giovedì 2 febbraio 2012

Cassazione: violenze di gruppo,carcere non obbligatorio

Tiziano Riverso

Non vi preoccupate, se stuprate in gruppo una ragazza, la Corte di Cassazione vi da tutto il tempo di:
1) far sparire le prove;
2) minacciare la ragazza e ottenere il ritiro della denuncia;
3) minacciare anche la sua famiglia e coinvolgere l'intero paese nell'azione intimidatoria (vedi Montalto di Castro qui qui qui);
4) uccidere la tipa e sbarazzarvi del corpo, poi tanto, coi tempi e con l'acume della giustizia italiana, potene andare a cena con uno dei tanti femminicida che è stato bravo o solo fortunato (perchè italiano), e mentre tutti cercano la moglie, chatta con amiche e trans.

Vedi anche FaS: Sentenza: se stupri in branco ti tocca una vacanza premio!


Cassazione: violenze di gruppo,carcere non obbligatorio

Una sentenza che farà - giustamente - discutere. Nei procedimenti per violenza sessuale di gruppo, il giudice non è più obbligato a disporre o a mantenere la custodia in carcere dell'indagato, ma può applicare misure cautelari alternative. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, dando un' interprestazione estensiva ad una sentenza della Corte Costituzionale del 2010.

In base a tale valutazione, la Cassazione ha annullato una ordinanza del Tribunale del riesame di Roma, che aveva confermato il carcere - ritenendo che fosse l'unica misura cautelare applicabile - per due giovani (difesi dagli avvocati Lucio Marziale, Nicola Ottaviani ed Eduardo Rotondi) accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza del frusinate e ha rinviato il fascicolo allo stesso giudice perché faccia una nuova valutazione, tenendo conto dell'interpretazione estensiva data dalla Suprema Corte alla sentenza n. 265 del 2010 della Corte Costituzionale.

A partire dal 2009, con l'approvazione da parte del Parlamento della legge di contrasto alla violenza sessuale - nata sulla base di un diffuso allarme sociale legato alla recrudescenza di episodi di aggressioni alle donne - non era consentito al giudice (salvo che non vi fossero esigenze cautelari) di applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari inferiori al cacere carcere nel caso di gravi indizi di colpevolezza.

Investita della vicenda, la Corte Costituzionale, nell'estate del 2010, ha ritenuto la norma in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione e ha detto sì alle alternative al carcere «nell'ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure».

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