Arrestata una guardia giurata che millantava capacità esoteriche
Aveva conosciuto la madre dell'adolescente su una chat
Otto mesi fa il contratto: "In cambio di tua figlia avrai una casa popolare"
BOLOGNA - Una donna ha barattato la figlia di 13 anni per una casa popolare. Quella guardia giurata che aveva conosciuto in chat, le aveva fatto credere che se avesse compiuto un rito propiziatorio sulla figlia, lei avrebbe ottenuto una casa popolare. Ma la ragazzina, che proprio quel giorno compiva 13 anni, è stata picchiata e violentata. Un'aggressione che la minorenne ha tenuto segreta otto mesi finché qualche settimana fa, è riuscita a parlarne con una compagna di scuola.
L'autore dello stupro è stato arrestato con le accuse di violenza sessuale, sequestro di persona e violenza privata ai danni di minore. Antonio Laneve, quarant'anni, di origine pugliese, ma residente nel Bolognese, in chat si faceva chiamare "Kavajo". In un appartamento di Casalecchio di Reno, comune alle porte di Bologna, l'uomo aveva allestito un set permanente costituito da decine di maschere Maya affisse alle pareti, immagini sacre di vario genere, oggetti fallici e sostanze stimolanti.
La storia comincia nel giugno 2005, quando la madre della bambina, una cinquantenne modenese che, oltre alla ragazzina violentata, ha altre due figlie, una sposata e un'altra con problemi di salute, conosce su una chat la guardia giurata. Millantando di far parte di un fantomatico corpo speciale e di avere svolto missioni all'estero, "Kavajo" riesce in breve tempo a proporsi come figura di riferimento per la famiglia, che è seguita dai servizi sociali per alcuni problemi finanziari e aspetta da tempo una casa popolare dal comune.
Dopo alcuni mesi di frequentazione, secondo quanto ha ricostruito la polizia, il quarantenne convince la donna ad affidargli la figlia più piccola, per compiere un rito Maya che necessita di una vergine. In ottobre, nel giorno del suo tredicesimo compleanno, la donna manda la bambina in treno da Modena a Bologna. Ad accoglierla in stazione c'è la guardia giurata che l'accompagna nel suo appartamento di Casalecchio. Tra le maschere magiche, inscena il rituale: la spoglia, la picchia e, infine, la violenta.
Perchè non racconti a nessuno l'accaduto la spaventa con le minacce e cerca di comprare il suo silenzio regalandole per il compleanno un paio di scarpe da ginnastica acquistate in un centro commerciale. Tace per otto mesi la piccola violentata ma dopo una lezione di educazione sessuale a scuola, si confida con le lacrime agli occhi ad un'amica, poi racconta tutto ad una sorella e infine alla madre.
Un'amica di famiglia, improvvisandosi detective, si collega alla chat e riesce a contattare "Kavajo". Fingendosi appassionata di esoterismo, chiacchiera a lungo con l'uomo, che le invia con la posta elettronica una propria foto, in tenuta da combattimento, con passamontagna e fucile in pugno. Queste tracce, messe a disposizione della polizia, si riveleranno utili per individuare la guardia giurata, fino all'arresto di ieri.
Nella sua abitazione sono stati sequestrati anche due computer (uno fisso dotato di webcam e un portatile), due telefonini, un palmare, varie videocassette e dvd. Sul 'desktop' del pc fisso gli investigatori hanno trovato un file di collegamento a un documento elettronico scritto proprio il giorno della violenza sulla bambina. I computer saranno ispezionati dalla Polizia postale per accertare se la guardia giurata ha usato lo stesso stratagemma per violentare altre ragazzine.
(22 novembre 2006)
http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/cronaca/bologna-violentata-rito/bologna-violentata-rito/bologna-violentata-rito.html
sabato 25 novembre 2006
venerdì 17 novembre 2006
Iraq, soldato Usa ammette stupro irachena e omicidio
Barker davanti alla corte marziale Usa. Eviterà esecuzione
ROMA. Un soldato americano ha ammesso ieri di avere stuprato una ragazzina irachena di 14 anni e di avere ucciso lei e tutti i membri della sua famiglia. James Barker, riferisce la Bbc online, ha ammesso le proprie colpe all'inizio del processo marziale a suo carico in corso negli Usa.
L'ammissione di colpevolezza permetterà all'imputato di evitare la pena capitale. Barker è uno dei quattro soldati Usa accusati dell'omicidio. Tutti i sospetti appartengono alla Seconda Brigata di Elite della 101esima Divisione Aerea.
L'avvocato di Barker, David Sheldon, ha spiegato che il suo assistito ha deciso di collaborare con al Corte e di testimoniare contro gli altri sospettati. I tre imputati che dovranno rispondere di stupro e omicuidio sono Jesse Spielman. Paul Cortez e Bryan Howard.
ROMA. Un soldato americano ha ammesso ieri di avere stuprato una ragazzina irachena di 14 anni e di avere ucciso lei e tutti i membri della sua famiglia. James Barker, riferisce la Bbc online, ha ammesso le proprie colpe all'inizio del processo marziale a suo carico in corso negli Usa.
L'ammissione di colpevolezza permetterà all'imputato di evitare la pena capitale. Barker è uno dei quattro soldati Usa accusati dell'omicidio. Tutti i sospetti appartengono alla Seconda Brigata di Elite della 101esima Divisione Aerea.
L'avvocato di Barker, David Sheldon, ha spiegato che il suo assistito ha deciso di collaborare con al Corte e di testimoniare contro gli altri sospettati. I tre imputati che dovranno rispondere di stupro e omicuidio sono Jesse Spielman. Paul Cortez e Bryan Howard.
mercoledì 13 settembre 2006
Francia: 14enne torturata e violentata dalle compagne
Le tre ragazze sono incensurate. Avrebbero confessato senza però fornire alcuna motivazione. DUE DELLE AGGREDITRICI SONO MINORENNI.
PARIGI. Tre adolescenti sono state arrestate e messe in carcere per «violenze aggravate e stupro accompagnato da atti di tortura e di barbarie» su una loro compagna di scuola di 14 anni. Lo rivela oggi il quotidiano LeParisien/Aujourd'hui en France.
Secondo il quotidiano che cita «diverse fonti vicine al caso», i fatti si sono svolti il 4 settembre, primo giorno di scuola dopo le vacanze estive, verso le 22, al castello di Pinceloup, a Sonchamp (Yvelines), che ospita un centro di recupero di giovani in difficoltà, nel quale le quattro ragazze vivono.
Le tre adolescenti, dai 15 ai 18 anni, hanno confessato di aver inflitto schiaffi, pugni e calci alla loro compagna di camerata prima di schiacciarle sulle mani e sulle gambe mozziconi di sigarette e di violentarla con una gruccia appendiabiti, secondo Le Parisien. Il giorno dopo, l'amministrazione della scuola ha scoperto le ferite della minore. Le torturatrici sono state messe in guardina presso la brigata di polizia di Saint-Arnoult-en-Yvelines, dove le ragazze hanno ammesso i fatti senza dare alcuna spiegazione.
Nessuna aveva precedenti, e non c'era in precedenza alcun conflitto tra le quattro protagoniste giunte da qualche giorno soltanto al centro di Pinceloup, salvo una, iscritta da oltre un anno. Le tre ragazze sono state incarcerate nel carcere femminile di Versailles.
PARIGI. Tre adolescenti sono state arrestate e messe in carcere per «violenze aggravate e stupro accompagnato da atti di tortura e di barbarie» su una loro compagna di scuola di 14 anni. Lo rivela oggi il quotidiano LeParisien/Aujourd'hui en France.
Secondo il quotidiano che cita «diverse fonti vicine al caso», i fatti si sono svolti il 4 settembre, primo giorno di scuola dopo le vacanze estive, verso le 22, al castello di Pinceloup, a Sonchamp (Yvelines), che ospita un centro di recupero di giovani in difficoltà, nel quale le quattro ragazze vivono.
Le tre adolescenti, dai 15 ai 18 anni, hanno confessato di aver inflitto schiaffi, pugni e calci alla loro compagna di camerata prima di schiacciarle sulle mani e sulle gambe mozziconi di sigarette e di violentarla con una gruccia appendiabiti, secondo Le Parisien. Il giorno dopo, l'amministrazione della scuola ha scoperto le ferite della minore. Le torturatrici sono state messe in guardina presso la brigata di polizia di Saint-Arnoult-en-Yvelines, dove le ragazze hanno ammesso i fatti senza dare alcuna spiegazione.
Nessuna aveva precedenti, e non c'era in precedenza alcun conflitto tra le quattro protagoniste giunte da qualche giorno soltanto al centro di Pinceloup, salvo una, iscritta da oltre un anno. Le tre ragazze sono state incarcerate nel carcere femminile di Versailles.
mercoledì 31 maggio 2006
Lo stupro nelle soffitte della vergogna
VIAGGIO NEL DEGRADO I DUE STABILI AI CIVICI 14 E 16 DI PIAZZA DELLA REPUBBLICA, ISOLE DI ILLEGALITÀ
Ogni sera drappelli di ragazzini salgono sui tetti e fanno
la spola tra le due case sfidando la gravità
Torino 30/5/2006
di Claudio Laugeri
La «casa-ascensore» e la «palazzina della vergogna». Civici 16 e 14 di piazza della Repubblica, edifici separati da qualche rete di metallo e un po’ di filo spinato. Un tentativo di rafforzare l’isolamento del caseggiato di proprietà comunale al civico 14, con finestre e portoni più volte murati negli ultimi 5 anni. Ogni sera, drappelli di clandestini «under 18» capeggiati da qualche maggiorenne sfidano le leggi della fisica e s’infilano in quelle stanze. Senza problemi, senza pudore.
«Fino a una settimana fa c’erano anche le parabole della tivù satellitare» racconta Bruna Vaccari, 80 anni, inquilina del civico 16. E’ la «casa-ascensore», dove i clandestini salgono le scale fino alle soffitte, salgono sul tetto e camminano fino alla «palazzina della vergogna». I meno audaci si accontentano di saltare da un ballatoio all’altro aggirando il filo spinato.
Le soffitte rappresentano la parte più «a rischio». Alcune sono affittate a gente che lavora, italiani e stranieri. Altre, sono sfitte. Oppure occupate in modo abusivo. Lucchetti spezzati, materassi immondi su pavimenti lerci, clandestini abituati a vivere come animali, tra rifiuti ed escrementi. E gli altri inquilini sono costretti ad abbozzare. Devono tacere, italiani e stranieri. «Fa paura» dice Abderahim Elkihal, 30 anni, marocchino, a Torino da 8 anni e con un lavoro da operaio a Rivoli. Per guadagnare qualcosa in più, fa il turno di notte. Paga 220 euro al mese per 20 metri quadrati, che divide con Anca Pascu, 23 anni, romena e di religione musulmana, come il compagno di vita.
I profumi di detersivo e di bucato attenuano la sensazione di disagio, in una casa dove l’umidità è un optional non richiesto come le passeggiate notturne sul ballatoio dei clandestini che hanno come mèta la «palazzina della vergogna». Abderahim parla la stessa lingua di quei giovani, ma gli serve soltanto per capire meglio le minacce. «Per non avere problemi, devo stare zitto» spiega.
«Il problema è legato soprattutto alle soffitte, utilizzate sovente come passaggio verso il tetto» raccontano ancora Loredana Iannuzzi, 43 anni, e Guido Redoano, di 46. Come loro, gli altri inquilini hanno segnalato più volte la situazione. Senza risultato. Il viavai sulle scale è favorito dal portone sempre aperto, complici una serratura rotta e un fermo di metallo strappato dal muro, diventato una sorta di «piede di porco» per far saltare altre serrature. «Abbiamo intenzione di rifare il portone, studieremo una soluzione che consenta di avere maggiore sicurezza» raccontano gli inquilini.
Non dicono di più, vogliono mantenere l’effetto sorpresa. Forse, un portone chiuso avrebbe salvato Alida, sequestrata per 15 ore e violentata nelle soffitte della «casa-ascensore». Di certo, complicherà l’accesso al civico 14, la «palazzina della vergogna».
Fonte: La Stampa.it
Ogni sera drappelli di ragazzini salgono sui tetti e fanno
la spola tra le due case sfidando la gravità
Torino 30/5/2006
di Claudio Laugeri
La «casa-ascensore» e la «palazzina della vergogna». Civici 16 e 14 di piazza della Repubblica, edifici separati da qualche rete di metallo e un po’ di filo spinato. Un tentativo di rafforzare l’isolamento del caseggiato di proprietà comunale al civico 14, con finestre e portoni più volte murati negli ultimi 5 anni. Ogni sera, drappelli di clandestini «under 18» capeggiati da qualche maggiorenne sfidano le leggi della fisica e s’infilano in quelle stanze. Senza problemi, senza pudore.
«Fino a una settimana fa c’erano anche le parabole della tivù satellitare» racconta Bruna Vaccari, 80 anni, inquilina del civico 16. E’ la «casa-ascensore», dove i clandestini salgono le scale fino alle soffitte, salgono sul tetto e camminano fino alla «palazzina della vergogna». I meno audaci si accontentano di saltare da un ballatoio all’altro aggirando il filo spinato.
Le soffitte rappresentano la parte più «a rischio». Alcune sono affittate a gente che lavora, italiani e stranieri. Altre, sono sfitte. Oppure occupate in modo abusivo. Lucchetti spezzati, materassi immondi su pavimenti lerci, clandestini abituati a vivere come animali, tra rifiuti ed escrementi. E gli altri inquilini sono costretti ad abbozzare. Devono tacere, italiani e stranieri. «Fa paura» dice Abderahim Elkihal, 30 anni, marocchino, a Torino da 8 anni e con un lavoro da operaio a Rivoli. Per guadagnare qualcosa in più, fa il turno di notte. Paga 220 euro al mese per 20 metri quadrati, che divide con Anca Pascu, 23 anni, romena e di religione musulmana, come il compagno di vita.
I profumi di detersivo e di bucato attenuano la sensazione di disagio, in una casa dove l’umidità è un optional non richiesto come le passeggiate notturne sul ballatoio dei clandestini che hanno come mèta la «palazzina della vergogna». Abderahim parla la stessa lingua di quei giovani, ma gli serve soltanto per capire meglio le minacce. «Per non avere problemi, devo stare zitto» spiega.
«Il problema è legato soprattutto alle soffitte, utilizzate sovente come passaggio verso il tetto» raccontano ancora Loredana Iannuzzi, 43 anni, e Guido Redoano, di 46. Come loro, gli altri inquilini hanno segnalato più volte la situazione. Senza risultato. Il viavai sulle scale è favorito dal portone sempre aperto, complici una serratura rotta e un fermo di metallo strappato dal muro, diventato una sorta di «piede di porco» per far saltare altre serrature. «Abbiamo intenzione di rifare il portone, studieremo una soluzione che consenta di avere maggiore sicurezza» raccontano gli inquilini.
Non dicono di più, vogliono mantenere l’effetto sorpresa. Forse, un portone chiuso avrebbe salvato Alida, sequestrata per 15 ore e violentata nelle soffitte della «casa-ascensore». Di certo, complicherà l’accesso al civico 14, la «palazzina della vergogna».
Fonte: La Stampa.it
venerdì 24 febbraio 2006
FORMIGONI, DIREZIONE BUZZI HA SOSPESO PRATICA
MILANO, 7 LUG - La direzione generale dell'ospedale Buzzi di Milano ha ''immediatamente sospeso la pratica'' relativa alla pillola utilizzata nella struttura con la finalita' di agevolare l'aborto. Ad annunciarlo e' stato oggi il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di una conferenza stampa: ''sembra configurarsi - ha affermato il governatore - una procedura in violazione della legge 194''.
La notizia relativa all'uso della pillola era stata pubblicata stamani dal quotidiano la Repubblica. ''Il primario - ha dichiarato ancora Formigoni - dice di usare questa tecnica da alcuni mesi. Ma non c'e' stata alcuna informazione ne' nei confronti della direzione dell'ospedale ne' della Regione. Il direttore generale dell'ospedale ha disposto la sospensione immediata della pratica e l'acquisizione della documentazione relativa al caso''. ''Sembra configurarsi - ha aggiunto Formigoni - una procedura in violazione della 194, in quanto l'aborto e' praticato fuori da una struttura pubblica, senza informazioni all'ospedale e alla Regione''.
Fonte: Ansa/Federfarma
Fonte: cybermed.it
La notizia relativa all'uso della pillola era stata pubblicata stamani dal quotidiano la Repubblica. ''Il primario - ha dichiarato ancora Formigoni - dice di usare questa tecnica da alcuni mesi. Ma non c'e' stata alcuna informazione ne' nei confronti della direzione dell'ospedale ne' della Regione. Il direttore generale dell'ospedale ha disposto la sospensione immediata della pratica e l'acquisizione della documentazione relativa al caso''. ''Sembra configurarsi - ha aggiunto Formigoni - una procedura in violazione della 194, in quanto l'aborto e' praticato fuori da una struttura pubblica, senza informazioni all'ospedale e alla Regione''.
Fonte: Ansa/Federfarma
Fonte: cybermed.it
lunedì 20 febbraio 2006
Stupro, sentenza choc: Cassazione divisa
Lo ha sentenziato la Terza sezione penale della Cassazione
Stupro, sentenza choc: Cassazione divisa
Accolto ricorso di un uomo che violentò la figlia della convivente. Verdetto bocciato dai piani alti dell'Alta Corte: «Uno sbaglio»
ROMA - È polemica, forte, univoca, trasversale a tutti gli schieramenti politici, il mondo civile e gli esperti, contro la sentenza dei giudici della Terza Sezione penale della Cassazione per i quali lo stupro di una minorenne è meno grave se la ragazzina ha già avuto rapporti sessuali. Insomma, se non è vergine il «danno è più lieve». Un verdetto choc, che immediatamente scatena reazioni di stupore e di condanna molto dure, finchè inserata arriva anche una presa di distanza della stessa Corte di Cassazione: «E' stato uno sbaglio, questa sentenza sarà seppellita con ignominia».
LA SENTENZA - La terza sezione penale della Suprema Corte ha stabilito che lo stupro di una minorenne non è grave in sé, ma è meno grave se la vittima ha già «avuto rapporti sessuali». «È lecito ritenere» - sostiene la sentenza che ha creato le proteste - che siano più «lievi» i danni che la violenza sessuale provoca in chi ha già avuto rapporti con altri uomini prima dell'incontro con il violentatore.
LA REAZIONE - Ma il verdetto ha creato una spaccatura tra i giudici che l'hanno deliberato e il resto della Corte di Cassazione. «Questa sentenza, come avvenne per quella dello stupro e i jeans, sarà seppellita con ignominia dalla stessa Corte di Cassazione: ossia non troverà mai spazio nel Massimario e, anzi, verrà citata come esempio negativo di come una sentenza non dovrebbe mai essere scritta nè motivata» è l'assicurazione che arriva direttamente dai piani alti della Suprema Corte. «La nostra giurisprudenza è costante - sottolineano dalla Suprema Corte - nel senso di dare la massima tutela alle vittime della violenza sessuale, compreso il caso in cui a subirla siano le prostitute: questa sentenza è uno sbaglio. E potrà essere corretto dagli stessi giudici della Corte di Appello di Cagliari che hanno lo spazio - si fa notare - per ribadire il no, nel giudizio di rinvio, alla richiesta di attenuanti avanzata dal violentatore».
IL CASO - Come si è arrivati al dioscusso verdetto? La terza sezione ha accolto il ricorso di Marco T., allevatore 41enne cagliaritano, ex tossicodipendente, che violentò e minacciò la figlia di 14 anni della sua convivente e fu condannato in primo grado a Cagliari a tre anni e quattro mesi, sostenendo che la ragazza non era più vergine. La sentenza sostiene che in questo caso la personalità della vittima, «dal punto di vista sessuale, è molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età». Ma con questi argomenti chi violenta una minorenne vissuta in un ambiente socialmente degradato e difficile come quello in oggetto, e della quale abusa essendo per di più il convivente della madre, può ottenere il riconoscimento di una «attenuante». La ragazzina aveva acconsentito a un rapporto orale dopo aver rifiutato un «rapporto completo», richiestogli con la minaccia, ritenendo quello orale «meno rischioso» conoscendo i problemi dell'uomo con la droga.
LA TESTIMONIANZA DELL'UOMO - «Ero molto affezionato alla ragazza. Mi ha stupito la sua denuncia» racconta Marco T. dopo aver saputo il verdetto della Cassazione che ha accolto la sua richiesta di attenuanti. «È sciocco - dice il legale che lo ha assistito in Cassazione, Giovanni Biccheddu - scandalizzarsi per questa decisione. È la ragazza stessa ad ammettere che aveva avuto questo rapporto orale con il patrigno. Certo può colpire la differenza di età, ma questa ragazzina aveva già avuto molti altri rapporti simili con altri quarantenni. La Cassazione non ha fatto altro che applicare la legge».
Stupro, sentenza choc: Cassazione divisa
Accolto ricorso di un uomo che violentò la figlia della convivente. Verdetto bocciato dai piani alti dell'Alta Corte: «Uno sbaglio»
ROMA - È polemica, forte, univoca, trasversale a tutti gli schieramenti politici, il mondo civile e gli esperti, contro la sentenza dei giudici della Terza Sezione penale della Cassazione per i quali lo stupro di una minorenne è meno grave se la ragazzina ha già avuto rapporti sessuali. Insomma, se non è vergine il «danno è più lieve». Un verdetto choc, che immediatamente scatena reazioni di stupore e di condanna molto dure, finchè inserata arriva anche una presa di distanza della stessa Corte di Cassazione: «E' stato uno sbaglio, questa sentenza sarà seppellita con ignominia».
LA SENTENZA - La terza sezione penale della Suprema Corte ha stabilito che lo stupro di una minorenne non è grave in sé, ma è meno grave se la vittima ha già «avuto rapporti sessuali». «È lecito ritenere» - sostiene la sentenza che ha creato le proteste - che siano più «lievi» i danni che la violenza sessuale provoca in chi ha già avuto rapporti con altri uomini prima dell'incontro con il violentatore.
LA REAZIONE - Ma il verdetto ha creato una spaccatura tra i giudici che l'hanno deliberato e il resto della Corte di Cassazione. «Questa sentenza, come avvenne per quella dello stupro e i jeans, sarà seppellita con ignominia dalla stessa Corte di Cassazione: ossia non troverà mai spazio nel Massimario e, anzi, verrà citata come esempio negativo di come una sentenza non dovrebbe mai essere scritta nè motivata» è l'assicurazione che arriva direttamente dai piani alti della Suprema Corte. «La nostra giurisprudenza è costante - sottolineano dalla Suprema Corte - nel senso di dare la massima tutela alle vittime della violenza sessuale, compreso il caso in cui a subirla siano le prostitute: questa sentenza è uno sbaglio. E potrà essere corretto dagli stessi giudici della Corte di Appello di Cagliari che hanno lo spazio - si fa notare - per ribadire il no, nel giudizio di rinvio, alla richiesta di attenuanti avanzata dal violentatore».
IL CASO - Come si è arrivati al dioscusso verdetto? La terza sezione ha accolto il ricorso di Marco T., allevatore 41enne cagliaritano, ex tossicodipendente, che violentò e minacciò la figlia di 14 anni della sua convivente e fu condannato in primo grado a Cagliari a tre anni e quattro mesi, sostenendo che la ragazza non era più vergine. La sentenza sostiene che in questo caso la personalità della vittima, «dal punto di vista sessuale, è molto più sviluppata di quanto ci si può normalmente aspettare da una ragazza della sua età». Ma con questi argomenti chi violenta una minorenne vissuta in un ambiente socialmente degradato e difficile come quello in oggetto, e della quale abusa essendo per di più il convivente della madre, può ottenere il riconoscimento di una «attenuante». La ragazzina aveva acconsentito a un rapporto orale dopo aver rifiutato un «rapporto completo», richiestogli con la minaccia, ritenendo quello orale «meno rischioso» conoscendo i problemi dell'uomo con la droga.
LA TESTIMONIANZA DELL'UOMO - «Ero molto affezionato alla ragazza. Mi ha stupito la sua denuncia» racconta Marco T. dopo aver saputo il verdetto della Cassazione che ha accolto la sua richiesta di attenuanti. «È sciocco - dice il legale che lo ha assistito in Cassazione, Giovanni Biccheddu - scandalizzarsi per questa decisione. È la ragazza stessa ad ammettere che aveva avuto questo rapporto orale con il patrigno. Certo può colpire la differenza di età, ma questa ragazzina aveva già avuto molti altri rapporti simili con altri quarantenni. La Cassazione non ha fatto altro che applicare la legge».
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