Il comunicato di Save194Campania per il 14 dicembre ore 10.00 al II Policlinico di Napoli.
Poche settimane fa il presidente Monti ha dichiarato che il nostro
sistema sanitario nazionale “potrebbe non essere garantito se non si
individuano nuove modalità di finanziamento”.
Cosa voleva dire? Che l’unica strada per garantirlo è la privatizzazione?
Anche se nei giorni seguenti Monti si è
affrettato a ribadire che la risposta non è la privatizzazione, usando
parole come rinnovamento e ripensamento del sistema sanitario, noi
sappiamo bene che tutte le azioni che questo governo, come quelli
precedenti, hanno messo in atto, hanno prodotto un lento e continuo
peggioramento della sanità pubblica a favore di quella privata.
In tale contesto di smantellamento del
sistema sanitario pubblico noi, in quanto donne, non possiamo non notare
quanta sempre minore attenzione si dia alla salute della donna: le
liste d’attesa per le più banali visite sono sempre più lunghe, il
numero di obiettori è cresciuto così tanto da rendere quasi impossibile
l’effettuazione di aborti, la mammografia è gratis solo per le donne
dopo i 50 anni, in contraddizione con le statistiche che dimostrano
chiaramente come il cancro al seno stia aumentando tra le giovanissime.
Ci chiediamo, quanto vale in questo paese la salute delle donne?
Coscienti di questa situazione la mattina del 14 dicembre, alle ore 10,
abbiamo deciso di dar luogo ad un presidio davanti al reparto IVG del
Secondo Policlinico di Napoli. L’intento è quello di informare le
persone su quanto è accaduto il 22 dicembre scorso, quando un radiologo,
improvvisatosi anestesista, ha aggredito fisicamente e verbalmente una
paziente colta da una crisi a causa del farmaco che egli stesso le aveva
erroneamente somministrato. La donna si trovava lì per effettuare un
intervento di IVG.
Questa aggressione, nonostante la sua gravità, è costata al radiologo solo due mesi di sospensione.
Ci chiediamo dunque a cosa serva questa
sospensione, se lo stesso pm che ha analizzato il caso ha affermato che
“appare evidente e concreto il pericolo di reiterazione di sue condotte
illecite analoghe a quelle per cui si procede”.
La risposta la si ritrova nel fatto che
questo radiologo sia prossimo al pensionamento, e che quindi, per
preservarne l’onorabilità, si sia deciso di optare per la sospensione e
non la condanna, soluzione che gli avrebbe fatto perdere la pensione.
Noi che gli autoritarismi li combattiamo,
non stiamo qui a chiedervi una condanna ma bensì una presa di
posizione, perché se da una parte è stata preservata l’immagine di un
“professionista” dall’altra si è mandato il messaggio che aggredire una
donna che sta esercitando un suo diritto, quello di abortire, è infondo
cosa da poco, qualcosa su cui si può sorvolare, qualcosa che si può
nascondere per preservare ciò che per questa società sembra essere più
importante, la casta dei medici.
Vi chiediamo: la salute delle donne è qualcosa su cui si possono fare sconti?
Perché si sceglie di tutelare maggiormente un appartenente a una casta piuttosto che una paziente vittima di una aggressione?
In questo clima di discriminazioni e
violenza, fatta di tanti piccoli gesti o frasi che ledono la donna e la
sua autodeterminazione, ci preme ricordare anche che seppur esista una
legge, la 194/78 che regola l’IVG, sappiamo tutti che la sua
applicazione è oltraggiata innanzitutto dall’obiezione di coscienza, che
non ha limiti.
Ricordiamo infatti che a Napoli a marzo
2012 per due settimane non si sono fatte interruzioni di gravidanza
perché l’unico ginecologo non obiettore era morto. Ciò accade perché l’
84% dei medici in Campania è obiettore.
Noi siamo stufe e stufi di questo boicottaggio sistematico che si verifica ogni qualvolta una donna si autodetermina.
Sappiamo benissimo che la stessa legge
194 prevede al suo interno il meccanismo per il suo boicottaggio
attraverso l’obiezione di coscienza illimitata (art.9 Legge194/78), ma
sappiamo anche che questa obiezione si può attuare solo nei confronti
dell’aborto e non per l’assistenza sanitaria durante tale intervento, o
rispetto alla prescrizione della pillola del giorno dopo o dei cinque
giorni dopo, che sono entrambe dei contraccettivi.
Attraverso lo strumento dell’obiezione
si dà al medico, e al personale sanitario, la possibilità di non
prendere parte a interventi di IVG, nonostante questi optino liberamente
per la facoltà di medicina e specializzazione in ginecologia.
I numeri degli obiettori in Italia, al
Sud in particolare, rendono di fatto quasi impossibile la corretta
applicabilità della legge.
Solo attraverso la libertà di scelta può
esserci libertà di coscienza, e libertà di scelta significa maternità
consapevole. Chiediamo quindi che vengano rimossi tutti gli ostacoli che
impediscono l’applicabilità della 194 e vogliamo:
- Educazione sessuale nelle scuole
- Sessualità libera (con chi vuoi)
- Contraccezione disponibile (anche d’emergenza)
- Aborto assistito e gratuito
- Consultorio pubblico e laico
- Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
- Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
- Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
- Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
- Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.
L’educazione e la contraccezione
ordinaria e di emergenza rappresentano gli unici modi per diminuire il
numero di aborti. Inoltre vogliamo che non siano fatti alcuni sconti
sulla salute delle donne in nome di privilegi da tutelare. Non sulla
nostra pelle.