sabato 17 novembre 2007

Non stuprò l´amica minorenne: assolto

Due anni fa il presunto aggressore era stato preso di peso da casa dallo zio della giovane e portato ai carabinieri

Franca Selvatici

Vent´anni lui, quindici lei. Michele e Giulia (i nomi sono di fantasia) fanno parte di una stessa comitiva di amici, si ritrovano nella piazza di un paese della provincia di Firenze. Lui sta con un´altra ragazzina, ma una sera - è l´8 ottobre 2005 - gli amici li vedono allontanarsi insieme in macchina. Qualcuno dice che sono abbracciati. Quando rientrano, circa mezz´ora più tardi, sembra tutto normale, salvo le lacrime della fidanzatina di Michele, che sospetta Giulia di averglielo soffiato.

Quattro giorni dopo, però, all´interno della piccola compagnia di adolescenti scoppia la bomba. Giulia accusa Michele: «Mi ha violentata, io non volevo neppure baciarlo ma lui mi ha costretto con la forza, mi ha immobilizzato e ha fatto il suo comodo senza curarsi del fatto che piangevo, che ero disperata e che schiacciandomi mi aveva anche fatto male a una spalla». Un´accusa gravissima che scombussola i ragazzini, sconvolge i genitori, manda nel panico il presunto colpevole, che viene addirittura prelevato in casa a notte fonda dallo zio di Giulia, strapazzato, minacciato e consegnato ai carabinieri perché lo arrestino (cosa che non accadrà).

Come si vede, è materia da maneggiare con la massima cura. Una ragazzina di 15 anni che piange e denuncia di aver sperimentato la brutalità nel suo primo rapporto sessuale. Un ragazzo di venti anni che nega di aver abusato di lei e rischia una dura condanna, quasi un marchio a vita. Il tribunale ha lavorato con estrema attenzione. Alla fine Michele è stato assolto.

Per due anni Michele, operaio, una infanzia difficile e una famiglia affidataria che lo adora, è stato sotto inchiesta per violenza sessuale e lesioni. Da due anni Giulia sostiene di aver subito un trauma gravissimo, tanto da aver abbandonato la scuola e da non essere più riuscita, in seguito, ad avere relazioni serene con i coetanei. Gli amici, disorientati, si sono divisi fra l´uno e l´altra.

Il tribunale si è mosso con scrupolo. L´istruttoria è stata minuziosa, ma alla fine è bastata una camera di consiglio di mezz´ora per concludere: i fatti non sussistono. Michele, difeso dall´avvocato Lucia Mininni, è stato assolto con formula piena. Alla lettura della sentenza gli occhi gli si sono riempiti di lacrime. Essere stato creduto, questo era fondamentale. Fin dal primo giorno lui non ha negato di aver avuto un rapporto con Giulia. Ha detto però che era stata lei, quella sera, ad avvicinarsi e a salutarlo con un bacio sulle labbra e che era andata ben volentieri in auto con lui. Era depressa per la fine di un altro piccolo grande amore, ma non era stata affatto contraria a fare petting, aveva avuto una crisi di tristezza ma poi aveva ripreso a baciare e ad accarezzare Michele e non si era opposta a un rapporto ancora più intimo. Però dopo quegli abbracci sperava che Michele si mettesse con lei e quando, qualche giorno più tardi, aveva capito che non sarebbe andata così gli aveva detto che gliela avrebbe fatta pagare.

Al processo, attraverso le testimonianze dei ragazzi della compagnia, sono venute alla luce delle conferme al racconto di Giulia ma anche le piccole crepe alla sua versione. Mentre era in corso la presunta violenza aveva risposto al telefonino senza manifestare turbamento. Dopo il ritorno in piazza era sembrata agli amici piuttosto tranquilla e tonica. La scuola, in verità, l´aveva lasciata prima del grande trauma. Anche del dolore alla spalla si era lamentata prima. E dopo il presunto stupro aveva continuato a frequentare la compagnia e nel corso di una festa per Halloween, circa venti giorni più tardi, aveva dormito con un gruppetto di amici e amiche.

In precedenza la visita ginecologica in ospedale non aveva rilevato tracce di violenze.
D´altra parte si può ben capire come - nel giorno della grande confessione - il pianto disperato di Giulia abbia sconvolto la sua famiglia. La notte del 12 ottobre 2005 lo zio, presso il quale la ragazzina era ospite, si fece accompagnare dal figlio e da un altro adolescente a casa di Michele, lo svegliò e gli ordinò di seguirlo così come si trovava, in pigiama e maglietta. In macchina gliene disse di tutti i colori. Lo portò a casa, dove nel frattempo era arrivata la madre di Giulia, che infuriata e sconvolta spalancò lo sportello dell´auto e strapazzò il ragazzo, avvertendolo che la sua vita era rovinata e rovesciandogli addosso il suo disprezzo. Poi lo zio rimise in moto la macchina, raggiunse la caserma dei carabinieri e consegnò il ragazzo al maresciallo. Soltanto allora Michele, ormai nel panico, capì che Giulia lo accusava di averla violentata. Ora lo zio della ragazzina è sotto accusa per sequestro di persona. Il processo è fissato in febbraio.
(15 novembre 2007)
Fonte: espresso.repubblica.it

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