Maternità e identità Trans
di Frieda Frida Freddy, transfemminista (e lesboterrorista) in cammino. Traduzione e revisione di Serbilla, Elena Zucchini e feminoska.
Il giorno in cui mi dichiarai Trans fu il
giorno nel quale vidi e compresi chiaramente che non mi era necessario,
né vitale, essere donna o uomo per esistere. Ancora di più, capii
perfettamente che non desideravo in alcun modo esserlo per ancorarmi in
una delle due categorie sociali, poiché mai mi ero sentit@ felice o a
posto in nessuna delle due. Mi rinominai Frieda perché sono più
femminile che mascolina, e perché comprendo che mascolinità e
femminilità sono solo due poli di indottrinamento che non determinano
nulla, e tanto meno definiscono questo “essere uomo” o “donna” che si
conoscono nel nostro mondo sociale. Inventai pertanto questo nome, per
il potente dittongo che per me rappresenta il ponte sulla dicotomia dei
generi, il mio transitare tra Frida e/o Freddy che sono il passato al
quale sono stat@condannat@: ragazzo o ragazza. E dal quale sono fuggit@…
E dunque ora sono liber@, sono Trans. Non
transgenere né transessuale. Vedete: c’è una percezione diffusa secondo
la quale essere trans significhi, diciamo, nascere A e trasformarsi in
B, o nascere B e desiderare di essere A. Come dire, nascere
biologicamente “uomo” (per via del pene, che definisce il sesso) e
desiderare di essere percepit@ socialmente come una donna. O viceversa.
Nascere biologicamente “donna” (per via della vulva che definisce il
sesso) e desiderare di essere percepit@ socialmente come un uomo. Senza
dubbio questo avviene spesso, ma non rappresenta tutte le esperienze.