martedì 19 febbraio 2008

Aborto-express

Innanzitutto ci vogliono quattordici euro, e non dovrebbe essere difficile procurarseli. Poi è necessaria una prescrizione di un medico, e qui invece qualche problema potrebbe esserci. Se però avete i soldi e il foglietto debitamente firmato, possedete il kit completo per il moderno aborto clandestino. Tramontati i tempi dei ferri da calza e degli spilloni, chi ha bisogno di aggirare la 194, la vergogna, i rimproveri di mamma e papà, gli anatemi di clericali e teo-dem, si affida al Cytotec, l’aborto-express come lo chiamano in un blog in spagnolo frequentatissimo dalle sudamericane in Italia, un farmaco che fra i suoi effetti ha anche questo: interrompere le gravidanze.

«Gli aborti clandestini stanno aumentando, ora che la 194 è sempre meno applicata», hanno gridato le donne scese in piazza sabato 9 febbraio per la no-Vat, la manifestazione contro il Vaticano. «C’è un surplus di 14 mila aborti spontanei che risulta dai dati Istat e che nessuno sa che cosa rappresentino», denuncia Bruno Mozzanega, ricercatore cattolico della Clinica Ginecologica di Padova. Se fate un giro nei reparti di ginecologia degli ospedali italiani i medici ve lo confermeranno e vi parleranno proprio di questo farmaco dalla crescita impossibile da racchiudere in un numero: il Cytotec viaggia per cammini oscuri, nascosti ai più se non quando qualcosa va male, ed è necessario fare ricorso a un ospedale.

Il Cytotec sembra fatto apposta per superare ogni divieto. Di per sé sarebbe un gastro-protettore, da prendere quando si ha l’ulcera. Provoca anche forti contrazioni uterine e quindi l’aborto, ma questo è solo uno dei suoi effetti collaterali: in Italia è regolarmente registrato e in vendita in scatole da 50 pasticche bianche esagonali grandi più o meno un centimetro. Nessun medico può rifiutarsi di prescriverlo opponendo la sua obiezione di coscienza. E i farmacisti possono al massimo sostenere di non averlo e chiedere al loro grossista di inviarlo nel più breve tempo possibile. Anche perché come possono sapere il medico o il farmacista se davanti hanno una donna incinta o una donna sotto stress?

Fino al 2006 acquistarlo era uno scherzo, nemmeno la prescrizione era necessaria. I ginecologi hanno iniziato a capire che l’ulcera c’entrava poco o nulla quando si sono trovati a dover soccorrere in ospedale sempre più donne quasi in fin di vita con emorragie troppo forti per non destare sospetti. E alla fine le donne hanno ammesso: si erano imbottite di queste pillole per le quali la casa madre, la Searle, non solo non ha mai autorizzato l’uso come abortivo ma ha anche ufficialmente messo in guardia dal farlo. L’hanno sottolineato due mesi fa in un’interrogazione parlamentare molti onorevoli del centro-destra, da Pierferdinando Casini a Bruno Tabacci e Elio Vito, per chiedere un intervento del ministro della Salute. In un documento diffuso dalla Direzione scientifica della Searle, e firmato dal dottor Michael Cullen, si leggeva, infatti: «L’uso off label del Cytotec nelle donne in gravidanza ha prodotto seri eventi avversi, tra cui la morte materna o fetale; l’iperstimolazione uterina, la rottura o perforazione dell’utero, emboli da fluido amniotico, emorragie severe, ritenzione placentare, choc, eccetera».

Tanto clandestino il suo uso, insomma, da non essere riconosciuto nemmeno dalla casa madre. E da lasciare quindi i medici in balia degli eventi. Bruno Mozzanega in un anno e mezzo come responsabile del servizio di guardia della sua clinica ne ha viste passare sei di donne con emorragie da Cycotec. Ha segnalato il pericolo finché nel 2006 l’Aifa, l’Associazione italiana per i farmaci, ha introdotto l’obbligo di vendita dietro presentazione di una ricetta medica non ripetibile e nominale, da conservare per sei mesi.

Risultato? «E’ nato un fiorente mercato nero», spiega Silvio Viale, ginecologo di provata esperienza radicale, quello che ha introdotto la sperimentazione della pillola abortiva RU 486 all’ospedale Sant’Anna di Torino. Perchè non tutte possono farsi fare una prescrizione: non può farlo un’extracomunitaria senza permesso di soggiorno, ad esempio, nè un’italianissima minorenne incappata nella classica inesperienza sua e del suo partner. E allora che cosa fanno?

Le extracomunitarie se la sbrigano con poco. Si rivolgono ai medici loro connazionali e si procurano in tempi rapidi le pasticche. Arrivano dalla Cina sulle navi insieme con i giocattoli e gli oggetti cheap, oppure dalla Romania ben annegate fra i vestiti di una normale valigia. Le minorenni qualche difficoltà in più possono incontrarla ma a venire loro in aiuto è il passaparola. Internet, innanzitutto. E’ tutto un fiorire di siti dove le pillole vengono vendute e comodamente spedite a casa. Ma ci sono anche indirizzi come www.womenonwaves.org, vere e proprie guide all’aborto-express con informazioni fin nei minimi dettagli. E alle ragazzine si consiglia come eventualmente mentire al farmacista per procurarsi il Cytotec ma anche di quali siti non fidarsi per gli acquisti online.

Le minorenni più sprovvedute - quelle che proprio non riescono a convincere il farmacista che, ad esempio, la nonna ha l’ulcera, o quelle che non hanno una carta di credito personale o di un amico per comprare il Cytotec in rete - possono avvicinare una rumena o andare nei negozi cinesi della loro città: una confezione non gliela negherà nessuno. Certo, a patto di pagarla qualche euro in più rispetto al prezzo della farmacia.

A questo punto la prima serie di difficoltà è superata. Resta l’ultima, la più rischiosa: prendere le pasticche. «E’ necessario essere informati sul suo uso - spiega Viale - Bisogna sapere che l’aborto non è mai immediato ma si ottiene con piccole dosi ripetute di pasticche a intervalli regolari. Non si deve eccedere rispetto alle dosi indicate altrimenti si corrono forti rischi». Possibilità di fallimento? «In un recente studio dell’Oms sulle interruzioni fino a 9 settimane la percentuale di aborti completi è stata superiore all’80%, gli aborti interni incompleti il 15% e i fallimenti il 5%», cita Viale.

Insomma il Cytotec non funziona solo per due donne su dieci. E allora si fanno ricoverare per aborto spontaneo e ottengono comunque quel che volevano. «Alla fine è un metodo dal risultato garantito - avverte Bruno Mozzanega - in cui l’aborto non lascia alcuna traccia e quindi è evidente che le pratiche clandestine possono essere molto più numerose di quanto si pensi». Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita prova a azzardare anche una stima: «Almeno il doppio delle cifre ufficiali se si aggiungono anche gli aborti causati dal Cytotec o dalla pillola del giorno dopo, e quindi la 194 va rivista». Ma dal fronte laico Silvio Viale rilancia:. «E invece è proprio questa la dimostrazione che la 194 è necessaria, anzi va ancora di più liberalizzata. Le donne abortiscono comunque, bisogna garantire loro le condizioni di salute migliori per farlo». Il dibattito è aperto.

Vignetta ‘L’aborto e la guerra’ - Copyright Blog ‘Diritto di cronaca’





Fonte: sorelleditalia.net

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