Violenza sono anche i divieti e le imposizioni sul corpo delle donne
di alcune donne di Orvieto
L'ingerenza dello Stato Vaticano nella vita politica e sociale dell'Italia raggiunge livelli pericolosi per le donne. Il voto è alle porte, il mondo cattolico serra le fila e i ripetuti appelli del papa riempiono telegiornali e giornali mettendo in chiaro possibili alleanze. Il documento dei ginecologi delle università romane (una minoranza, in verità)in cui si afferma che "il feto prematuro va rianimato, anche contro la volontà della madre" è in linea con le direttive cattoliche e ancora una volta ci si preoccupa di più dei bambini che devono nascere che di come vivano e crescano i già nati, anteponendo un principio assoluto, teorico-religioso alle persone reali e ai loro bisogni. Ancora una volta si delegittima la volontà e la libera scelta delle donne,imponendo pratiche mediche le cui conseguenze ricadono tutte sulla vita della donna e del futuro bambino.
Con questo non si vuol dire che laddove fosse possibile e voluto dalla madre che lo allatterà e lo crescerà non si voglia salvare il feto, ma prima della ventiduesima settimana di gestazione il sistema nervoso centrale e quello polmonare non sono formati completamente e quindi il feto, seppure sopravvivesse, come non programmato dalla natura, presenterebbe gravi e permanenti danni neurologici. Fa paura questo volersi accanire con terapie intensive sul piccolo feto, prospettandogli una vita infelice e senza assistenza pubblica (il peso delle cure ricadrà sui parenti più stretti-la madre). Fa paura questo atto di presunzione verso la natura. I cattolici cercano anche di impedire la messa in vendita della Ru486, in quanto pillola abortiva, ma il rischio con questo nuovo appello salvavita è che di fronte a patologie materne e fetali, molte donne affrettino la decisione di abortire per evitare di giungere ad un epoca in cui un medico potrebbe decidere di rianimare ad ogni costo.
In questo quadro di attacco rientrano la proposta dell'opinionista Ferrara che chiede una moratoria dell'ONU sull'aborto e i preparativi di tutto il centro destra per "rivedere" la legge 194. Perché questi segnali di guerra ideologica? Perché su questi temi il dibattito politico si fa così cruento?
Perché in ballo c'è l'autonomia delle donne che mette in crisi le stesse basi della nostra civiltà: il patriarcato. Dietro ogni pensiero che si fa legge c'è la rivendicazione di principi prevaricatori e repressivi, per niente naturali, costruiti e portati avanti nei secoli con la violenza e il disprezzo verso la parte dell'umanità più numerosa, creativa e pacifica: le donne. La chiesa ha costruito il suo impero e la sua immagine anche creando una figura materna: Maria, docile e sottomessa ai voleri del padre. Le antiche sagge, le guaritrici, le sapienti conoscitrici dei misteri della nascita e della morte, sono state schiacciate e bruciate prima, sminuite, svalorizzate, rese psicologicamente succubi dell'uomo Dio-padre-marito.
In una fase della nostra storia democratica in cui bisogna difendere ancora conquiste già acquisite e il lottare per uno stato laico rispettoso delle scelte private dei cittadini, noi donne rivendichiamo la nostra libera scelta di rifiutare la violenza intesa non solo come stupro o botte, ma come subdola infiltrazione nell'animo delle donne di un ruolo e di un immaginario che non contempla la propria libertà di scelta. Violenza, sono i divieti e le imposizioni sul corpo delle donne.
GIU' LE MANI DALLA 194!
Fonte: orvietonews
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