domenica 10 gennaio 2010

Lo stupro segno di inadeguatezza

di Angelo Russo

Sgombriamo il campo da equivoci: lo stupro ha poco a che vedere con l’atto sessuale. Sostanzialmente si tratta di dinamiche aggressive con componenti di rabbia, sopraffazione e violenza.
Studi recenti attribuiscono il 55% degli stupri al bisogno di potere, il 40% a una forma di rabbia mentre il 5% sarebbero di tipo sadico.

In tutti i casi esiste, nello stupratore, un pessimo rapporto con la propria sessualità e la coesistenza di disturbi di varia natura, i più frequenti sono legati al desiderio sessuale e alcuni disfunzioni nell’ambito della stessa sfera sessuale.

Lo stupro può diventare un modo per essere rassicurati rispetto alla propria adeguatezza sessuale negli individui che hanno difficoltà a stabilire relazione interpersonali. Il violentatore attraverso la sopraffazione della vittima esprime odio e rabbia per un bisogno di vendetta nei confronti delle donne in generale e difficilmente nella malcapitata vittima.

Nella violenza di tipo sadico, fortunatamente la meno comune, la fonte di piacere proviene dal vedere soffrire la propria vittima; sono frequenti in questo caso morsi, ustioni di sigaretta, schiaffi e pugni. Un ulteriore dato, riguardo agli stupratori rilevato da diverse fonti, è il seguente: l’85% ha commesso reati in passato.

Il 75% ha meno di 30 anni; il 70% è sposato; il 75% non conosce la vittima; il 50% era ubriaco; il 35% ha commesso un altro stupro.
Tralasciando in questo contesto la pedofilia esistono anche, obiettivamente pochi, casi di violenza da parte di donne su maschi, ma la stragrande maggioranza è lo stupro di un uomo o più uomini ad una donna.

C’è un pessimo mito da sfatare, uno “strano” punto di vista che attribuisce alla donna la voglia di essere violentata e di goderne. La “storiella” che a provocare l’uomo sia un certo tipo di abbigliamento che provoca e che lo renderebbe vittima delle sue reazioni non regge, tant’è che spesso i violentati sono bambini o donne in età avanzata.

Lo stupro sulla vittima ha effetti nefasti.

Quasi sempre il calvario inizia con le prime cure mediche affrontate sempre con vergogna e, immotivati ma giustificabili, sensi di colpa. Successivamente subentra la paura di aver contratto malattie a trasmissione sessuale o quella di essere rimaste incinta. Ancora paura e indecisione su cosa fare, accompagnano per molto tempo la vittima.

Denunciare o no la violenza? E’ questo un ulteriore dilemma. Anche in questo caso la paura di ritorsioni da parte dello stupratore, la pubblicità negativa o il disagio di fronte alle autorità giudiziarie possono giocare un ruolo fondamentale.

Dopo lo stupro, possono verificarsi alcuni problemi di natura sessuale come diminuzione del desiderio, vaginismo (contrazione involontaria dei muscoli vaginali che non permettono il rapporto) o assenza del piacere, ma anche altri effetti psicologici spesso rilevanti. La vittima deve convivere con vergogna, rabbia e orgoglio ferito.

E’ necessario qualche mese prima che inizi la ripresa, anche se si sforza di apparire normale cercando di riallacciare i rapporti di amicizia e quelli con le persone significative.

In realtà le paure sono ancora presenti. Ci vorrà ancora del tempo e, in molti casi, un valido aiuto terapeutico per superare l’angoscia del trauma subito. In molte donne violentate si manifestano, per lunghi periodi, incubi notturni e la paura di rimanere sole ma principalmente, e non potrebbe essere altrimenti, forme di sospetto nei riguardi degli uomini.

Angelo Russo
Fonte:corriere 2000

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