Quante sono le donne, le ragazze e le bambine che potrebbero raccontare "gli anni del processo"? Quegli anni che passano tra la denuncia e la condanna, gli anni delle giuste verifiche e delle ingiuste persecuzioni? Il precesso spostato, gli avvocati cavillosi, il familismo. Chi restituirà questi anni alle vittime?
Il "processo Scarfò" via da Cinquefrondi?
La Cassazione deciderà se trasferire il procedimento. La ragazza aveva accusato quanti la insultavano per aver denunciato gli stupri
Il "processo Scarfò" via da Cinquefrondi?
La Cassazione deciderà se trasferire il procedimento. La ragazza aveva accusato quanti la insultavano per aver denunciato gli stupri
Processo Anna Maria Scarfò
Il 4 maggio udienza in Cassazione per decidere sulla remissione
Lo scorso 27 febbraio a Cinquefrondi – sezione distaccata del Tribunale di Palmi – si teneva una delle udienze conclusive del processo per ingiurie, minacce, persecuzioni scaturito dalle denunce di Anna Maria Scarfò, la ragazza di San Martino di Taurianova abusata per tre anni dal branco nel suo paesino della Piana di Gioia Tauro. In quella udienza i legali di alcuni dei sedici imputati avevano presentato istanza di remissione del processo stesso, a causa di presunte “pressioni mediatiche” che non ne avrebbero consentito il sereno svolgimento. Le pressioni sarebbero, a loro dire, nate a seguito dell’iniziativa di alcune persone e associazioni calabresi e siciliane di accompagnare in aula la ragazza (all’udienza del 27 febbraio erano oltre sessanta).
Il giudice monocratico, Giuseppe Ramondino, secondo procedura aveva dovuto dunque immediatamente sospendere il giudizio – nonostante ci si trovi ormai alla fase finale, quella della discussione – per trasmettere gli atti alla Corte di Cassazione, deputata a decidere sull’istanza.
L’istanza è stata ritenuta ammissibile e l’apposita sezione della Corte si riunirà il 4 maggio appunto per prenderla in esame e decidere nel merito. Si saprà, dunque, allora se il processo si potrà concludere a Cinquefrondi, dinanzi al giudice naturale, o se dovrà essere spostato altrove.
Quando aveva quindici anni, nel 2002, Anna Maria Scarfò ha presentato la prima di una serie di denunce contro dodici uomini che avrebbero più volte abusato di lei in gruppo. Ne sono nati due processi. Uno, in rito abbreviato, si è concluso con la condanna definitiva di sei imputati, che hanno già scontato la pena. L’altro, in rito ordinario, è in corso. Si è chiuso il primo grado con la condanna di cinque persone e prossimamente dovrà tenersi l’appello. Ma la ragazza ha anche denunciato alcuni dei suoi aggressori e i loro parenti, tra cui alcune donne, per averla perseguitata con intimidazioni, insulti e atti di vario genere. Gli accusati non le avrebbero perdonato di aver “parlato”, di aver appunto denunciato le violenze, per le quali avrebbero ritenuto lei stessa colpevole, come una provocatrice che se la sarebbe andata a cercare.
Quando le violenze sono iniziate Anna Maria aveva tredici anni.
Il 4 maggio udienza in Cassazione per decidere sulla remissione
Lo scorso 27 febbraio a Cinquefrondi – sezione distaccata del Tribunale di Palmi – si teneva una delle udienze conclusive del processo per ingiurie, minacce, persecuzioni scaturito dalle denunce di Anna Maria Scarfò, la ragazza di San Martino di Taurianova abusata per tre anni dal branco nel suo paesino della Piana di Gioia Tauro. In quella udienza i legali di alcuni dei sedici imputati avevano presentato istanza di remissione del processo stesso, a causa di presunte “pressioni mediatiche” che non ne avrebbero consentito il sereno svolgimento. Le pressioni sarebbero, a loro dire, nate a seguito dell’iniziativa di alcune persone e associazioni calabresi e siciliane di accompagnare in aula la ragazza (all’udienza del 27 febbraio erano oltre sessanta).
Il giudice monocratico, Giuseppe Ramondino, secondo procedura aveva dovuto dunque immediatamente sospendere il giudizio – nonostante ci si trovi ormai alla fase finale, quella della discussione – per trasmettere gli atti alla Corte di Cassazione, deputata a decidere sull’istanza.
L’istanza è stata ritenuta ammissibile e l’apposita sezione della Corte si riunirà il 4 maggio appunto per prenderla in esame e decidere nel merito. Si saprà, dunque, allora se il processo si potrà concludere a Cinquefrondi, dinanzi al giudice naturale, o se dovrà essere spostato altrove.
Quando aveva quindici anni, nel 2002, Anna Maria Scarfò ha presentato la prima di una serie di denunce contro dodici uomini che avrebbero più volte abusato di lei in gruppo. Ne sono nati due processi. Uno, in rito abbreviato, si è concluso con la condanna definitiva di sei imputati, che hanno già scontato la pena. L’altro, in rito ordinario, è in corso. Si è chiuso il primo grado con la condanna di cinque persone e prossimamente dovrà tenersi l’appello. Ma la ragazza ha anche denunciato alcuni dei suoi aggressori e i loro parenti, tra cui alcune donne, per averla perseguitata con intimidazioni, insulti e atti di vario genere. Gli accusati non le avrebbero perdonato di aver “parlato”, di aver appunto denunciato le violenze, per le quali avrebbero ritenuto lei stessa colpevole, come una provocatrice che se la sarebbe andata a cercare.
Quando le violenze sono iniziate Anna Maria aveva tredici anni.
Manuela Iatì
Fonte: http://www.corrieredellacalabria.it/stories/piana/4541_il_processo_scarf_via_da_cinquefrondi/
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