Stuprate, variamente torturate, bruciate vive, le streghe sono tornate negli anni Settanta autonominandosi, autodeterminandosi.
Piccola bibliografia stregonesca:
Streghe di carta
Streghe del passato
Caccia alle streghe Inquisizione
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(di Edoardo Sanguineti)
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Aveva rimproverato il suo aggressore perché faceva la pipì in strada. La violenza in pieno centro della città. L’uomo agli arresti, la vittima in ospedale
Si sono aggravate le condizioni di Maricica Hahaianu, l'infermiera 32enne aggredita venerdì scorso alla stazione Anagnina. A quanto si apprende da fonti sanitarie, la donna è rientrata in coma e sarebbe ora in pericolo di vita. Le condizioni sarebbero peggiorate a causa di una lesione tronco encefalica che dai precedenti esami non era emersa. L'infermiera, dopo essere stata ricoverata d'urgenza venerdì al policlinico Casilino e sottoposta a intervento neurochirurgico, si era svegliata dal coma farmacologico martedì pomeriggio, ma non ha mai ripreso conoscenza. Oggi il "drastico peggioramento", riferito da Cesira Piscioneri, portavoce del Policlinico Casilino di Roma dove la donna è stata ricoverata.
"Le condizioni cliniche della signora Maricica Hahaianu ricoverata presso il reparto di Anestesia e rianimazione - si legge nel dettaglio del bollettino medico delle 17.30 - si sono improvvisamente aggravate. La risonanza magnetica di controllo, eseguita nel pomeriggio, ha evidenziato un incremento dell'edema cerebrale e una estesa lesione del tronco encefalico, evoluti in modo drammatico rispetto ai precedenti controlli. Le condizioni della paziente sono da considerarsi di estrema gravità".
Alessio Burtone, il 20enne agli arresti domiciliari con l'accusa di lesioni, ha scritto una lettera per chiedere perdono. "Chiedo umilmente scusa alla signora Hahaianu Maricica - si legge nel testo indirizzata alla donna - per il gesto violento che le ha provocato questa grave situazione. Da quando l'ho saputo dal carcere non riesco più a dormire. Non mi interessa di quello che mi accadrà perché mi assumerò le mie responsabilità ma ciò che più mi interessa oggi è che la signora possa riprendersi. Prego ogni giorno perché lei possa ristabilirsi e porterò sicuramente un rimorso per tutta la vita".
Ma per la famiglia della vittima, è "troppo facile, troppo comodo chiedere scusa adesso. Di queste scuse possiamo solo prenderne atto". Lo fa sapere l'avvocato della donna, Alessandro Di Giovanni, puntualizzando che "al momento al marito della donna non è giunta alcuna lettera di scuse". "Guardando il video - spiega il penalista - appare chiaro che il giovane sferri un colpo mancino al volto, con una tecnica quasi da boxeur. La donna, colpita al mento, ha perso subito i sensi ed è crollata a terra a corpo morto".
La Procura di Roma ha fatto ricorso al tribunale del riesame per chiedere l'emissione della custodia cautelare in carcere per Burtone. Già in sede di convalida dell'arresto avvenuto venerdì il pm Antonio Calaresu si era opposto alla richiesta di arresti domiciliari per Burtone. Il gip, comunque, aveva deciso di concedere al giovane la misura più attenuata. In base a quanto si apprende la decisione della procura sarebbe maturata anche alla luce del video in cui si vedono le fasi dell'aggressione alla donna.
Per quanto riguarda il precedente di Burtone (una lite scoppiata in strada nell'aprile scorso), il procedimento è stato trasmesso da diverse settimane dal tribunale all'ufficio del giudice di pace. Il reato ipotizzato nel fascicolo, che inizialmente era quello di lesioni, è stato derubricato in percosse. "E' una vicenda che non può esser considerata un precedente, un qualcosa che indichi il normale comportamento del mio assistito - ha spiegato il difensore, l'avvocato Fabrizio Gallo - domani prenderò visione di quell'indagine e avrò modo di capire cosa è successo".
IL VIDEO LA FOTOSEQUENZA LE FOTO
(14 ottobre 2010)
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/10/14/news/pugno_metro-8056918/
I carabinieri hanno avviato l'indagine nello scorso settembre, raccogliendo la denuncia di una delle vittime, che aveva deciso di riferire tutto agli investigatori dopo che il medico si era ripresentato a casa sua, qualche giorno dopo aver effettuato la visita fiscale, provocando nella donna un grave shock psicofisico. I militari, partendo da quell'episodio, hanno rintracciato ed interrogato altre donne che erano state sottoposte a visita fiscale dal dottor K. ed hanno verificato che il comportamento non era episodico ma seriale.
Fonte: FEMMINISMO A SUD
Brutti venti spirano da nord. La maggior parte delle donne uccise da uomini, mariti/padri/fidanzati/figli/fratelli/ex, è stata ammazzata nel nord italia.
Siamo convinte che dal nord arrivi un rigurgito di autoritarismo che colpisce e discrimina tutte le fasce deboli. Dal nord arriva una cultura che legittima l’egoismo, la guerra tra poveri, la guerra tra sessi, l’intolleranza, l’omofobia, la lesbofobia, la transfobia, la repressione contro ogni forma di dissenso.
Dal nord arriva il rigurgito del sessismo più violento, per bocca di quotidiani che non lesinano campagne sgradevoli contro le donne, di politici che non risparmiano alle donne nessun insulto, di opinionisti che considerano le donne addirittura una razza nemica, di movimenti neomaschilisti che fanno guerra alle donne, giustificano uomini violenti, diffondono cultura di violenza per mantenere e ripristinare privilegi per la categoria.
Dal nord arrivano culture conservatrici e reazionarie che evocano un periodo vissuto al tempo di Mussolini durante il quale le donne dovevano solo fare figli, piacere, obbedire, essere fedeli alla patria, al marito e a dio.
Dal nord arrivano le proposte più gravi che minano il diritto di famiglia, la libertà di scelta delle donne che nel frattempo continuano ad essere però usate a scopo di intrattenimento e in pose sessiste per promuovere ogni genere di prodotto.
Dal nord arrivano gli atti più concreti che stanno smantellando uno ad uno ogni diritto acquisito per le donne, ogni struttura di riferimento, non ultimi i consultori e i centri antiviolenza.
Noi del sud abbiamo già vissuto numerose colonizzazioni culturali e non possiamo subire anche questa senza almeno provare a resistere sullo stesso terreno.
Perciò proponiamo una manifestazione contro la violenza maschile sulle donne, che si esprime in ogni forma, sia essa fisica, psicologica, istituzionale, economica, per la fine di novembre da svolgersi a Milano.
Le donne, femministe e lesbiche del sud vogliono prendere il traghetto, percorrere il “continente” e arrivare da “terrone” nella città simbolo dei contesti più culturalmente arretrati d’Italia. Vogliamo venire a dare forza alle sorelle, tante, e ai fratelli, tanti, che lì combattono e sono quotidianamente oggetto di repressione, se parlano, manifestano, fanno volantinaggio, gestiscono un sito internet, vivono.
Diteci se ci volete. Noi siamo pronte a partire. Chi è pront@ a partire con noi segua lo spezzone/striscione delle donne, femministe e lesbiche antisessiste, antirazziste, antifasciste.
Chi ha voglia di discutere della proposta di manifestazione può iscriversi alla mailing list, seguire questo blog o il blog che può essere prevalentemente dedicato alla manifestazione, a partire dalla campagna “Un lenzuolo contro la violenza sulle donne” che alcune sorelle diffondono anche su una pagina facebook.
Sud chiama Nord. Ci siete?
Prepariamo i sacchi a pelo?
Per il freddo polare, basteranno cappotto, guanti e sciarpa o ci vestiamo a strati?
Fonte: FEMMINISMO A SUD
Infermiera in coma per un pugno
la lite per un biglietto del metròAi domiciliari un 20enne con dei precedenti per lesioni. Gravi le condizioni della donna, cittadina romena di 32 anni, operata e ricoverata al policlinico Casilino. L'aggressione nella stazione della metropolitana Anagnina, dove la vittima è rimasta a terra
ROMA - Una banale lite per un biglietto nella stazione della metropolitana, lui le dà un pugno in faccia e lei, infermiera professionale di 32 anni, finisce in coma. Dopo essere rimasta a terra, tra il via vai dei passeggeri in transito alla fermata Anagnina. L'autore dell'aggressione, un 20enne romano con dei precendenti per lesioni, è stato arrestato. Bloccato da un uomo che ha assistito alla scena e lo ha avvicinato mentre cercava di allontanarsi, è stato rincorso da altri due viaggiatori. Dopo il disinteresse iniziale, un intervento provvidenziale che ha permesso di individuare e arrestare il responsabile, ora ai domiciliari. L'aggressione ricorda quella del 2007 a Termini, dove il 26 aprile la studentessa Vanessa Russo, 23 anni, venne ferita mortalmente all'occhio sinistro con un ombrello da Doina Matei, condannata a 16 anni. L'ultimo, gravissimo episodio ha profondamente indignato il sindaco Gianni Alemanno in traferta istituzionale in Cina ("Denuncerò chi non ha soccorso" 1), mentre per il Pd locale ormai dilaga la violenza: "Là città è incattivita, Roma sta cadendo in un pozzo senza fondo'".
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/12/news/donna_roma-7965528/?ref=HREA-1
GUARDA IL VIDEO 2
Il pugno al volto - Il tutto è accaduto all'interno della stazione metropolitana Anagnina, venerdì pomeriggio. Il ragazzo e la donna si trovavano in fila per fare il biglietto, quando tra i due è nato un diverbio. In un secondo momento, quando la cosa sembrava finita, la lite si è riaccesa mentre i due si erano allontanati dallo sportello. Dalle parole il 20enne è passato ai fatti colpendo violentemente con un pugno la donna, che è caduta all'indietro priva di sensi. E' rimasta a terra, tra il via vai dei passanti che percorrevano i corridoi della stazione. Nel frattempo un signore bloccava il ragazzo che si stava allontanado, mentre quel corpo steso per terra cominciava ad attirare l'attenzione di chi si spostava sulla banchina della metro.
Le condizioni della donna - La vittima è stata soccorsa e trasportata d'urgenza presso il policlinico ''Casilino'', dove è stata operata per le gravissime lesioni riportate al cranio. Sottoposta a un intervento neurochirurgico per un ematoma cerebrale, è ancora mantenuta in coma farmacologico. Le sue condizioni sembrano migliorare: stamattina i medici l'hanno staccata dai tubi, anche se non è ancora fuori pericolo di vita. Si trova nel reparto di rianimazione e i sanitari temono, purtroppo, conseguenze permanenti. L'infermiera 32enne si trova in Italia insieme al marito e al fratello, in ospedale per assisterla durante gli orari di visita consentiti.
Il video choc - Una scena agghiacciante, di violenza inaudita, quella ripresa dalle telecamere della stazione. L'atrio con il giardinetto che custodisce un vecchio vagone della ferrovia Roma-Pantano, semivuoto. Pochi i passanti e tra questi un giovane, non alto ma robusto. Una donna gli si avvicina, lo ferma e gli dice qualcosa. Il ragazzo fa per darle una testata, le sputa sembra dalle immagini. La donna reagisce con uno schiaffo. E' a quel punto che il 20enne si scaglia contro di lei: il pugno sferrato con violenza sul volto, lei che cade all'indietro priva di sensi battendo la testa al suolo. Solo dopo alcuni minuti si forma un capannello attorno al corpo.
LA FOTOSEQUENZA 3
L'autore del gesto - I carabinieri della stazione di Cinecittà, con i militari del 6° reggimento del Genio pionieri impegnati nell'operazione ''strade sicure'', dopo avere raccolto le testimonianze dei presenti, hanno rintracciato e arrestato l'aggressore. Alessio Burtone, questo il suo nome, è stato portato nel carcere romano di Regina Coeli e ora si trova agli arresti domiciliari. Si tratta di un ragazzo con dei precedenti sempre per lesioni. "Quando è stato fermato - racconta il capitano Domenico Albanese, comandante della Compagnia dei Roma Casilina - sembrava non rendersi conto della gravità del suo gesto. Era sconvolto. Ma non direi che si possa definire un giovane violento, nonostante la precedente denuncia nei suoi confronti".
AUDIO - Il racconto del capitano dei Carabinieri della Casilina 4
L'avvocato del giovane - "Il ragazzo non è pregiudicato, è un lavoratore e una persona perbene. Non era assolutamente sotto l'effetto di droghe, ha solo avuto paura. Il gip, su mia richiesta, ha deciso di concedergli gli arresti domiciliari". Così l'avvocato Fabrizio Gallo, legale di Alessio Burtone. "Nel video si vede chiaramente che era la donna a inseguire il ragazzo - ha raccontato il difensore - Alessio mi ha detto che lei gli avrebbe rivolto parole offensive e lo avrebbe provocato dicendogli 'Te la faccio pagare' e 'Ti faccio cadere quando arriva la metro'. A quel punto l'ha colpita". "Quando ieri in carcere, prima che gli concedessero i domiciliari - ha aggiunto Gallo - ho detto ad Alessio che la donna era in coma, ha avuto un momento di sconforto. Non pensava di aver fatto una cosa tanto grave. Aveva paura che fosse armata. Anche i genitori del ragazzo sono delle brave persone e sono costernati per l'accaduto. Farò un'istanza al pm per la riammissione in libertà".
Il testimoni - "Ero dietro di loro quando sono usciti dal bar. Il ragazzo camminava davanti e la donna lo seguiva, insultandolo e poi prendendolo a calci e pugni. Il giovane si è girato dicendo 'Ma falla finita' e con una mano l'ha colpita involontariamente. Lei è caduta a terra come un sacco di patate". A parlare è un commerciante che lavora all'interno della stazione della metro Anagnina e, raccontando di aver assistito all'episodio di venerdì, difende l'aggressore. "In 60 anni non avevo mai visto una scena del genere - ha aggiunto - una donna che picchia in quel modo un uomo. La donna se l'è cercata. L'ha chiamato anche porco". Il dipendente Atac che per primo ha soccorso la donna, ha descritto così la scena: "Ho sentito un tonfo e sono uscito dall'ufficio. La donna era sdraiata per terra, poco distante c'era un uomo che, tenendo un giovane per un braccio, chiedeva aiuto. Ho temuto che potesse morire e sono andato a chiamare soccorsi. Non capivo cosa stava succedendo - ha aggiunto - il ragazzo ripeteva che era stato importunato. All'inizio quando sono uscito non c'era nessuno accanto alla donna, sono stato tra i primi a vederla. Poi carabinieri e vigili hanno allontanato le persone per consentire i soccorsi".
VIDEO - La testimonianza dell'edicolante 5
Le reazioni - Incredulità e rabbia per quanto accaduto. Il sindaco Alemanno, da Pechino, si è detto pronto a denunciare chi non è intervenuto. "Non è accettabile - ha fatto sapere - che in una città come Roma avvengano cose del genere e, tanto più, non è possibile che ci sia una tale indifferenza". Ugualmente il Codacons, che ha depositato una denuncia contro ignoti alla procura della Repubblica di Roma chiedendo ai magistrati "di individuare i soggetti ripresi nel video dell'aggressione, i quali non hanno prestato alcun soccorso alla donna malmenata". E se per Renata Polverini si tratta di un fatto anche "culturale" su cui bisogna intervenire, il Pd di Roma ha insistito sulla "violenza ormai dilagante". "La città è incattivita - ha dichiarato Marco Miccoli, coordinatore locale dei democratici - in preda a pulsioni egoistiche che mai avevano avuto cittadinanza nella capitale" (LEGGI 6)
di Robert Fisk (Internazionale, 8/14 ottobre 2010)
1 – Nessuno ha il diritto di mettervi le mani addosso se voi non lo volete. Uno dei diritti fondamentali che avete è quello di poter scegliere sempre quando, come e con chi vivere la vostra vita sessuale. Il sesso deve essere consensuale. Se voi dite di NO e l’altro continua a molestarvi è un abuso. Non lasciatevi ingannare da equivoci e fraintendimenti dietro i quali molestatori e stupratori si nascondono per manipolarvi e poter fare di voi quello che vogliono.
2 – Nessun adulto, parente, padre, zio, fratello, nonno, può chiedervi di “giocare” con lui a fare sesso. Il sesso è una cosa gioiosa, bella, da vivere con spontaneità e pulizia e non in una situazione di squallore e abuso che vi farà inevitabilmente stare male.
3 – Se un adulto vi tocca, molesta o abusa di voi vi sentirete sporche, i vostri abusatori vorranno farvi sentire in colpa, vi diranno che siete voi ad aver provocato, giustificheranno il loro abuso. Se un adulto vi tocca, molesta o abusa di voi dovete immediatamente denunciare e MAI pensare che sia stata colpa vostra.
4 – Se ad abusare di voi o a molestarvi è il vostro insegnante parlatene con i vostri genitori, amici, parenti. Se non trovate ascolto presso queste persone recatevi in un centro antiviolenza, chiamate i numeri disponibili che vi indirizzeranno nei luoghi più vicini. Rivolgetevi comunque senza ombra di dubbio a persone adulte delle quali vi fidate ciecamente o che sentite comprensive rispetto a questi problemi.
5 – Se ad abusare di voi o a molestarvi è vostro padre, zio, fratello, parente, rivolgetevi ad una insegnante, un centro antiviolenza, comunque a persone adulte al di fuori dai contesti familiari. Potrete rivolgervi ad altri membri della famiglia solo se li riterrete davvero preoccupati per il vostro benessere più che della stabilità e della reputazione della famiglia.
6 – La violenza maschile si trova innanzitutto nella famiglia. Non si tratta soltanto di abusi sessuali ma anche di mille altre forme di violenze di tipo fisico o psicologico. Avete il diritto di ribellarvi e denunciare qualunque sopruso, violenza e prevaricazione da voi subita.
7 – Non lasciate che altri dettino norme sulla vostra vita: non ci sono mai modi di vestire, comportarsi, camminare, per evitare un abuso. Non dipende da voi. Semplicemente accade che voi rappresentiate l’oggetto del desiderio per qualcuno e questo qualcuno più spesso è tra le mura della vostra casa, tra le vostre amicizie, a scuola, tra i conoscenti o comunque in ambienti che frequentate quotidianamente e che erroneamente percepite come luoghi più “sicuri” di altri che non conoscete.
8 – La violenza si annida tra persone di tutte le culture, le nazionalità e le religioni. Non c’è mai una distinzione. Non dipende dal colore della pelle. Non dipende dalla lingua parlata. La violenza maschile si trova più spesso in famiglia, tra le persone che conoscete e si serve di omertà e complicità per continuare ad esistere.
9 – Troverete certamente difficoltà nel denunciare ed essere credute quando direte di essere state abusate da ragazzi o uomini italiani. In special modo quando parlerete di persone della vostra famiglia comunemente giudicate “rispettabili” o parlerete di altri uomini che ricoprono ruoli sociali di prestigio. La violenza maschile è più protetta e tollerata in famiglia e tra soggetti di estrazione sociale ricca, benestante, o più comunemente italiana. Tuttavia dovrete comunque rompere il muro del silenzio e fidarvi di una o più persone che porteranno avanti, assieme a voi, questa battaglia in vostra difesa.
10 – Costruite una serie di relazioni sociali tra coetanee. Realizzate patti di amicizia e solidarietà. Parlate tra voi degli abusi subiti. Costruite una rete attiva che possa diventare il vostro rifugio nel caso in cui ne avrete bisogno. Incontratevi, parlate, confidatevi, non custodite segreti e rompete il silenzio almeno tra voi esponendo tutto ciò che non vi sembra normale perché normale non è. Realizzate sorellanze perché la sorellanza è quella che vi salverà la vita quando ne avrete bisogno.
In caso di violenza fidatevi SOLO di questi riferimenti:
Centri antiviolenza italiani: http://www.centriantiviolenza.eu/
Antiviolenza donna: http://www.antiviolenzadonna.it/
Telefono azzurro: http://www.azzurro.it/
Se chiamate il numero 1522,vi risponderà la Rete Nazionale Antiviolenza; se chiamate il numero 118, vi risponderà la centrale operativa di primo soccorso a voi più vicina (l'ambulanza); se chiamate il numero 113, vi risponderà la polizia; se chiamate il numero 112, vi risponderanno i carabinieri.
Fonte: Femminismo a sud