Il marito, il giardiniere e l'amico visconte: sono i personaggi di un giallo che la giustizia francese sta tentando di ricostruire nel tribunale di Montpellier, nel sud. Tre uomini e una donna, la vittima, Bernadette Bissonnet, ex farmacista, il cui corpo senza vita è stato ritrovato, crivellato di colpi di pistola, nella sua villa di Castelnau-le-Lez, l'11 marzo 2008. Questo è uno dei pochi dati certi della vicenda. Così come il nome dell'uomo che, oggi sul banco degli imputati, premette il grilletto quella sera. Si chiama Meziane Belkacem, ha 51 anni, è analfabeta ed è il giardiniere di casa Bissonnet. È a questo punto che le cose cominciano a farsi più oscure. Belkacem sostiene che l'omicidio gli fu commissionato dal marito della vittima, Jean-Michel Bissonnet, 63 anni, ricco imprenditore, che compare nel processo in veste di complice, ma che sin dall'inizio nega di essere il mandante dell'omicidio.
GIARDINIERE: "MARITO MI HA PROMESSO 30MILA EURO" Eppure, secondo la versione di Belkacem, Bissonnet promise al giardiniere un compenso di 30.000 euro per eliminare sua moglie, che rifiutava di concedergli il divorzio. Quella sera, con la scusa di aver dimenticato il cellulare, Belkacem tornò dunque alla villa, recuperò l'arma che il padrone di casa gli aveva messo a disposizione, bussò alla porta di madame Bissonnet e fece fuoco. Quindi nascose la pistola nella fodera di una racchetta da tennis e lasciò la villa a bordo di un 4x4, che abbandonò pochi chilometri più lontano. Oggi, in tribunale, Bissonnet ha ancora scosso violentemente la testa per negare questa versione dei fatti. È stato lui, al suo rientro a casa da una riunione del Rotary Club, a trovare, del tutto ignaro, il corpo della moglie, distesa per terra, coperta di sangue, e a dare l'allarme. Ma la corte d'assise ha confermato che l'uomo resterà in prigione, dove si trova ormai da due anni e mezzo.
IL TERZO UOMO «Non avete prove contro di me - ha gridato Bissonnet in aula - non troverete mai niente». È qui che entra in scena il terzo uomo, a sua volta accusato di complicità: il visconte Amaury d'Harcourt, un elegante 85enne, con un passato nella Resistenza, avventuriero e allevatore di cinghiali, nonchè (ex) amico di Bissonnet. Il visconte nega ogni contatto con il giardiniere, ma conferma che la «mente» dell'omicidio fu il marito della farmacista. Anzi, aggiunge di aver fatto sparire l'arma del delitto, «per amicizia» nei confronti di Bissonnet, che considera «come un figlio». D'altronde, la pistola è stata facilmente ritrovata dagli inquirenti in un canale vicino alla casa dei Bissonnet, nel luogo esatto indicato dal visconte. I tre uomini hanno quattro settimane di tempo per spiegarsi davanti ai giudici e far luce sulla vicenda.
Fonte: http://www.leggo.it/articolo.php?id=82055
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