mercoledì 29 agosto 2012

Le cinquanta sfumature di Sasha Gray

Sasha Grey by Richard Kern
C’ho riso su un bel po’, ma so che ad alcuni non piacerà. Non piacerà per esempio agli integerrimi militanti che inveivano contro le Pussy Riot. Quelli che delegittimavano le lotte femministe, perché le performance orgiastiche di quelle donne inquinavano il campo, la fica non ci sta bene colla lotta.
Non piacerà a molti di quelli che seguono il porno mainstream, perché quello è fortemente reazionario, e certe cose da estremisti di sinistra non si possono sentire, manco che una che fa porno sappia leggere.
Non piacerà ai misogini e ai sessuofobi, ma a quelli non piace niente a parte i feti e le ragazzine morte.
Sasha Gray, l’ex pornostar statunitense ha firmato la sua lettera di addio al porno con le parole Lotta Continua. Lo apprendiamo da quest’intervista rilasciata a Panorama. La star mondiale del sesso estremo, delle scene BDSM, è una femminista, non si vergogna di niente (e che vergogna c’è? Non è mica andata a rubare!) e sa chi è Adriano Sofri. Ma va!
A me neanche piace il suo modo di fare porno, ma mentre il mondo si affanna a cercare l’erotismo in un libretto di bassa qualità, e ancora si parla delle donne che hanno causato lo scioglimento di Lotta Continua e dei Beatles, le vere sfumature di grigio sono tutte qui.
Potta Continua*
*la maternità di questo motto è di Lafra però!

Da fas

Comunicato AIED riguardo la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo sulla Legge 40

Benché mi preoccupi l'idea che la sentenza possa essere strumentalizzata, da quelle parti politiche e civili che sono solite disprezzare il diritto alla salute e all'autodeterminazione delle donne, per impedire, ancora, l'applicazione della legge 194/78, nella parte in cui tratta di ivg terapeutica, attraverso un supposto, strumentale, conflitto tra le due leggi dello Stato, facendo disinformazione e prendendo le distanze da quell'Europa che, in questo caso, non torna utile, condivido il comunicato AIED sul pronunciamento della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo sulla Legge 40.

L'AIED sezione di Roma accoglie con molta soddisfazione la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo sulla Legge 40
Procreazione: La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha bocciato la legge 40 che nega diagnosi preimpianto L'AIED sezione di Roma accoglie con molta soddisfazione la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo sulla Legge 40.
Legge da tutti condannata in Italia, anche dalla Corte Costituzionale che ne ha fortemente ridimensionato i
limiti.
L'AIED auspica che dopo tale sentenza in Parlamento ci sia lo spirito adatto per cambiarla.
Secondo i giudici della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, il cui verdetto diverrà definitivo entro tre mesi se nessuna delle parti farà ricorso per ottenere una revisione davanti alla Grande Camera, “il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente” in quanto allo stesso tempo un’altra legge permette l'aborto terapeutico.
La sentenza potrebbe aprire una concreta possibilità di sollevare la questione di legittimità costituzionale.

martedì 28 agosto 2012

Rosario e la democrazia immaginaria

Rosario è un vero mandrillo, se lo passano tutte.

Womenews: Veneto: via libera al movimento per la vita nei consultori

Dopo il Piemonte anche il Consiglio della Regione Veneto ha votato con una maggioranza trasversale (sic!) una nuova legge regionale, formata da un solo articolo, che autorizza ad introdurre all’interno delle strutture socio sanitarie esponenti dei movimento per la vita o materiale divulgativo contro l’aborto.
Si chiude così una complessa vicenda iniziata nel 2004 con la presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare – oltre 20mila le firme raccolte dal Movimento per la vita e dai volontari dei centri di aiuto per la vita – per "regolamentare le iniziative mirate all’informazione sulle possibili alternative all’aborto" autorizzando l’esposizione di materiale informativo e l’azione divulgativo dei volontari pro- life nelle strutture sanitarie e nei consultori.
La proposta, inizialmente bocciata, è stata modificata e approvata, come si diceva, con larga maggioranza (33 sì su 42 presenti, 6 contrari, 3 astenuti), con voti favorevoli da Lega, Pdl, Pd (contrario Mauro Bortoli), voti contrari arrivati da Udc, Sinistra Veneta, Giuseppe Bortolussi, astenuti Diego Bottacin (Verso Nord), Mariangelo Foggiato (Unione Nordest) e Marino Finozzi (Lega), mentre Italia dei Valori ha abbandonato l’aula per protesta.
"Le Regioni governate dal centrodestra, compreso il Veneto, stanno stravolgendo il senso, la laicità, gli obiettivi della legge 194 e la funzione stessa dei consultori familiari" ha dichiarato la coordinatrice regionale Donne dell’Italia dei Valori, Franca Longo.
"La proposta di legge popolare originaria – ricorda Longo – consentiva ai movimenti per la vita di entrare, di fatto, nei consultori, violando il principio dell’autodeterminazione e la privacy che la legge 194 garantisce e tutela, proprio in un momento delicatissimo della vita della donna. Il testo approvato dal Consiglio regionale, un pasticcio nato dopo una riformulazione camaleontica, indigna ed apre le porte all’intrusione dei movimenti e delle associazioni non solo nei consultori, ma in tutte le strutture sanitarie e socio-sanitarie, una nuova follia".

Palesando cosa la Giunta regionale di destra intende per democrazia, alcune esponenti del movimento per la vita hanno avuto il permesso di accedere al Palazzo in quanto "appartenenti al movimento per la mozione" e si sono messe a recitare il rosario. A tutte le altre, ovvero alle donne accorse in difesa della 194, eccetto cinque, è stato invece vietato l’accesso e si sono così fermate in Calle XXII Marzo, tenendo alzati i cartelloni.

25|08|12

lunedì 6 agosto 2012

Flamigni: L’obiettivo è affossare la 194

Flamigni: L’obiettivo è affossare la 194
di Cinzia Sciuto

Professor Flamigni, lei è l'unico che ha dato parere contrario al documento del Comitato nazionale di bioetica sull'obiezione di coscienza appena pubblicato. Quali sono le ragioni del suo dissenso?
Il punto fondamentale è che secondo il documento approvato dalla maggioranza del Cnb l'obiezione di coscienza è un modo per dare credibilità alla legge “creontea”, quella basata sui princìpi di forza, di maggioranza, legge che sarebbe, proprio per questo fastidioso modo di imporre la norma, priva di valori etici. Ora, immaginare che sia priva di valori etici una legge – come la 194 – approvata dalla grande maggioranza degli italiani, costruita sulla base del rispetto di determinati valori, preparata da un famoso intervento della Corte costituzionale è perlomeno assai poco credibile. Peraltro, come osserva il costituzionalista Gladio Gemma, se veramente il nostro parlamento avesse approvato una legge che non rispetta i valori fondamentali che devono guidare un paese democratico e laico, allora non ha alcun senso chiedere l'obiezione di coscienza ma bisognerebbe fare una battaglia affinché quella norma cambi. Se, al contrario, riconosco che quei valori sono stati rispettati, allora io non posso pretendere che il legislatore che queste leggi ha configurato rispettando quei valori poi autorizzi me a contraddirlo.

Nel suo parere di dissenso pubblicato in appendice al documento del Cnb lei definisce “mistificatoria” la posizione assunta dalla maggioranza del Comitato. Cosa intende?
Vede, qui c'è un vero e proprio imbroglio. Il concetto di valori “controversi”, che sta alla base del documento del Cnb, è un concetto mistificatorio. Qui non ci sono affatto valori “controversi”, ci sono valori a confronto e la nostra Corte costituzionale ha ribadito che il diritto alla salute della donna prevale sul diritto di esistere dell'embrione che ancora non è persona. Non vedo motivi di esitazione. In verità, l'aumento inverecondo del numero di obiettori serve ai cattolici per stabilire un principio che tra l'altro sulla stampa cattolica è già comparso esplicitamente: quando la legge non potrà più funzionare perché ci sarà un numero esagerato di obiettori di coscienza, vorrà dire che il legislatore dovrà tornare sui suoi passi e verificare di aver fatto un errore perché quella legge non poteva essere applicata.

Però nel documento del Cnb si ribadisce che il servizio di interruzione di gravidanza deve essere garantito...
Certo, ma questa è una cosa che è prevista dalla legge stessa, che indica la mobilità del personale come strumento per garantire il servizio. Ci si dovrebbe chiedere come mai però questa norma non sia mai stata applicata. Il problema è questo: c'è una quota di obiettori veri, ma c'è un'infinità di obiezioni di comodo. E la percentuale di obiettori è ancora più alta di quello che dicono le statistiche ufficiali perché ci sono strutture in cui semplicemente l'interruzione di gravidanza non si fa e i medici non si sentono neanche in dovere di dichiararsi obiettori. In più, obiettore chiama obiettore perché i giovani circondati da non obiettori preferiscono fare obiezione. Ma come si fa a pensare che quello che andava bene per il primo medico ospedaliero che si confrontava con la 194 vada ancora bene oggi? Quando un ragazzo sollevava obiezione di coscienza al servizio militare lo faceva contro un obbligo al quale in quanto cittadino non poteva sottrarsi. Oggi ognuno può scegliere liberamente la professione che vuole. Qui si tratta di problemi che hanno a che fare con la salute delle donne e scegliere di occuparsi della salute delle donne dicendo però preventivamente “di questo aspetto della salute delle donne non mi occupo” a me sembra veramente colpevole.

Negli ultimi mesi c'è stata una mobilitazione dei medici non obiettori, con la campagna “Il buon medico non obietta” e le iniziative della Laiga. È una coincidenza che questo parere esca adesso?
Non esistono coincidenze in bioetica.

(31-07-2012)

giovedì 2 agosto 2012

Ma noi no

In Francia per esempio la contraccezione d'emergenza sarà gratuita e la ricetta sarà valida per un anno, perché la contraccezione ordinaria e d'emergenza, di fatto, ti permette di non dover scegliere di abortire se non puoi o non vuoi restare incinta.
Mentre in Italia abbiamo persone (...? meglio 'personaggi') che mettono cartelli come questo:
Fonte immagine: http://cronachelaiche.globalist.it

Altri medici? Evidentemente chi non dà la pillola del giorno dopo è a favore dell'aborto, dato che, se chiedo una contraccezione di emergenza è perché non voglio una gravidanza, quindi con moltissima probabilità, se sono rimasta incinta e non ho la contraccezione di emergenza, andrò ad abortire.
Ma sempre se ci riesco. Noi abbiamo il Comitato di Bioetica, che probabilmente è bio perchè fatto di gente in vita (come le piante), ma di etico ha pochissimo, niente in sostanza (come le piante, dato che l'etica si fa col pensiero e questi non sembrano essere capaci di pensare). In un paese in cui è diventato impossibile avere una prestazione sanitaria, regolata da una legge dello stato (legge 194/78) imperfetta o pensata per fallire (propendiamo per questa ipotesi ormai), il Comitato di Bioetica sostiene che chi quella prestazione sanitaria si rifiuta di erogarla, ha ragione secondo un principio democratico. Di quale democrazia? 
I medici obiettori, che di conscienza non ne hanno nemmeno un briciolo, ma sanno solo godere di privilegi - intellettuali, economici e religiosi, ossia sono fonte di almeno tre discriminazioni: di pensiero, di classe e di credo - hanno diritto a obiettare davanti a una donna che ha la necessità di abortire, questo secondo il Comitato di Bioetica, il quale aggiunge che però la legge va fatta valere, che bisogna organizzarsi. Certo. Evidentemente il Comitato di Bioetica odia le donne, forse lì son tutti patriarchi misogini, e se ci sono donne, evidenetemente quelle donne non hanno l'utero o se ce l'hanno possono permettersi viaggi all'estero, dove si può abortire anche molto oltre il terzo mese. Magari gli viene il cancro e devono abortire, magari la leucemia o un figlio senza cervello, chissà, anche senza piedi e mani e un occhio solo, cieco. Magari è la figlia di uno di quei patriarchi biononetici ad avere bisogno di un aborto terapeutico e a trovare solo democratici medici obiettori senza coscienza. Forse uno stupro di gruppo? Basta la fame o l'avere già quattro figli. Cose terribili da pensare, ma sono le cose terribili che ci accadono quotidianamente e per le quali la legge 194 è stata pensata.
No, ma a loro non capitano queste cose, forse nemmeno esistono questi del Comitato di bioetica, saranno proprio piante.
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Il buon medico non obietta
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Scrivi cos'è la violenza sulle donne



Scrivete cosa è per voi violenza sulle donne iniziando con la frase: "violenza sulle donne è..." e aggiungete il resto. Mandate cartelli, frasi, foto, qualunque cosa a fikasicula@grrlz.net. Perché non sono gli altri che devono stabilire cosa per noi è violenza. Siamo noi a deciderlo.
Poi troverete tutto pubblicato qui: http://femminismoasud.tumblr.com/

venerdì 13 luglio 2012

Plus Model Magazine

Si parla moltissimo dei modelli estetici imposti dalle riviste di moda, della magrezza proposta o percepita come punto di arrivo o di partenza del successo. Tutto questo parlare sui corpi delle donne, soprattutto, relativamente poco degli uomini, è spesso carico di moralismo, rabbia e colpevolizzazione. Che tu sia magrissima o formosa, ti sentirai addosso un giudizio che va oltre la semplice registrazione della tua presenza. Quando sei formosa però diventi un bersaglio.
Il peso dei giudizi che gli altri esprimono sui nostri corpi condiziona a più livelli le nostre vite, fin dall'infanzia. In alcune i disturbi alimetari si incrociano con altre problematiche, nella maggior parte delle donne la dieta diventa un pensiero cardine, una sottile ma costante frustrazione. "La dieta è il più potente sedativo politico della storia delle donne. Una popolazione con una tale tranquilla ossessione è una popolazione facilmente manipolabile" dice Naomi Wolf in Il mito della bellezza.
In questo post non ho la pretesa di toccare tutti i punti di una delle più spinose e, per molte persone, dolorose questioni che riguardano le nostre vite. E', anzi, solo un punto di partenza, un altro. Non c'è nulla di sbagliato nell'essere magre o magrissime, se per esserlo non fai alcuno sforzo, perché quello è il tuo corpo. La battaglia, quando si tratta di modello unico di bellezza, non è contro le donne magre, ma contro un sistema di controllo che devia la nostra attenzione da tutto ciò che ci potrebbe interessare e rendere felici, per spingerci a odiare e ferire noi stesse. Si può vivere una vita intera odiando la propria carne e lottando contro di se? Milioni di persone nel mondo investono le proprie energie in questo. E' sbagliato.
Mi sono imbattuta di recente in Plus Model Magazine, una rivista virtuale di moda in lingua inglese, che si occupa di donne dai copri che non rientrano nei canoni di bellezza proposti dalle riviste cosiddette mainstream. Qualche volta la mano del grafico si abbatte anche sulle plus model, lisciando e leccando la pelle, la quale, al naturale, sicuramente non risulterebbe mai così compatta, come non lo è quella delle modelle magrissime. Ma quante volte, guardando un abito, abbiamo pensato: a lei sta bene perché è magra? La rivista ha il pregio di rappresentare quella parte di donne che indossano abiti di taglia superiore alla 44, senza giudicarle. Quella parte di donne, quasi sicuramente, maggioritaria che abita il mondo - il rimando politico in questa sproporzione, nell'essere maggioritari ma non contare nulla per chi detiene il potere della parola, è molto forte.
Di questa rivista mi piace anche la frequenza con la quale, sia in copertina che nei servizi interni, appaiono donne di colore e asiatiche. Sfogliandola ho l'impressione di vedere nel contempo qualcosa di bello e qualcosa di vero.
Per chi frequenta facebook questa è la pagina di Plus Model Magazine, questo è il sito internet, questo è il loro tumblr.
L'immagine è tratta dalla pagina facebook di Plus Model Magazine.

Altrove recente
FaS
diario di una bulimica
Lipperatura non venerate la dieta Dukan

venerdì 6 luglio 2012

Cronaca Vera è #mediacomplice

Si chiama così, femminicidio, per l’Onu è un crimine di Stato, a commetterlo è un uomo, un uomo che uccide: strangolando, martellando, dando fuoco, facendo a pezzi, precipitando da un balcone, una donna.
La donna uccisa può essere giovane, adulta, anziana, nubile, sposata, convivente, studentessa, precaria, imprenditrice, medico, casalinga, anche incinta al nono mese.
Per Cronaca Vera però il movente dietro a queste morti atroci e insensate non è nè il solito raptus nè l’abusata gelosia, per la redazione di questo giornale, dove chissà, fose, lavorano anche delle donne, il movente è il caldo.
Questo è giornalismo? Dov’è l’informazione? Dov’è il codice deontologico e il rispetto per le vittime? Cosa ne penseranno le famiglie di questa copertina, che nega in assoluto ogni resposabilità degli assassini nella morte delle loro figlie, sorelle, amiche, amate?
Dobbiamo sperare che il caldo cali inesorabile sulle vite di chi ha pensato, redatto e approvato questa copertina? Di certo possiamo dire che Cronaca Vera è #mediacomplice.

Da fas

lunedì 2 luglio 2012

#NOPAS: fermiamo i ddl che introducono la falsa sindrome di alienazione genitoriale

Condivido la petizione promossa da Fiori D'Acciaio Coordinamento Diritti Donne e Minori

Firmate qui

Attualmente sono in discussione al Senato i disegni di legge n. 957 (PDL-UDC), n. 2800 (IDV), n. 2454 (PD e Radicali), n. 3289 (UDC-SVP) sull’affido condiviso e il n. 43 (Sen. Peterlini) sulla doppia residenza.

Queste proposte contengono gravissime violazioni dei diritti fondamentali dei figli minorenni vittime di violenza diretta o assistita. Questa petizione si propone di raccogliere firme per chiedere :

- Che la legge vieti espressamente l’affido condiviso nei casi di acclarata violenza, agita nei confronti del partner e/o sui figli;

- che sia definitivamente proibito l’utilizzo della sindrome di alienazione genitoriale (PAS) in ambito processuale e da assistenti sociali come motivo di mediazione familiare e affido condiviso, perché tale “sindrome” non è presente nell’attuale (DSM) e non ha valide basi scientifiche;

- che il 4° comma dell'art. 316 del codice civile sia abrogato: “Se sussiste un incombente pericolo di grave pregiudizio per il figlio, il padre può adottare i provvedimenti urgenti e indifferibili (322)”, poiché è lesivo dei diritti della madre e contrario al concetto di parità genitoriale;

- che non sia imposta per legge la doppia residenza/domicilio, ma sia valutata questa possibilità caso per caso, in base all'età e alle esigenze dei figli minori;

La PAS, o sindrome di alienazione genitoriale, è considerata un disturbo relazionale nelle controversie per la custodia dei figli, in cui un genitore manipola il figlio generando il rifiuto dell’altro genitore per rivalersi. Nella realtà però è strumentalizzata dal genitore che ha agito la violenza per far decadere le accuse e ottenere comunque l’affido condiviso, se non addirittura quello esclusivo. Infatti, sebbene la PAS non abbia valide basi scientifiche e non sia mai stata inclusa nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), tale “sindrome” è spesso erroneamente utilizzata nei tribunali e dai servizi sociali. È bene sottolineare come i bambini e le bambine che hanno un genitore violento e/o abusante si giovano della sua assenza: solo così possono ricostruire un reale futuro sereno assieme all’altro genitore.
Si ritiene quindi di dubbia costituzionalità e lesiva dell’ordinamento giuridico italiano la volontà di introdurre la PAS per legge.

Firmate qui

lunedì 25 giugno 2012

Solidarietà a Patrizia Moretti, mamma di Federico Aldrovandi

Incollo qui il post di solidearietà di Femminismo a sud alla madre di Federico Aldovrandi.
La difesa spetta tutti, anche ai feroci assassini, ma il dileggio, la diffamazione e l'ingiuria della madre di una vittima non hanno scusanti, quando ad esprimersi con tanta violenza, liberamente e in pubblico, sono le stesse persone che hanno ammazzato ti domandi quale principio di giustizia valga in Italia.

Federico Aldrovandi è morto in seguito alle percosse di quattro poliziotti. Così dice la sentenza di cassazione che conferma la condanna, ora definitiva, a 3 anni e mezzo per Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani, Luca Pollastri. Paolo Forlani aveva perfino sporto querela nei confronti di Patrizia Moretti, madre di Federico.
La sentenza è stata commentata nella bacheca del gruppo facebook Prima Difesa 2 (che “tutela gratuitamente per cause di servizio tutti gli appartenenti alle Forze dell’Ordine e Forze Armate“) e lì tale Sergio Bandoli e Paolo Forlani insultano Patrizia Moretti dicendo rispettivamente cose tipo “Se avesse saputo fare la madre non avrebbe allevato un cucciolo di maiale ma un uomo“, e ancora “faccia da culo (…) speriamo non si goda i risarcimenti dello stato“. La discussione era scaturita dallo status scritto dalla Presidente dell’associazione Simona Cenni che diceva “Avete sentito la mamma di Aldrovandi… fermate questo scempio per dio… vuole che i 4 poliziotti vadano in carcere… io sono una bestiaaaaa”.
Paolo Forlani, in dettaglio, così come riporta Il Fatto Quotidiano, scrive:
Che faccia da culo che aveva sul tg – così descrive la madre orfana del figlio su cui lui e i suoi colleghi hanno rotto due manganelli -… una falsa e ipocrita… spero che i soldi che ha avuto ingiustamente (il risarcimento da parte dello Stato, ndr) possa non goderseli come vorrebbe… adesso non sto più zitto dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie…”.
Patrizia Moretti ha querelato Simona Cenni, Sergio Bandoli e Paolo Forlani.
A lei, Patrizia, va tutta la nostra solidarietà e un grande abbraccio. In basso trovate le screenshot (fonte) della discussione che si è tenuta nel gruppo facebook.





Da Femminismo a sud

giovedì 21 giugno 2012

Fino a ieri era #save194 da oggi #apply194


Dunque la Corte Costituzionale ha sentenziato per la costituzionalità della Legge 194/78.
Quindi, per ora, la donna ha più diritti del suo “uovo”, a dispetto di illogici, misogini e fanatici catto-fascisti. Repubblica però ci ricordava ieri che in Parlamento ci sono sei proposte di legge per un intervento sulla 194, cinque delle quali non sono esattamente ispirate al principio “donna come persona persona”. Per questo dobbiamo tenere alta l’attenzione, il vento non soffia dalla nostra parte, che è la parte del diritto umano, del diritto alla salute e della libertà di scelta, lo specifico per chi avesse dubbi.


La Legge 194/78  tra le cose belle ne ha anche alcune meno belle. Tra le cose non belle della legge non c’è solo l’intera impostazione concessiva che la ispira, che quindi non tutela l’autodeterminazione delle donne, ma concede una deroga alla determinazione biologica della femmina della specie, con l’identificazione della donna-madre, ma soprattutto il vizio si colloca in quell’articolo 9 che non mette limiti al numero complessivo di obiettori presenti nella sanità pubblica, con il risultato odierno che il 91,3% dei ginecologi e delle ginecologhe in Italia fa obiezione (dati rilevati da Laiga e riportati nel Comunicato stampa a seguito della Conferenza del 14 giugno 2012). Ci si trova in certi casi con una vera e propria obiezione di struttura, del tutto fuori dalla legge che nello stesso articolo dice: “Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare lo espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale.”
Di fatto in Italia molti ospedali, specialmente al Sud, sono interamente obiettanti o non garantiscono l’applicazione della legge, la maggior parte zoppica, con una presenza di non obiettori risibile e al limite dell’implosione della legge stessa, quando non è già completamente scoppiata (a Napoli la morte dell’unico non obiettore del Policlinico aveva determinato il blocco del reparto di ivg).

Oltre a provocare un danno alla salute delle donne, creando un problema di salute pubblica gravissimo, con pazienti destinate ad attendere lungamente un ivg, che potrebbe essere molto meno impattante dal punto di vista fisico e  psicologico se fatta al secondo mese, piuttosto che sul filo del termine dei 90 giorni, ma maggiormente per gli aborti tardivi, che sono quelli determinati da patologie della madre o del feto. Questa obiezione, che possiamo tranquillamente definire illegale e criminale pesa enormemente sui non obiettori, cioè i buoni medici (mi verrebbe da dire: i medici, visto che quegli altri non medicano proprio niente).
Sui medici e le mediche non obiettanti pesa tutto il lavoro di ivg, che per quanto sia una scelta essere non obiettori, fatta per i motivi più svariati, ma principalmente per rispetto verso le pazienti, un ginecologo o una ginecologa, ha il diritto a fare anche altro, a esercitare pienamente la loro professione, la necessità primaria è quindi di una più equa distribuzione del carico di lavoro, sia per loro che per le pazienti.
Rilanciamo così la battaglia anche noi, assieme a Lipperini, e alle altre persone, donne e uomini che in queste settimane tanto hanno lavorato per far emergere gli attacchi alla legge 194, perché i problemi strutturali di una legge discreta, vengano rimossi immediatamente, e quel grosso buco rappresentato dall’art.9, voluto o non voluto dai legislatori, non importa più, venga colmato. Rilanciamo con l’hash tag #apply194 laddove applicazione della 194 non significa che la legge vada applicata così com’è, ma che bisogna regolare l’obiezione perché la si possa applicare senza creare disagi a chi si trova in stato di necessità: le donne che devono abortire.
Rilanciamo anche le proposte fatte durante la campagna #tettaprolife (perchè i veri e le vere prolife siamo noi prochoice!), aggiungendone altre, del tutto simili a quelle proposte da AIED, Associazione Coscioni e Lipperini:
- Sessualità libera (con chi vuoi);
- Contraccezione disponibile (anche d’emergenza);
- Aborto assistito e gratuito;
- Consultorio pubblico e laico;
- Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
- Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
- Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
- Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
- Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.
Per cominciare, come dice Chiara Lalli nel suo post, partiamo da una domanda semplice,  chiediamo al nostro ginecologo se è obiettore di coscienza, se lo è agiamo di conseguenza.

Da fas

lunedì 18 giugno 2012

#save194Napoli

Comunicato stampa #Save194Napoli

A Napoli la mattina del 20 giugno si svolgeranno due Flash-Mob sulla legge 194/78, uno alle ore 10 e un altro alle ore 12, in piazza San Domenico maggiore. L'intento è quello di informare le persone su quanto sta accadendo con l'attacco odierno alla legge194/78, dato che proprio in questo giorno la Corte Costituzionale deciderà in merito alla sua costituzionalità. Si deciderà infatti se all'embrione vanno riconosciuti gli stessi diritti della donna. Si tratta dell'ennesimo attacco all'autodeterminazione delle donne che ci riporterà ai tempi dell'illegalità, quando abortire significava provocarsi gravi lesioni all'apparato genitale, all'utero e all'intestino, oppure morire di emorragie nella segretezza e nel bisogno che ti mette sotto ricatto, attacchi di questo genere si sono susseguiti con grande frequenza negli ultimi anni.
Non dobbiamo dimenticare che la stessa legge 194 prevede al suo interno il meccanismo per il suo boicottaggio attraverso l'obiezione di coscienza illimitata (art.9 Legge194/78) che si può attuare solo nei confronti dell’aborto e non per l’assistenza sanitaria durante tale intervento o rispetto alla prescrizione della pillola del giorno dopo o dei cinque giorni dopo, che in entrambe i casi sono contraccettivi. Attraverso lo strumento dell’obiezione si dà al medico, e al personale sanitario, la possibilità di non prendere parte a interventi di IVG, nonostante questi optino liberamente per la facoltà di medicina e specializzazione in ginecologia. I numeri degli obiettori in Italia, al Sud in particolare, rendono di fatto quasi impossibile la corretta applicabilità della legge.
Solo attraverso la libertà di scelta può esserci libertà di coscienza, e libertà di scelta significa maternità consapevole. Ad organizzare il Falsh-Mob è un gruppo spontaneo di uomini e donne collegato all'evento #save194. Se un una modifica della legge 194 ci deve essere essa deve andare nel senso di un suo miglioramento, chiediamo quindi che vengano rimossi tutti gli ostacoli che ne impediscono l’applicabilità, vogliamo :

- Educazione sessuale nelle scuole
- Sessualità libera (con chi vuoi)
- Contraccezione disponibile (anche d’emergenza)
- Aborto assistito e gratuito
- Consultorio pubblico e laico
- Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
- Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
- Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
- Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
- Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.

L’educazione e la contraccezione ordinaria e di emergenza rappresentano gli unici modi per diminuire il numero di aborti.

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Da qui è possibile scaricare dei materiali da volantinare.

mercoledì 13 giugno 2012

Manifestazioni, presidi, sit-in, flash-mob e altro per #save194


Come sapete il 20 giugno a Roma si discuterà dell’art. 4 della Legge194/78 lo abbiamo detto qui e qui.
Attaccano nuovamente la legge sulla salute riproduttiva, i consultori e l’interruzione di gravidanza. Ci vogliono togliere la possibilità di curarci, di fare del bene ai nostri figli e alle nostre famiglie, di scegliere chi e come essere. Vogliono poter gestire i nostri corpi e le nostre vite ancora di più! E’ tempo di uscire di casa e rendere visibile la nostra rabbia!
Oltre ai blog, oltre a twitter c’è bisogno di fare azioni pratiche. Da twitter (#save194) abbiamo iniziato a discutere sulla necessità di fare presidi nelle singole città, per chi non potrà recarsi a Roma a protestare, il giorno 20 in difesa della legge194.
Abbiamo pensato di manifestare o organizzare altri eventi davanti ai tribunali, come luoghi simbolici di persecuzione delle donne: come “tribunali dell’inquisizione”.
Ci stiamo organizzando sulla pagina facebook di #Save194 per realizzare i presidi locali. Tutto parte dal basso! Dalla nostra iniziativa. Contattate le persone che hanno come noi il desiderio di fare questa lotta: i collettivi, le sedi Udi, le sedi Uaar, le AIED, le Associazioni Coscioni, Laiga. Ma anche vostra madre, vostra sorella, vostra figlia, la vostra vicina, l’amica, l’amante e la conoscente, anche gli amici, i mariti, i fidanzati e i consocenti!
Facciamoci sentire, autodeterminiamoci.
—>>>Segnalateci tra i commenti le iniziative che farete e state organizzando così aggiorniamo questo post. Grazie!
Update iniziative per #save194 del #20giugno (o in altri giorni) (Elisabetta):
Roma – ore 9:00 davanti la Corte Costituzionale al momento
Napoliore 10:00 e ore 12:00 due flash-mob in piazza San Domenico maggiore
SalernoCollettivo R-esistenti e altre: appuntamento alle ore 9:00 davanti al Tribunale in corso Vittorio Emanuele
L’Aquila - volantinaggio in organizzazione anche prima del 20 su iniziativa di Fuori Genere
Mestre/Venezia: volantinaggio a Marghera sabato 16 (mattina), a Mestre martedì 19 (sera), a Mestre mercoledì 20 (mattina) organizzato da UDI Venezia-Mestre
Livorno – il giorno 20 dalle 10 volantinaggio al mercato centrale, alle 17.30 davanti al Cisternone e lì presidio, volantinaggio itinerante con posizionamento di vari striscioni davanti al tribunale e Piazza Grande. A seguire campagna di sensibilizzazione con modalità da definire ( volantinaggi all’ospedale, richiesta sul numero di chi obietta ecc..)
Bologna:  Pronto Soccorso Ostetrico-Ginecologico del policlinico S. Orsola – Malpighi, in via Massarenti 13, Bologna dalle 9.00 fino a 12.00 volantinaggio promosso dall’assemblea tenuta la sera di lunedì 18 giugno, presso il Centro di Documentazione delle Donne di Bologna, promossa dal Collettivo Mujeres libres, a cui hanno partecipato decine di donne e non solo, appartenenti ad associazioni, collettivi, gruppi, e singole
Reggio Calabria: l’Associazione Jineca-Percorsi femminili partecipa all’iniziativa di informazione – MOBILITAZIONE SULLA LEGGE 194 IN VISTA DEL PRONUNCIAMENTO DEL 20 GIUGNO – con una azione di volantinaggio che è iniziata già stamattina in alcuni luoghi chiave della città, e proseguirà dalle 17.30 in poi
Torino: il 20 giugno davanti a Palazzo Nuovo alle ore 13.00 per socializzare quanto sta accadendo nel nostro paese attraverso un volantinaggio informativo nel cuore della città
Milano: Consultoria Autogestita di Milano sarà aperta dalle 9,30 alle 11,30 per lo sportello quindicinale con la ginecologa. Per l’occasione, in attesa del pronunciamento sulla leggittimità della 194 verrà esposta nei giardini di via dei transiti una mostra sul diritto alla scelta e sulla 194 e saranno disponibili materiali informativi sull’IVG.


Da fas

martedì 12 giugno 2012

#ddl957: Comunicato Stampa su affido condiviso e Pas


COMUNICATO STAMPA
Genitori e figli: quale futuro per i diritti fondamentali delle donne e dei figli minorenni che hanno subito violenza

Oggi alla Commissione Giustizia del Senato è prevista la discussione sui DDL n. 957(PDL-UDC), DDL n. 2800 (IDV). Queste proposte contengono gravissime violazioni dei diritti fondamentali delle donne vittime di violenza e dei figli minorenni vittime di violenza diretta o assistita, in contrasto con quanto raccomandato dall’ONU in materia alle Istituzioni italiane rispetto alla legge sull’affido condiviso n.54/2006.
Tali disegni di legge rendono obbligatorio il ricorso alla mediazione familiare anche in casi di padri/mariti o partner violenti, a discapito delle madri e dei figli minorenni, subordinando ogni decisione che riguarda i figli ad una condivisione con l’ex partner violento. Tali leggi ricordano la “patria potestà”, cancellata dal diritto di famiglia nel 1975. Inoltre si introduce la Sindrome di Alienazione Parentale quale motivazione “scientifica” a sostegno di queste norme.
Il minore che ha subito direttamente atti di violenza dal padre o ha assistito a forme di violenza fisica sessuale psicologica e verbale contro la madre o su altre figure affettive di riferimento, subisce conseguenze devastanti sotto ogni punto di vista, nel breve e lungo termine, e potrebbe riprodurre quei comportamenti.
Denunciare la violenza domestica per una donna non è un espediente per avere condizioni migliori di separazione, ma una decisione dolorosa per uscire da un trauma profondo dopo molta sofferenza, anche assieme ai propri figli, rispetto ad una persona che si è amata. La violenza domestica è una realtà in Italia ed in Europa ancora oggi molto diffusa e poco denunciata, è secondo l’ONU la causa del 70% dei femmicidi: “Femmicidio e femminicidio in Europa. Gli omicidi basati sul genere quale esito della violenza nelle relazioni di intimità”.
In Italia da gennaio a giugno sono 63 le donne ammazzate dal partner. Avere vicino un marito responsabile e rispettoso, e un padre capace di crescere i figli in maniera condivisa è la premessa per una relazione familiare positiva, è il desiderio di una madre. La PAS, o sindrome di alienazione parentale è considerata un disturbo relazionale nel contesto delle controversie per la custodia dei figli, in cui un genitore manipola il figlio contro l’altro genitore per rivalersi. Malgrado non esista nessun riconoscimento diagnostico scientifico (DSM) della PAS al mondo, tale “sindrome” viene spesso erroneamente utilizzata nei tribunali e dai servizi sociali in Italia per decretare il diritto dell’abusante, in casi di separazione per violenza agita dal partner sulla madre e sui figli, ad ottenere una mediazione forzata e poi l’affido condiviso dei figli. È bene sottolineare che i bambini e le bambine che hanno un padre violento si giovano della sua assenza: solo così possono ricostruire un reale futuro sereno assieme alla madre. Si ritiene di dubbia costituzionalità e lesiva dell’ordinamento giuridico italiano la volontà di introdurre della PAS (Sindrome di Alienazione Parentale); vista la sua assoluta e conclamata mancanza di validità scientifica a livello internazionale. Le realtà che lavorano per il rispetto dei diritti umani e a contrasto della violenza maschile sulle donne e sui figli minorenni, chiedono che :
- Che la legge vieti espressamente l’affido condiviso nei casi di acclarata violenza agita nei confronti di partner e/o sui figli
- che sia definitivamente proibito l’utilizzo della sindrome di alienazione parentale in ambito processuale e da assistenti sociali come motivo di mediazione familiare e affido congiunto.
Casa Internazionale delle Donne – Roma; UDI nazionale; Piattaforma CEDAW; Associazione Differenza Donna; Associazione Donne, Diritti e Giustizia; Associazione Giuristi Democratici; Associazione Il cortile; Associazione Maschile Plurale; A.R.PA, Ass. Raggiungimento Parità donna uomo; Bambini Coraggiosi; Cooperativa Be Free; D.I.Re – Donne in rete contro la violenza; Fondazione Pangea; Lorella Zanardo- Il corpo delle donne; Movimento per l’Infanzia; Zeroviolenzadonne; Femminismo a Sud; Nata Femmina;

Per adesioni e per info: 30yearscedaw[at]gmail.com

L'AIED sezione di Roma a difesa della legge 194

Ricevo e diffondo

L'AIED sezione di Roma a difesa della legge 194


Ancora una volta torniamo a discutere della legge 194 e ancora una volta, tra polemiche e confusione, si cerca di minare un diritto conquistato con fatica ben 34 anni fa.
Pare proprio che l'Italia, invece di progredire lungo un cammino di crescita ed evoluzione culturale, soprattutto negli ultimi tempi, stia scivolando in una buia crisi dei valori sociali.

Si sta cercando di riaprire vecchi dibattiti e tentare in tutti i modi di cancellarla, con attenzione nulla nei confronti della donna e della sua salute, malgrado, dopo la sua entrata in vigore, gli aborti in Italia si siano ampiamente ridotti.

Il prossimo 20 giugno l'articolo 4 sarà all’esame della Corte Costituzionale, che dovrà esaminarne nuovamente la legittimità. Ciò che si valuterà è se va contro i diritti inviolabili dell’uomo e la tutela della salute, se pregiudica il diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in divenire.

Ma noi dell'AIED sezione di Roma ci chiediamo: se non ci fosse più la legge 194 i diritti umani e alla salute sarebbero invece tutelati o si verificherebbe un grande passo indietro che riporterebbe agli aborti clandestini, ai ricorsi all’estero, alla clinica privata, al mercato nero delle pillole abortive? All'esasperazione di donne che vivono sulla loro pelle le storie più diverse e che vedrebbero negata la libertà di scelta, già in parte messa in discussione dall'altissimo numero di medici obiettori.

L'AIED – Associazione Italiana per l'Educazione Demografica, in prima linea nelle battaglie politiche e giudiziarie da quasi 60 anni, ribadisce l'importanza della legge 194 e si pone ancora una volta a difesa dei fondamentali diritti civili della donna e della coppia, confermando l'impegno per la modernizzazione e lo sviluppo sociale, civile e culturale del nostro Paese.

L'AIED non è un'Associazione abortista e proprio con tale finalità promuove la contraccezione, ma riteniamo che le donne debbano essere libere di fare le proprie scelte nella legalità,  senza alcun tipo di ostacolo o giudizio.


CONTATTI:

Claudia Pellicori
392 03 26 599

lunedì 11 giugno 2012

#save194

La legge 194/78 non si tocca.
Il diritto alla salute delle donne non si tocca.
Siamo a un passo dal seguire le orme della resistenza cilena, che organizza campagne per aborti illegali sicuri come “Dona por una aborto ilegal“.
Quello che segue è un post che compare su diversi blog a partire da Lipperatura.
Sembra, ogni volta, di dover ricominciare da capo. Facciamolo, allora, e partiamo da una domanda. Questa: “tutte le donne italiane possono liberamente decidere di diventare madri?”. La risposta è no.
Non possono farlo, non liberamente, e non nelle condizioni ottimali, le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, drammaticamente limitata dalla legge 40.
Non possono farlo le donne che scelgono, o si trovano costrette a scegliere, di non essere madri: nonostante questo diritto venga loro garantito da una legge dello Stato, la 194.
Quella legge è, con crescente protervia, posta sotto accusa dai movimenti pro life, che hanno più volte preannunciato (anche durante l’ultima marcia per la vita), di volerla sottoporre (di nuovo) a referendum.
L’articolo 4 di quella legge sarà all’esame della Corte Costituzionale – il prossimo 20 giugno – che dovrà esaminarne la legittimità, in quanto violerebbe ” gli articoli 2, (diritti inviolabili dell’uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in fieri”.
Inoltre,  quella legge è svuotata dal suo interno da anni. Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento. Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale, specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i 1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del 40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al mercato nero delle pillole abortive.
Dunque, è importante agire. Vediamo come.
Intanto, queste sono alcune delle iniziative che sono state prese:
1) Lo scorso 8 giugno, Aied e Associazione Luca Coscioni hanno inviato a tutti i Presidenti e assessori alla sanità delle Regioni un documento sulle soluzioni da adottare per garantire la piena efficienza del servizio pubblico di IVG come previsto dalla legge. “Siamo altresì pronti a monitorare con attenzione l’applicazione corretta della legge e, se necessario, a denunciare per interruzione di pubblico servizio chi non ottempera a quanto prevede la legge”, hanno detto.
Le proposte sono:
Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.
2) La scorsa settimana ha preso il via la campagna contro l’obiezione della Consulta di Bioetica Onlus: qui trovate le informazioni e qui il video.
Diffondere queste informazioni è un primo passo. Ce ne possono essere altri. Fra quelli a cui, discutendo insieme, abbiamo pensato, ci sono:
1) Raccogliere testimonianze. Regione per regione, città per città, ospedale per ospedale, segnalateci gli ostacoli nell’accesso all’IVG e alla contraccezione d’emergenza. Potete farlo anche in forma anonima, nei commenti al blog. Ma è importante: perché solo creando una mappa dello svuotamento della legge è possibile informare su quanto sta avvenendo ed eventualmente pensare ad azioni anche legali.
2) Tenere alta l’attenzione in prossimità del 20 giugno. Lanciate su Twitter l’hashtag #save194, fin da ora.
L’intenzione di questo post è quella di informare. Non è che il primo passo: perché la libertà di scelta continui a essere tale, per tutte le donne.

Da fas

domenica 10 giugno 2012

I torturatori di donne a casa e le vittime costrette a cambiare paese

La notizia del ritorno a casa di Francesco Tuccia, il torturatore, stupratore, ventunenne campano, ex caporale dell'esercito, è di ieri. Torna a casa agli arresti domiciliari. Quello che ha penetrarto il retto della ragazza con un oggetto di quaranta centimetri, dalla punta tagliate, sfondandole da dietro anche il pube e l'ha lasciata in fin di vita all'addiaccio, cosa che l'avvocato della difesa definiva "rapporto consensuale". Mentre la ragazza, che ancora non ricorda nulla, a causa del trauma, dice all'Ansa di voler andare via dall'Italia, perché questo Stato non protegge le vittime e teme che, un giorno, se avrà una figlia, possa passare la stessa cosa: l'umiliazione di vivere in un paese in cui lo stupratore bianco è protetto dalla legge, e la vittima è costretta a scappare. 


IL GIP CONCEDE I DOMICILIARI DOPO STUPRO. LA VITTIMA: "LASCIO L'ITALIA" -FOTO

L'AQUILA - Quattro mesi di silenzio passati a raccogliere i pezzi della sua vita, sostenuta dall'affetto della famiglia. Poi la notizia degli arresti domiciliari a Francesco Tuccia, il 21enne campano, ex caporale dell'esercito, accusato del suo stupro e, per la prima volta, trova la forza di parlare. «Provo tanta rabbia e amarezza - dice la ragazza all'ANSA - stavo cercando di riorganizzare la mia vita, magari spostandomi in una città che non fosse L'Aquila, ma alla luce di questo fatto valuterò seriamente la possibilità di trasferirmi in un Paese che non sia l'Italia». «Questo perchè - prosegue - non vorrei che un giorno mia figlia potesse dover sopportare e subire tutto quello che sto subendo io e rimanere priva di tutela da parte dello Stato. Non riesco a comprendere il perchè di questa decisione dei giudici dell'Aquila», conclude. Accanto a lei la madre, che ha affidato a una nota sulla rete sociale di Facebook la propria delusione: «Al di là di qualsiasi considerazione tecnica - ha scritto - il messaggio trasmesso è che tutto si può fare, tanto... Ricordate sempre che la vittima non ha voce e che la voce delle vittime, purtroppo, è l'opinione pubblica». La giovane studentessa, che non ricorda nulla di quanto le è accaduto, fu trovata svenuta in mezzo alla neve, seminuda e insanguinata, da un addetto alla sicurezza del locale che dette l'allarme. Ciò consentì ai carabinieri di fermare Tuccia - che ha sempre respinto ogni addebito - e tre suoi amici, due militari e una ragazza, peraltro mai iscritti nel registro degli indagati, risultati subito estranei. Dodici giorni dopo serrate indagini coordinate dal pm della procura dell'Aquila David Mancini, per Tuccia sono scattate le manette. Dopo l'istanza presentata dai difensori di Tuccia, il pronunciamento del Gip Giuseppe Romano Gargarella è arrivato prima del verdetto della Cassazione, in programma il 28 giugno prossimo.

Fonte: Leggo

venerdì 8 giugno 2012

Chi sarà più persona per la Corte Costituzionale: la donna o il suo uovo?

Dunque è in esame l’articolo 4 della legge 194/78, lo esaminerà il 20 giugno la Corte Costituzionale, in relazione alle norme di tutela dell’embrione della Cominità Europea e perchè secondo il giudice sarebbe incostituzionale, cioè contrario a “diritti inviolabili dell’uomo (articolo 2) e del diritto fondamentale alla salute dell’individuo (articolo 32 primo comma della Costituzione). Altre obiezioni sono state formulate dal giudice con riferimento agli articoli 11 (cooperazione internazionale) e 117 (diritto all’assistenza sanitaria e ospedaliera) della Costituzione.”
Ovviamente le donne non sono “uomo” e questo lo sappiamo, ma non essendo “uomo” non sono manco persone, e non hanno diritto alla salute non essendo “individui”. Poi certo dobbiamo cooperare con la comunità europea, possiamo metterla in discussione? sennò poi i soldini come arrivano nelle tasche? e poi non abbiamo diritto all’assistenza, e la Costituzione non è per noi, è per gli embrioni che hanno una tutela assoluta.
Cercavo di spiegare che l’aborto può non essere un trauma, perchè un ovulo non è un bambino? idiota io!
Tutto parte, o è presa a pretesto, dalla richiesta di interruzione di gravidanza di une diciassettenne (…) “la ragazza viene descritta come motivata da «chiarezza e determinazione», convinta di «non essere in grado di crescere un figlio, nè disposta ad accogliere un evento che non solo interferirebbe con i suoi progetti di crescita e di vita, ma rappresenterebbe un profondo stravolgimento esistenziale».”
Mi dispiace cara amica, non puoi essere chiara e (auto)determinata, non puoi avere un progetto di vita, perché tu credevi di essere una persona, ma non lo sei, mettiti l’anima in pace: sei una macchina incubatrice al servizio di quell’invidioso maschietto piccolino piccolino che si guarda il pisello e si chiede: oh perché dio dici di avermi fatto a tua immagine e somiglianza ma poi non posso creare? non posso creare? hmm, allora distruggo!
Della scenetta fanno pure parte quelle che: tieni io sono tutta utero, vieni qui dio-pisello fammi santa!
Questi non lo sanno che “Il buon medico non obietta“, perchè per il buon medico la donna è una persona, non ci spinge a usare il prezzemolo e il ferro da calza per abortire clandestinamente, e non sogna segretamente di sequestrarci, tenendoci legate a un letto di ospedale per nove mesi, per farci partorire un figlio d’ufficio.

Da fas

Impara la differenza

 

Chi sarà più persona per la Corte Costituzionale: la donna o il suo uovo?

giovedì 7 giugno 2012

CHIEDO SOLO L'APPLICAZIONE DELLA LEGGE



Il video lancia la campagna nazionale promossa dalla Consulta di bioetica "Il buon medico non obietta". prodotto dall'Associazione SCOSSE --Soluzioni Comunicative, Studi, Servizi Editoriali - in collaborazione con Il Quinto Stato - Clichèvideo - BBG.
CAMPAGNA CONTRO L'OBIEZIONE DI COSCIENZA IL BUON MEDICO NON OBIETTA

Nel dibattito sull’obiezione di coscienza non viene quasi mai messo in discussione il principio che gli operatori sanitari possano rivendicare un diritto all’obiezione di coscienza. La premessa è che una società liberale dovrebbe consentire ai propri cittadini di vivere in maniera conforme ai propri valori e di veder rispettata la propria autonomia. La conclusione è che un medico che non riconosce l’accettabilità morale dell’interruzione di gravidanza dovrebbe avere sempre il diritto di non praticarla. Tuttavia, a parte che è paradossale che nel dibattito sull’interruzione di gravidanza il diritto all’obiezione di coscienza venga invocato anche da quelle agenzie come ad esempio le gerarchie della Chiesa cattolica che rifiutano un assetto della società liberal-democratico, il fatto di difendere il valore dell’autonomia e della libertà personale non comporta necessariamente l’accettazione del diritto all’obiezione di coscienza. Non c’è contraddizione del resto nell’affermare che l’autonomia e l’integrità rappresentano valori irrinunciabili e sostenere che per promuovere il benessere generale e la tutela dei diritti fondamentali dei singoli cittadini (ad es. alla salute) è giusto che lo stato limiti gli spazi di scelta dei singoli all’interno delle professioni. È ovvio che lo scenario ideale sarebbe quello di trovare una soluzione che permetta di conciliare il diritto alla salute e l’autonomia del paziente con quella del medico: la libertà della donna di decidere se continuare o no la gravidanza con la libertà del medico di decidere se partecipare o no all’interruzione di gravidanza.
Dobbiamo prendere atto, però, che la ricerca di questa soluzione ideale è fallita. I ginecologi obiettori sono ormai più dell’80% e l’obiezione di coscienza cresce anche tra gli anestesisti e le ostetriche superando ormai abbandonamento il50 % e per le donne diventano ogni giorno più difficile riuscire a interrompere la gravidanza. È arrivato il momento di scegliere se tutelare l’autonomia del professionista sanitario (e quindi, del ginecologo, dell’anestesista o dell’ostetrica) oppure schierarsi dalla parte delle donne e della loro battaglia per la libertà e i diritti.

La Consulta di Bioetica Onlus ha scelto e il 6 giugno lancerà in tutta Italia la Campagna contro l’obiezione di coscienza “IL BUON MEDICO NON OBIETTA. RISPETTA LA SCELTA DELLA DONNE DI INTERROMPERE LA GRAVIDANZA”. La Campagna ha due obiettivi: da una parte, incoraggiare un dibattito pubblico sulla legittimità del diritto all’obiezione di coscienza a più di trent’anni dall’approvazione della legge sull’interruzione di gravidanza e, dall’altra, rendere più chiaro che il buon medico non è quello che non pratica le interruzioni di gravidanze ma quello che sta vicino alla donna e non la lascia sola in un momento difficile.
ASSOCIAZIONI CHE ADERISCONO ALLA CAMPAGNA "Il Buon Medico non Obietta"
AGITE AIED DI PISA ALTEREVA ARCILESBICA DI PISA BIOETICA E DIRITTI CASA DELLE DONNE DI PISA CASA DELLE DONNE DI ROMA CASA DELLE DONNE DI TORINO CGIL MEDICI DI TORINO CGIL MEDICI DI PISA CGIL MEDICI UMBRIA CIRCOLAR-MENTE DI AVIGLIANA COLLETTIVO LE GRIF COMITATO 13 FEBBRAIO COMITATO CAMPANO LEGGE 194 CONSULTA PER LA LAICITA’ DELLE ISTITUZIONI DI ROMA CONSULTORIA DONNE INSIEME TORTONA LAICITA’ E DIRITTI LAIGA LIBERA USCITA LIBERE TUTTE LUCA COSCIONI ME.DEA ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE DI ALESSANDRIA MUJERES LIBRES DI BOLOGNA NOI DONNE OFFICINE CORSARE DI TORINO RADICALI ITALIANI RADICALI ITALIANI DI MILANO RADICALI ITALIANI DI NAPOLI SCOSSE SE NON ORA QUANDO? SE NON ORA QUANDO? DI ALESSANDRIA SE NON ORA QUANDO? DI ALBA SE NON ORA QUANDO? DI CASSINO SE NON ORA QUANDO? DI BARLETTA SE NON ORA QUANDO? DI CASSINO SE NON ORA QUANDO? DI MILANO SUD SE NON ORA QUANDO? DI REGGIO CALABRIA SE NON ORA QUANDO? DI TORINO SEZIONE DEL PD DELL’UNIVERSITA’ DI ROMA S.O.S. SANITA’ DI ALESSANDRIA UAAR UAAR DI CAGLIARI UAAR DI ROMA UAAR DI TORINO UAAR DI VERONA UDI DI CATANIA UDI DI NAPOLI VITA DI DONNA

fonte http://www.consultadibioetica.org

P.S.
Aderisco alla campagna e la sostengo, ma per me l'articolo 9 della 194/78 andrebbe proprio cancellato.

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