giovedì 6 settembre 2007

California: «Islamico e nero, il fornaio con licenza di crimine»

California, il forno islamico tollerato malgrado i crimin.i
Stupri, torture, omicidi nati nel retrobottega. Mentre la polizia stava a guardare per mesi

Il caso riguarda un’attività commerciale conosciuta come Your Black Muslim Bakery (Il vostro fornaio islamico nero), situata sulla San Pablo Avenue a Oakland, in California. Il suo fondatore, di nome Yusuf Bey, è stato arrestato nel 2002 con l’accusa di violenza sessuale ai danni di ragazze minorenni.
Successive indagini hanno evidenziato come il titolare avesse una lunga fedina penale di stupri e abusi sessuali sulle sue seguaci e fosse padre di un gran numero di bambini illegittimi. Bey è morto nel settembre del 2003, prima di poter comparire davanti al giudice.
Il figlio, Yusuf Bey IV, è già stato arrestato due volte, la prima per il sospetto che fosse a capo di una gang che ha devastato due negozi di alcolici a Oakland e minacciato i loro proprietari, e la seconda (forse di natura meno islamica) per aver travolto con l’auto un buttafuori di San Francisco. Un altro membro della «famiglia» del fornaio, Nedir Bey, è accusato di aver malmenato con una torcia elettrica un potenziale concorrente in affari, mentre un altro membro della gang ha torturato la vittima con un coltello arroventato.
Questo e numerosi altri delitti sono stati oggetto di un’indagine dell’East Bay Express, un settimanale locale. Il giornalista, Chris Thompson, è stato pedinato e minacciato e, per sicurezza, si è visto costretto a lavorare per diversi mesi in un quartiere diverso dal suo dopo la serie di articoli sul negozio del fornaio. Il direttore del settimanale, Stephen Buel, ha riferito che il suo ufficio e la redazione del giornale sono stati subissati di minacce e visitati da individui poco rassicuranti e che tutto questo clima vessatorio prendeva origine dalle inchieste sulla panetteria islamica.
«Abbiamo ricevuto diverse minacce in segreteria telefonica e le abbiamo conservate. Una di queste era la registrazione di un discorso di Yusuf Bey padre» dice Buel. A un certo punto, ammette Buel, gli è sembrato chiaro che seguire il caso della panetteria lo esponeva a rischi troppo grossi.
Oakland è una città avvezza alla criminalità, ma a cominciare dallo scorso dicembre si è inasprita quella che la stampa ama definire la «spirale di violenza». Durante quel mese, un’automobile è stata crivellata di proiettili; a maggio, due persone sono state rapite e una di loro derubata e torturata. A luglio, due cittadini sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco nella parte nord della città. I proiettili, secondo la polizia, hanno tutti la medesima provenienza, che anche voi avrete indovinato. Il compianto Herb Caen, indimenticabile opinionista del San Francisco Chronicle, la chiamava scherzosamente la «Bagdad sulla Baia», ma si riferiva allo spettacolo satirico «Beach Blanket Babylon», e non a questa orrenda carneficina.
La mia è solo una domanda, ma stupro, poligamia, intimidazione, tortura, omicidio, sono tutti reati che scaturiscono dal medesimo indirizzo e alcuni di essi vengono perpetrati in nome del fanatismo ideologico. Che cosa aspetta la polizia a irrompere nel covo dei delinquenti? Dovremo vedere attaccare per la strada le donne senza velo o che i delitti d’onore e la mutilazione genitale femminile ritornino in auge? (Non ci sono legami ufficiali tra il fornaio islamico e la Nation of Islam, l’associazione razzista ed estremista di Louis Farrakhan, anche se pare che Yusuf Bey padre si fosse convertito a una qualche forma di Islam sotto il patrocinio di questa organizzazione).
La mia domanda ha ricevuto una risposta lo scorso 3 agosto, quando la polizia di Oakland finalmente ha dato l’assalto alla panetteria islamica e a tre edifici adiacenti, arrestando sette persone, tra cui Yusuf Bey IV. Questa azione, tuttavia, è giunta troppo tardi per salvare la vita a Chauncey Bailey, lo stimato direttore dell’Oakland Post, settimanale di proprietà afroamericana, che aveva deciso di riprendere le indagini dal punto in cui le aveva abbandonate l’East Bay Express, per passare al setaccio le finanze del fornaio. Bailey è stato assassinato in pieno giorno, il 2 agosto, in una via di Oakland.
Un giovane operaio della panetteria, Devaughndre Broussard, è stato accusato dell’omicidio di Bailey, mentre altri membri del gruppo sono indagati per coinvolgimento nei precedenti reati. La panetteria stessa è indebitata con il fisco per oltre 200.000 dollari e lo scorso ottobre ha presentato istanza di fallimento.
Ancora una volta, e la mia è solo una provocazione: ma se questa organizzazione si fosse chiamata «panetteria cristiana dei bianchi» oppure «pasticceria delle nazioni ariane»? Credo che il sindaco di Oakland, Ron Dellums — ho scoperto, con somma sorpresa, che è ancora in vita — si sarebbe precipitato a manifestare davanti al negozio (e ci sarei andato anch’io). Lo stesso avrebbe fatto la deputata Barbara Lee, nel cui quartiere lavorava il fornaio islamico. E invece, per il suo ruolo di «attività commerciale di quartiere», la panetteria ha goduto dell’appoggio, anche finanziario, sia del sindaco che della deputata. E le armi per tutti gli omicidi passati e futuri erano custodite in quel negozio. Se questo non significa chiudere un occhio davanti al crimine, allora è impossibile trovare altra definizione.
Da molto tempo i residenti si lamentavano del clima di odio e di violenza istigato dalle attività del fornaio, e dei tentativi dei suoi addetti di «ripulire» il quartiere, che si trattasse delle rivendite di alcolici, su ispirazione jihadista, o semplicemente della concorrenza commerciale e dei giornalisti che li criticavano.
Che cosa faceva la polizia nel frattempo, e perché si è dovuti arrivare all’assassinio di Bailey prima di passare all’azione? Forse perché i poliziotti si dedicavano alle loro attività preferite, cioè confiscare cannabis e scacciare prostitute, in modo da migliorare le statistiche della criminalità senza troppa fatica.
Ho chiamato Bob Valladon, capo del sindacato di polizia di Oakland, uomo rude e senza tatto, ma non sono riuscito nemmeno a formulare la mia domanda che mi è arrivata prontamente una ramanzina. Altri funzionari di polizia della California si sono rifiutati seccamente di rispondere a qualsiasi domanda. Non posso criticarli: migliaia dei loro elettori e concittadini vivono terrorizzati, in condizioni da Terzo mondo, costretti all’omertà sotto la minaccia delle armi, e loro non se la sentono di rischiare la pelle.
Questa apatia ufficiale — che sfocia nella collusione — è supportata da una cultura che impone il «rispetto» verso qualsiasi organizzazione, per quanto criminale, che si nasconda dietro una facciata di «ispirazione religiosa ». Se io mi fossi presentato davanti a quella vergognosa panetteria con un cartello che diceva «i musulmani afroamericani sono razzisti e fanatici», sono certo che i poliziotti sarebbero arrivati in un baleno per arrestarmi. Molto probabilmente mi sarei visto imputare il reato di «istigazione all’odio razziale».
Come ho scritto prima e scriverò ancora: questo stato di cose deve finire, e deve finire subito, prima che il fornaio della Sharia apra un negozio sotto casa vostra.
Christopher Hitchens
(C) Christopher Hitchens, distribuito da The New York Times Syndicate Traduzione di Rita Baldassarre
18 agosto 2007

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