giovedì 28 agosto 2008

Dopo l' orrore un altro choc in ospedale per i medici non avevo subito violenza

NAPOLI - Non solo l' inferno della violenza subita dal branco sulla spiaggia di Rovigliano. Quando entra nel pronto soccorso del San Leonardo di Castellammare di Stabia, Sandra è agitata, ancora sotto choc. Si trova in un paese straniero, vive attimi tragici, è appena uscita da un incubo e ancora non è fuori del tutto. Si aspetta di ricevere cure e adeguato sostegno psicologico, vista la delicatezza del momento. Arriva in ambulanza accompagnata anche dalla polizia che ha raccolto la sua prima denuncia. Viene soccorsa e visitata dai medici del 118: trenta giorni di prognosi per lesioni ed escoriazioni. Tuttavia i sanitari non riscontrano i segni della violenza, ne mancano le tracce. La ragazza insiste, al giudizio di chi l' ha visitata contrappone la propria disperazione: «Eppure mi hanno violentato». All' uscita dall' ospedale Sandra ribadisce quanto ha detto fino ad allora, e lancia accuse pesanti: «Sono stati superficiali. Mi hanno trattato con troppa leggerezza. Ora voglio solo andarmene, ripartire, tornare a casa». Parole che si abbattono come macigni sulla struttura ospedaliera. Nella tragedia, anche l' idea di un possibile errore del presidio sanitario di Castellammare. Gennaro D' Auria, direttore generale dell' Azienda sanitaria locale Napoli 5, a poche ore dalle accuse della ragazza, annuncia: «è stata aperta un' inchiesta interna. Se qualche medico ha sbagliato, pagherà. Se dovesse essersi verificata qualche disattenzione, verrà accertato. Qualsiasi carenza sotto il profilo dell' assistenza psicologica sarà perseguita. Due commissari sono già al lavoro». Tempi stretti per le indagini: «Nelle prossime ore saremo in grado di stabilire cosa è accaduto». Arturo Fomez, responsabile medico del pronto soccorso, respinge ogni accusa di superficialità: «Il medico del 118 ha riscontrato una sindrome ansiosa depressiva. La ragazza inoltre aveva un trauma alla caviglia sinistra». Sandra viene trasferita al secondo piano dell' ospedale per la visita ginecologica. Sono le 3.20 di domenica notte. «Accuse infondate contro i miei colleghi. La violenza carnale avrebbe lasciato segni», dice Fomez. Invece non ne vengono riscontrati né annotati sul referto consegnato alla polizia. C' è comunque un fatto che confermerebbe quanto raccontato dalla giovane psicologa: il ginecologo del San Leonardo ritiene di dover prescrivere alla ragazza la pillola del giorno dopo. E propone alla paziente il ricovero per ulteriori accertamenti il giorno seguente alla violenza da lei denunciata. Ma Sandra rifiuta e firma per le dimissioni. Uno dei casi in cui il referto medico definisce anche il reato del quale saranno accusati gli indagati. «Potrebbe trattarsi semplicemente di uno sfogo, e sarebbe del tutto comprensibile - commenta il direttore della Asl D' Auria - in un momento come quello può esserci una forma di rimozione. Ma non possiamo escludere niente. Anche se l' ospedale recentemente, in altri casi, si è distinto per la rapidità dei soccorsi». Sorge il dubbio che possano esserci state difficoltà di comunicazione dovute alla lingua: Sandra non parla italiano. Ma i ginecologi negano anche questa eventualità: «Conoscevamo la sua lingua. Abbiamo comunicato in tedesco». - LUIGI CARBONE

Fonte: repubblica.it

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