Un pensionato tarantino di 83 anni e' stato arrestato dalla polizia con le accuse di violenza sessuale aggravata e continuata in danno di minore e sequestro di persona. Le indagini della Squadra Mobile, avviate nell'ottobre del 2009, sono partite da una segnalazione, e hanno accertato gli abusi sessuali nei confronti di una ragazza di 14 anni, persuasa dall'uomo dalla prospettiva di ottenere un cospicuo aiuto per la propria famiglia che versava in difficolta' economiche. L'anziano e' finito agli arresti domiciliari presso un'idonea struttura. -
(11 marzo 2010)
repubblica.it
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giovedì 11 marzo 2010
mercoledì 24 febbraio 2010
Schio, riduce fidanzata a una larva Botte e stupri, arrestato 24enne
Le accuse per il giovane sono di violenza sessuale e stalking nei confronti dell'ex amica: Daniele Casarotto non si rassegnava alla fine della relazione con continue chiamate, appostamenti sotto casa, percosse e tentativi di strangolamento. La relazione era nata in un ambiente di degrado sociale
Schio. È uno scenario di aggressioni, violenze sessuali ai danni di una giovane, vissute in uno stato di sottomissione fisica e psicologica che l’hanno ridotta quasi a una larva umana, quello ricostruito dai carabinieri di Schio e che ha portato all’arresto per violenza sessuale e stalking di Daniele Casarotto, 24 anni, già noto alle forze dell’ordine. L’arresto ha posto fine a una storia difficile cominciata nel novembre dello scorso anno in un contesto di degrado sociale, all’interno di una struttura di assistenza per persone non abbienti e che vivono ai margini della società. Una relazione amorosa caratterizzata, secondo quanto emerso dalle indagini, da violenze fisiche e sessuali, soprusi, ricatti e minacce, con il giovane che era riuscito a imporre la sua personalità sulla ragazza costretta a vivere in uno stato di prostrazione psico-fisica e di terrore.
La vicenda è emersa dopo che casualmente un carabiniere fuori servizio aveva soccorso alcune settimane fa la ragazza che sanguinante era a terra in una via del centro di Schio. Portata all’ospedale, la giovane non aveva voluto in un primo tempo raccontare nulla dell’aggressione, temendo probabilmente ritorsioni da parte dell’aggressore. La costanza, l’umanità e la disponibilità del carabiniere ad ascoltarla in un qualsiasi momento di bisogno hanno poi fatto breccia nell’animo della ragazza che quindi ha denunciato la triste storia.
Nel gennaio scorso il rapporto con Casarotto si era anche interrotto, ma questi ha continuato a inviare messaggi minatori fino al momento dell’arresto. Quando la ragazza è stata in grado di raccontare tutto, i carabinieri di Schio hanno eseguito degli accertamenti e consegnato il materiale al pubblico ministero Antonella Toniolo che ha ottenuto dal gip Agatella Giuffrida una ordinanza di custodia cautelare in carcere.
fonte:il giornale di vincenza
Schio. È uno scenario di aggressioni, violenze sessuali ai danni di una giovane, vissute in uno stato di sottomissione fisica e psicologica che l’hanno ridotta quasi a una larva umana, quello ricostruito dai carabinieri di Schio e che ha portato all’arresto per violenza sessuale e stalking di Daniele Casarotto, 24 anni, già noto alle forze dell’ordine. L’arresto ha posto fine a una storia difficile cominciata nel novembre dello scorso anno in un contesto di degrado sociale, all’interno di una struttura di assistenza per persone non abbienti e che vivono ai margini della società. Una relazione amorosa caratterizzata, secondo quanto emerso dalle indagini, da violenze fisiche e sessuali, soprusi, ricatti e minacce, con il giovane che era riuscito a imporre la sua personalità sulla ragazza costretta a vivere in uno stato di prostrazione psico-fisica e di terrore.
La vicenda è emersa dopo che casualmente un carabiniere fuori servizio aveva soccorso alcune settimane fa la ragazza che sanguinante era a terra in una via del centro di Schio. Portata all’ospedale, la giovane non aveva voluto in un primo tempo raccontare nulla dell’aggressione, temendo probabilmente ritorsioni da parte dell’aggressore. La costanza, l’umanità e la disponibilità del carabiniere ad ascoltarla in un qualsiasi momento di bisogno hanno poi fatto breccia nell’animo della ragazza che quindi ha denunciato la triste storia.
Nel gennaio scorso il rapporto con Casarotto si era anche interrotto, ma questi ha continuato a inviare messaggi minatori fino al momento dell’arresto. Quando la ragazza è stata in grado di raccontare tutto, i carabinieri di Schio hanno eseguito degli accertamenti e consegnato il materiale al pubblico ministero Antonella Toniolo che ha ottenuto dal gip Agatella Giuffrida una ordinanza di custodia cautelare in carcere.
fonte:il giornale di vincenza
venerdì 19 febbraio 2010
Paese "denunciato" per stalking
Calabria, ragazza isolata dopo denuncia
Quando è stata violentata la prima volta, aveva 13 anni. Braccianti, agricoltori e operai del suo paese hanno fatto scempio del suo corpo, minaccinadola. Fino a quando ha trovato il coraggio di denunciare tutto. Da allora per una giovane di San Martino di Taurianova (RC) è iniziato un nuovo calvario. I suoi aguzzini sono finiti in carcere, ma le loro famiglie hanno continuato a perseguitarla. Ora tutto il paese rischia una denuncia per stalking.
Per tre anni la giovane, che oggi ha 24 anni, ha subito violenze fisiche e psicologiche di ogni genere. Poi, nel 2002, si è rivolta ai carabinieri, raccontando il suo calvario e denunciando dodici persone, tutte del suo paese e pregiudicati per vari reati.
Secondo quanto racconta "La Stampa", il branco è finito dietro le sbarre, ma per la vittima delle violenze è iniziato un nuovo incubo. I familiari delle persone finite dietro le sbarre hanno infatti iniziato a perseguitarla per le vie del paese, impedendole di trovare un lavoro, di uscire di strada e di fare anche la spesa. Per altri otto anni la giovane è stata insultata da un paese intero, che, dopo la denuncia degli stupri, l'ha completamente isolata, rendendole la vita impossibile.
"A San Martino tutti sapevano delle violenze subite dalla ragazza - ha spiegato il comandante dei carabinieri di Taurianova, il capitano Raffaele Rivola -. Ma tutti hanno continuato a far finta di niente, lasciandola sola con la sua paura e le terribili ansie".
Isolata, ed emarginata, la ragazza, diventata quasi obesa, è così tornata dai carabinieri per denunciare questa volta i parenti dei suoi aguzzini. Sei persone, su ordine del Questore di Reggio Calabria, sono state ammonite dai carabinieri per comportamenti persecutori. Si tratta di una delle prime applicazioni in Italia di questo provvedimento nei confronti di un intero gruppio di persone che, se continueranno a vessare la giovane, saranno perseguibili per stalking senza che la vittima presenti querela.
Fonte:tgcom
Quando è stata violentata la prima volta, aveva 13 anni. Braccianti, agricoltori e operai del suo paese hanno fatto scempio del suo corpo, minaccinadola. Fino a quando ha trovato il coraggio di denunciare tutto. Da allora per una giovane di San Martino di Taurianova (RC) è iniziato un nuovo calvario. I suoi aguzzini sono finiti in carcere, ma le loro famiglie hanno continuato a perseguitarla. Ora tutto il paese rischia una denuncia per stalking.
Per tre anni la giovane, che oggi ha 24 anni, ha subito violenze fisiche e psicologiche di ogni genere. Poi, nel 2002, si è rivolta ai carabinieri, raccontando il suo calvario e denunciando dodici persone, tutte del suo paese e pregiudicati per vari reati.
Secondo quanto racconta "La Stampa", il branco è finito dietro le sbarre, ma per la vittima delle violenze è iniziato un nuovo incubo. I familiari delle persone finite dietro le sbarre hanno infatti iniziato a perseguitarla per le vie del paese, impedendole di trovare un lavoro, di uscire di strada e di fare anche la spesa. Per altri otto anni la giovane è stata insultata da un paese intero, che, dopo la denuncia degli stupri, l'ha completamente isolata, rendendole la vita impossibile.
"A San Martino tutti sapevano delle violenze subite dalla ragazza - ha spiegato il comandante dei carabinieri di Taurianova, il capitano Raffaele Rivola -. Ma tutti hanno continuato a far finta di niente, lasciandola sola con la sua paura e le terribili ansie".
Isolata, ed emarginata, la ragazza, diventata quasi obesa, è così tornata dai carabinieri per denunciare questa volta i parenti dei suoi aguzzini. Sei persone, su ordine del Questore di Reggio Calabria, sono state ammonite dai carabinieri per comportamenti persecutori. Si tratta di una delle prime applicazioni in Italia di questo provvedimento nei confronti di un intero gruppio di persone che, se continueranno a vessare la giovane, saranno perseguibili per stalking senza che la vittima presenti querela.
Fonte:tgcom
domenica 9 novembre 2008
Orrore in una "clinica" nigeriana Scoperta la "fabbrica dei bambini"
In una clinica per maternità ragazze schiave e violentate
costrette a portare avanti la gravidanza e cedere il nenonato
ENUGU (Nigeria) - Nati per essere venduti. In Nigeria è stata scoperta una "fabbrica di bambini". Per tutti era una clinica per maternità, in realtà quello che si faceva all'interno, soprattutto di notte, era organizzare un traffico di neonati strappati al madri costrette con la forza alla gravidanza e messi sul mercato.
Questo ha scoperto la polizia quando ha fatto irruzione nell'edificio di due piani di Enugu, nell'est del Paese. Quando gli agenti sono entrati hanno liberato una ventina di donne. Stando alla ricostruzione fornita dalle organizzazioni umanitarie di quella che è stata definita la più vasta operazione di polizia contro una rete di trafficanti di bambini, il medico responsabile della clinica di attirava giovani donne che portavano avanti gravidanze non volute, proponendo loro di aiutarle ad abortire.
Le adolescenti venivano invece rinchiuse fino al giorno del parto, quindi costrette a separarsi dal proprio bambino in cambio di circa 20 mila naira (135 euro).
I bambini veniva poi venduti, generalmente a nigeriani, per una cifra che oscilla tra i 300 e i 450 mila Naira (2.000-3.000 euro).
"Appena entrata, mi hanno fatto un'iniezione e sono svenuta - ha raccontato alla France Presse una delle donne liberate - quando ho ripreso conoscenza, mi sono resa conto che era stata violentata". La ragazza, 18 anni, è stata quindi rinchiusa con le altre donne. Il medico l'ha violentata di nuovo il giorno dopo, una settimana prima dell'intervento della polizia. Secondo la polizia, il medico "invitava" anche altri uomini "per ingravidare le ragazze".
Secondo le organizzazioni locali che si battono contro il traffico di essere umani, le fabbriche di bambini non sono rare in Nigeria, il paese che conta il più alto numero di abitanti del continente africano, 140 milioni. E anche se non esistono dati precisi sul numero di neonati destinati ogni anno alla vendita, gli attivisti sostengono che si tratta di un'attività molto diffusa, gestita da organizzazioni molto strutturate. "Pensiamo siano più grandi di quanto sappiamo", dice Ijeoma Okoronkwo, direttore regionale dell'agenzia nazionale per il bando del traffico di esseri umani. Secondo l'Unicef, sono almeno dieci i bambini che vengono venduti ogni giorno in Nigeria per usarli come manodopera, per farli prostituire o semplicemente per la cultura della sterilità come maledizione che ancora permea molti strati della popolazione del Paese.
Le strutture simili alla clinica di Enugu scoperte finora nel paese sono almeno una decina. "Tutto questo esiste da tempo, ma noi ne siamo al corrente solo dal dicembre 2006, quando un'ong ha lanciato l'allarme e ci ha segnalato che i bambini venivano venduti e che vi erano coinvolti gli ospedali", ha aggiunto.
In alcuni casi, giovani donne molto povere ricorrono di propria volontà a questa pratica per avere denaro. Nella clinica di Enugu, "abbiamo trovato quattro donne che erano lì da tre anni, per fare figli", ha detto il responsabile locale per la sicurezza, Desmond Agu.
Fonte: repubblica.it
costrette a portare avanti la gravidanza e cedere il nenonato
ENUGU (Nigeria) - Nati per essere venduti. In Nigeria è stata scoperta una "fabbrica di bambini". Per tutti era una clinica per maternità, in realtà quello che si faceva all'interno, soprattutto di notte, era organizzare un traffico di neonati strappati al madri costrette con la forza alla gravidanza e messi sul mercato.
Questo ha scoperto la polizia quando ha fatto irruzione nell'edificio di due piani di Enugu, nell'est del Paese. Quando gli agenti sono entrati hanno liberato una ventina di donne. Stando alla ricostruzione fornita dalle organizzazioni umanitarie di quella che è stata definita la più vasta operazione di polizia contro una rete di trafficanti di bambini, il medico responsabile della clinica di attirava giovani donne che portavano avanti gravidanze non volute, proponendo loro di aiutarle ad abortire.
Le adolescenti venivano invece rinchiuse fino al giorno del parto, quindi costrette a separarsi dal proprio bambino in cambio di circa 20 mila naira (135 euro).
I bambini veniva poi venduti, generalmente a nigeriani, per una cifra che oscilla tra i 300 e i 450 mila Naira (2.000-3.000 euro).
"Appena entrata, mi hanno fatto un'iniezione e sono svenuta - ha raccontato alla France Presse una delle donne liberate - quando ho ripreso conoscenza, mi sono resa conto che era stata violentata". La ragazza, 18 anni, è stata quindi rinchiusa con le altre donne. Il medico l'ha violentata di nuovo il giorno dopo, una settimana prima dell'intervento della polizia. Secondo la polizia, il medico "invitava" anche altri uomini "per ingravidare le ragazze".
Secondo le organizzazioni locali che si battono contro il traffico di essere umani, le fabbriche di bambini non sono rare in Nigeria, il paese che conta il più alto numero di abitanti del continente africano, 140 milioni. E anche se non esistono dati precisi sul numero di neonati destinati ogni anno alla vendita, gli attivisti sostengono che si tratta di un'attività molto diffusa, gestita da organizzazioni molto strutturate. "Pensiamo siano più grandi di quanto sappiamo", dice Ijeoma Okoronkwo, direttore regionale dell'agenzia nazionale per il bando del traffico di esseri umani. Secondo l'Unicef, sono almeno dieci i bambini che vengono venduti ogni giorno in Nigeria per usarli come manodopera, per farli prostituire o semplicemente per la cultura della sterilità come maledizione che ancora permea molti strati della popolazione del Paese.
Le strutture simili alla clinica di Enugu scoperte finora nel paese sono almeno una decina. "Tutto questo esiste da tempo, ma noi ne siamo al corrente solo dal dicembre 2006, quando un'ong ha lanciato l'allarme e ci ha segnalato che i bambini venivano venduti e che vi erano coinvolti gli ospedali", ha aggiunto.
In alcuni casi, giovani donne molto povere ricorrono di propria volontà a questa pratica per avere denaro. Nella clinica di Enugu, "abbiamo trovato quattro donne che erano lì da tre anni, per fare figli", ha detto il responsabile locale per la sicurezza, Desmond Agu.
Fonte: repubblica.it
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lunedì 21 gennaio 2008
La propaganda della Moratti sulla pelle dei bambini
Stefano Rodotà (Repubblica del 2 gennaio scorso) le ha chiamate "costituzioni parallele". Al contrario della Costituzione del 1948, non hanno una forma definita. Si tratta di un insieme di 'manifesti politici', di provvedimenti amministrativi e anche di prassi burocratiche che convergono verso il risultato di mettere in discussione i principi fondamentali. Per fortuna, la Costituzione, quella vera, ha in sé dei potenti anticorpi. L'articolo 24, per esempio, che garantisce a tutti il diritto di agire in giudizio a tutela dei propri diritti.
Martedì scorso è stata diffusa la notizia della presentazione, da parte di una donna marocchina di 37 anni, di un ricorso contro la decisione del sindaco di Milano di non ammettere alle scuole materne i bambini degli immigrati privi di permesso di soggiorno. L'azione legale, sostenuta dall'avvocato Livio Neri, si fonda sugli articoli 43 e 44 del Testo unico sull'immigrazione che individuano i comportamenti discriminatori per motivi etnici, razziali, nazionali e religiosi e stabiliscono una procedura a tutela delle vittime.
In attesa della decisione del giudice (e anche di quella dell'amministrazione che è stata invitata dal ministro della Pubblica istruzione a ritirare la circolare) val la pena di conoscere gli elementi essenziali della biografia della ricorrente. Le "costituzioni parallele", infatti, agiscono sulla realtà concreta, sulla vita delle persone.
La presentatrice del ricorso si trova in Italia dal 1993, cioè da quindici anni, e per buona parte della sua permanenza ha avuto un regolare permesso di soggiorno. La sua attuale condizione di irregolarità è stata determinata dall'aver perso il precedente lavoro e di non averne trovato uno nuovo entro il termine stabilito dalla legge. Non è dunque una condizione voluta ma subita. La donna, infatti, conduce una vita normale, risiede in un appartamento per il quale paga regolarmente l'affitto, e ha due bambine. La più grande frequenta la prima elementare. La più piccola, fino al 17 dicembre scorso, attendeva con gioia il momento in cui avrebbe cominciato a frequentare la scuola materna. Anche la madre lo attendeva perché questo le avrebbe consentito di lavorare con più serenità.
Chissà se, nell'elaborare la circolare, il sindaco di Milano ha pensato a casi come questo e ha deciso comunque di agire per dare prova di "fermezza". I consulenti legali del comune dovrebbero averle fatto notare che la circolare era ad alto rischio di bocciatura. Se non altro perché, con lo stesso tipo di azione avviata dalla donna marocchina, era stata già bollata come discriminatoria - e quindi annullata - la decisione di dare ai cittadini italiani cinque punti in più nelle graduatorie per l'assegnazione delle case popolari.
E questa è un'altra fondamentale differenza tra la Costituzione vera e quelle "parallele". La prima ha sessant'anni, le seconde hanno vita breve. E spesso chi le emana ne è consapevole. Le "costituzioni parallele" sono uno strumento per fare propaganda sulla pelle degli altri. Di solito dei più deboli. O per stabilire nuovi diritti a favore dei più forti. Si aggiornano continuamente. Una delle ultime norme, per esempio, stabilisce che la credibilità personale di un uomo politico è messa in discussione esclusivamente dai reati di mafia, e solo in caso di condanna superiore ai cinque anni di reclusione
(glialtrinoi@repubblica. it)
(20 gennaio 2008)
Martedì scorso è stata diffusa la notizia della presentazione, da parte di una donna marocchina di 37 anni, di un ricorso contro la decisione del sindaco di Milano di non ammettere alle scuole materne i bambini degli immigrati privi di permesso di soggiorno. L'azione legale, sostenuta dall'avvocato Livio Neri, si fonda sugli articoli 43 e 44 del Testo unico sull'immigrazione che individuano i comportamenti discriminatori per motivi etnici, razziali, nazionali e religiosi e stabiliscono una procedura a tutela delle vittime.
In attesa della decisione del giudice (e anche di quella dell'amministrazione che è stata invitata dal ministro della Pubblica istruzione a ritirare la circolare) val la pena di conoscere gli elementi essenziali della biografia della ricorrente. Le "costituzioni parallele", infatti, agiscono sulla realtà concreta, sulla vita delle persone.
La presentatrice del ricorso si trova in Italia dal 1993, cioè da quindici anni, e per buona parte della sua permanenza ha avuto un regolare permesso di soggiorno. La sua attuale condizione di irregolarità è stata determinata dall'aver perso il precedente lavoro e di non averne trovato uno nuovo entro il termine stabilito dalla legge. Non è dunque una condizione voluta ma subita. La donna, infatti, conduce una vita normale, risiede in un appartamento per il quale paga regolarmente l'affitto, e ha due bambine. La più grande frequenta la prima elementare. La più piccola, fino al 17 dicembre scorso, attendeva con gioia il momento in cui avrebbe cominciato a frequentare la scuola materna. Anche la madre lo attendeva perché questo le avrebbe consentito di lavorare con più serenità.
Chissà se, nell'elaborare la circolare, il sindaco di Milano ha pensato a casi come questo e ha deciso comunque di agire per dare prova di "fermezza". I consulenti legali del comune dovrebbero averle fatto notare che la circolare era ad alto rischio di bocciatura. Se non altro perché, con lo stesso tipo di azione avviata dalla donna marocchina, era stata già bollata come discriminatoria - e quindi annullata - la decisione di dare ai cittadini italiani cinque punti in più nelle graduatorie per l'assegnazione delle case popolari.
E questa è un'altra fondamentale differenza tra la Costituzione vera e quelle "parallele". La prima ha sessant'anni, le seconde hanno vita breve. E spesso chi le emana ne è consapevole. Le "costituzioni parallele" sono uno strumento per fare propaganda sulla pelle degli altri. Di solito dei più deboli. O per stabilire nuovi diritti a favore dei più forti. Si aggiornano continuamente. Una delle ultime norme, per esempio, stabilisce che la credibilità personale di un uomo politico è messa in discussione esclusivamente dai reati di mafia, e solo in caso di condanna superiore ai cinque anni di reclusione
(glialtrinoi@repubblica. it)
(20 gennaio 2008)
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