E’ una tragedia, un orrore, un crimine contro l'umanità. I particolari degli omicidi - donne decapitate, bruciate vive, lapidate, pugnalate, folgorate, strangolate e seppellite vive per lavare l’"onore di famiglia” - sono terrificanti. Le ultime statistiche mondiali pubblicate dall’ONU nel 2007 parlano di circa 5.000 morti all'anno,ma in Medio Oriente e sudest asiatico molte associazioni di donne sospettano che le vittime siano almeno quattro volte di più.
La maggior parte delle vittime sono giovani, molti sono gli adolescenti, eliminati nell'ambito di un vile tradizione che risale a centinaia di anni ma che ora si estende su metà del globo.
L’ Independent ha condotto un’indagine durata 10 mesi in Giordania, Pakistan, Egitto, Gaza e Cisgiordania per raccontare questi crimini, che riguardano soprattutto donne giovanissime,spesso adolescenti. Tra le vittime ci sono anche degli uomini e, sebbene i giornalisti la descrivano come un’usanza prevalentemente musulmana, i delitti d’onore avvengono anche nelle comunità cristiana e indù
Il concetto di onore (ird in arabo) – l’onore della famiglia e della comunità – va al di là della religione e trascende la pietà umana. Le volontarie che lavorano nelle organizzazione per i diritti umani, ad Amnesty International, nelle associazioni delle donne e negli archivi dei mezzi d’informazione, ci dicono che la strage delle innocenti accusate di aver disonorato la famiglia si aggrava ogni anno che passa.
I delitti d’onore sono frequenti soprattutto tra i curdi d’Iraq, tra i palestinesi della Giordania, in Pakistan e in Turchia. Forse però questa sproporzione dipende dal fatto che in alcuni paesi la stampa è più libera di denunciare e compensa la segretezza che circonda gli stessi delitti in Egitto, dove il governo nega che esistano, e in altri paesi del Golfo e del Medio Oriente. Da molto tempo i delitti d’onore sono aumentati anche in Occidente: in Gran Bretagna, in Belgio, in Russia, in Canada. In molti paesi del Medio Oriente, le autorità sono complici di questi crimini e riducono o addirittura annullano le condanne degli assassini se le donne fanno parte della famiglia, oppure classificano gli omicidi come suicidi per evitare i processi.
E’ difficile mantenere la calma di fronte all’elenco sterminato dei delitti d’onore. Come si deve reagire davanti ad un uomo che violenta e poi, siccome è rimasta incinta, la uccide per salvare l’onore della famiglia, come è successo in Egitto?
Medine Mehmi, una ragazza turca della provincia di Adiyaman, a febbraio è stata sepolta viva sotto un pollaio dal padre e dal nonno perché “aveva amici maschi”. Aisha Ibrahim Duhulow aveva 13 anni nel 2008 quando, dopo essere stata accusata di adulterio, è stata trascinata in una buca scavata nel terreno, sepolta fino al collo e lapidata da 50 uomini. Il suo crimine? Essere stata violentata da tre uomini.
A Daharki, in Pakistan, una ragazza è stata uccisa dai familiari mentre partoriva il suo secondo figlio. Prima di essere massacrata con un’ascia, le hanno tagliato il naso, le orecchie e le labbra. Il primo bambino, ancora piccolo, è stato trovato morto tra i suoi vestiti. La testa del neonato spuntava appena, mentre il torso era ancora nell’utero. I tre cadaveri erano in stato avanzato di decomposizione. Alcune donne volevano seppellirli, ma un religioso musulmano si è rifiutato di pronunciare una preghiera per loro perché trattandosi di una “donna maledetta e dei suoi figli illegittimi” sarebbe stato un atto empio.
Nell’agosto del 2008, in Belucistan, cinque donne sono state sepolte vive per aver commesso reati contro l’onore delle famiglie. Hamida, Rahima e Fauzia erano adolescenti. Degli uomini le hanno picchiate, le hanno sparato e le hanno gettate ancora vive in una fossa dove le hanno coperte di terra e di pietre. Altre due donne, di 45 e 38 anni, hanno fatto la stessa fine per aver protestato. Le più giovani erano colpevoli di aver voluto sposare uomini non scelti dalle loro famiglie. Un parlamentare pakistano, Israrullah Zehri, ha dichiarato in aula che quegli omicidi facevano parte “di una tradizione secolare che bisogna continuare a difendere”.
Nel dicembre del 2003, a Multan, ancora in Pakistan, una ragazza di 23 anni, Afsheen, è stata assassinata dal padre perché, dopo un infelice matrimonio combinato, era fuggita con un altro uomo, Hassan. Afsheen veniva da una famiglia istruita di avvocati e ingegneri. “Le ho messo dei sonniferi nel tè e poi l’ho strangolata nel dupatta (una lunga sciarpa che fa parte del costume tradizionale delle pachistane)” ha confessato il padre alla polizia. “L’onore è l’unica cosa che conta per un uomo. Era la mia figlia preferita. Sento ancora le sue grida e avrei voglia di tagliarmi le mani e farla finita”. I parenti avevano trovato Afsheen a Rawalpindi in compagnia di Hassan e le avevano promesso che se fosse tornata a casa non le avrebbero fatto nulla. Mentivano.
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Da http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_content&view=article&id=10184:uomini-che-uccidono-le-donne&catid=198&Itemid=0
La maggior parte delle vittime sono giovani, molti sono gli adolescenti, eliminati nell'ambito di un vile tradizione che risale a centinaia di anni ma che ora si estende su metà del globo.
L’ Independent ha condotto un’indagine durata 10 mesi in Giordania, Pakistan, Egitto, Gaza e Cisgiordania per raccontare questi crimini, che riguardano soprattutto donne giovanissime,spesso adolescenti. Tra le vittime ci sono anche degli uomini e, sebbene i giornalisti la descrivano come un’usanza prevalentemente musulmana, i delitti d’onore avvengono anche nelle comunità cristiana e indù
Il concetto di onore (ird in arabo) – l’onore della famiglia e della comunità – va al di là della religione e trascende la pietà umana. Le volontarie che lavorano nelle organizzazione per i diritti umani, ad Amnesty International, nelle associazioni delle donne e negli archivi dei mezzi d’informazione, ci dicono che la strage delle innocenti accusate di aver disonorato la famiglia si aggrava ogni anno che passa.
I delitti d’onore sono frequenti soprattutto tra i curdi d’Iraq, tra i palestinesi della Giordania, in Pakistan e in Turchia. Forse però questa sproporzione dipende dal fatto che in alcuni paesi la stampa è più libera di denunciare e compensa la segretezza che circonda gli stessi delitti in Egitto, dove il governo nega che esistano, e in altri paesi del Golfo e del Medio Oriente. Da molto tempo i delitti d’onore sono aumentati anche in Occidente: in Gran Bretagna, in Belgio, in Russia, in Canada. In molti paesi del Medio Oriente, le autorità sono complici di questi crimini e riducono o addirittura annullano le condanne degli assassini se le donne fanno parte della famiglia, oppure classificano gli omicidi come suicidi per evitare i processi.
E’ difficile mantenere la calma di fronte all’elenco sterminato dei delitti d’onore. Come si deve reagire davanti ad un uomo che violenta e poi, siccome è rimasta incinta, la uccide per salvare l’onore della famiglia, come è successo in Egitto?
Medine Mehmi, una ragazza turca della provincia di Adiyaman, a febbraio è stata sepolta viva sotto un pollaio dal padre e dal nonno perché “aveva amici maschi”. Aisha Ibrahim Duhulow aveva 13 anni nel 2008 quando, dopo essere stata accusata di adulterio, è stata trascinata in una buca scavata nel terreno, sepolta fino al collo e lapidata da 50 uomini. Il suo crimine? Essere stata violentata da tre uomini.
A Daharki, in Pakistan, una ragazza è stata uccisa dai familiari mentre partoriva il suo secondo figlio. Prima di essere massacrata con un’ascia, le hanno tagliato il naso, le orecchie e le labbra. Il primo bambino, ancora piccolo, è stato trovato morto tra i suoi vestiti. La testa del neonato spuntava appena, mentre il torso era ancora nell’utero. I tre cadaveri erano in stato avanzato di decomposizione. Alcune donne volevano seppellirli, ma un religioso musulmano si è rifiutato di pronunciare una preghiera per loro perché trattandosi di una “donna maledetta e dei suoi figli illegittimi” sarebbe stato un atto empio.
Nell’agosto del 2008, in Belucistan, cinque donne sono state sepolte vive per aver commesso reati contro l’onore delle famiglie. Hamida, Rahima e Fauzia erano adolescenti. Degli uomini le hanno picchiate, le hanno sparato e le hanno gettate ancora vive in una fossa dove le hanno coperte di terra e di pietre. Altre due donne, di 45 e 38 anni, hanno fatto la stessa fine per aver protestato. Le più giovani erano colpevoli di aver voluto sposare uomini non scelti dalle loro famiglie. Un parlamentare pakistano, Israrullah Zehri, ha dichiarato in aula che quegli omicidi facevano parte “di una tradizione secolare che bisogna continuare a difendere”.
Nel dicembre del 2003, a Multan, ancora in Pakistan, una ragazza di 23 anni, Afsheen, è stata assassinata dal padre perché, dopo un infelice matrimonio combinato, era fuggita con un altro uomo, Hassan. Afsheen veniva da una famiglia istruita di avvocati e ingegneri. “Le ho messo dei sonniferi nel tè e poi l’ho strangolata nel dupatta (una lunga sciarpa che fa parte del costume tradizionale delle pachistane)” ha confessato il padre alla polizia. “L’onore è l’unica cosa che conta per un uomo. Era la mia figlia preferita. Sento ancora le sue grida e avrei voglia di tagliarmi le mani e farla finita”. I parenti avevano trovato Afsheen a Rawalpindi in compagnia di Hassan e le avevano promesso che se fosse tornata a casa non le avrebbero fatto nulla. Mentivano.
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Da http://www.zeroviolenzadonne.it/index.php?option=com_content&view=article&id=10184:uomini-che-uccidono-le-donne&catid=198&Itemid=0
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