Da
Intersezioni
Volentieri condividiamo il resoconto fatto da Guerriera
(grazie!) sulla sua esperienza in merito all’accesso alla RU846,
sperando che la tenacia con la quale è riuscita a tenere testa ad una
situazione allucinante possa infondere coraggio e determinazione a tutte
quelle donne che dovessero trovarsi nella stessa situazione… ecco
perché è più che mai necessario continuare a lottare! Buona lettura!
RU846, storie (sur)reali!
Sono nel mondo arabo, ho appena scoperto di essere incinta. Cazzo,
potevo fare più attenzione… nel senso, avevo un dubbio prima di partire
ma mi sono detta: “Ok, sarà lo stress pre-partenza.. eppoi, ti pare che
capita proprio a me e proprio in questo momento?”
Sono dall’altra parte del mondo, ma non facciamoci prendere dal panico.
Faccio le analisi, confermato il risultato positivo del test. Mentre
cerco di prenotare un volo il più presto possibile, inizio a spulciare i
siti sull’argomento e ad avvisare le mie amiche a Roma e Bologna…
perché l’obiettivo è uno: RU846!
Panico! Sui siti le informazioni sono tantissime e diversissime. Ognun*
pare la pensi a proprio modo. Le informazioni raccolte dalle amiche
confermano il delirio di info che non coincidono e si contraddicono.
Contatto Vita di donna, associazione di supporto alle donne, di Roma, sono super disponibili: le ricontatto appena atterrata.
08/10
Devo recarmi al San Camillo alle 6,30 del mattino, all’ambulatorio
apposito per la questione, in un sottoscala del reparto di ginecologia.
Prendo il treno da Termini per stazione Trastevere, ma sono stanca e
super confusa. Sbaglio treno e mi ritrovo a Zagarolo, merda! Arrivo al
San Camillo alle 10. Parlo con una infermiera ed una ginecologa, niente
da fare, devo tornare il giorno successivo alle 6,30, così da fare
l’ecografia e vedere se sono ancora in tempo. Ma non mi fido molto! Il
San Camillo è uno dei pochi ospedali a dare la pillola (dubbio rimane su
Ostia, dove al telefono sono stati veramente poco disponibili… quando
si sono degnati di rispondere, ossia dopo 3 giorni di tentativi). La
ginecologa mi dice che comunque prima del 16 non può inserirmi… stiamo
parlando della RU846 per la quale il massimo previsto dalla legge è 49
giorni dopo il primo giorno dell’ultimo ciclo, o di un parrucchiere
super alla moda? P.s. (non fidatevi di questo conteggio.. 49 giorni dal
primo giorno di ultimo ciclo nel caso di ciclo super regolare… la
gestazione può infatti cominciare dopo… per cui fate un’ecografia,
potete scoprire di essere ancora in tempo nonostante i vostri calcoli
sfavorevoli). Chiamo l’ospedale Maggiore di Bologna… al massimo, se
dall’ecografia risulterò essere ancora in tempo, prendo il primo treno e
me ne vado al Nord. Da Bologna mi avvertono che è necessario il
Certificato legale per l’interruzione volontaria (che invece non è
necessario a Roma) rilasciato o dal medico di famiglia (il mio è
obiettore… ovviamente… strascichi d’infanzia!) o dai consultori
familiari. Chiamo il consultorio di Garbatella, domani mattina, dopo
l’ecografia al San Camillo, volo da loro per il certificato.
09/10
Arrivo al San Camillo alle 6h30. Scopro che l’ambulatorio apre alle 8.
Fanno andare prima le ragazze perché così appena aprono consegnano le
carte per chi è lì per la prima volta; se sei assente in questa
distribuzione che avviene dalle 8 alle 8h15… sei fuori! Ok, metodo di
merda, ma è comunque un metodo. Ma l’ambulatorio è chiuso per davvero…
nel senso che siamo 7 ragazze, fuori, sotto la pioggia ad aspettare
l’apertura delle porte di vetro oltre le quali si vede già tutta la
gente all’interno. E mi sembriamo ree, lì in attesa di estirpare una
colpa. Aprono le porte e mi infilo in questa catena di montaggio… stanza
1 consegna primo foglio, stanza 2 consegna altri documenti, stanza per
ecografia e la tipa che grida: “Sei fuori!”
Ok, adesso sono in una partita di baseball.
“Scusi, cazzo vuol dire che sono fuori?”
“Che non ce la fai a prendere la pillola”
“Ok, lei però si limiti a dirmi se potenzialmente sarei in tempo”
“Ma le ho detto che non ce la fa, qui abbiamo le liste d’attesa, la infilo nella prassi del chirurgico”
“Senta, mi dia la diagnosi delle settimane di gestazione, che provo altrove”
“Lei è a 6 settimane + 1 giorno, avrebbe 6 giorni ancora, ma qui non è
possibile e non pensi di poter trovare una struttura che le riservi un
trattamento migliore”
“Mi dia l’ecografia e stia zitta”
“Non si può, è un documento privato”
“La MIA ecografia è un SUO documento privato?”
Finisco nella prassi di “quella che se ne vuole andare” come gridava
quella deficiente di infermiera per il corridoio alle sue colleghe. Non
tutte sono così idiote, ad alcune spiego le mie intenzioni, capiscono,
mi appoggiano e mi fotocopiano in segreto l’ecografia con le settimane
di gestazione.
Secondo step: consultorio della Garbatella per il certificato legale e poi Bologna.
“Mi spiace, non c’è la ginecologa oggi”
“Ma come, avevo chiamato ieri, avevo detto per cosa dovevo passare…”
Vabbè, si fanno perdonare in fretta… sono due angeli e mi aiutano
tantissimo. Le loro informazioni sono completamente scorrette; il San
Camillo stesso ha fatto circolare un documento in cui il limite previsto
per la RU846 è di 5 settimane + 5 giorni; sto 10 minuti a spiegare alle
infermiere che non è così. Chiamano il San Camillo per conferma.
Ovviamente, ho ragione io! Chiamano ogni consultorio di Roma per sapere
se c’è un ginecologo o una ginecologa disponibili… Nessuno… in tutta
Roma, pare che i ginecolog* siano tutt* in
aggiornamento/conferenza/vacanza/cazzo ne so! E non solo non ci sono
ginecolog* disponibili, ma ovviamente ogni infermiera ha diverse
indicazioni sulle procedure per cui ogni volta è un combattere per far
valere la nostra versione e non la loro! Trovata una… che a quanto
dicono le infermiere è anche la coordinatrice di tutto il settore
ginecologico di Roma: ‘sta beneamata sostiene che il certificato fatto a
Roma non abbia valore in Emilia Romagna… e meno male che sei la
responsabile di ‘sta cippa, ignorante!
[comunque, prima di arrivare al consultorio della Garbatella, da casa,
ho chiamato io stessa vari altri consultori; a Roma funziona che in base
a dove abiti ti devi rivolgere al consultorio della tua circoscrizione,
per cui avevo una serie di indirizzi falsi, (domicilio) da dare in base
al consultorio che chiamavo… cacchio me ne frega!... annotazione: uno
dei peggiori che ho trovato è il consultorio spenser, della
circoscrizione della Prenestina: loro risposta “Possiamo farti venire
non prima del 17 per farti parlare con l'assistenza sociale e il 18 con
la ginecologa”… e il 19 con quello stronzo di tuo fratello!!! ]
Quando non ci credevo più neanche io, troviamo la dott. Maiocchetti.
Fantastica… dice di correre da lei. Si tratta del consultorio di Via
Silone 100, 3 ponte (metro Laurentina, bus 776); ho un’ora e mezza di
tempo prima che chiuda. CORRO! Arrivo, compilo le carte, mi firma il
certificato segnando la postilla urgenza… e non “La invitiamo a pensarci
7 giorni” ; scambiamo due chiacchiere… ci lamentiamo entrambe di questo
trattamento riservato alle donne, è uno schifo… nella Asl non sono
autorizzate a dare la RU846 ma possono fare l’ IGV chirurgico…
incredibile! Dobbiamo lottare, dice lei, sì cara dottora, dobbiamo
lottare!
[altro post: all’ospedale di Sant’Andrea, sono stata 15 minuti a
spiegare la differenza alla tipa con cui ho parlato tra una 'pillola del
giorno dopo' che si dà al Pronto soccorso in codice bianco e la
RU846!!!]
L’infermiere della Garbatella aveva anche richiamato l’ospedale di
Bologna, per avere conferma del fatto che se fossi stata presente il
giorno dopo, mi avrebbe subito inserito nella pratica dell’IVG
farmacologica. Dicono di sì, ma che devo assolutamente essere alle 8 del
mattino al centro d’analisi in Via Marconi 35 e poi da lì sarei stata
trasferita al Maggiore.
Prendo il primo treno… merda quanto costa! Arrivo a Bologna la sera… sono stanchissima!
10/10
Ospedale Maggiore, dai sono al Nord, saranno stereotipi, ma mi sento già
più al sicuro. Arrivo a via Marconi… il numero 35 non esiste! Chiamo
l’ospedale.
“Senta, io non ho segnato il suo nome, ma lei ieri con chi ha parlato? Perché è al Marconi, che c’entra?”
“Ma come con chi ho parlato? Voi avete il telefono in mezzo alla strada e chiunque passa può rispondere scusi?”
“Io qui sono la responsabile e le dico che non deve far nulla di quello
che ‘non so chi’ le ha detto di fare. Ora la segno, venga qui
all’ospedale alle 10h30”
Ok, sono in ospedale… aspetto… aspetto… la ginecologa non c’è… le
infermiere non la trovano. Ne cercano un’altra… una certa Adelaide. Dopo
4 ore d’attesa, mi fa entrare mi fa un’altra ecografia. 6+4. Ma come
6+4… ieri era 6+1!
“Lo so, ma ogni macchinario ha la sua sensibilità e dato che devo essere
io a firmare l’autorizzazione io faccio riferimento ai miei macchinari”
“La sensibilità dei macchinari?? La mia vita è nella mani della
sensibilità di un macchinario? Senta, io sono venuta apposta da Roma
perché mi era stato garantito che ce l’avrei fatta qui”
“Se fosse stata a 6+1 ce l’avrebbe fatta ma oggi non si può fare,
giovedì non le facciamo (????) e poi c’è il week-end (??????) e quindi
salta a lunedì e lei non è più in tempo. Vada a prendere l’appuntamento
per il chirurgico”
Inizio a sospettare che prendano soldi per ogni chirurgico che fanno!
Nel frattempo sento ridere le infermiere di me e del mio esser venuta da
Roma. Che faccio, entro e spacco tutto? No, non ti preoccupare, ci
penserà il karma, tu continua per la tua strada! Mi prenoto
l’appuntamento per il chirurgico, non si sa mai. Nel frattempo però,
qualche giorno prima, avevo chiamato Lamezia (unico ospedale della
Calabria a fornire il servizio), mi avevano risposto di richiamare oggi.
La dottoressa sembra super gentile, mi dice di correre lì, non c’è
alcun problema. Vabbè, tutte così hanno detto, poi qualcosa succede
sempre. Prenoto un aereo, tanto sono così stanca e poco fiduciosa che
male che va, e male andrà, torno a Cosenza, a casa mia a far finta per
qualche giorno che sia stato solo un incubo. Arrivo a Lamezia a
mezzanotte, vado in albergo, la mattina dopo sono in ospedale.
Finisco subito nel sistema della RU846 senza accorgermene (Fantastica
dottora Ermio!)… analisi, nuova ecografia, ordinato ricovero e mi
ritrovo con la pillola in mano.
Conclusioni:
1. Il primo che mi dice che gli ospedali funzionano meglio al nord che al sud, lo meno!
2. Dicono che i vari impedimenti siano finalizzati a far riflettere la
donna su quello che sta per fare… ma a me è capitato tutto il contrario.
Non ho avuto un attimo di pausa e sono arrivata a prendere ‘ste
pillole, come l’acqua di un fiume arriva alla foce del mare… senza
alcuna consapevolezza. Ma la consapevolezza è tempo e del tempo, noi
donne siamo state private!
Qui, in ospedale a Lamezia, ci sono statue di Madonne dappertutto,
c’è la cappella… penso non sia proprio legale tutto ciò. Sono circondata
da donne incinta ma l’unico mio pensiero è che sono stanca… davvero
stanca!
Alcuni consigli per finire : non delegate! Per quanto le vostre amiche e
i vostri amici vi vogliano bene, non avranno mai la cura che avrete voi
nel raccogliere le info. Ed in più, la colpa non sarà loro, ma di
questo mare di informazioni contrastanti sull’argomento (non hanno le
idee chiare quelle che lavorano nel campo, figuriamoci le vostre
amiche). In mille vi diranno frasi inutili del tipo : “Ma perché non sei
andata a Firenze, ma perché non sei andata al Sant’Orsola?” Non date
retta… ogni scelta che prendete è un rischio che può costarvi caro, per
cui le possibilità sembrano infinite (ed in realtà sono veramente
limitate). Fidatevi delle info che voi stesse avete recepito e
ovviamente del vostro istinto! Non date retta soprattutto a chi vi dice
le solite frasi del cavolo “Dovevi fare attenzione” oppure “Ma scusa,
non hai usato precauzioni?” sono persone che forse si accorgeranno di
quanto fuori luogo fossero in quel momento, ma voi non avete tempo da
perdere, avete cose più importanti a cui pensare!
Non vi arrendete al primo o alla prima che vi dice che non siete in
tempo. La legge è 49 giorni (nel senso che entro il 49esimo bisogna
prendere la prima pillola), tentate tentate tentate!
Per chi vi ostacolerà non v’è differenza tra il chirurgico e il
farmacologico… tanto il corpo è vostro, che gli frega a loro! Invece il
vostro corpo è importante e va trattato con riguardo! Penso a chi ha un
lavoro o a chi non ha i soldi per affrontare gli spostamenti che ho
dovuto affrontare io! Penso a chi non ha la forza d’animo per combattere
sola contro questo sistema… o a chi semplicemente avrebbe bisogno di
tempo e pace per prendere questa decisione.
Penso a tutte voi e la mia rabbia diviene infinita!