venerdì 8 luglio 2011

Rettifica e riflessioni

Ieri sera, sul tardi, è comparso un profilo pubblico, su facebook, che portava il nome di questo blog. Già due volte, nel corso degli anni, Nata Femmina è stato "clonato", ma poi i cloni sono spariti in breve tempo, senza che io facessi nulla, quando ieri il profilo è stato aperto ed ha cominciato a mandare inviti ad altri gruppi e profili femministi o comunque che si interessano alle questioni di genere, anche a causa di una serie di coincidenze, alle quali accenno nei commenti al post precedente Attenzione Fake di Nata Femmina su facebook , non senza dubbi, ho deciso di avvertire le persone che a quel profilo aderivano, che non ero io a gestirlo e che a mio parere si trattava di un fake.
Come tutt* sappiamo la clonazione e la sottrazione di profili è una prassi per chi agisce in rete secondo un disegno politico e commerciale.
Oggi, nella tarda mattinata, la persona che gestiva la pagina mi ha contattata dicendomi che non aveva intenzione di clonare questo blog e mi ha chiesto di pubblicare una rettifica. Tutto è accaduto ingenuamente, in buona fede e senza secondi fini. Successivamente, è stata così gentile da cambiare il nome della pagina. A quel punto ho spiegato che non credevo necessario pubblicare una smentita, dato che la pagina adesso aveva un altro nome e che da qui non partiva nessun link, quindi non era compromessa. Nel mentre la sua pagina è stata chiusa.
E' davvero ironico il modo in cui funziona facebook, ci sono delle pagine violente, gruppi gestiti da gentaglia che racconta frottole, false statistiche, teorie pericolose, sessiste, razziste e fasciste e soprattutto che fanno opera di mistificazione della realtà, gruppi e pagine che hanno migliaia di aderenti, la maggiore parte dei quali ignari di trovarsi in false pagine contro la violenza sulle donne e sui bambini, perchè chiamare una pagina "Contro la violenza sulle donne" e poi commentare i femminicidi con frasi esultanti, mi sembra un palese controsenso, perchè sono i contenuti a contare, non il nome di chi li gestisce e nemmeno il titolo che fa da cornice. A queste pagine aderiscono poi una quantità indicibile di falsi profili di donna, gestiti sempre dallo stesso manipolo di esaltati; ebbene, queste pagine e profili, proliferano indisturbati da tempo, riuscendo a manomettere la pagina anche in modo da non essere segnalati, mentre tra ieri e oggi, il servizio di monitoraggio di facebook ha funzionato benissimo, quella falsa pagina in discussione è stata prontamente chiusa.
In privato la persona che aveva aperto la pagina ed io abbiamo chiarito i fatti, ho spiegato le mie motivazioni, ho ascoltato le sue, ed il disguido è stato chiuso, con un po' di amarezza.
Perchè in realtà, pur sentendo di aver agito nel modo giusto, per tutto il pomeriggio non ho potuto fare a meno di riflettere sul nervo scoperto che mi ha portata a questa reazione (necessaria), e sulla violenza che subiamo, costantemente, anche in rete e dalla quale ci dobbiamo difendere a muso duro.
Non solo in questi casi, anche quando partecipiamo ad una discussione, quante volte ci si trova sotto il fuoco di un assalitore verbale che non smette di colpire finchè non ti ha annientata, zittendoti? Sempre, non ricordo discussione pubblica in cui, ad un certo punto non abbia avuto il desiderio di premere un ipotetico tasto con la scritta DELETE e cancellare il mio interlocutore che, attraverso il rovesciamento delle mie parole, il discredito e l'insulto, mi stava di fatto virtualmente ammazzando. E non mi riferisco a discussioni accese, mi riferisco a vere e proprie valanghe di merda.
Alcune sono costrette a fingersi maschi per non vedere le proprie opinioni screditate, altre, come me, nelle discussioni non mollano mai, oppongono sarcasmo a sarcasmo, violenza verbale a violenza verbale. Non sto più zitta ormai da tempo.
Hanno colonizzato le nostre paure, messo in atto una strategia del terrore, non siamo libere di vivere la vita e la rete da donne pensanti e parlanti.
Non è diverso dal camminare per strada, sentire qualcuno alle spalle, e affrettare il passo, guardarsi attorno in cerca di un riparo, di aiuto o stringere le chiavi di casa nella mano, quelle lunghe, ma che ci fai?
A questa sensazione di insicurezza e pericolo mi oppongo con forza, e dichiaro il nostro diritto all'urlo, il nostro diritto alla parola ad essere libere.

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