Nessun* può essere favorevole all'aborto in senso stretto, si è favorevoli alla libertà di scelta, ad una sessualità consapevole, ad una maternità consapevole e quindi all'autodeterminazione.
Per questo festeggio la legge 194 che, pur nei limiti del compromesso, ci salva la vita ogni giorno. L'unica via per un ulteriore abbattimento del ricorso all'aborto è la diffusione dei contraccettivi, un'educazione alla diversità e al rispetto.
Legge 194, donne in piazza per festeggiare 32 anni di lottaSabato prossimo appuntamento a piazza Trastevere per la libertà di scelta. Femministe e lesbiche insieme, per ricordare i diritti negati, al grido: "Benvenuta Ru486"
"A 32 anni dall'entrata in vigore della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza difendiamo la nostra libertà di scelta". Così i collettivi di donne fanno sentire la loro voce, pronte a scendere di nuovo in piazza. L'appuntamento è per sabato 22 maggio a Trastevere, in piazza Trilussa, per una festa di compleanno da celebrare insieme. A darsi appuntamento sono i collettivi di donne, femministe e lesbiche, associazioni e donne singole che ricordano quanto ancora sia importante lottare per i diritti delle donne.
Sarà una festa - assicurano le organizzatrici dell'evento - ma anche un "momento di riflessione e di lotta contro i continui attacchi di chi vuole le donne precarie, disoccupate, imprigionate in casa e ridotte a meri contenitori di gravidanze". E concludono: "Nessun compromesso politico sul corpo delle donne".
L'iniziativa del 22 maggio lancia anche un altro messaggio: 'Benvenuta Ru486'. Le organizzatrici della manifestazione dicono basta a "chi afferma di difendere la vita e poi è pronto ai compromessi politici sui corpi delle donne; chi afferma di difendere la vita e poi la violenta nell'infanzia; chi afferma di difendere la vita e poi nega il diritto a lavoro, casa e asili nido; chi afferma di difendere la vita e poi la nega con la legge 40, quella sulla fecondazione assistita; chi afferma di difendere la vita e poi nega i diritti delle immigrate e degli immigrati e li rinchiude nei centri di detenzione; chi afferma di difendere la vita e poi promuove la guerra".
repubblica.it
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