ATRIPALDA - Nella nottata appena trascorsa, i carabinieri della stazione di Atripalda hanno fatto irruzione all’interno dell’ennesima casa di prostituzione, questa volta situata all’interno di una villetta a due piani con giardino in una zona periferica ma residenziale di Atripalda. Per arrivare alla scoperta di questa nuova alcova a pagamento, i carabinieri hanno utilizzato la stessa tecnica di sempre. Sono state, infatti, le voci e le lamentele in paese a guidare i militari dell’Arma nella giusta direzione. I carabinieri hanno subito messo in atto alcuni servizi di osservazione e controllo della zona, con personale in borghese e macchine civetta posizionate nei pressi della villetta, che ospitava all’interno ben 6 stanze adibite a camera da letto, anche se solo 3 erano effettivamente utilizzate allo scopo. I militari dell’Arma atripaldese, all’inizio, hanno fermato alcune delle persone che uscivano dal cancello d’ingresso di quella villetta, interrogandoli sul motivo della loro presenza e scoprendo che quanto sospettato dai carabinieri corrispondeva al vero e che all’interno dell’abitazione vi era una vera e propria casa di appuntamenti. Ieri sera a tarda ora è quindi scattato il blitz dei militari che, dopo essere entrati nella villetta, hanno fermato due donne native della Repubblica Colombiana, classe 1968 e 1969, regolari in Italia e residenti rispettivamente a Novara e Terni. Oltre alla presenza delle due donne, come prova dell’effettivo svolgimento del meretricio, i carabinieri hanno rinvenuto la presenza di luci rosse e soffuse, arredamento tipico, denaro contante per oltre 800 euro, sicuro provento dell’attività di prostituzione della singola serata di ieri, preservativi e altro materiale erotico chiaramente attinente all’attività stessa. I successivi accertamenti hanno provato che anche questa volta l’attività di meretricio era stata pubblicizzata via internet e con annunci sui principali giornali della Provincia irpina, con degli espliciti annunci e dei numeri di telefono che sono stati effettivamente trovati in possesso delle donne. Il prezzo pattuito per la prestazione era di circa 100 euro, e in una singola giornata i clienti potevano arrivare anche a una decina. All’esito degli accertamenti, i militari della Stazione di Atripalda hanno appurato che l’appartamento in cui le due donne esercitavano il meretricio era stato affittato dalla proprietaria, una 55enne del posto, ad un’altra donna colombiana, probabilmente domiciliata a Roma ma attualmente non presente su Avellino, che dai controlli ai terminali è risultata già conosciuta per questo genere di attività. Quest’ultima donna, quindi, è stata deferita in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino per il reato previsto dalla famosa legge Merlin, e cioè per aver adibito l’abitazione a casa di prostituzione. Le indagini sono ora volte ad accertare eventuali ulteriori responsabilità della donna colombiana attualmente irreperibile, e di eventuali terze persone che potrebbero aver fatto da intermediario con questa donna colombiana e segnalarle la presenza di questa abitazione libera su Atripalda. In tarda notte, le due donne colombiane sono state rilasciate, dopo essere state proposte per il provvedimento amministrativo del foglio di via obbligatorio, mentre la villetta è stata sottoposta a sequestro, onde far cessare l’attività di meretricio e permettere alla magistratura di addivenire alle proprie conclusioni in ordine alle indagini effettuate dai carabinieri di Atripalda.
di Redazione cronaca 13/04/2010
Fonte:nolano
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