiene che il rapporto tra il suo assistito e le sue scolare fosse una semplice amicizia, che è stata equivocata.

Le indagini della polizia postale sono scattate dopo che, nelle scorsa primavera, la madre di una delle due giovani ha letto sul computer della figlia le conversazioni a sfondo sessuale via chat tra la ragazzina e il proprio insegnante. Gli investigatori, attraverso intercettazioni telefoniche e accertamenti sul computer del professore, hanno poi scoperto i contatti con la seconda allieva.

(28 agosto 2009)
Fonte: repubblica.it

lunedì 21 gennaio 2008

La propaganda della Moratti sulla pelle dei bambini

Stefano Rodotà (Repubblica del 2 gennaio scorso) le ha chiamate "costituzioni parallele". Al contrario della Costituzione del 1948, non hanno una forma definita. Si tratta di un insieme di 'manifesti politici', di provvedimenti amministrativi e anche di prassi burocratiche che convergono verso il risultato di mettere in discussione i principi fondamentali. Per fortuna, la Costituzione, quella vera, ha in sé dei potenti anticorpi. L'articolo 24, per esempio, che garantisce a tutti il diritto di agire in giudizio a tutela dei propri diritti.

Martedì scorso è stata diffusa la notizia della presentazione, da parte di una donna marocchina di 37 anni, di un ricorso contro la decisione del sindaco di Milano di non ammettere alle scuole materne i bambini degli immigrati privi di permesso di soggiorno. L'azione legale, sostenuta dall'avvocato Livio Neri, si fonda sugli articoli 43 e 44 del Testo unico sull'immigrazione che individuano i comportamenti discriminatori per motivi etnici, razziali, nazionali e religiosi e stabiliscono una procedura a tutela delle vittime.

In attesa della decisione del giudice (e anche di quella dell'amministrazione che è stata invitata dal ministro della Pubblica istruzione a ritirare la circolare) val la pena di conoscere gli elementi essenziali della biografia della ricorrente. Le "costituzioni parallele", infatti, agiscono sulla realtà concreta, sulla vita delle persone.

La presentatrice del ricorso si trova in Italia dal 1993, cioè da quindici anni, e per buona parte della sua permanenza ha avuto un regolare permesso di soggiorno. La sua attuale condizione di irregolarità è stata determinata dall'aver perso il precedente lavoro e di non averne trovato uno nuovo entro il termine stabilito dalla legge. Non è dunque una condizione voluta ma subita. La donna, infatti, conduce una vita normale, risiede in un appartamento per il quale paga regolarmente l'affitto, e ha due bambine. La più grande frequenta la prima elementare. La più piccola, fino al 17 dicembre scorso, attendeva con gioia il momento in cui avrebbe cominciato a frequentare la scuola materna. Anche la madre lo attendeva perché questo le avrebbe consentito di lavorare con più serenità.

Chissà se, nell'elaborare la circolare, il sindaco di Milano ha pensato a casi come questo e ha deciso comunque di agire per dare prova di "fermezza". I consulenti legali del comune dovrebbero averle fatto notare che la circolare era ad alto rischio di bocciatura. Se non altro perché, con lo stesso tipo di azione avviata dalla donna marocchina, era stata già bollata come discriminatoria - e quindi annullata - la decisione di dare ai cittadini italiani cinque punti in più nelle graduatorie per l'assegnazione delle case popolari.

E questa è un'altra fondamentale differenza tra la Costituzione vera e quelle "parallele". La prima ha sessant'anni, le seconde hanno vita breve. E spesso chi le emana ne è consapevole. Le "costituzioni parallele" sono uno strumento per fare propaganda sulla pelle degli altri. Di solito dei più deboli. O per stabilire nuovi diritti a favore dei più forti. Si aggiornano continuamente. Una delle ultime norme, per esempio, stabilisce che la credibilità personale di un uomo politico è messa in discussione esclusivamente dai reati di mafia, e solo in caso di condanna superiore ai cinque anni di reclusione
(glialtrinoi@repubblica. it)

(20 gennaio 2008)

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