Dopo che per anni la moda è stata accusata di essere la causa principale nei disturbi del comportamento alimentare per le ragazze di tutto il mondo, oggi il vero colpevole sembra essere Facebook (...)Comincia così il post della direttrice di Vogue, Franca Sozzani, che introduce alla campagna contro l'anoressia intrapresa dalla rivista.
Leggi l'incipit e ti chiedi se ci fa o ci è.
Ipocrisia portami via.
Uno scarica barile (non) senza confronti, deresponsabilizzasi quando si conosce benissimo la portata del proprio lavoro, un lavoro sull'immaginario, manipolatorio, pervasivo.
La colpa, dice poi, è delle famiglie.
E' indubbio che l'anoressia, come tutti i disturbi dell'alimentazione, abbia radici molto profonde, legate a dinamiche famigliari e fagilità soggettive. Così come è fuori di dubbio che il sistema della moda e l'informazione che ruota attorno alla moda abbiano una enorme responsabilità nella diffusione dei modelli estetici.
Il discorso non è portarsi all'estremo opposto, andare in giro col sacco di patate, ingrassare fino a stare male. E questo chi produce "moda" lo sa, perché non pecca di intelligenza, ma di onestà, quanto meno.
Vogue propone una petizione per promuovere la chiusura dei blog, profili gruppi e siti pro-ana, cioè pro-anoressia.
Cos'è allora questa petizione? Cosa rappresenta? Una tardiva presa di coscienza o solo un'ipocrita parata, una rivista di moda che presenta gallerie di donne scheletriche che fa una campagna contro l'anoressia, non è come quel marito che ti picchia dicendoti ti amo? Vogue si ripensa?
Allora via le pubblicità ed i servizi con donne scheletriche, che non rappresentano un tipo longilineo ma la fantomatica taglia zero, la gruccia umana che deve scoparire sotto l'abito. Via i continui riferimenti alla necessità d'essere magri per avere successo.
Intanto la rete continua ad essere il capro espiatorio perfetto, per tutti, ma la rete è fatta di persone, e quelle persone non vivono nel virtuale, ma fuori nel mondo ed è da quel mondo che raccolgono idee, frustrazioni, input e qui li riversano. Il loro corpo esiste nella realtà.
Ci vuole coerenza, responsabilità, etica. Mentre ciò che fa Vogue, ma non solo Vogue, è cavalcare l'onda, fino alla prossima corrente. Ma noi restiamo qui, il nostro corpo è qui e l'onda per noi non c'è, c'è la vita vera.
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