Il tribunale, come riportato dal NYT, aveva originariamente condannato un tassista di moto alla pena di morte dopo essere stato condannato per i 360 stupri alla figlia adolescente, che si sarebbero perpetrati, secondo le accuse della moglie che lavora ad Hong Kong, durante un intero anno.
360×40 - Le Filippine però hanno abrogato la pena di morte nel giugno 2006 e la Corte d’Appello di Manila ha stabilito la condanna solo l’8 settembre, riducendo quindi la pena a 40 anni reclusione – il massimo attualmente consentito dalla legge – per ogni stupro. La vittima, al momento delle violenze aveva 13 anni, ora ne ha 22, e ha testimoniato affermando che il suo calvario è iniziato nel gennaio 2001, quando sua madre partì per lavorare a Hong Kong come collaboratrice domestica e lasciò i suoi tre figli con il padre a Los Banos, cittadina poco a sud di Manila.
CON IL CICLO SOLO SESSO ORALE - La ragazza ha affermato di essere stata costretta a subire rapporti sessuali quasi tutti i giorni, tranne quando aveva le mestruazioni o nei giorni festivi, quando però lui le faceva praticare sesso orale. Il calvario si è concluso solo dopo che lei e i suoi fratelli hanno trascorso una vacanza con i parenti della madre. Riluttante a tornare dal padre, alla fine della vacanza, si è sfogata e ha raccontato alla sua famiglia degli abusi subiti. E’ stato così che la madre, ritornata nelle Filippine l’ha aiutata a mettere fine alle violenze.
ORA LA CORTE SUPREMA - La corte d’ Appello ha respinto la tesi della difesa secondo cui la moglie dell’uomo avrebbe messo in piedi le accuse allo scopo di ottenere la custodia dei figli e sposare uno straniero. C’è da dire che il tribunale non ha annunciato, come di routine, la decisione ai media e il caso sarebbe sfuggito all’attenzione generale se qualche giornalista non avesse deciso di controllare le recenti decisioni del giudice d’appello. L’imputato può ancora ricorrere alla Corte Suprema.
Fonte: giornalettismo
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