domenica 10 giugno 2012

I torturatori di donne a casa e le vittime costrette a cambiare paese

La notizia del ritorno a casa di Francesco Tuccia, il torturatore, stupratore, ventunenne campano, ex caporale dell'esercito, è di ieri. Torna a casa agli arresti domiciliari. Quello che ha penetrarto il retto della ragazza con un oggetto di quaranta centimetri, dalla punta tagliate, sfondandole da dietro anche il pube e l'ha lasciata in fin di vita all'addiaccio, cosa che l'avvocato della difesa definiva "rapporto consensuale". Mentre la ragazza, che ancora non ricorda nulla, a causa del trauma, dice all'Ansa di voler andare via dall'Italia, perché questo Stato non protegge le vittime e teme che, un giorno, se avrà una figlia, possa passare la stessa cosa: l'umiliazione di vivere in un paese in cui lo stupratore bianco è protetto dalla legge, e la vittima è costretta a scappare. 


IL GIP CONCEDE I DOMICILIARI DOPO STUPRO. LA VITTIMA: "LASCIO L'ITALIA" -FOTO

L'AQUILA - Quattro mesi di silenzio passati a raccogliere i pezzi della sua vita, sostenuta dall'affetto della famiglia. Poi la notizia degli arresti domiciliari a Francesco Tuccia, il 21enne campano, ex caporale dell'esercito, accusato del suo stupro e, per la prima volta, trova la forza di parlare. «Provo tanta rabbia e amarezza - dice la ragazza all'ANSA - stavo cercando di riorganizzare la mia vita, magari spostandomi in una città che non fosse L'Aquila, ma alla luce di questo fatto valuterò seriamente la possibilità di trasferirmi in un Paese che non sia l'Italia». «Questo perchè - prosegue - non vorrei che un giorno mia figlia potesse dover sopportare e subire tutto quello che sto subendo io e rimanere priva di tutela da parte dello Stato. Non riesco a comprendere il perchè di questa decisione dei giudici dell'Aquila», conclude. Accanto a lei la madre, che ha affidato a una nota sulla rete sociale di Facebook la propria delusione: «Al di là di qualsiasi considerazione tecnica - ha scritto - il messaggio trasmesso è che tutto si può fare, tanto... Ricordate sempre che la vittima non ha voce e che la voce delle vittime, purtroppo, è l'opinione pubblica». La giovane studentessa, che non ricorda nulla di quanto le è accaduto, fu trovata svenuta in mezzo alla neve, seminuda e insanguinata, da un addetto alla sicurezza del locale che dette l'allarme. Ciò consentì ai carabinieri di fermare Tuccia - che ha sempre respinto ogni addebito - e tre suoi amici, due militari e una ragazza, peraltro mai iscritti nel registro degli indagati, risultati subito estranei. Dodici giorni dopo serrate indagini coordinate dal pm della procura dell'Aquila David Mancini, per Tuccia sono scattate le manette. Dopo l'istanza presentata dai difensori di Tuccia, il pronunciamento del Gip Giuseppe Romano Gargarella è arrivato prima del verdetto della Cassazione, in programma il 28 giugno prossimo.

Fonte: Leggo

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