venerdì 24 settembre 2010

Stupra la figlia: 14400 anni di galera

Save the Children norme piu severe per le violenze sui minori1 medium Stupra la figlia: 14400 anni di galera
Un tribunale filippino ha inflitto una condanna esemplare ad un padre che era stato condannato per le violenze sessuali quotidiane, durate un anno, nei confronti della sua bambina.

Il tribunale, come riportato dal NYT, aveva originariamente condannato un tassista di moto alla pena di morte dopo essere stato condannato per i 360 stupri alla figlia adolescente, che si sarebbero perpetrati, secondo le accuse della moglie che lavora ad Hong Kong, durante un intero anno.

360×40 - Le Filippine però hanno abrogato la pena di morte nel giugno 2006 e la Corte d’Appello di Manila ha stabilito la condanna solo l’8 settembre, riducendo quindi la pena a 40 anni reclusione – il massimo attualmente consentito dalla legge – per ogni stupro. La vittima, al momento delle violenze aveva 13 anni, ora ne ha 22, e ha testimoniato affermando che il suo calvario è iniziato nel gennaio 2001, quando sua madre partì per lavorare a Hong Kong come collaboratrice domestica e lasciò i suoi tre figli con il padre a Los Banos, cittadina poco a sud di Manila.

CON IL CICLO SOLO SESSO ORALE - La ragazza ha affermato di essere stata costretta a subire rapporti sessuali quasi tutti i giorni, tranne quando aveva le mestruazioni o nei giorni festivi, quando però lui le faceva praticare sesso orale. Il calvario si è concluso solo dopo che lei e i suoi fratelli hanno trascorso una vacanza con i parenti della madre. Riluttante a tornare dal padre, alla fine della vacanza, si è sfogata e ha raccontato alla sua famiglia degli abusi subiti. E’ stato così che la madre, ritornata nelle Filippine l’ha aiutata a mettere fine alle violenze.

ORA LA CORTE SUPREMA - La corte d’ Appello ha respinto la tesi della difesa secondo cui la moglie dell’uomo avrebbe messo in piedi le accuse allo scopo di ottenere la custodia dei figli e sposare uno straniero. C’è da dire che il tribunale non ha annunciato, come di routine, la decisione ai media e il caso sarebbe sfuggito all’attenzione generale se qualche giornalista non avesse deciso di controllare le recenti decisioni del giudice d’appello. L’imputato può ancora ricorrere alla Corte Suprema.


Fonte: giornalettismo

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