Nell’articolo che segue Bonino annuncia che l’operazione di smantellamento dei consultori nel Lazio (Legge Tarzia) è una prova generale per lo smantellamento di tutti i consultori nazionali e la loro sostituzione con strutture confessionali, che non hanno come finalità la salute, ma una ideologizzata (cattolica e fascista) “tutela della vita all’interno del matrimonio”.
Bisogna fare qualcosa per fermare questo processo di impossessamento di tutte le strutture sanitarie destinate alla cura della salute femminile, dei bambini e degli uomini, che hanno la finalità primaria chiara e precisa di rendere nulla la legge 194/75.
Come a dire: non sono riusciti a cancellare la legge direttamente, lo faranno, lo stanno facendo, indirettamente, ostacolando in ogni modo il ricorso ad essa da parte delle cittadine.
Prima con gli obiettori di coscienza (quale coscienza?) e adesso con lo smantellamento di quella che è stata una delle più importanti conquiste per la salute delle donne: l’istituzione dei consultori, dove andare a curarsi GRATIS, da dove ricevere informazioni pratiche e vere sulla sessualità della coppia, dove rivolgersi per i contraccettivi e ovviamente per le interruzioni volontarie di gravidanza, le quali vengono effettuate, grazie alla stessa legge che ha istituito i consultori, la legge 194/75, in tutti i casi in cui è necessario interrompere una gravindanza e non per gioco!
Firmate la petizione per salvare i consultori qui
Articolo tratto da deltanews.net
SANITA’. Bonino, la legge sui consultori nel Lazio è un test nazionale
Pubblicato il 04 ottobre 2010 da redazione
(Roma) “Questo è un test nazionale, non solo una questione regionale. Non si può fare solo ginnastica parlamentare e sbagliare sempre dinamica politica perché sappiamo bene dove si va a finire come abbiamo visto con la legge 40 sulla procreazione assistita: i numeri sono numeri. E’ necessaria una mobilitazione collettiva forte per una battaglia di libertà e legalità che riguarda tutti i cittadini e contemporaneamente una controproposta incisiva che trovi sostegno popolare”. Questo l’appello di Emma Bonino, Vice presidente del Senato, lanciato nel corso della conferenza stampa organizzata ieri a Roma nella sala di rappresentanza del Consiglio regionale del Lazio con i consiglieri regionali di nove diversi gruppi consiliari e associazioni dal titolo “Perché i consultori della Tarzia sono incostituzionali”.
“E’ una proposta di legge incostituzionale- continua Bonino- perché la tutela del figlio concepito così come specificato all’articolo 1 esorbita totalmente dalla competenza legislativa regionale. Perché ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione incide su ambiti materiali di competenza legislativa statale esclusiva. Nel pdl della Tarzia si parla inoltre di alcune figure professionali che dovrebbero lavorare nei consultori che non sono mai state istituite come il mediatore familiare. Dopodiché la Regione si erge a tutela di una nuova definizione etica della famiglia: esclusivamente quella con figli. Cosa che non compete alla Regione”.
Non più la donna, la coppia con una maternità e paternità responsabili, al centro dell’attenzione dei consultori familiari nati in Italia nel 1975, ma la famiglia fondata sul matrimonio che si pone come istituzione prioritariamente votata al servizio della vita tanto da considerarne membro effettivo anche l’embrione che diventa il figlio concepito. “E’ membro della famiglia anche il concepito- spiega Bonino- ma attenzione perché definire il concepito come persona significa che la legge 194 viene destituita di fondamento”.
“Le prime righe della relazione allegata alla proposta Tarzia”, ha spiegato Giulia Rodano, consigliera regionale Idv- “dichiarano che i consultori familiari non debbano essere strutture prioritariamente deputate a fornire in modo asettico servizi sanitari o parasanitari alle famiglie, bensì istituzioni vocate a sostenere e promuovere la famiglia e i valori etici di cui essa è portatrice. L’articolato è poi un misto perverso di affermazioni ideologiche, norme persecutorie verso donne e operatori in materia di Interruzione Volontaria di Gravidanza, e promesse di aiuti completamente finte, completamente prive di copertura economica e giuridica, e quindi in realtà pura demagogia”.
Per Luigi Nieri, Capogruppo sinistra e ecologia, “questa legge avrebbe un costo insostenibile per il bilancio della regione, con una spesa di 100 milioni di euro”.
“Nel testo di legge- ha continuato la consigliera regionale dell’Idv- il consultorio viene definito strumento del compito generativo ed ha la responsabilità di prevenire l’aborto. Vi sono ammesse, per collaborare, solo le associazioni che condividono questa finalità. Un’altra norma, senza alcun fondamento giuridico nella legislazione italiana, riconosce il concepito quale membro della famiglia. In un quadro di arretramento dei diritti sanciti dalla Legge194 confermato dal voto del Consiglio Regionale che rinvia sine die l’adozione della pillola RU486 negli ospedali del Lazio, questa proposta di legge attacca i consultori della nostra regione, perché li trasforma in presidi di uno Stato etico e li colloca in un limbo giuridico che ne rende più incerto il finanziamento pubblico e più debole la dimensione di rete territoriale: chiediamo quindi aiuto a tutte le forze politiche e sociali per respingere la proposta”.
E il prossimo 5 ottobre verranno presentati in Commissione i due testi di legge, la proposta Tarzia e la controproposta dell’Idv, “ bisogna bloccare la legge- secondo Tonino D’Annibale, consigliere regionale Pd- perché contro le donne, è un testo pericoloso e confessionale. Tutte le forze politiche compreso il Pd si mobiliteranno per difendere la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza ”.
Non è solo una questione politica per Mirella Maraschini, ginecologa dell’ospedale San Filippo Neri di Roma “ è in atto un cambiamento culturale, si vuole prevenire l’aborto, ma la prevenzione dell’aborto consiste esclusivamente nella contraccezione”.
Per Pina Nuzzo, Udi, “si tratta di una battaglia che deve uscire dagli schieramenti politici. Bisogna mettere da parte il linguaggio del politichese e del femministese. E’ necessario un richiamo alle regole che coinvolga tutte e tutti. Le donne non devono essere considerate come oggetti di tutela, ma come soggetti di diritti”.
(Delt@ Anno VIII, n. 186 del 5 ottobre 2010) Anna Lonia
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