mercoledì 20 febbraio 2008

Ventenne cinese grave dopo aborto clandestino

FIRENZE - Si è presentata la notte scorsa all'ospedale Careggi di Firenze con una perforazione all'utero e all'intestino. Perdeva molto sangue. Tutto conseguenza di un aborto provocato per il quale la paziente, una cinese ventenne, immigrata regolare, è stata operata d'urgenza: le sue condizioni sono gravi. Su cosa sia successo indaga la squadra mobile.

La giovane avrebbe fornito più versioni: di aver provocato da sola l'interruzione di gravidanza utilizzando arnesi da cucina ma anche di essere caduta. Per i sanitari l'aborto sarebbe stato procurato da terzi e la polizia sta cercando di accertare se e chi. In base ai primi accertamenti medici, la cinese, che non è sposata, avrebbe abortito al quarto-quinto mese. Il feto non è stato trovato, ma la durata della gravidanza emergerebbe da alcune tracce riscontrate durante l'intervento chirurgico. In attesa di poter interrogare la ventenne - dopo l'intervento è stata ricoverata nel reparto di chirurgia con riserva di prognosi, che non potrà essere sciolta prima di almeno 48 ore - la squadra mobile, coordinata dal pm fiorentino Giuseppe Nicolosi, sta ascoltando amici e parenti.

Quello che gli investigatori vogliono appurare è dove e come la giovane abbia abortito, se davvero da sola o aiutata da qualcuno. Il fenomeno degli ambulatori clandestini non è sconosciuto alla realtà di Firenze e della vicina Prato, città, quest'ultima, con una fra le comunità cinesi più imponenti d'Italia. Negli anni scorsi le forze dell'ordine hanno scoperto, fra Prato e Firenze, diverse strutture illegali, spesso all'interno di fabbriche gestite da cinesi. In alcuni di queste sono stati trovati anche strumenti utili agli aborti. Nel 2006, a Prato è stata condannata una cinese accusata di esercizio abusivo della professione: il suo ambulatorio era attrezzato anche per interruzioni di gravidanza. Don Giovanni Momigli, parroco fiorentino e presidente della Fondazione Spazio Reale, che ben conosce la comunità immigrata dalla Cina, spiega che "alle strutture clandestine si rivolgono soprattutto i cinesi arrivati di recente. Altrimenti, c'é la tendenza a farsi assistere dal servizio sanitario italiano. Quelli arrivati da poco tendono a mantenere un rapporto di fiducia preferenziale con esponenti della propria comunità". "Fra i cinesi - aggiunge l'assessore fiorentino all'integrazione, Lucia De Siervo - c'é una certa tendenza a risolvere le cose all'interno della comunità, ma quella fiorentina è storica e importante. E i servizi di mediazione e assistenza, come i consultori, svolgono un grande lavoro".

La comunità cinese a Firenze, spiega il rappresentate nel consiglio degli stranieri fiorentino, Hua Lin Lai, si è insediata dalla fine degli anni Settanta. "Sono circa cinquemila i cinesi ufficialmente presenti in città - spiega - impegnati soprattutto nel commercio e nell'artigianato. Ambulatori clandestini? Ci sono, ma chi è regolare e conosce le leggi italiane si rivolge alle strutture sanitarie delle Asl. A volte, chi va dai medici clandestini lo fa solo per ignoranza".

Fonte: ansa.it

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