La coordinatrice Tania Castellaccio ci racconta il paradosso di Casa Fiorinda
E'
l'unica casa che accoglie donne vittime di violenza con o senza figli a
Napoli e sta per chiudere. Fiorinda, casa di accoglienza e centro
antiviolenza per donne maltrattate,nasce nel 2011, su volontà del Comune
di Napoli, dedicata a Fiorinda Marino, una delle tante donne morte per
mano dei loro partner. Ci racconta questa storia paradossale Tania Castellaccio,
coordinatrice del progetto gestito dalle cooperative sociali Dedalus ed
Eva in rete con il Centro Antiviolenza del Comune di Napoli gestito da
Arci Donna.
Ogni 2 giorni muore una donna per violenza da parte di un
uomo, almeno 1 donna su 3 ha subito violenza nell'arco della sua vita.
Nel 2013 in Italia sono state uccise dai loro partner 134 donne.
Partiamo dalla fine. Perché il Governo non si occupa delle donne e
perché sta chiudendo Casa Fiorinda?
Il Governo ha stanziato con il decreto sul femminicidio 17 milioni
che dovrebbero passare per la Regione e o poi per gli enti locali, ma ci
vuole tempo...
Casa Fiorinda è finanziata dal Comune di Napoli grazie ad un bando della Presidenza del Consiglio e attraverso un POR. Il progetto si concludeva a maggio, ma per portare a termine percorsi intrapresi con le donne che stavamo seguendo, il Comune di Napoli ha stanziato 40 mila euro per 4 mesi in attesa di un nuovo avviso pubblico per la gestione della casa, che però ad oggi non è ancora uscito. Il 18 ottobre scade la proroga ma poiché i tempi tecnici per espletare l'avviso pubblico sono lenti il rischio, divenuto certezza, è che la casa resti chiusa per mesi, lasciando per strada le nostre ospiti ovvero 4 donne con figli, 2 napoletane, 1 napoletana di origine rumena, e una donna centro americana incinta. Inoltre le 15 donne "ospiti esterne" che seguiamo come centro antiviolenza nel percorso per uscire dalla spirale della violenza sarebbero abbandonate a se stesse. La volontà politica a mantenere in vita Fiorinda c'è tutta ma ci si sta muovendo con estremo ritardo. La soluzione è che il Comune sostenga il progetto nelle more della lavorazione dell'avviso pubblico.
Casa Fiorinda è finanziata dal Comune di Napoli grazie ad un bando della Presidenza del Consiglio e attraverso un POR. Il progetto si concludeva a maggio, ma per portare a termine percorsi intrapresi con le donne che stavamo seguendo, il Comune di Napoli ha stanziato 40 mila euro per 4 mesi in attesa di un nuovo avviso pubblico per la gestione della casa, che però ad oggi non è ancora uscito. Il 18 ottobre scade la proroga ma poiché i tempi tecnici per espletare l'avviso pubblico sono lenti il rischio, divenuto certezza, è che la casa resti chiusa per mesi, lasciando per strada le nostre ospiti ovvero 4 donne con figli, 2 napoletane, 1 napoletana di origine rumena, e una donna centro americana incinta. Inoltre le 15 donne "ospiti esterne" che seguiamo come centro antiviolenza nel percorso per uscire dalla spirale della violenza sarebbero abbandonate a se stesse. La volontà politica a mantenere in vita Fiorinda c'è tutta ma ci si sta muovendo con estremo ritardo. La soluzione è che il Comune sostenga il progetto nelle more della lavorazione dell'avviso pubblico.
Qual è l'unicità di Casa Fiorinda?
Casa Fiorinda è l'unica casa per donne maltrattate nel Comune di Napoli e accoglie le donne vittime di violenza sole o con figli che chiedono ascolto, protezione e accoglienza e che da noi trovano operatrici e professioniste che le assistono legalmente nelle separazioni e nella denuncia per maltrattamento, e da un punto di vista psicologico. Abbiamo 6 posti (n.d.r. tanti quanti ne prevede il regolamento regionale). È evidente che abbiamo tante richieste di posti letto inevase: spesso inviamo le donne che necessitano un posto letto in provincia di Caserta dove ci sono 3 case per donne maltrattate. Casa Fiorinda ha inoltre il valore aggiunto di essere un bene sottratto alla camorra e restituito alla società.
Casa Fiorinda è l'unica casa per donne maltrattate nel Comune di Napoli e accoglie le donne vittime di violenza sole o con figli che chiedono ascolto, protezione e accoglienza e che da noi trovano operatrici e professioniste che le assistono legalmente nelle separazioni e nella denuncia per maltrattamento, e da un punto di vista psicologico. Abbiamo 6 posti (n.d.r. tanti quanti ne prevede il regolamento regionale). È evidente che abbiamo tante richieste di posti letto inevase: spesso inviamo le donne che necessitano un posto letto in provincia di Caserta dove ci sono 3 case per donne maltrattate. Casa Fiorinda ha inoltre il valore aggiunto di essere un bene sottratto alla camorra e restituito alla società.
Ci sono però delle case famiglia per donne con figli sul territorio del Comune. Qual è la differenza?
Una casa di accoglienza per donne vittime di violenza è diversa da
una casa famiglia perché accoglie donne con difficoltà socio-economiche e
con bambini perciò viene sostenuta grazie alle rette pagate dal Comune
per i minori (n.d.r. circa 93 euro al giorno per il bambino e 40 euro se
c'è la madre che lo accompagna), ma se la donna è sola non è previsto
alcun sostegno, mentre casa Fiorinda accoglie anche donne sole. Il
Comune di Napoli sta individuando una strategia per poter sostenere e
collocare anche le donne sole, ma c'è bisogno di tempo.
Noi oltre al sostegno psicologico e legale, forniamo un orientamento
al mercato del lavoro poiché l'occupazione può garantire autonomia ed
emancipazione.
Come arrivano da voi le donne?
Soprattutto grazie all'indirizzo dell'Arci Donna che gestisce il
Centro Antiviolenza del Comune di Napoli che ha sede nel palazzetto
Urban; tramite il numero verde 1522 che noi gestiamo tutti i pomeriggi
dalle 15.00 fino alle 22.00. Inoltre ci inviano le donne le forze
dell'ordine che sono sempre più preparate nell'accogliere in modo
adeguato e professionale le donne vittime di maltrattamenti, gli
sportelli antiviolenza del pronto soccorso del San Paolo e del Loreto
Mare e le assistenti sociali.
Chi sono le donne ha accolto in questi anni?
Dal 2011 ad oggi abbiamo accolto circa 200 persone, di cui 100 hanno
chiesto protezione perché scappavano da maltrattamenti e violenza
domestica. Nove su 10 erano napoletane. La casistica ci ha confermato
che la violenza sulle donne non ha confini spaziali o culturali, ma è
trasversale. In molti casi si trattava di donne provenienti da contesti
economici e sociali medio-alti e in più di un caso il partner violento
era un poliziotto.
Come si realizza la fuoriuscita da un vissuto violento?
Quando hai subito per anni violenza psicologica, umiliazioni e
vessazioni, uscire dalla violenza è sempre difficile. È necessario molto
tempo per trovare un'autonomia e reinserirsi socialmente poiché spesso è
stato impedito alle donne di lavorare o è stato loro controllato lo
stipendio.
I primi 3 mesi sono quelli più delicati, le donne vivono sensi di colpa, ripensamenti proprio perché hanno interiorizzato lo stereotipo del dominio e del possesso maschile. Spesso subiscono le pressioni dei parenti che consigliano "Resisti, per il bene dei figli", mentre è un dato di fatto che i bambini che crescono in contesti violenti sono le prime vittime e rischiano di apprendere un modello relazionale sbagliato e di diventare adulti violenti o sofferenti.
Nonostante vissuti violenti le donne, una volta passati i lividi talvolta tornano dal marito e ricadono nella ruota della violenza: all'inizio il compagno chiede scusa, fa qualche regalo, poi dopo un po' ritorna la violenza, un po' forte, episodio dopo episodio, in un crescendo che può arrivare alla morte. Ecco noi cerchiamo di rompere questo meccanismo e di spiegare alle donne che un solo episodio di violenza è già troppo e che dopo non si può che peggiorare. Per fortuna esistono anche tanti uomini e tante associazioni maschili che lavorano per un processo di emancipazione che deve riguardare sia uomini che donne.
I primi 3 mesi sono quelli più delicati, le donne vivono sensi di colpa, ripensamenti proprio perché hanno interiorizzato lo stereotipo del dominio e del possesso maschile. Spesso subiscono le pressioni dei parenti che consigliano "Resisti, per il bene dei figli", mentre è un dato di fatto che i bambini che crescono in contesti violenti sono le prime vittime e rischiano di apprendere un modello relazionale sbagliato e di diventare adulti violenti o sofferenti.
Nonostante vissuti violenti le donne, una volta passati i lividi talvolta tornano dal marito e ricadono nella ruota della violenza: all'inizio il compagno chiede scusa, fa qualche regalo, poi dopo un po' ritorna la violenza, un po' forte, episodio dopo episodio, in un crescendo che può arrivare alla morte. Ecco noi cerchiamo di rompere questo meccanismo e di spiegare alle donne che un solo episodio di violenza è già troppo e che dopo non si può che peggiorare. Per fortuna esistono anche tanti uomini e tante associazioni maschili che lavorano per un processo di emancipazione che deve riguardare sia uomini che donne.
Ma ci sono anche dei casi positivi...
Certo, una volta superati i primi mesi e iniziato il percorso di
reinserimento socio-lavorativo la maggior parte delle donne seguite
riesce ad affrancarsi dalla violenza. Solo nell'ultimo anno abbiamo
attribuito 16 borse lavoro con aziende sia napoletane che casertane.AdG
Fonte NapoliCittàSociale
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