In rete gira questa pubblicità di Louis Vuitton. Una nuova campagna in cui, dicono, non si prende in considerazione la vita drammatica delle prostitute e, secondo alcune persone, si prende in giro chi subisce molestie nel mondo della moda.
Quello che io vedo però, in questo spot, a un primo rapidissimo sguardo, al quale fanno seguito queste poche righe, è quasi una presa di coscienza sul significato della femminilità, più che una presa in giro. Voglio dire, tutto l'apparato della femminilità è prostitutivo. Non è una presa in giro, è la rappresentazione di come viene costruita la femminilità.
A partire dalla scritta Love. E dunque, la cosa che maggiormente mi disturba, a parte l'estrema magrezza di questa donna, è quella ignobile pelliccia che rappresenta uno status simbol, la crudeltà inutile.
Di significati in questo spot ce ne sono molti. Di violenza anche. Ma non riguardano la banalizzazione della prostituzione, bensì il modello di femminilità che costruisce la moda: magrezza, seduttività eteronormata, simboli di potere. E la pubblicità è onesta, lo dice chiaramente, nel finale, che è l'industria della moda che contribuisce oggi, in modo massiccio, a generare questo modello umano.
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