I carabinieri ci dissero: stuprate Franca Rame
ROMA - Furono alcuni ufficiali dei carabinieri a ordinare lo stupro di
Franca Rame. L' aveva detto dieci anni fa l' ex neofascista Angelo
Izzo, l'ha confermato al giudice istruttore Guido Salvini un esponente
di spicco della destra milanese, Biagio Pitarresi. Il suo racconto
occupa due delle 450 pagine della sentenza di rinvio a giudizio sull'
eversione nera degli Anni 70. La sentenza è stata depositata pochi
giorni fa, il 3 di questo mese. Lo stupro avvenne il 9 marzo del 1973,
venticinque anni orsono. Un tempo che fa scattare la prescrizione e
che garantisce l' impunità alle persone chiamate in causa. Pitarresi ha
fatto il nome dei camerati stupratori: Angelo Angeli e, con lui, "un
certo Muller" e "un certo Patrizio". Neofascisti coinvolti in traffici
d' armi, doppiogiochisti che agivano come agenti provocatori negli
ambienti di sinistra e informavano i carabinieri, balordi in contatto
con la mala. Fu proprio in quella terra di nessuno dove negli Anni 70
s' incontravano apparati dello Stato e terroristi che nacque la
decisione di colpire la compagna di Dario Fo. Ha detto Pitarresi: "L'azione contro Franca Rame fu ispirata da alcuni carabinieri della
Divisione Pastrengo. Angeli ed io eravamo da tempo in contatto col
comando dell'Arma". Commenta il giudice Guido Salvini nella sua
sentenza di rinvio a giudizio: "Il probabile coinvolgimento come
suggeritori di alcuni ufficiali della divisione Pastrengo non deve
stupire... il comando della Pastrengo era stato pesantemente coinvolto,
negli Anni 70, in attività di collusione con strutture eversive e di
depistaggio delle indagini in corso, quali la copertura di traffici d'
armi, la soppressione di fonti informative che avrebbero potuto portare
a scoprire le responsabilità nelle stragi dei neofascisti Freda e
Ventura". Quando, nel 1987, Angelo Izzo parlò per la prima volta di un
coinvolgimento dei carabinieri nell' aggressione a Franca Rame, molti
non ci credettero: la storia sembrava assurda, e Izzo era considerato,
in generale, un personaggio poco attendibile, uno psicopatico sadico:
era in carcere per lo stupro-omicidio del Circeo, una delle vicende più
atroci della cronaca nera degli Anni 70. Poi i sospetti si erano
rafforzati, ma senza determinare l' avvio di una apposita indagine,
durante l' inchiesta sulla strage di Bologna quando era stato trovato
un appunto dell' ex dirigente dei Servizi Gianadelio Maletti.
Raccontava di un violento alterco tra due generali: Giovanni Battista
Palumbo (un iscritto alla loggia P2 che poi sarebbe andato a comandare
proprio la "Pastrengo") e Vito Miceli (futuro capo del servizio
segreto). Il primo, si leggeva nella nota di Maletti, durante la lite
aveva rinfacciato al secondo "l' azione contro Franca Rame". Era stata
una delle più spregevoli, tra le tante ignobili, commesse dai
neofascisti negli Anni 70. La sera del 9 marzo del 1973, nella via
Nirone, a Milano, Franca Rame era stata affiancata da un furgone. C'
erano cinque uomini che l' avevano obbligata a salire. La violentarono a
turno. Gridavano: "Muoviti puttana, devi farmi godere". Le spegnevano
sigarette sui seni, le tagliavano la pelle con delle lamette. Una
sequenza allucinante, che la Rame avrebbe inserito in un suo
spettacolo, "Tutta casa, letto e chiesa". Fu subito chiaro che la
violenza contro la compagna di Dario Fo veniva dagli ambienti
neofascisti. E infatti, come in quasi tutti i crimini compiuti in
quegli anni dai neofascisti, i responsabili non furono scoperti".
Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/10/carabinieri-ci-dissero-stuprate-franca-rame.html
Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/10/carabinieri-ci-dissero-stuprate-franca-rame.html
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