Dicono, in lacrime, piegati in due dal dolore, che la figlia Valentina non era riuscita a superare quello che aveva passato a Milano in una sera d' inizio giugno 2002. E che per questo si è impiccata. La ragazza e il fidanzato vennero fermati da tre sconosciuti dalle parti della vecchia fiera campionaria, bloccati, picchiati, brutalizzati. Lei subì un tentativo di stupro, sventato dal passaggio di una Volante. Per ore, in ospedale e poi al Centro antiviolenze delle clinica Mangiagalli, la ragazza non riuscì a parlare, a rispondere alle domande. «Era traumatizzata - ricordano ancora a Milano - per lei fu una esperienza tremenda, difficile anche da esprimere a parole. Le era stato offerto il sostegno di uno psicologo e di un assistente sociale, come a tutte le vittime di abusi. Preferì andare subito a casa dei genitori, persone presenti, attente. La raggiunsero in fretta, per starle vicino. Qui, dove lei sapeva che sarebbe potuta tornare quando voleva, anche a distanza di tempo, non l' abbiamo più rivista». Valentina, è la convinzione di mamma e papà, si è tenuta tutto dentro. Un chiodo fisso piantato nella testa e nel cuore. L' impossibilità di dimenticare. La goccia che, momento per momento, ha scavato nella sua fragilità. Un catalizzatore per le altre, quotidiane difficoltà. Giovedì sera - e chissà quanto il macigno del passato è stato determinante e scatenante - ha deciso che non valeva più la pena di vivere, tre settimane prima di compiere 29 anni. Si è impiccata nel piccolo alloggio torinese dove era andata ad abitare tre mesi fa, da sola, mentre studiava all' università, neuropsichiatria, la laurea a portata di mano. Nessuno, nel palazzo di via Giulia di Barolo, ha potuto accorgersi di quello che stava accadendo all' interno dell' abitazione di Valentina, l' ex portineria del piano terra trasformata in alloggio per persone di passaggio. «Non sappiamo nemmeno che faccia avesse - dicono i vecchi del condominio, i pochissimi inquilini che ci abitano da sempre - e neppure come si chiamasse. Non conoscevamo il passato e nemmeno il presente». «Era una ragazza carina, gentile, riservata. Diventava rossa per un complimento, per una battuta su un capo di abbigliamento particolare», aggiungono altre voci. Sono stati i genitori, preoccupati perché da un paio di giorni lei non rispondeva al telefono, a spalancare la porta sulla tragedia. Sono venuti da Casale a Torino, ieri mattina. Sono entrati nell' appartamento, alle dieci e mezzo. E si sono maledetti per non essere arrivati prima. Per Valentina non c' era più niente da fare. Il padre è scoppiato a piangere. La mamma si è sentita male. L' hanno dovuto soccorrere gli operatori del 118, accorsi al palazzo assieme ai carabinieri della compagnia San Carlo. Non c' erano biglietti, in casa. E neppure farmaci o referti di visite specialistiche o riferimenti espliciti a quel maledetto giugno 2002. Ma i genitori non hanno avuto dubbi. Hanno pensato subito da quella sera a Milano, la storiaccia di botte e violenze, il trauma, le visite mediche, le domande di poliziotti e dottori. L' impossibile da esprimere e da dimenticare. E hanno raccontato tutto ai militari coordinati dal maggiore Emanuele De Santis, ora alla ricerca di conferme e di riscontri. Poi il medico legale ha detto che la ragazza probabilmente era morta da 12-15 ore, uno degli aspetti che dovranno essere chiariti dall' autopsia, così come l' eventuale assunzione di medicinali. Gli esami sono stati disposti dal procuratore aggiunto Pietro Forno, che per conferire l' incarico ha aperto un fascicolo a modello 45, quello previsto per i fatti non costituenti reato. Non al momento. «Il trauma di una violenza sessuale può lasciare stimmate indelebili», commenta il magistrato, capo del pool "fasce deboli". L' ipotesi che si possa parlare di istigazione al suicidio, mettendolo in relazione agli abusi di sei anni prima, sembra perà assai remota.
LORENZA PLEUTERI
Fonte: Repubblica — 12 luglio 2008 pagina 8 sezione: TORINO
2 commenti:
Valentina, il tuo cammino non finisce una sera di luglio.
anch'io son stata stuprata,ho molti problemi,forse per quello ma la vita la amo lo stesso,non mi toglieranno anche la vita...
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