di VINCENZO COMPAGNONE Tre anni e 10 mesi ciascuno. Questa la pena alla quale sono stati condannati Michele Novosel, 20 anni, ed Enrico Sutteri di 19, riconosciuti colpevoli, dal giudice Massimo Vicinanza, del reato di atti sessuali nei confronti di una tredicenne, in relazione all’episodio avvenuto l’11 settembre dello scorso anno a Piuma. Il processo si è svolto ieri mattina con rito abbreviato in camera di consiglio. Ciò significa che, sulla base di quanto richiesto dai legali dei due giovani, è stata “saltata” la fase dell’udienza preliminare e il giudice, Massimo Vicinanza, ha effettuato le sue valutazioni sugli atti e i documenti acquisiti, tra cui le dichiarazioni della ragazza nel corso dell’incidente probatorio, senza la deposizione di testimoni. Novosel e Sutteri sono giunti dal carcere di Pordenone, ove si trovano rinchiusi in stato di isolamento nella sezione che ospita i detenuti per reati a sfondo sessuale, a bordo di un furgone della polizia penitenziaria scortato da due “pantere” della polizia. I tre mezzi hanno sostato davanti al Tribunale per tutta la durata del processo. Con le manette ai polsi, vestiti in modo sportivo, sono stati accompagnati dai loro avvocati, Paolo Bevilacqua per Novosel e Alberto Tofful per Sutteri, nella stanza 44 al primo piano del palazzo di giustizia dove era in programma la camera di consiglio. Il processo con rito abbreviato ha avuto inizio verso le 11.30 ed è terminato due ore più tardi. Meno di un’ora e mezzo è durato il dibattimento, il tempo restante è stato occupato dalla camera di consiglio in cui il giudice si è ritirato per redigere la sentenza. Nella prima parte del processo si sono succedute la requisitoria del pubblico ministero, Fabrizio Suriano, e le arringhe dei difensori. Il rappresentante della pubblica accusa, coerentemente con la linea “dura” assunta sin dall’inizio della vicenda, ha chiesto la condanna dei due giovani a cinque anni di carcere. Secondo Suriano, infatti, a Novosel e a Sutteri doveva essere addebitato l’articolo 609 octies del codice penale, quello cioè che configura la violenza sessuale di gruppo. Un’accusa che prevede una condanna da 6 a 12 anni (diminuita nel caso in questione di un terzo in virtù del rito abbreviato), aggravata dal fatto che la presunta violenza era stata effettuata nei confronti di una ragazzina con meno di 14 anni. Bevilacqua e Tofful si sono battuti invece fondamentalmente per ridimensionare l’episodio di Piuma e collocarlo in un alveo di minore gravità, quello cioè degli atti sessuali nei confronti di una minorenne contemplato dall’articolo 609 quater. Tofful si è spinto a chiedere in prima battuta per Sutteri l’assoluzione ritenendo «confusa e contraddittoria» la ricostruzione dei fatti resa dalla ragazza. In subordine ha sollecitato, così come poi l’avvocato Bevilacqua, la riqualificazione giuridica del reato. Il giudice Vicinanza ha accolto pienamente quest’ultima tesi, rigettando quindi la richiesta formulata dal pm della violenza sessuale di gruppo. Non ha concesso però le attenuanti generiche e ha applicato di conseguenza ai due giovani soltanto lo sconto di pena previsto dall’abbreviato.
Fonte: messaggeroveneto
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