giovedì 30 maggio 2013

I carabinieri ci dissero: stuprate Franca Rame (a memento, se i tg non informano)

Se qualcuno parla degli stupratori stranieri:

 I carabinieri ci dissero: stuprate Franca Rame

ROMA - Furono alcuni ufficiali dei carabinieri a ordinare lo stupro di Franca Rame. L' aveva detto dieci anni fa l' ex neofascista Angelo Izzo, l'ha confermato al giudice istruttore Guido Salvini un esponente di spicco della destra milanese, Biagio Pitarresi. Il suo racconto occupa due delle 450 pagine della sentenza di rinvio a giudizio sull' eversione nera degli Anni 70. La sentenza è stata depositata pochi giorni fa, il 3 di questo mese. Lo stupro avvenne il 9 marzo del 1973, venticinque anni orsono. Un tempo che fa scattare la prescrizione e che garantisce l' impunità alle persone chiamate in causa. Pitarresi ha fatto il nome dei camerati stupratori: Angelo Angeli e, con lui, "un certo Muller" e "un certo Patrizio". Neofascisti coinvolti in traffici d' armi, doppiogiochisti che agivano come agenti provocatori negli ambienti di sinistra e informavano i carabinieri, balordi in contatto con la mala. Fu proprio in quella terra di nessuno dove negli Anni 70 s' incontravano apparati dello Stato e terroristi che nacque la decisione di colpire la compagna di Dario Fo. Ha detto Pitarresi: "L'azione contro Franca Rame fu ispirata da alcuni carabinieri della Divisione Pastrengo. Angeli ed io eravamo da tempo in contatto col comando dell'Arma". Commenta il giudice Guido Salvini nella sua sentenza di rinvio a giudizio: "Il probabile coinvolgimento come suggeritori di alcuni ufficiali della divisione Pastrengo non deve stupire... il comando della Pastrengo era stato pesantemente coinvolto, negli Anni 70, in attività di collusione con strutture eversive e di depistaggio delle indagini in corso, quali la copertura di traffici d' armi, la soppressione di fonti informative che avrebbero potuto portare a scoprire le responsabilità nelle stragi dei neofascisti Freda e Ventura". Quando, nel 1987, Angelo Izzo parlò per la prima volta di un coinvolgimento dei carabinieri nell' aggressione a Franca Rame, molti non ci credettero: la storia sembrava assurda, e Izzo era considerato, in generale, un personaggio poco attendibile, uno psicopatico sadico: era in carcere per lo stupro-omicidio del Circeo, una delle vicende più atroci della cronaca nera degli Anni 70. Poi i sospetti si erano rafforzati, ma senza determinare l' avvio di una apposita indagine, durante l' inchiesta sulla strage di Bologna quando era stato trovato un appunto dell' ex dirigente dei Servizi Gianadelio Maletti. Raccontava di un violento alterco tra due generali: Giovanni Battista Palumbo (un iscritto alla loggia P2 che poi sarebbe andato a comandare proprio la "Pastrengo") e Vito Miceli (futuro capo del servizio segreto). Il primo, si leggeva nella nota di Maletti, durante la lite aveva rinfacciato al secondo "l' azione contro Franca Rame". Era stata una delle più spregevoli, tra le tante ignobili, commesse dai neofascisti negli Anni 70. La sera del 9 marzo del 1973, nella via Nirone, a Milano, Franca Rame era stata affiancata da un furgone. C' erano cinque uomini che l' avevano obbligata a salire. La violentarono a turno. Gridavano: "Muoviti puttana, devi farmi godere". Le spegnevano sigarette sui seni, le tagliavano la pelle con delle lamette. Una sequenza allucinante, che la Rame avrebbe inserito in un suo spettacolo, "Tutta casa, letto e chiesa". Fu subito chiaro che la violenza contro la compagna di Dario Fo veniva dagli ambienti neofascisti. E infatti, come in quasi tutti i crimini compiuti in quegli anni dai neofascisti, i responsabili non furono scoperti".

Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/10/carabinieri-ci-dissero-stuprate-franca-rame.html

Biagio Pitarresi cita i camerati stupratori: Angelo Angeli, "un certo Muller" e "un certo Patrizio". Lo stupro è stato ispirato da ufficiali dei Carabinieri appartenenti alla Divisione Pastrengo

Franca Rame, attrice di talento, autrice di monologhi memorabili, muore a maggio 2013. Una lunga carriera, un costante impegno politico.

Nel marzo del 1973, Franca Rame venne rapita da esponenti dell'estrema destra e subì violenza fisica e sessuale, ricordata a distanza di tempo nel lavoro Lo stupro, del 1981. Il procedimento penale è giunto a sentenza definitiva solo dopo venticinque anni: ciò ha comportato la prescrizione del reato. Nonostante ciò, in due delle 450 pagine della sentenza del giudice Salvini si trova la testimonianza di un esponente di spicco della destra eversiva milanese Biagio Pitarresi, che cita i nomi dei camerati stupratori: Angelo Angeli, "un certo Muller" e "un certo Patrizio". La testimonianza del neofascista Pitarresi, infine, conferma che l'azione criminale nei confronti dell'attrice sia stata ispirata da alcuni ufficiali dei Carabinieri appartenenti alla Divisione Pastrengo.
Da wikipedia.




martedì 21 maggio 2013

Dall'obiezione al sabotaggio - come l'Italia sta scivolando verso l'inapplicabilità della legge sull'aborto


La Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni, in collaborazione con gli Amici della Consulta e Usciamo Dal Silenzio, organizza un incontro-dibattito sul tema dell’obiezione di coscienza, con particolare riferimento all’applicazione della Legge 194/78, che il 22 maggio 2013 compie 35 anni.
Agenda del’incontro: 

h. 20.30 Accoglienza partecipanti 
h. 21.00 Donatella De Gaetano – coordinatrice della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni – Lettura del saluto di apertura inviato dalla Ministra Emma Bonino
h. 21.10 Allegra Stracuzzi – avvocato, Gruppo sull’Obiezione di Coscienza della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni – Il cammino della L. 194/78 tra obiezione di coscienza e boicottaggio
h. 21.30 Patrizia Borsellino – Professore di Filosofia del Diritto in Università Bicocca – La 194. Una legge con molte luci e poche ombre
h. 21.50 Assunta Sarlo – giornalista – Dai dati sull'obiezione di coscienza alle proposte: il Manifesto sull’applicazione della L.194/78
h. 22.20 Dibattito, moderato dalla Coordinatrice della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni.

Fonte facebook.



Nel Cognome della #Madre, per l'aggiunta del cognome materno alle figlie e ai figli

L'aggiunta del cognome materno è un diritto non pienamente riconosciuto in Italia, su questo argomento c'è questo vecchio post. I modi per aggiungere il cognome della madre al/alla nascituro/a non sono lineari o diretti, è per questo che serve una normativa chiara che permetta pienamente l'esercizio di questo diritto. In questo senso si muove la petizione attualmente on line promossa da Equality Italia:
Nel COGNOME della MADRE. Firma la campagna di Equality Italia a sostegno della scelta dei cognomi Chiediamo al Parlamento Italiano affinché sia finalmente approvata una normativa chiara e certa sulla possibilità di scelta del cognome, che sia quello del padre o della madre o di entrambe, così che sia superata l’attuale legislazione, figlia di una visione familiare superata dai tempi e dall’attuale organizzazione sociale. Si tratta di una battaglia fortemente simbolica, che richiama la politica ad intervenire nel complesso delle materie che attengono al diritto di famiglia, di cui alla luce dei decenni passati, è necessaria una completa revisione.

lunedì 20 maggio 2013

Devi usare un linguaggio non sessista, altrimenti #tisaluto

Dialogo, inclusione, addirittura tolleranza, tutte cose importanti, ma da qui ormai è molto tempo che sono bamditi commenti maschilisti, ingiuriosi e misogini. Per parlare con questo blog e me, anche nel darmi torno, devi usare un linguaggio non sessista, altrimenti #tisaluto.
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#tisaluto

In Italia l’insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.

Spesso abbiamo fatto commenti misogini e sessisti - non si nasce antisessisti - e ne abbiamo anche subiti. Considerazioni sul corpo altrui e sul suo uso sessuale e sessuato, allo scopo di intimidire, ridicolizzare e ricondurre alla condizione di oggetto, come critica alle altrui opinioni o come violento rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di giudizio, quando espresso da un sesso che non è il nostro.

In Italia l’insulto sessista è pratica comune perché è socialmente accettato e amplificato dai media, che all’umiliazione delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.

Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.

A gennaio di quest’anno il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori razzisti, ha lasciato il
campo. E i suoi compagni hanno fatto altrettanto. Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.

L’abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L’abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.

Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero, abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni.

Pensate se donne e uomini di buona volontà non partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).

Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.

Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate i generi sessuali o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.

Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice. Andiamocene. E diciamo #tisaluto.

Convengo sulla legge 194 a 35 anni dall'approvazione

22 maggio 2013, a 35 anni dalla legge sull'interruzione di gravidanza, presso la casa internazionale delle donne di Roma, incontro con Chiara Lalli, Caterina Botti, Filomena Gallo, Alessandra Gissi, Michele Grandolfo, Paola Lopizzo, Rosetta Papa, Manuela Perrone, Vittoria Tola.

Dopo il convegno sarà proiettato il documentario Legge 194. Cosa vogliono le donne – Storia di una legge, storia di donne, di Liliana Barchiesi e Alessandra Ghimenti (2013).

Introduce e coordina: Chiara Lalli (autrice di A. La verità vi prego sull’aborto, Fandango 2013)

Intervengono:
Caterina Botti (filosofa, “Sapienza” Università di Roma) “Il peso della condanna morale dell’aborto” Filomena Gallo (avvocato, segretario Associazione Luca Coscioni) “Quali strumenti per garantire l’applicazione della 194?” Alessandra Gissi (storica, Università di Napoli “L’Orientale”) “Il senso di colpa come oggetto di indagine storica” Michele Grandolfo (epidemiologo, Noidonne) “Epidemiologia dell’aborto e promozione della salute” Paola Lopizzo (ginecologa, responsabile Unità Operativa “Assistenza e tutela sociale della maternità e IVG”, Ospedale San Giovanni-Addolorata), “La garanzia del servizio” Rosetta Papa (direttrice “Unità Operativa Complessa Tutela Salute Donna”), “Donne a Sud della Salute” Manuela Perrone (giornalista, Sole24Ore) “Come i media trattano l’aborto” Vittoria Tola (Udi nazionale, Assemblea permanente per i consultori) “Dall’autodeterminazione (legge 405/1975) all’autodeterminazione (legge 194/78)” Dopo il convegno sarà proiettato il documentario Legge 194. Cosa vogliono le donne – Storia di una legge, storia di donne, di Liliana Barchiesi e Alessandra Ghimenti (2013).

Fonte: Il buon medico non obietta.

Mi masturbo




Da Intersezioni

ph Shilo McCabe

Mi masturbo


Vi proponiamo la lettura di due testi riguardanti il mese della masturbazione negli Stati Uniti.
Toccatevi!
T
radotto da Serbilla, revisionato da Lafra.
Prima di tutto vogliamo chiedere scusa per aver dimenticato, durante la prima settimana di maggio, che questo è, almeno negli Stati Uniti, il mese nazionale della masturbazione. Fortunatamente resta ancora più di una settimana per appoggiare con fervore l’iniziativa senza abusare della nostra fisiologia. Dal 1995 è stata introdotta a San Francisco questa singolare celebrazione volta a stimolare (letteralmente) questa pratica tanto ancestrale, così come a passare in rassegna alcuni dei benefici scientificamente provati che la masturbazione può portare alla tua salute.
Tutto ha avuto inizio sedici anni fa quando la dottoressa Joycelyn Elders, nominata Chirurgo Generale degli Stati Uniti d’America (un evento storico dato che si trattava della prima persona di origine afroamericana che riceveva questa nomina), fu intervistata sulla masturbazione, dopo il suo discorso nella giornata internazionale dell’AIDS, negli Stati Uniti. Elders rispose: “Penso che sia qualcosa di tipico della sessualità umana che deve essere insegnato”. Questa risposta le costò, nell’assurdità della decisione da parte delle autorità, il suo posto.
In reazione al ridicolo licenziamento della dottoressa Elders, l’azienda Good Vibrations, specializzata nello sviluppo di giocattoli sessuali e nella diffusione di una educazione sessuale progressista, decise di designare il mese di maggio come il Mese Nazionale della Masturbazione negli Stati Uniti, al fine di organizzare conferenze e finanziare studi attorno alla masturbazione, affrontata non come un tabù, ma come un esercizio al quale l’essere umano ha ricorso, abbondantemente, nel corso della sua storia. Adesso, sedici anni dopo, questa commemorazione è stata istituzionalizzata, comportando un grande progresso educativo attorno a questa pratica.
Storicamente la masturbazione è stata condannata come un atto impudico e immorale nelle varie società, utilizzando argomenti un po’ retrogradi e diffondendo mali caricaturali ipoteticamente prodotti dal masturbarsi. Dall’altra parte, e secondo una posizione critica molto più rispettabile, è opinione corrente, fondata in gran parte sulla tradizione orientale di gestione dell’energia, che la masturbazione non sia raccomandabile, almeno nel caso degli uomini, nel senso in cui implica l’eiaculazione e con essa un processo di auto-drenaggio energetico. Tuttavia, sembra più o meno chiaro che la disinformazione promossa attorno alla masturbazione per infondere timore morale o fisiologico appare come qualcosa di più nocivo del fatto di “auto-compiacersi” sessualmente. E comunque alcuni studi scientifici hanno riscontrato i sicuri benefici che può portare (senza contare che, per alcuni, la masturbazione è l’unico atto sessuale infallibile contro le malattie veneree):
Per l’uomo:
- Rafforza il sistema immunitario;
- Protegge la prostata dalle infezioni e contemporaneamente può ridurre la possibilità di contrarre il cancro in questa ghiandola.
Per la donna:
- Combatte le infezioni vaginali;
- Riduce il dolore pre-mestruale;
- Combatte il dolore cronico alla schiena.
Qui si trova, invece, il progetto fotografico di Shilo McCabe, fotografa americana queer femminista, presentato il 3 maggio al Center for Sex and Culture di San Francisco. Cliccando sulle foto potrete leggere testi narrativi e poetici sulla masturbazione.
Mi mastubo…
Tradotto da Serbilla, revisionato da Elle.


ph Shilo McCabe
“Questo progetto è nato perché parlando in un panel sulla sessualità positiva al Mills College mi è stato chiesto se avevo qualche consiglio per avere una sessualità ancora più positiva. Senza esitazione ho detto “Masturbatevi!”. Tutti hanno riso e, com’era prevedibile, hanno apprezzato la mia risposta. Ho capito solo più tardi che avevo ancora qualcosa da dire su questo argomento…
[…] Sfidare la condanna che pesa sulla masturbazione è importante perché apparteniamo ad una cultura fatta di messaggi confusi. Non c’è un messaggio univoco sulla masturbazione: alcune persone la condannano, per altre è culturalmente accettata come norma e anzi è considerata ovvia (gli uomini eteronormati, per esempio).
[…] Questo progetto è una dichiarazione di autonomia sessuale. Ogni foto è uno spazio sicuro. Il mio lavoro ha le sue radici nella fotografia documentaria e si sviluppa a partire dall’eredità di fotografi che mescolano arte e critica sociale nel loro lavoro. Non sono foto di posa con modelli, ma piuttosto rappresentazioni autentiche che le stesse persone ritratte nelle foto hanno contribuito a creare.
[…] Lavoro in collaborazione con le persone per ottenere fotografie che le facciano sentire bene e voglio sempre che siano loro ad approvare l’immagine finale. Visto che si tratta di un lavoro che ha come tema il sesso, ho come priorità assoluta il consenso e la trasparenza. Sono motivata dalla convinzione che, quando non vediamo fotografie di persone che ci assomigliano, interiorizziamo il messaggio che non siamo degni di essere rappresentati/e: per questo punto sul concetto di inclusività.”

sabato 11 maggio 2013

Siete il marcio della vita! Avete sbajato giorno e epoca

Condivido l'appello delle Ribellule. La Marcia che faranno a Roma domani non è per la vita ma contro la libertà di scelta, il diritto alla salute e contro le donne.

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Per due anni la marcia per la vita, indetta dall’oltranzismo cattolico, è stata contestata con azioni dimostrative che rivendicavano l’autodeterminazione di donne e soggettività l.g.b.t.q.i.
Questa volta hanno scelto il giorno sbagliato!
Il 12 maggio Roma ricorda Giorgiana Masi, assassinata nel 1977 a 19 anni, dalle squadre speciali dell’allora ministro dell’Interno Francesco Kossiga durante il corteo che, sfidando il divieto a manifestare, celebrava il terzo anno dalla vittoria referendaria sul divorzio .
Non accettiamo la provocazione di chi usa i bambini e la retorica della famiglia per legittimare politiche, azioni e discorsi che attaccano le nostre libertà e le nostre vite.
Si tratta di bigotti che, nascondendosi dietro i “sani” valori della famiglia appoggiano di fatto la violenza contro chi differisce dal loro modello.
E’ ora che il familismo smetta di essere un modello per le politiche sociali. E’ ora di riconoscere e rivendicare il diritto ad essere persone libere, persone che scelgono con chi avere relazioni, se e quando avere figli/e.
Lo scopo delle nostre vite non è formare l’ipocrita famiglia cattolica: una struttura utile solo a costruire ruoli, egemonie e a far sentire in colpa le donne che vogliono sottrarsi a situazioni di violenza, fino alle estreme conseguenze.
Non autorizzeremo a parlare di vita chi marcia scortato da fascisti, portatori della cultura mortifera della sopraffazione ed esecutori materiali di aggressioni e violente campagne discriminatorie. Rifiutiamo l’iconografia antiabortista imposta del fanatismo cattolico come rifiutiamo i dogmi di qualsiasi fondamentalismo religioso, non siamo asservit* alla loro guerra santa.
La Roma antifascista e antisessista il 12 maggio non permetterà che la memoria di Giorgiana Masi venga calpestata.
La storia non si riscrive. Non torniamo indietro sui diritti conquistati, anzi incalziamo!
Vi invitiamo a partecipare all’assemblea pubblica che si svolgerà giovedì 9 maggio alle 18 in Piazza Sonnino, a Trastevere.
Giorgiana è viva, un’idea non muore mai.______________________________________________

Aborto

mercoledì 1 maggio 2013

La legge svedese in materia di prostituzione: presunti successi ed effetti documentati

Presentiamo una sintesi dell’articolo The Swedish Sex Purchase Act: Claimed Success and Documented Effects. Le autrici Susanne Dodillet e Petra Östergren (studiose che hanno approfondito diversi aspetti della legge antiprostituzione svedese, condotto ricerche sul campo, ecc.), hanno concepito l’articolo per svelare al pubblico internazionale le conseguenze reali del ‘modello svedese’ e ci offrono la prima compilazione dei suoi effetti che sfronda l’insidiosa narrativa ufficiale con il ricorso ai dati oggettivi effettivamente disponibili.
(...)
Il fatto che la legge svedese che criminalizza l’acquisto di prestazioni sessuali venga considerata una misura unica nel suo genere perché punisce solo l’acquisto (e non la vendita) di prestazioni sessuali è una semplificazione discutibile: innanzitutto perché il Sex Purchase Act non è dissimile da altre leggi e regolamenti utilizzati in altri paesi per la riduzione o l’estirpazione della prostituzione mediante strumenti legislativi. Inoltre, perché è riduttivo attenersi unicamente alle parole di un atto di legge (‘sono solo coloro che acquistano le prestazioni sessuali ad essere puniti’) e tralasciare gli effetti indiretti da esso conseguenti. È ovvio infatti che una legge che proibisse l’acquisto dei servizi offerti nel massaggio terapeutico, nella psicoterapia o nel counselling per la salute sessuale ad esempio, nel punire chi acquista tali servizi produrrebbe conseguenze negative anche su chi quei servizi li offre.

Per leggere tutto vi rimando all'articolo su Intersezioni.

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