Ex fidanzato entra in casa e lega la donna e la ragazza. Fugge e si schianta con l’auto
GIANNI GIACOMINO
venaria
Non aveva accettato che quella donna, di vent’anni più grande di lui, avesse troncato la loro relazione. La perseguitava con gli sms. Non accettava di essere stato sbattuto fuori. L'altra sera un elettricista di 23 anni è ripiombato in quella casa, dalla sua ex, che abita in un paese del Ciriacese.
Sotto la minaccia di un coltello ha costretto la donna e la figlia di quest’ultima, appena 15 anni, a spogliarsi. Con del nastro isolante le ha legate al letto, le ha tappato la bocca e chiuso gli occhi. Poi le ha violentate. Tutte e due. Quattro ore di inferno e di follia, scandite da bicchieri di vino per prendere coraggio. Poi, S. S. è fuggito, completamente ubriaco.
E' stato intercettato e bloccato da una pattuglia dei carabinieri del nucleo radiomobile di Venaria. Al volante della sua Peugeot 106, si è schiantato contro un guardrail: naso rotto e qualche escoriazione. Adesso è accusato di sequestro di persona, violenza sessuale e resistenza a pubblico ufficiale.
Vite rovinate. Soprattutto quelle della donna, che sbarca il lunario stirando e facendo pulizie a domicilio, e della figlia, studentessa. Fino a ieri invece S. S. aveva solo un piccolo precedente per un furto che aveva commesso in un cantiere qualche anno fa.
E' una storia squallida e tristissima quella che inizia alle 22,30 circa, quando l'elettricista raggiunge la casa della sua ex. Insieme hanno convissuto lì, in quell’alloggio, per tre anni. Finché la 43enne, stufa delle prepotenze e delle botte del suo giovane compagno, lo scorso dicembre l'ha messo alla porta: «Non farti più vedere».
L'appartamento è al piano rialzato di una palazzina popolare. S. S. è mingherlino, si arrampica facilmente sul balcone e piomba nell’alloggio sfondando una finestra. Brandisce un coltello, ha gli occhi spiritati. Madre e figlia, già in pigiama, sprofondano nel terrore.
«Non urlate. E tu spogliati, o ammazzo una delle due», ordina l'elettricista mentre punta la lama alla gola della sua ex convivente. Poi fa sdraiare le sue vittime sullo stesso letto e le blocca le gambe con del nastro isolante, lo stesso che usa anche per scocciare la bocca e gli occhi. Poi comincia la violenza. E' una situazione agghiacciante. Le due donne piangono, impietrite dal terrore.
L'elettricista – come racconterà poi l'ex convivente agli investigatori – sbiascica parole sconnesse. Ogni tanto scende dal letto e tracanna un bicchiere di vino. Si ubriaca fino a vomitare. Intorno alle 3 forse, comincia a rendersi conto di quello che ha combinato. Libera la donna e le porge il coltello: «Uccidimi per quello che ho fatto, non merito altro. Ma non è colpa mia se è finita così». La donna e la figlia approfittano di quel momento e scappano fuori. Suonano i campanelli degli altri inquilini. Apre la porta solo un carabiniere che dà subito l'allarme. La colf implora i militari: «Non dite niente al mio ex marito, non so come potrebbe reagire». Intanto S. S. capisce di essere nei guai e scappa. Salta sulla Peugeot 106 e schizza in direzione di Ciriè a tutta velocità. Una gazzella del radiomobile gli intima l’alt sulla strada provinciale, ma lui si schianta contro l'Alfa Romeo e sgomma via. Ancora qualche minuto e la sua fuga finisce contro un guardrail, nei pressi della rotatoria vicino all'ipermercato Bennet.
Madre e figlia invece vengono soccorse e trasportate all'ospedale Sant'Anna. «Siamo intervenuti con successo perché alla centrale operativa è arrivata la segnalazione con tempestività – dice il capitano Roberto Capriolo, comandante dei carabinieri della Compagnia di Venaria – per fortuna nessuno dei militari è rimasto ferito».
La stampa.it
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