giovedì 7 ottobre 2010

Stuprò la 17enne francese a Capri Ha già lasciato il carcere e fa sport

Il ragazzo che solo tre mesi fa ha brutalmente stuprato la diciassettenne francese a Capri, è praticamente libero di fare quello che gli pare!
Questo ragazzo dopo averla stuprata è andato tranquillamente a lavarsi le mani sporche di sangue in un hotel lì vicino, ha cercato di far credere che lei fosse consenziente, nonostante una lacerazione vaginale che ha richiesto 5 punti di sutura, ma le telecamere lo hanno incastrato.
Figlio della cosiddetta Napoli bene? no, figlio della Napoli che riesce ad ottenere una vacanza per uno stupratore! che non pensasse la famiglia di questo stupratore d'essere migliore di una qualsiasi famiglia camorristica, "mio figlio è un timido non credo allo stupro" diceva il padre, che non credesse la famiglia di appartenere alla Napoli bene, la Napoli bene è fatta di gente che vuole giustizia e non stupra e non mente e non si sente al di sopra della legge.

Speriamo che durante le tante ore libere, di fratellanza e non violenza non cominci a frequentare la figlia o la nipote di chi ha deciso questo regime di rieducazione, visto che non credo ad una "rieducazione" così repentina per uno che si è andato tranquillamente a lavare le mani del fatto appena compiuto.

Chissà come passa le sue giornate la ragazza francese che lui ha stuprato e ha lasciato in strada come una bestia in un mare di sangue. Le auguro d'essere circondata d'amore e rispetto, il rispetto che l'Italia non potrà mai darle.

L'articolo qui sotto tratto da Il Messaggero

Stuprò la 17enne francese a Capri Ha già lasciato il carcere e fa sport
di Carmela Maietta


NAPOLI (7 ottobre) - Dietro le sbarre è rimasto poco tempo, dopo alcune settimane è stato trasferito in una comunità ai Colli Aminei, senza i vincoli canonici di una struttura carceraria.

In estate ha brutalmente violentato, a Capri, una ragazza francese, ricoverata in stato di choc in ospedale dove i medici sono dovuti intervenire con 5 punti di sutura. Una misura di custodia attenuata, quella applicata dalla magistratura, che consente larga libertà di movimento, anche al di fuori della stessa comunità. Anzi è proprio la possibilità di muoversi, di fare una vita secondo criteri normali, quindi scuola, sport e altro ancora, il principio ispiratore di una misura alternativa al carcere per i minori nell’ottica, naturalmente, di determinati parametri normativi.

La storia giudiziaria del diciassettenne, rampollo di una famiglia bene di Napoli, comincia in una calda sera di agosto quando, sull’isola azzurra, si diverte in discoteca con un gruppo di amici. La notte brava non si esaurisce con un bicchiere di troppo, il fuori programma è drammatico per la ragazza che si allontana con lui in una stradina adiacente: verso l’alba viene trovata riversa sul selciato e in stato confusionale. Racconta di essere stata violentata e brutalizzata e i sanitari che le prestano soccorso ne hanno la conferma.

Immediato per il ragazzo il trasferimento all’istituto minorile di Nisida dove divide la cella con una ragazzo della periferia della città. Non sembra legare con gli altri ospiti; e d’altra parte ad alcuni esponenti politici in visita all’istituto dice con sicurezza: «La mia vita non cambia». Sullo «scoglio» rimane per poco, in attesa del processo viene trasferito alla comunità pubblica ai Colli Aminei intitolata a don Peppe Diana, una struttura senza celle, dove si sperimenta, si realizzano progetti di carattere generale e, ovviamente, diversi percorsi personalizzati.


Questo consente, ricorda Sandro Forlani, responsabile del Centro per la giustizia minorile della Campania e della Basilicata, di non interrompere il processo educativo in atto che è uno degli obiettivi primari insieme a quello dell’educazione alla responsabilità.

Ecco, dunque, la giornata tipo del diciassettenne nella Comunità: coabitazione in ampi spazi con altri 4 ospiti, poi la scuola, la stessa che ha sempre frequentato non lontana dalla struttura che lo ospita, il pranzo come momento di condivisione e di confronto e poi, a seconda della programmazione prevista, attività di tempo libero come la palestra Maddaloni a Scampia, «perché lo sport è fratellanza, non violenza, e l’avversario non è un nemico»; e altre iniziative in sintonia con il progetto previsto per ognuno. Non solo uno stimolo alla responsabilità sociale, fa rilevare il direttore della Comunità, Emanuele Esposito, ma anche alla crescita di cittadini con una serie di interventi fra cui anche quelli di diverse associazioni come Libera e la Fondazione Caponnetto.


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